Il conte Yurij Kulchyckyj
(1640, Kulchyci - 20 febbraio 1694, Vienna)
l'eroe della battaglia di Vienna
che salvò la capitale austriaca e l'Europa,
autore ucraino della ricetta del famoso caffè viennese
di Yaryna Moroz Sarno
Yurij Franz Kulchyckyj (in ucr. Юрій Кульчицький, in ted. Georg Franz Kolschitzky, in pol. Jerzy Franciszek Kulczycki, 1640 ca, Kulchytsi, regione di Leopoli - 20 febbraio 1694, Vienna) è stato un nobile ucraino, eroe della battaglia di Vienna (1683), traduttore ed esploratore dell'imperatore austriaco e re polacco, che divenne un imprenditore viennese, proprietario di uno dei primi caffè viennesi, è considerato l'autore della ricetta del caffè viennese e il divulgatore di questa bevanda in Europa.
Yuriy Franz Kulchytskyj nella famiglia di un piccolo nobile ucraino, proveniente dalla nobile famiglia ucraina dei Kulchytsky-Shelestovych dello stemma "Sas", originaria del villaggio di Kulchytsi, Yurij-Franz Kulchyckyj nacque nel 1640 ca nel villaggio di Kulchyci nella regione di Sambir, lo stesso luogo che diede all'Ucraina il famoso hetman Petro Sagajdachnyj. Infatti, da questo villaggio provenivano tre hetmani cosacchi: Petro Konashevych-Sagaydachny che fu l'etmano dell'esercito cosacco di Zaporizhzhia nel 1616-1622, Marko Zhmailo-Kulchytskyi che era l'etmano dei cosacchi registrati nel 1625 e Pavlo But (Pavliuk) che fu l'etmano nel 1637-1638.
Stemma "Sas" di Y. Kulchyckyj
Alcuni ricercatori sostengono che fin da giovane (intorno al 1660, quando aveva l'età attorno venti anni) Yuriy si recò al Sich zaporizhiana, dove prestò servizio militare cosacco per diversi anni, imparò il turco e lavorò come traduttore durante le campagne cosacche in Crimea, acquisì tra le altre cose, i trucchi diplomatici. Secondo la leggenda, fu lui a scrivere la risposta a Megmed IV e a diventare il prototipo dello scriba nel famoso dipinto di Illia Repin "I cosacchi scrivono una lettera al sultano turco".
Durante una delle campagne militare fu catturato dai turchi, dove imparò a fondo la lingua turca e le usanze ottomani (in particolare bere il caffè). In totale, Yuriy Kulchyckyj oltre la madre lingua ucraina parlava fluentemente cinque lingue: oltre al turco, parlava anche ungherese, serbo, rumeno e tedesco. Dopo qualche tempo, fu riscattato da mercanti di Belgrado.
Intorno al 1673-1678 Kulchyckyj lavorò come interprete nel ramo di Bilhorod-Dnistrovskyj, (Ackerman) della "Compagnia del Commercio Orientale", che assumeva principalmente coloro che conoscevano lingue straniere e paesi stranieri. La "Compagnia del Commercio Orientale" (Orientalische Handelskompagnie) fu fondata dai mercanti viennesi sotto il patrocinio dell'imperatore Leopoldo I al fine di sviluppare il commercio con l'Europa sud-orientale e il Medio Oriente. Grazie a questa attività, Kulchyvkyj ebbe per la prima volta contatti con Vienna. Dopo essere diventato ricco grazie a questa posizione, prima del 1678 si trasferì vicino a Vienna, e subito dopo a Leopoldstadt, un quartiere a Vienna stessa, dove aprì la propria società commerciale. Commerciava beni orientali: tappeti, seta, perle e gioielli. A Vienna lavorò per diversi anni come traduttore per la filiale della Compagnia commerciale orientale di Vienna. All'inizio dell'assedio di Vienna da parte dei turchi, si unì all'unità di milizia volontaria guidata dal capitano Ambrosius Frank.
Ed è del tutto possibile che anche allora Kulchyckyj fosse un corriere dell'imperatore Leopoldo alla sua ambasciata in Turchia. Prova potrebbe essere il fatto che nel 1684, quindi, già durante la guerra con i turchi, quando il servizio di corriere era quasi impossibile, Kulchyckyj firmava ancora come "corriere di corte di Cesare in Turchia".
L'assedio di Vienna dai turchi nel 1683 con l'immagine di Yuriy Kulchytskyj (al centro). Incisione, 1683.
Secondo un altra versione leggendaria, Kulchyckyj fu addetto militare e traduttore per il re della Confederazione polacco-lituana, Jan III Sobieski. Parlava turco, ungherese, serbo, rumeno e tedesco in modo impeccabile. Per un'operazione militare che prevedeva la penetrazione dell'accampamento ottomano e il salvataggio di Vienna dall'invasione turca, scelse come ricompensa 300 sacchi di chicchi di caffè, che i turchi avevano con sé. Per promuovere l'uso del caffè, ricorse ad azioni di pubbliche relazioni: camminava per la città vestito con abiti orientali e offriva ai passanti una bevanda gratuita, versandola da una caffettiera turca.
Ritratto del XVII secolo
Yurij-Franz Kulchytsky svolse un ruolo importante in una delle più grandi battaglie nella storia dell'umanità. Divenne l'eroe di tre nazioni e, in modo sorprendente, riunì qualità maschili così diverse: un coraggioso guerriero, un uomo d'affari di successo e un brillante ristoratore-sperimentatore. Il 31 marzo 1683, il sultano dell'Impero ottomano, Mehmed IV, annunciò ufficialmente l'inizio di un'altra "guerra santa contro gli infedeli".
Il 7 giugno dello stesso anno, durante un consiglio militare nella città di Győr (nell'Ungheria conquistata dagli ottomani), fu deciso di marciare su Vienna. Il 14 luglio iniziò l'assedio della capitale asburgica da parte di un esercito ottomano forte di 200.000 uomini, guidato dal Gran Visir Kara Mustafa. La città era difesa da 16.000 soldati al comando del conte austriaco Ernst Rüdiger von Starhemberg, che si avvalevano di potenti fortificazioni cittadine. Le persone circondate resistettero disperatamente. A causa del lungo assedio, nella città cominciarono a diffondersi carestie ed epidemie, e tra gli abitanti si diffusero disperazione e panico.
"L'assedio di Vienna", l'incisione nella "Storia del secondo assedio turco di Vienna, in occasione della celebrazione del centenario" di Gottfried Ulich, 1783
Quando le autorità cittadine furono pronte a consegnare Vienna agli Ottomani, Rüdiger Staremberg decise di chiedere urgentemente aiuto all'imperatore Leopoldo I e al duca Carlo V di Lorena. Per fare questo, era necessario inviare qualcuno che conoscesse la lingua ottomana e i costumi ottomani attraverso i territori occupati dal nemico. Ma tutti i corrieri inviati con le lettere caddero nelle mani degli Ottomani. La situazione degli assediati stava diventando disperata. Allora ricorsero al valoroso Kulchyckyj che era poliglotta.
Secondo una leggenda riportata da Gottfried Ulich nella sua "Storia del secondo assedio turco" del 1783, durante l'assedio di Vienna da parte degli Ottomani nel 1683, grazie al suo coraggio, alla sua ingegnosità e alla sua conoscenza della lingua turca, Yurij Kulchytskyj riuscì a farsi strada attraverso l'accampamento ottomano fino all'esercito degli alleati viennesi.
Quando la situazione a Vienna peggiorò, a causa di malattie e carenze di cibo, Yuriy Kulchytskyj si offrì volontario per attraversare l'accampamento ottomano e contattare il duca di Lorena, Carlo V. Travestiti da mercante ottomano, insieme a un servitore serbo, Yuriy Mikhailovych (Đorđe Michajlović), nella tarda serata del 13 agosto, uscirono da una delle porte occidentali (Schottentor). Lungo il cammino furono costretti ad aspettare che la pioggia forte cessasse fino al mattino. La mattina marciarono attraverso le linee nemiche, cantando canzoni ottomane. L'agha ottomano, vedendoli così bagnati, li invitò addirittura nella sua tenda per asciugarli e "prendere un caffè". Durante la conversazione, dissero che stavano presumibilmente commerciando uva e l'agha diede loro persino consigli su come evitare i pericoli. Mentre si avvicinavano al Danubio, che dovevano attraversare, i corrieri furono colpiti dagli austriaci, che li scambiarono per ottomani. La diffidenza verso i corrieri scomparve solo dopo aver letto le lettere portate da Vienna.
Dopo aver contattato il duca Carlo di Lorena, riuscirono a tornare a Vienna per un'altra via la mattina del 17 agosto e trasmettere la promessa del duca di un rapido aiuto militare. Gli assediati informarono le truppe austriache del ritorno di Kulchyckyj a Vienna tramite razzi di segnalazione dalla torre di San Nicola di San Stefano. Grazie a queste informazioni, il consiglio cittadino cambiò idea e decise di non arrendersi all'esercito ottomano, continuando invece a combattere con raddoppiato zelo. Così Kulchyckyj diede un contributo significativo alla liberazione di Vienna dall'assedio turco.
A mezzogiorno del 17 agosto, attraverso la porta Schottentor (da cui erano usciti), Kulchytskyj e Mikhailovych tornarono felicemente a Vienna. La notizia del loro ritorno si diffuse immediatamente in tutta la città. Poiché gli abitanti di Vienna attendevano notizie con grande ansia, Stargemberg pubblicò apertamente una lettera del duca di Lorena, in cui affermava di essere profondamente addolorato per la morte di molti degni difensori della città, ma che si attendeva già aiuto da Baviera, Franconia e Sassonia, e che sarebbe arrivato anche un esercito numeroso con il re polacco Giovanni III Sobieski. Nel frattempo, le truppe austriache rioccuparono Bratislava e sconfissero due volte le unità ungheresi che combattevano al fianco della Turchia.
"La battaglia di Vienna" dell'artista Józef Brandt (1873)
La battaglia di Vienna nel giorno vittorioso del 12 settembre del 1683
Il papa Innocenzo XI diede ai suoi diplomatici il compito di assemblare un coraggioso esercito cosacco. Il 12 settembre gli alleati europei, gli “ussari alati” del re polacco Jan (Giovanni) III Sobieski сon esercito dei cosacchi ucraini (i reggimenti cosacchi guidati dagli etmani Danylo Apostolo e Semen Palij) sconfissero completamente l’esercito ottomano e tolsero l’assedio alla città di Vienna. Un forte nucleo di cosacchi ucraini che comprendeva sette reggimenti contribuì fortemente al successo dei soccorsi e al rapido arrivo del l'esercito di liberazione davanti alle mura di Vienna. In generale, secondo il registro dell'esercito, è stato stabilito che almeno 4851 soldati dei voivodati ucraini, che erano rappresentanti dalla nobiltà ucraina, cosacchi, contadini, borghesi e clero ucraini combattevano nella vittoriosa battaglia di Vienna il 12 settembre.
Secondo alcuni dati, circa 5000 cosacchi ucraini (altri storici parlano di 15.000 – 20.000) presero parte alla battaglia per la "mela d'oro" del mondo – Vienna.
Migliaia di galiziani, voliniaci, podolici e kolmschiani combatterono sotto le bandiere polacche. Il vescovo ortodosso di Leopoli Josip Shumlyansky, che in seguito scrisse il "Pensieri sulla battaglia con i turchi vicino a Vienna", partecipò alla difesa di Vienna. Nella cronaca di Samuil Velychko si parla di 12.000 giovani cosacchi sotto la guida di Paliy, Iskra, Samus'.
La battaglia di Vienna del 12 settembre 1683 pose fine alla conquista dell'Europa cristiana da parte dell'Impero Ottomano.
"La liberazione di Vienna" di Frans Geffels, tela della fine del XVII secolo
Yurij Kulchyckyj prese parte attiva alla difesa della città, ma fu ferito in battaglia. Fu aiutato a curare le sue ferite da Maria Meyer (secondo altre fonti: Leopoldina Meyer, Maria Ursula), che sposò dopo la vittoria sugli Ottomani.
Nel 1983, nell'ambito della celebrazione del 300° anniversario della battaglia di Vienna, una targa commemorativa dei cosacchi ucraini è stata installata sul muro della chiesa di San Leopoldo nel bosco viennese. Nella scritta in tedesco si legge: "L'esercito cosacco ucraino ha dato un importante contributo alla liberazione di Vienna dall'assedio turco il 12 settembre 1683. I testimoni oculari hanno parlato del loro straordinario coraggio. Il 2 febbraio 1684 si tenne a Roma una funzione festosa alla presenza del Papa per ringraziare "i cosacchi ucraini che hanno contribuito alla vittoria sui turchi e sui tartari".
Monumento ai cosacchi che difesero la città nella battaglia di Vienna,
nel parco Türkenschanzpark, Vienna.
Tre cosacchi armati: il centurione Yakiv Potapenko, il colonnello Pavlo Apostol-Shchurovskyj, il centurione Chomukha
Monumento ai cosacchi che difesero la città nella battaglia di Vienna
su Leopoldsberg a Vienna
In riconoscimento della sua impresa, Kulchytskyj fu dichiarato cittadino onorario di Vienna e gli fu assegnata una casa nel quartiere Leopoldstadt (alcuni sostengono che all'inizio fosse solo un appartamento). Il Consiglio comunale di Vienna gli assegnò una considerevole somma di denaro, 100 o 200 corone (autori diversi forniscono cifre diverse) ed esentò la sua attività dalle tasse per 20 anni (in seguito, anche ai suoi discendenti fu applicata solo una tassa simbolica).
Kulchytskyj ottenne dall'imperatore il titolo di conte e il 10 gennaio 1684 fu nominato traduttore personale dell'imperatore austriaco dal turco (Kaiserlicher Dolmetscher) come corriere di corte imperiale. Inoltre, a Kulchytskyj fu concesso il diritto di prendere autonomamente parte dei beni trofeo conquistati.
Dopo la brillante vittoria, il re Jan III Sobieski chiese quale ricompensa desiderasse il coraggioso esploratore. Qui Kulchyckyj vide l'opportunità di creare un'attività brillante, chiese al re di prendere tutti i chicchi di caffè dal convoglio dell'esercito ottomano: in totale erano 300 sacchi. Sebbene Jan Sobieski fosse sorpreso dalla modesta richiesta di Kulchyckyj, esaudì volentieri il desiderio dell'eroe, perché non considerava il caffè una preda preziosa. Sebbene in alcune città europee fossero già presenti dei caffè.
Ritratto di Kulchytskyj, l'incisione della cronaca di Gottfried Ulich
Il conte Yurij Kulchyckyj imprenditore del caffè, autore ucraino
della ricetta del famoso caffè viennese
Inizialmente, i chicchi di caffè in Europa erano caratterizzati dal loro uso come medicina e non andavano oltre gli interessi scientifici di alcuni botanici e viaggiatori in Oriente. Per il resto della società il caffè era ancora una curiosità. A quel tempo, il caffè era quasi del tutto sconosciuto nell'Europa orientale e centrale, sebbene si fosse già diffuso in Occidente: la prima caffetteria in Europa fu aperta in Italia nel 1645, la seconda a Londra nel 1652 e la terza in Francia nel 1657; A quel tempo c'erano delle caffetterie anche a Oxford e a Boston. In Ucraina, il caffè era conosciuto nei territori occupati dagli Ottomani (dopo il 1672, a Kamianets-Podilskyj si beveva già caffè turco).
Per promuovere l'uso del caffè Kylchytskyj camminava per la città vestito con abiti orientali e offriva ai passanti una bevanda gratuita, versandola da una caffettiera turca. Poi vestito con abiti ottomani, portava per le strade di Vienna su un vassoio il "caffè turco" (senza zucchero) e ne offriva una tazza per un kreuzer. Ma ai viennesi questo caffè non piaceva molto e l'arguto Kulchytskyi cominciò a sperimentare e decise di aggiungere zucchero e latte al suo caffè, perché il caffè non zuccherato, consuetudine dei turchi, non attirava abbastanza viennesi da renderlo un'attività di successo. Non c'è dubbio che, con la nuova ricetta e la sua grande fama, il "proprietario del caffè" Yuri Kulchytskyj non potesse più preoccuparsi della disponibilità di visitatori. Di conseguenza, il caffè di Kulchyckyj piacque ai viennesi e in seguito cominciò a essere chiamato "caffè viennese".
Presto riuscì a vendere il suo appartamento a Leopoldville e ad acquistare una stanza separata per una caffetteria ("Casa di caffè"). Sebbene la stanza fosse piccola e con il soffitto basso, si trovava comunque in centro città. E poco dopo, i coniugi Kulchytskyj ebbero l'opportunità di costruire una casa di legno più spaziosa (sempre a Leopoldville, dove il consiglio comunale gli assegnò un appezzamento di terreno), in cui ebbe inizio la storia della famosa caffetteria viennese "Sotto la Bottiglia Blu" o "Casa sotto la Bottiglia Blu" ("Hof zur Blauen Flasche"), indissolubilmente legata alla ricetta del "caffè viennese".
Dopo aver sviluppato l'attività e quando il numero di amanti del caffè aumentò, Kulchytskyj aprì un paio di caffetterie, la più popolare delle quali era "Sotto la fiaschetta blu" nella via dei sarti vicino alla cattedrale, in Domgasse 6, dove il caffè veniva servito secondo una ricetta speciale, oggi conosciuta come "caffè viennese".
La storia secondo cui Kulchyckyj aprì una caffetteria a Vienna a Schlossergassl vicino alla cattedrale, che fu chiamata Hof zur Blauen Flasche ("Casa sotto la bottiglia blu") ed altre storie su di lui legate al caffè furono pubblicate da Gottfried Uhlich nel suo libro "Storia del secondo assedio turco" (1783). Il nome della locanda, secondo la leggenda, fu influenzato dal fatto che Leopoldina, che curò Kulchytskyj, ferito sulle mura di Vienna, conservava nei barattolini blu le medicine che un tempo salvarono la vita al ferito Kulchytskyj.
Si ritiene che la caffetteria "Sotto la bottiglia blu" (Zur blauen Flasche) in via Domgasse ('Grand Café di Tsverin di Kulchytsky'), aperto nel 1683, sia stata la prima a Vienna. Adesso sul posto dove c'era la caffetteria Grand Café Zwerin si trova un monumento a Kulchyckyj all'angolo tra la Kolschitzkygasse 2 e la Favoritestrasse 64 nel 4 Quartiere di Vienna. Purtroppo, la caffetteria è stata chiusa da tempo, è rimasta solo una statua di bronzo di Yuriy Franz Kulchytskyj.
Inaugurato nell'agosto del 1686, il caffè "Sotto la Bottiglia Blu "era arredato in stile turco, con un'insegna esterna raffigurante un turco in pantaloni harem e turbante, e ogni visitatore veniva accolto e servito personalmente dal proprietario, in abiti turchi di una ricchezza straordinaria, che lo accoglieva con ospitalità e lo salutava con le parole "caro fratello" (Bruderherz). È così che tutti chiamavano Kulchytskyj a Vienna: Bruderherz. Kulchytskyi stesso serviva sempre gli ospiti, come raccontano i testimoni oculari, con abiti ottomani "di una ricchezza fantastica", il che aggiungeva originalità alla caffetteria. L'interno conteneva dipinti e affreschi sul tema dell'assedio di Vienna del 1683.
Kulchytskyj inventò anche i biscotti a forma di mezzaluna turca, convincendo il suo vicino fornaio Peter Wandler, a partecipare all'attività. Secondo la leggenda, l'arredamento della caffetteria era in stile turco e, in segno di vittoria, i bagel (in tedesco kipferl, gipfel(e) o hörnchen) del fornaio viennese Peter Wendler a forma di mezzaluna ottomana venivano serviti con il caffè, che divennero la base per i futuri croissant francesi. Così, nella "Sotto la bottiglia blu" si serviva i bagel di Wandler con il caffè, che divennero molto popolari in Austria e persino in Francia, dove apparvero dopo che Maria Antonietta, figlia dell'imperatore austriaco e moglie di Luigi XVI, nel 1770 si trasferì in Francia, sono stati noti nel mondo come croissant.
A quel tempo, i croissant avevano anche una connotazione geopolitica simbolica: i golosi consumavano così un'imitazione della mezzaluna turca. Così i viennesi, mentre bevevano il caffè, si godevano appieno la vittoria sugli ottomani. Di solito, i visitatori li intingevano nel caffè, cosa che in seguito divenne persino una certa tradizione viennese.
Nel tempo, il suo bar divenne uno dei luoghi più popolari della città. Non a caso nel suo caffè si potevano incontrare molti rappresentanti dell'alta borghesia cittadina, che per lungo tempo non riuscirono ad abituarsi a una bevanda forte, ma che comunque venivano a soddisfare la loro curiosità sulla personalità del proprietario. La caffetteria di Kulchytskyj, divenne molto popolare. Ben presto, l'aristocrazia locale iniziò a frequentare Kulchytsky "per il caffè", tra cui il capo della difesa di Vienna, il conte Ernst Rüdiger von Staremberg e il duca di Savoia,
Nonostante che gli storici polacchi definivano Kulchytsky un polacco, mentre austriaci e ungheresi lo consideravano un serbo. In realtà, era un nobile ucraino della regione di Sambir, come testimoniò lo stesso eroe di Vienna nel suo libro sulle sue avventure, pubblicato nel 1684 a Vienna e Salisburgo. Divenne, senza esagerazione, un vero e proprio "bestseller" e fu letto da molte generazioni di austriaci riconoscenti. Nell'originale, il libro del nostro connazionale si intitolava "Wahrschafte Erzaelung, welcher Gestalt in der aengstichen turk". Belagerung ecc. Durch das Feindlich Lager gedrungen, und die erste Kundschaft zuruck gebracht worden" (Wien und Saltzburg: I.B. Mayr, 1684). Il ruolo di primo piano di Y. Kulchytsky negli eventi del 1683 è descritto anche nell'opuscolo "Il crudele assedio della residenza imperiale di Vienna", pubblicato nel 1684 ad Amburgo.
"Storia del secondo assedio turco di Vienna, in occasione della celebrazione del centenario"
di Gottfried Ulich, 1783
Kulchyckyj sposò Maria (Leopoldina) Meyer, che lo aiutò a riprendersi dopo essere stato ferito nel 1683. Dopo essere tornato a casa, è stata sua moglie a occuparsi del suo trattamento. L'eroe nazionale e fondatore della prima catena di caffetterie in Europa morì il 20 febbraio 1694 in seguito a tubercolosi all'età di 54 anni. Y.-F. Kulchytskyj fu sepolto con grandi onori nel cimitero centrale di Vienna vicino alla cattedrale di Santo Stefano.
Kulchytsky morì di tubercolosi nel pieno della sua fama il 19 febbraio 1692. L'eroe-caffettiere fu sepolto sotto la cattedrale di Santo Stefano, una delle più grandi di Vienna.
Il caffè "Sotto la bottiglia blu" di Vienna, creato da Yuriy Kulchytskyi,
tela dipinto a cavallo tra il XIX e il XX secolo
La caffetteria sotto bottiglia blu a Vienna, foto del 1910
Edificio in Domgasse 6 a Vienna che ospitava il caffè "Under the Blue Bottle", aperto da Yuri Kulchytsky. Egli viveva al numero civico 8. (la fotto attuale)
Monumento a Kulchyckyj a Vienna, scolpito da Emanuel Pendl ed eretto nel 1885
nella strada che è stata intitolata al nome di Kulchyckyj
All'angolo tra Kolschückasse 2 e Favoritenstraße 64,
dove un tempo c'era il "Grand Café Zwerin" di Kulchytsky
Targa commemorativa presso la casa Domgasse 8, Vienna.
I. Kolschitzky viveva nella parte posteriore dell'edificio.
Nel 1862, una delle vie di Vienna fu intitolata a Yuri-Franz Kulchytskyj: Kolschitzkygasse. Fino ad oggi, nella Favoritenstrasse di Vienna c'era un caffè con il nome significativo di "Grand Café Zwirina zum Kolschitzky", e nel 1885, a spese del proprietario del caffè locale, Karl Zwirina, una scultura in bronzo del famoso scultore Emanuel Pendl, è stata installata su una delle case all'angolo della via intitolata a Y-F. Kulchytsky Kolschückasse 2 (Kolschitzky) a Vienna, all'angolo della casa Favoritenstraße 64.
Fino a poco tempo fa, ogni anno in ottobre i proprietari dei caffè di Vienna organizzavano una speciale festa di Kulchytskyj, decorando le vetrine dei loro negozi con il ritratto di Kulchytskyj.
Gli austriaci ricordano e onorano l'ucraino Kulchytskyi, eroe cosacco, conte e imprenditore lungimirante, perché a lui devono la fama del caffè viennese che sta nell'elenco del patrimonio mondiale dell'UNESCO.
Panorama di Leopoli, l'incisione di François Perner, 1772
Secondo alcune fonti dicono che caffè sia stata portata a Leopoli dallo stesso Yuriy Kulchytskyj. Il caffè a Leopoli poteva essere gustato nei negozi di caramelle. I primi sono stati i padiglioni estivi dei negozi di caramelle di Jan Wolf vicino alla Vienna Coffee House, che alla fine divenne parte dell'edificio.
L'edificio di una delle prime caffetterie sulla piazza Rynok, 23 a Leopoli.
Acquerello di A. Kamenobrodsky. Inizio. XX secolo.
La caffetteria "Viennese" a Leopoli, foto degli anni 1890-1897
La caffetteria Szkocka a Leopoli negli anni '30
Monumento a Yurij Kulchyckyj a Leopoli
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https://www.geschichtewiki.wien.gv.at/Georg_Franz_Koltschitzky
https://www.oeaw.ac.at/tuerkengedaechtnis/denkmaeler/ort/favoritenstrasse-kolschitzkygasse-kolschitzky-denkmal
Юрій Кульчицький ‒ українець, що навчив Європу пити каву: URL.https://jisty.com.ua/yurij-frants-kulchitskij-ukrayinets-shho-navchivyevropu-piti-kavu/
https://www.istpravda.com.ua/articles/2013/01/17/108588/
Mosaico raffigurante Yurij Kulchytskyj, Laxenburger Straße 1-5, Vienna


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