venerdì 6 settembre 2024

40 anni dalla scomparsa diCardinale-martire della Chiesa Greco-Cattolica Ucraina Josyp Slipyj (Йосип Сліпий, 17.02.1892- 7.09.1984)

 40 anni dalla scomparsa di Cardinale martire Josyp Slipyj
Patriarca della Chiesa Greco-Cattolica Ucraina
(Йосип Сліпий, 17.02.1892 - 7.09.1984)

 di Yaryna Moroz Sarno




"O popolo mio, diventa te stesso una volta per sempre! 
Sbarazzati della tua secolare malattia di litigi, servendo agli altri.. 
Scrollati di dosso i tuoi secolari difetti, stai sui tuoi principii in Ucraina, 
alza la testa, raddrizza le spalle.. 
Mostra la tua forza e gratitudine, perché, onorando il tuo passato, 
cresci nel tuo potere e nella tua gloria!.."
Cardinale Josyp Slipyj 

 Nacque Roman Kobernyckyj-Dyckowskyj (il vero nome di Josyp Slipyj) in una famiglia profondamente pia con un soprannome Slipyj il 17 febbraio 1892 nel villaggio di Zazdrist della provincia di Terebovlia (regione di Ternopil), dove frequentò la scuola elementare, poi proseguì gli studi nel ginnasio ucraino di Ternopil' (si laureò nel 1911). Lì, nel coro della chiesa, il giovane Josyp fu visto per la prima volta dal metropolita Andrea Sheptyckyj. Durante la sua visita a scuola, attirò l'attenzione del metropolita Andrea un ragazzo molto intelligente che rispose a una difficile domanda teologica sulla comunione dei santi e il metropolita era stupito che un ragazzo così giovane conoscesse la risposta. La loro conoscenza continuò nel Seminario teologico di Leopoli, dove Joseph Slipyj entrò nel 1911. Durante lo studio nel Seminario, frequentò anche le lezioni di Mykhailo Grushevsky e Kyrylo Studynsky all'università di Leopoli.


    L'anno successivo su sollecitazione del metropolita Andrey Sheptyckyj, continuò i suoi studi presso l'Università Cattolica di Innsbruck (Austria). Lì, nel 1915, iniziò a preparare la sua tesi di dottorato. Il 30 settembre del 1917 il metropolita Andrey, tornato dalla prigionia russa, lo ordinò sacerdote nel monastero di Univ nella regione di Leopoli. 
   Nel 1918 difese la sua tesi per di dottorato in teologia "Il concetto della vita eterna nel Vangelo di San Giovanni" (in ted. "Die Auffassung des ewigen Lebens nach dem heiligen Evangelisten Johannes"), nel 1921 - opera di abilitazione "Gli insegnamenti del patriarca bizantino Fozio sulla Santissima Trinità" (ted. "Die Trinitatslehre des byzantinischen Patriarchen Photios"). Poi J. Slipyj andò a studiare a Roma, dove proseguì gli studi all'Università Gregoriana, all'Angelicum e all'Istituto Orientale. Nel giugno del 1922 ha difeso presso l'Università Gregoriana la tesi sullo Spirito Santo nella Santissima Trinità ("De principo spirationis in SS. Trinitate").
  Nell'estate del 1922 J. Slipyj tornò a Leopoli con due dottorati: presso le Università di Innsbruck e l'Università Gregorianadivenne professore di teologia dogmatica al Seminario Teologico di Leopoli,  nonché diritto canonico presso la Facoltà di Giurisprudenza dell'Università segreta ucraina. Egli parlava in greco, latino, italiano, tedesco, inglese e francese, oltre polacco e russo. Partecipò alle conferenze e congressi scientifici (a Velehrad, Praga, Pinsk, ecc.), divenne uno degli organizzatori e per lungo tempo presidente della Società scientifica teologica (fondata nel 1922), fondò anche la rivista "La teologia". Nel 1930 fu eletto membro a pieno titolo della Società Scientifica intitolata a Taras Shevchenko. 
   Nel 1926 divenne rettore del seminario e nel 1929 il primo rettore dell'Accademia teologica di Leopoli. Creò un museo delle arti ecclesiastiche presso l'Accademia teologica. 
   Dal 1926 Slipyj fu membro-curatore del Museo Nazionale ucraino a Leopoli. Nel 1931 diventa vicepresidente dell'Unione cattolica ucraina, organizza la pubblicazione dei giornali settimanali “Lo scopo”, “Cristo è la nostra forza” e della rivista mensile letterario-scientifica “Campane”, curando il loro finanziamento.

Senato dell'Accademia con il suo rettore 

Rettore dell'Accademia Teologica Greco-Cattolica di Leopoli Josyp Slipyj 
insieme agli insegnanti e agli studenti, 1936  



Il metropolita Andrea e il rettore dell'Accademia teologica Josyp Slipyj 

   Josyp Slipyj il 22 dicembre (nel giorno dell'Immacolata Concezione secondo il calendario giuliano) del 1939 è stato ordinato vescovo dal metropolita Andrei Sheptyсky con il diritto della successione (con il consenso di Papa Pio XII). Il metropolita Andrea scelse Josyp Slipyj come suo successore, apprezzando le sue virtù, la fede, l'educazione, il carisma e perché credeva che non cederà d'avanti ai pericoli per la Chiesa


  Dopo la morte di Sheptycky il 1 novembre 1944, Josyp Slipyj assunse la guida della metropolia galiziana. Ma già l'11 aprile del 1945 fu arrestato insieme agli altri vescovi greco-cattolici ucraini dai servizi speciali sovietici. Josyp Slipyj fu prigioniero politico numero uno dell'Unione Sovietica. 

  
Josyp Slipyj nel momento dell'arresto 

Gli oggetti di Josyp Slipyj nel momento dell'arresto




   In primo luogo, il metropolita Josyp è stato portato nella prigione in via Lonskyj a Leopoli e poi trasportato in treno a Kyiv. Come ricordava lo stesso Josyf Slipyj, tre o quattro guardie lo sorvegliavano nello scompartimento separato, mentre altri giravano nel corridoio e negli scompartimenti vicini. "Sono stato portato in una prigione in via Korolenko, dove sono iniziati gli interrogatori. Sono stato portato alle indagini giorno e notte, così che sono letteralmente caduto ai miei piedi, e ho dovuto essere sostenuto, portandomi dal giudice istruttore ... Le mie indagini sono state condotte da Goryun, il futuro capo del KGB a Leopoli, un uomo terribilmente scortese e semplice. È solo un bene che io abbia registrato meno o più indagini senza cambiamenti e distorsioni significativi, come hanno fatto in seguito i seguenti investigatori", raccontava Josyp Slipyj. "Dopo alcuni giorni, quando ero già fortemente stremato dagli interrogatori, sono stato portato da diversi colonnelli e honno iniziato a terrorizzarmi per far firmare la rinuncia al papa e alla Chiesa Cattolica e per questo mi avrebbero dato la sede metropolitana a Kyiv. Ma ho rifiutato questo risolutamente",  ricordava dopo. 
   Prima, nell'estate del 1946, fu condannato a 8 anni di carcere: all'inizio scontò la pena nella prigione con i lavori forzati a Mariinsk regione di Krasnoyarsk, un anno dopo fu inviato a Pechora ed Inta (Repubblica socialista sovietica autonoma di Komi).  
   Il capo della Chiesa greco-cattolica veniva spesso spostato tra i campi, per poi essere derubato dagli stessi prigionieri: perché i prigionieri religiosi e politici li collocavano presso autorità criminali. "Con me hanno giustiziato anche il vescovo Charnetsky. I banditi già governavano in modo tale, erano in collusione, che mi hanno derubato di tutto nella sala d'attesa. La stessa cosa accadde al vescovo Charnetsky. Siamo stati condotti dalla guardia..., eravamo tutti divisi in squadre. Fui messo in ultimo, su un grosso fascio di paglia, e il vescovo Charnetsky sedeva con le spalle all'autista, ai lati del convoglio con le baionette. C'era un vento terribile e una bufera di neve. Il sole sorse con un bagliore rosso siberiano. Non dimenticherò mai quella scena, conosciuta nei campi come "un passo avanti", ricordava poi Josyp Slipyj sul trasferimento dei prigionieri al campo di Baim nel 1947.  
   Dopo aver scontato la pena, fu nuovamente condannato: i processi sul metropolita si svolsero nel 1953, 1957, 1962, poi è stato deportato con lunghe tappe a scontare la pena a Novosibirsk, Marijisk, Kirov, Maklakovo, Krasnoyarsk, Taishet, Baim, Pechora, Inta, Potma in Mordovia ed altre città. 
 Nel giugno 1953 l'arcivescovo Josyp era portato a Mosca per costringerlo a rinunciare al papa e alla Chiesa cattolica. Nel 1953-1957 Slipyj fu collocato in una casa per disabili nel villaggio siberiano di Maklakovo. Gli hanno proposto di scrivere la storia della Chiesa greco-cattolica, cosa che fece durante il 1953-1957. Le condizioni a Maklakovo erano terribili sia per le condizioni igieniche, sia per il declino morale tra i rioni e gli operai della casa, a causa del brigantaggio. "E sempre, sdraiato e alzandomi, non ero sicuro della mia vita. Nonostante tutto, ho lavorato alla storia. Durante i passaggi ho raccolto tutte le piante locali, le ho asciugate e le ho inviate a Leopoli" - scrisse nelle memorie J. Slipyj.
   Nella primavera del 1957, quando J. Slipyj fu nuovamente arrestato, fu portato a Kyiv, dove è stato condannato a sette anni. "Ho passato quasi un anno in prigione a Kyiv, dopo di che sono stato mandato in Kamcatka. Per arrivarci, la tappa è durata circa tre mesi e quando sono arrivato era già l'inverno ... In quelle spedizioni durante la tappa, spesso soffrivo la fame e proprio morivo ... Nel 1959, a maggio, iniziarono a preparare una nuova tappa ..." ricordava dopo.    
    L'ultima volta fu condannato nel 1962 all'ergastolo e venne deportato nel più duro campo di concentramento di massima sicurezza a Mordovia da dove non tornavano vivi. Ma anche durante questo periodo l'arcivescovo Slipyj riuscì a condurre servizi pastorali, celebrare la liturgia divina (le suore gli mandavano l'uvetta per fare il vino per la liturgia) e ordinare sacerdoti, e persino un vescovo - Vasily Velickovskyj, che in seguito guidò la Chiesa greco-cattolica.



  Le informazioni sulla morte di Josyp Slipyj nei campi staliniani arrivavano costantemente (sia negli anni '40 che negli anni '50), ma poi venivano regolarmente negate. Solo il 26 gennaio del 1963, sulla richiesta del santo pontefice Giovanni XXIII e del presidente degli Stati Uniti John F. Kennedy, il settantenne metropolita è stato liberato secondo l'ordinanza personale di Nikita Krusciov. Il metropolita Slipyj preferiva rimanere in Ucraina, come ricordava lui stesso: "Mi hanno lasciato andare come un bandito! Io stesso volontariamente non volevo andare lasciando il mio gregge per salvare la mia pelle. Quando ne ho sentito parlare ... non ho dormito tutta la notte seguente. Ma alla fine ho dovuto seguire l'ordine da Roma".


  Dopo diciotto anni trascorsi nei gulag sovietici grazie all'appello di papa Giovanni XXIII il 9 febbraio del 1963 il metropolita Josyp Slipyj venne a Roma, stabilendosi in un  monastero di Grottaferrata vicino a Roma. Entrò zoppicando, avendo il piede destra congelato. 
   Nel secondo giorno dopo il suo arrivo, il 10 febbraio del 1963 Josyp Slipyj incontrò Papa Giovanni XXIII, che lo abbracciò forte e pianse. Per un'ora loro parlarono da soli nell'ufficio privato del pontefice. 

Josyp Slipyj con San Giovanni XXIII

Josyp Slipyj durante il Concilio Vaticano II




   Josyp Slipyj partecipò al Concilio Vaticano II e intervenne l'11 ottobre in Concilio per chiedere l'erezione del patriarcato ucraino. Alla fine del 1963 (il 23 dicembre) la Sede Apostolica confermò la sua dignità di Arcivescovo Supremo. Nella basilica di San Pietro nel 1965 Josyp Slipyj fu nominato Cardinale da Paolo VI e divenne membro della Congregazione Orientale e il 25 gennaio 1965 entrò nel Sacro Collegio cardinalizio della Chiesa cattolica. Sul suo stemma cardinalizio sono scritte le parole: "Attraverso le spine alle stelle".
  Il cardinale Slipyj partecipò attivamente ai congressi eucaristici internazionali nel 1964 a Bombay (India), nel 1968 a Bogotà (Colombia) e Melbourne (Australia) nel 1973. Per il suo contributo scientifico nel 1964 Josyp Slipyj è stato eletto membro onorario della Società Scientifica di Taras Shevcenko, membro dell'Accademia Tiberiana di Roma, nel 1965 dottore onorario della Libera Università Ucraina (a Monaco in Germania), nel 1969 a tre università americane e una canadese. Josyp Slipyj fu l'autore di numerose opere scientifiche, principalmente teologiche, ma anche filosofiche e storiche, discorsi pastorali ed epistole e persino descrizioni dei suoi viaggi pastorali. Queste opere sono state pubblicate in 18 volumi delle Opere del Patriarca e del Cardinale Josyp nel 1968-1996. 

Josyp Slipyj nelle vesti di cardinale

San Paolo VI con il cardinale martire Slipyj 





   Si occupava molto per elevare il livello educativo del clero e dei fedeli. Il primo decreto di Josyp Slipyj fu una petizione per l'istituzione di un'Università Cattolica Ucraina di San Clemente a Roma con l'attività scientifica ed editoriale (che fondò l'8 dicembre dello stesso 1963, in seguito con sedi a Buenos Aires, Londra, Washington, Chicago e Filadelfia, Toronto e Montreal). Promosse le attività della Società Scientifica Teologica ucraina e stabilì la pubblicazione del suo organo della stampa - "Teologia" (dal 1963), e dal 1976 le riviste letteraria-scientifica "Le Campane"  e ecclesiatico-sociale "Il Campo" ("Nyva").  

Сardinale Josyp Slipyj con Padre Pio e la comunità dei Frati Minori  

   Per i fedeli della comunità greco-cattolica di Roma Josyp Slipyj istituì le nuove parrocchie. In realtà, fece ritornare rinnovandola la chiesa dei Santi martiri Sergio e Bacco che dalla metà del XVII secolo grazie al metropolita Josyp Veniamin Rucky fu già nel possedimento degli ucraini. Alla fine dell'ottobre del 1971, il cardinale Josyp Slipyj consacrò la chiesa restaurata e istituì la prima parrocchia ucraina in Italia dei SS. Sergio e Bacco. L'evento è stato accompagnato dalle celebrazioni in occasione del 375° anniversario dell'Unione di Brest e del 325° anniversario dell'Unione di Uzhhorod. Nello stesso anno aprì il Museo dell'arte ucraina e un ospizio presso la parrocchia di SS. Sergio e Bacco.


  Il 27 settembre 1969 fu consacrata la cattedrale di Santa Sofia a Roma per la comunità greco-cattolica alla presenza di Paolo VI che portò le reliquie di San Clemente Papa, insieme al cardinale Slipyj e ventisette vescovi ucraini. Questa cattedrale è stata definita dal cardinale Josyp Slipyj come il "segno e simbolo dell'indistruttibilità della Chiesa di Dio sulla terra [...], l'isola della giustizia cristiana".

Josyp Slipyj e San Paolo VI stanno consacrando la cattedrale di Santa Sofia a Roma 




Cardinale Slipyj vicino alla cattedrale di Santa Sofia insieme alla comunità ucraina


L'incontro del cardinale Josyp Slipyj con il presidente degli Stati Uniti John Ford, il 18 settembre 1976  

   Il Cardinale Josyp si occupò per organizzare la struttura della Chiesa ucraina. Nel marzo del 1980 presiede il Sinodo della Chiesa greco-cattolica ucraina a Roma e il papa San Giovanni Paolo II partecipò alle riunioni del sinodo. Il sinodo successivo (gennaio-febbraio 1983) approvò lo Statuto del Sinodo.


 


   Nelle sue attività pastorali occupavano un posto importante le visite alle comunità ucraine della diaspora (USA, Canada, Australia, Germania, Portogallo, Argentina, Brasile, Venezuela, Perù, Giappone, ecc. in totale 18 paesi), il cui scopo era quello di rilanciare la vita culturale ed ecclesiale. Nel 1968 visitò le diaspore ucraine compiendo visite pastorali nelle Americhe, nell'Australia e nella Nuova Zelanda. Negli anni seguenti compì visite in Germania, Spagna, Gran Bretagna, Francia e Austria. A Lourdes egli ricordò con emozione le ultime parole dei morenti nei campi sovietici: “Mamma, mi ascolti?”. Il suo ultimo grande viaggio fu in Canada, negli Stati Uniti, Olanda e Germania nel 1976. 
  Il 23 ottobre 1971 nel suo discorso agli ucraini del Canada Josyp Slipyj disse: "Dovete stare insieme in una lingua, una fede in Cristo, una preghiera, un sistema di culto, un rito, una nazione: con la consapevolezza ucraina, con un grande amore per la nostra eredità dei principi e guerrieri, per la nostra cultura, letteratura, arte, ed altre tradizioni e costumi, governo, cementati dalla nostra storia per molti secoli". È necessario "testimoniare l'unità della nazione ucraina in tutti i paesi della sua diaspora".
  Cardinale Slipyj proteggeva la Chiesa e il popolo ucraino incessantemente, scrivendo anche alle Nazioni Unite e al presidente americano Carter. Al  Sinodo mondiale dei Vescovi cattolici il 23 ottobre del 1971 il Patriarca pronunciò un suo discorso sulla Chiesa dei Martiri, sulla persecuzione della Chiesa e del popolo ucraino, dicendo: «I nostri fedeli cattolici, che hanno il divieto di celebrare qualsiasi rito liturgico e di amministrare i Sacramenti, sono costretti a scendere nelle catacombe; migliaia di migliaia di fedeli, sacerdoti e vescovi sono gettati in prigione e deportati nelle regioni polari siberiane". 
  Nel suo intervento presso il Tribunale di Sakharov del 1977 Slipyj disse: "Sono qui per due motivi. Oggi si testimonia sulla persecuzione religiosa nell'Unione Sovietica e nella mia patria, l'Ucraina. La Chiesa della quale io sono capo e padre è la vittima di questa persecuzione e là dove si parla della mia Chiesa devo essere presente per difenderla. Il secondo motivo è che io sono stato il condannato: sono il testimone di questo Arcipelago, come un altro "condannato", Solgenicin, l'ha definito". E poi  Josyp Slipyj disse: "Sono un detenuto, porto sul mio corpo le tracce del loro terrore. Nella nostra Patria - Ucraina - da quasi 60 anni le persone sono soggette a gravi persecuzioni religiose e nazionali... Sto accusando qui, davanti alla storia e davanti al mondo, in modo che il mondo intero e la storia conoscano l'ingiustizia e il calpestamento dei diritti umani del mio popolo, che nessuno vede o crede stia accadendo, che il mondo senta dalle mie labbra e sappia la vera storia". Nell'agosto del 1978 il cardinale si rivolge a tutti i cardinali, personalità di spicco della Chiesa e rappresentanti statali accreditati presso la Sede Apostolica con le informazioni sulle ingenti vittime e le persecuzioni della Chiesa Greco-Cattolica Ucraina e con un appello di sollevare l'opinione pubblica. 
  Nel suo testamento spirituale scrisse: "Oggi ringrazio Dio nostro Signore per avermi concesso la grazia di diventare testimone di Cristo e di professare la Sua fede, come Egli comanda! Ringrazio Dio nostro Signore con tutto il mio cuore ché con il Suo aiuto non ho disonorato né la mia terra, né il buon nome della mia Chiesa natale né me stesso, il suo umile servo e pastore". 
  Patriarca Josyp nel testamento scritto tra 1970 al 1982 invocava suoi figli spirituali: "insieme alla lotta per la pienezza di vita della nostra Chiesa all'inizio del sistema patriarcale, la lotta per l'unificazione ecclesiale del popolo ucraino è strettamente connessa. Sono emotivamente felice di vedere che, sebbene i figli e le figlie del popolo ucraino non siano ancora uniti nella Chiesa, con la croce sulle spalle sono già uniti in Cristo e nelle sue sofferenze si avvicinano per salutarsi con un bacio di pace e un abbraccio di amore fraterno! Esprimendo questa gioia, vi supplico tutti, e la mia supplica sia la mia Alleanza: "... Abbracciamoci e diciamo "Fratelli!" 
   Andate sulle orme del Servo di Dio metropolita Andrea, che dedicò tutta la sua vita alla grande idea di unire i cristiani, facendosi araldo dell'unità della Chiesa di Cristo! Alzatevi  tutti in difesa dei diritti della Chiesa cattolica ucraina, ma difendete i diritti della Chiesa ortodossa ucraina, altrettanto brutalmente distrutta dalla violenza straniera! Difendete anche altre comunità cristiane e religiose sul suolo ucraino, perché sono private della libertà fondamentale di religione e tutte soffrono per la loro fede nell'Unico Dio! ... Quindi, dico a tutti voi: pregate, lavorate e combattete per la preservazione dell'anima cristiana di ogni persona ucraina e per l'intero popolo ucraino e chiedo a Dio Onnipotente di aiutarci a porre fine al nostro desiderio di unità e alla nostra lotta per l'unità della Chiesa".  
  Patriarca Slipyj istruiva, dicendo: "Desiderate il grande" e dedicate a questo le vostre energie, fatiche e sacrifici, anche se necessario, alla consacrazione della vita e al martirio. Desiderate il grande! ... Essere animati da grandi, alti e avere una meta degna davanti ai propri occhi - di per sé eleva una persona. … L'uomo cresce con i suoi progetti e i suoi piani. Gli impulsi elevati lo elevano e le concupiscenze basse e peccaminose lo distruggono. È vero, non tutti nascono geni e non a tutti è concesso da Dio di completare la salvezza e tornare alle condizioni del tempo, come un turbine, ma a tutti è dato di volere "grande", di pregare Dio di aiutare nei grandi edifici spirituali, perché da piccoli mattoni cresce un gigante. Tutti possono fare del bene, e in ogni bene c'è anche il grande... Aggrappati alla vita eterna! (Fil 6, 12)"

   

Cardinale Josyp Slipyj con San Padre Pio 



San Giovanni Paolo II insieme al cardinale Slipyj 

  
  Gli ultimi anni della sua vita maggiormente li trascorse nell'ambiente dell'Università Cattolica e della Chiesa di Santa Sofia a Roma. Il 7 settembre 1984 morì una tra le più grande figure della Chiesa cattolica del XX secolo, coraggioso confessore di fede, il capo della Chiesa Greco-Cattolica ucraina, metropolita di Galizia, l'arcivescovo di Leopoli, Josyp cardinale Slipyj a Roma. Giovanni Paolo II aveva già programmato una visita in Canada, ma l'ha rimandata per onorare la memoria del patriarca Slipyj. Arrivando in elicottero, entrò nella cattedrale di Santa Sofia, pregò in ginocchio e poi baciò la mano di Josyp Slipyj.  Salutando il suo corpo nella cattedrale di Santa Sofia, il papa San Giovanni Paolo II disse: “Era un grande uomo. Ha lottato per una causa giusta". San Giovanni Paolo II lo definì: “uomo di fede invitta, pastore di fermo coraggio, il testimone di fedeltà eroica, eminente personalità della Chiesa” (L'Osservatore Romano dal 19 ottobre del 1984). Nel telegramma al Cardinale Vladislao Rubin, Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali in merito a Josyp Slipyj il Santo Padre si espresso così: "un servo buono e fedele che durante la sua lunga vita di sacerdote e vescovo del popolo di Dio ha dato una testimonianza speciale e luminosa della fede di Cristo, anche in mezzo alle difficoltà e alle sofferenze che ha sopportato con la dignità e forza evangelica sempre in unità con la Sede Apostolica. Ricordando con una profonda commozione questa straordinaria figura, che ha esaltato la Chiesa e il Collegio Cardinalizio, invio a tutti i fedeli ucraini, quanti vivono nella loro Patria e sparsi in tutto il mondo, una confortante Benedizione Apostolica". Nella Città del Vaticano fu annunciato il lutto per 40 giorni.
  Cardinale Slipyj fu sepolto nella Cattedrale di Santa Sofia a Roma. Nel 1992, secondo il testamento del patriarca, la sua salma fu trasportata a Leopoli e sepolta nella cripta della cattedrale di San Giorgio.




San Giovanni Paulo II prega presso il corpo del cardinale Josyp Slipyj 











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