La Domenica dei Latticini e del Perdono
a cura di Yaryna Moroz Sarno
Frammento dell'icona ucraina "San Michele Arcangalo con gli atti",
XV secolo, villaggio Daliova, Museo Nazionale a Leopoli
"Sedette Adamo davanti al paradiso e
piangendo la propria nudità così faceva lamento:
aimè, mi sono lasciato convincere e depredare
piangendo la propria nudità così faceva lamento:
aimè, mi sono lasciato convincere e depredare
da un malvagio inganno
e sono stato allontanato dalla Gloria; aimè,
nudo e nella semplicità e ora mancante di tutto!
O Paradiso, mai più godrò delle tue delizie,
mai più vedrò il Signore, mio Dio e Creatore,
perché me ne andrò alla terra dalla quale sono stato tratto.
Abbi misericordia, o Pietoso, e
a te io grido: abbi misericordia di me che sono caduto"
( dal Vespro).
Nella tradizione orientale nella preparazione alla Grande Quaresima si presenta l'ultimo giorno prima della Quaresima come la domenica dei Latticini (gr. Κυριακή τῆς Τυρινής, Κυριακή τῆς Τυρο-φάγου). Questa domenica è dedicata al ricordo del Paradiso perduto o dell'esilio di Adamo ed Eva (gr. Κυριακή τῆς ἐξορία τοῦ Ἀδάμ) che è il tema dominante ( (Gen 3, 4-27). L’uomo creato per il paradiso, per stare alla presenza di Dio e vivere nella perfetta
comunione con Lui, ma volendo diventare Dio si è privato della benedizione del Signore e il suo Creatore.
La Quaresima è il tempo in cui insieme ad Adamo ed Eva, piangendo davanti al
cancello chiuso del Paradiso, con il
dolore del nostro esilio nel peccato e con la speranza del rientro in Paradiso, ci pentiamo dei peccati che
ci privano della comunione con Dio. La Quaresima è anche un pellegrinaggio verso la Gerusalemme Celeste come la liberazione dalla schiavitù del
peccato, l'avvicinamento all'evento della Reseruzione dopo l'atto salvifico della crocifissione e della morte
di Gesù Cristo, che riapre il Paradiso per noi. I canti dei vespri della Domenica del perdono ci presentano non soltanto la caduta di Adamo, che ci ha privato della felicità eterna con Dio, ma anche il ritorno a questa felicità originale attraverso Gesù Cristo, per il merito della sua morte e risurrezione.
Il sacrificio espiatorio di Cristo diventa per noi una riconciliazione con Dio. Proprio questo insegna questa domenica dal quale inizia la Quaresima: abbiamo bisogno di riconciliarci con Dio, di rinnovare il nostro rapporto con Lui, come Cristo fece per l'uomo, sanando la ferita peccaminosa di Adamo.
Negli inni liturgici del Vespro del
Mattutino si canta: "Sedette
Adamo davanti al paradiso e piangendo la propria nudità così faceva
lamento: aimè, mi sono lasciato convincere e depredare da un malvagio
inganno e sono stato allontanato dalla Gloria; aimè, nudo e nella
semplicità e ora mancante di tutto! O Paradiso, mai più godrò delle tue
delizie, mai più vedrò il Signore, mio Dio e Creatore, perché me ne
andrò alla terra dalla quale sono stato tratto. Abbi misericordia, o
Pietoso, e a te io grido: abbi misericordia di me che sono caduto". E si aggiunge: “Adamo
fu estromesso dal paradiso di delizie a causa di un amaro cibo, non
avendo custodito per incontinenza il comandamento del Sovrano; e fu così
condannato a lavorare la terra dalla quale egli stesso era stato
tratto, e a mangiare il proprio pane con molto sudore. Amiamo dunque la
continenza per non gemere come lui stando fuori dal paradiso, ma
piuttosto ritornare nel paradiso”. La pratica della Domenica dei Latticini è molto antica e stata già menzionata dal patriarca Teofilo d'Alessandria (+ 412).
Questa domenica è anche domenica del Perdono. Il Signore è sempre pronto a perdonarci e a riconciliarci con noi, ma un vero rapporto con Dio richiede la nostra risposta: il nostro "rifiuto delle opere delle tenebre" e "l'indossare le armi della luce" (Rm 13, 12). La domenica del perdono diventa per noi una domenica di riconciliazione con Dio.
Per svolgere un vero cammino quaresimale è necessario il perdono e la riconciliazione con
Dio e con il prossimo perché la divisione è il frutto del peccato, ma frutto dell'amore è la
comunione; perché la nostra relazione con Dio è sempre connessa con il nostro rapporto con il prossimo: una persona che vive in Dio non può che accogliere l'altra persona creata da Dio con amore alla sua immagine e somiglianza. L'evangelista Giovanni Teologo dice così: "Se uno dice: «Io amo Dio», ma odia suo fratello, è bugiardo; perché chi non ama suo fratello che ha visto, non può amare Dio che non ha visto" (1 Gv 4, 20). Il perdono e l'amore del prossimo sono i tratti distintivi di un vero dicepolo di Gesù Cristo, come Egli stesso dice: "Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli quando avrete amore vicendevole" (Gv 13, 35).
Nel brano evangelico del giorno (Mt 6, 14-21) si dice: “Se
voi infatti perdonerete agli uomini le loro colpe, il Padre vostro
celeste perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli uomini,
neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe. E quando digiunate,
non assumete aria malinconica come gli ipocriti, che si sfigurano la
faccia per far vedere agli uomini che digiunano. In verità vi dico:
hanno già ricevuto la loro ricompensa. Tu invece, quando digiuni,
profumati la testa e lavati il volto, perché la gente non veda che tu
digiuni, ma solo tuo Padre che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede
nel segreto, ti ricompenserà. Non accumulatevi tesori sulla terra, dove
tignola e ruggine consumano e dove ladri scassinano e rubano;
accumulatevi invece tesori nel cielo, dove né tignola né ruggine
consumano, e dove ladri non scassinano e non rubano. Perché là dov’è il
tuo tesoro, sarà anche il tuo cuore”. Come sottolineava San Giovanni Crisostomo, "nell’atto del perdono noi siamo più
vicini a Dio di qualsiasi altro momento, perché perdonare vuol dire
essere uguali a Dio".
Mosaico della cattedrale di San Marco a Venezia
L'incesione, Triod' quaresimale, Kyiv1627
L'espulsione dal Paradiso
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