La Sesta Domenica dopo Pasqua:
Domenica del cieco nato

Il Codex Purpureus Rossanensis, fol. 29 r.
La sesta domenica dopo Pasqua (ed ultima prima dell'Ascensione del Signore) nella tradizione liturgica bizantina ricorda il miracolo della guarigione del cieco dalla nascita (Gv 9, 1-38) e viene nominata come Domenica del cieco nato (Κυριακή τοῦ Τυφλού). Come sottolinea Sant'Augustino una cecità che "non fu dovuta al peccato dei genitori, non al peccato personale di lui, ma perché si manifestassero in lui le opere di Dio" (Agostino, Serm., 136, 1, in Opera omnia di sant’Agostino, vol. XXXI/1 )
La guarigione del cieco nato segue alle parole di Cristo: "Io sono la luce del mondo: chi mi segue... avrà la luce della vita" (Gv 8, 12) ed è stato sempre interpretato in prospettiva battesimale. Passando dalla donazione dell’acqua viva alla Samaritana al dono della luce della vista l’uomo cieco, la Chiesa rappresenta i miracoli che preparavano al battesimo che svolgevano nella festa del Pentecoste. Come il cieco acquista la luce nell'acqua dell'Inviato così il battezzato
acquista la luce nell'acqua del Battesimo. Il battesimo è la nostra piscina di Siloe, il
passaggio dalle tenebre alla luce, il momento dell’illuminazione. La condotta del cristiano deve rendere testimonianza al battesimo ricevuto:
"Un tempo eravate tenebra ora siete luce nel Signore. Comportatevi perciò come figli della
luce" (Ef 5, 8). E ancora: "Cercate ciò che è gradito al Signore" (Ef 5, 10). "Non partecipate
alle o pere infruttuose delle tenebre" (Ef 5, 11). Gesù Cristo, luce del mondo, chiama dalle tenebre alla luce. La liturgia domenicale invita a recuperare la vista, acquisita nel battesimo, per vedere e riconoscere Gesù Cristo come la vera ed unica "luce del mondo" (Gv 9, 5).
Con il battesimo, Signore Dio compie l'opera non di guarigione ma di rigenerazione, come spiega a Nicodemo: "In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce da acqua e Spirito, non può entrare nel regno di Dio" (Gv 3, 5).
San Clemente d'Alessandria scrisse: "Battezzati, siamo illuminati, illuminati, siamo figli di Dio. Figli di Dio, riceviamo un dono perfetto; e ricevendo un dono perfetto, possediamo l’immortalità… Battezzati, liberati dai peccati la cui oscurità faceva ostacolo allo Spirito santo, abbiamo l’occhio dello spirito libero, trasparente, luminoso, capace di vedere Dio, dal momento che lo Spirito santo è stato effuso su di noi dall’alto del cielo. Penetrati da questo raggio eterno, possiamo vedere la luce eterna. Perché il simile ama il simile; ciò che è santo è amato dalla fonte di ogni santità che è essenzialmente luce. Voi infatti eravate tenebre, e ora siete luce nel Signore" (Clemente Alessandrino, Il pedagogo, 1. 6).
Come la samaritana così anche il cieco nato rappresenta l’umanità che incontra Dio. Il cieco rappresenta tutta l'umanità nata nella cecità e solo l'incontro con Gesù le può restituire la vista e rischiarire le sue tenebre attraverso la fede. Il cieco guarito conferma: "Io credo, Signore" (Gv 9, 38). Il cieco nato presso il Tempio di Gerusalemme chiedeva elemosina e Gesù per primo lo vide.
Come anche il racconto dell’acqua viva (Gv 4, 1-42), anche questo, presente soltanto nel quarto Vangelo, è simbolico, ossia partendo da una descrizione puntuale di fatti accompagna il lettore ad un significato più alto, che va al di là dello stesso quadro storico di riferimento. In questo caso all’esperienza battesimale che conduce l’uomo dalle tenebre del peccato alla luce della salvezza operata in Cristo per mezzo dello Spirito Santo.
La scena della Guarigione di cieco nato si rappresenta nelle catacombe già nel III secolo, sui sarcofagi dal III - l'inizio del IV secolo e durante intero secolo rimase tra temi molto popolari. l sarcofago dogmatico 320-340, Musei Vaticani, n.31427, Sarcofago di Adelfia, Collezione Parco Archeologico di Siracusa, Eloro e Villa del Tellaro., Museo Archeologico regionale Paolo Orsi, la metà del IV secolo.
Sarcofago con le scene bibliche
Il sarcofago del III secolo, Museo Nazionale di Roma

Scena della guarigione del cieco nato sul sarcofago del IV secolo, Roma

La scena sulla porte lignea di Santa Sabina, Roma, V secolo
Lipsanoteca (reliquario) di Brescia (lato destro), fine IV secolo
Museo dell'Avorio di Santa Giulia, Brescia
Museo dell'Avorio di Santa Giulia, Brescia
Miniatura, Codex Purpureus Rossanensis (Codice Purpureo di Rossano), V-VI secolo,
Rossano, Cosenza
Vangeli di Sinope,Codex sinopensis (VI secolo)
(Biblioteca Nazionale di Francia, Parigi, Suppl.gr.1286)
Gli affreschi nella chiesa di Sant'Angelo jn Formis, Capua, 1070
Mosaico del Duomo di Monreale, XII-XIII secolo
Mosaico del XIII secolo, basilica di San Marco a Venezia.

Ivan Rutkovych, ll frammento dell'iconostasi di Volytsia Derevianska, 1680
Ivan Rutkovych, icona dall'iconostasi di Zhovkva, Museo Nazionale a Leopoli
Giobbe Kondzelevych. Iconostasi di Bohorodchany, 1698-1705.
Museo Nazionale di Andrey Sheptytsky a Leopoli, Ucraina.

Jov Kondzelovych, il frammento dell'iconostasi
Per consultare le icone ucraine vedi anche:
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