lunedì 21 agosto 2023

San Giuda Taddeo

 San Giuda Taddeo, Apostolo 

a cura di Yaryna Moroz Sarno

Il mosaico del XII secolo dalla chiesa del monastero di San Michele dalle Cupole d'Oro a Kyiv, 
distrutta nel 1937 dai sovietici  

   L'Apostolo San Giuda Taddeo (gr. Ιούδας Θαδδαῖος, in aramaico "dal largo petto; magnanimo", lat. Judas Thaddeus) è uno dei dodici apostoli, considerato il fondatore della chiesa d'Edessa e il suo primo vescovo, come anche il fondatore della Chiesa Armena (Catholicos). Secondo gli autori siriaci, Giuda Taddeo aveva la sua missione apostolica ad Edessa di Osroene. Gli apostoli Giuda Taddeo e Bartolomeo nel testo armeno del XIII secolo sono stati chiamati "i nostri primi illuminatori". La Chiesa Apostolica Armena considera Giuda Taddeo suo apostolo e lo onora come santo patrono del popolo armeno.
  Alcuni codici, anziché θαδδαῖος (significante), l'ha nominano Lebbeo (Λεββαῖος "coraggioso"). Il nome di Giuda compare anche negli Atti degli Apostoli: Giuda, figlio di Giacomo (At 1,13) e Giuda, chiamato Barsàbba (At 15, 22). Il santo apostolo Giuda aveva anche altri nomi: l'evangelista Matteo lo chiama "Levi, detto Taddeo" (Mt 10, 3), il sant'evangelista Marco lo chiama anche Taddeo (Mc 3, 18), e negli Atti del Santi Apostoli è menzionato sotto il nome di Barnaba.
   Nelle "Ordinanze Apostoliche" (gr. Ἀποστολικαὶ Διαταγαί; Διαταγαί τῶν ἁγίων Ἀποστόλων) Giuda è chiamato fratello del Signore, terzo vescovo di Gerusalemme (Const. Ap., VII, 46). Negli "Atti apocrifi di San Paolo" del II secolo si riflette la tradizione sull'apostolo Giuda che guidava la comunità cristiana di Gerusalemme: "...sono entrato nella grande Chiesa con il beato Giuda [a capo], fratello del Signore, che per primo mi ha insegnato il buon amore della [nostra] fede" (W. Schneemelcher, ed., New Testament ApocryphaLouisville 1992, vol. 2, 264). Nella Chiesa ortodossa siriaca lo considerano il secondo fondatore dopo l'apostolo Tommaso.
   Lo storico ecclesiastico bizantino Niceforo Callisto nel secondo libro della sua Storia scrisse dettagliatamente: "San Giuda, non Iscariota, ma un altro, al quale furono adottati due nomi: Taddeo e Leuveo, figlio di Giuseppe, fratello di Giacomo, che fu gettato giù dal tetto del tempio, originariamente predicò il vangelo in Giudea e Galilea, in Samaria e Idumea, e anche nelle città arabe, nei paesi siriani e mesopotamici, poi giunse a Edessa, città di Abgar, dove un altro Taddeo, apostolo dei settanta, aveva precedentemente predicò il nome di Cristo, e qui completò tutto ciò che non fu compiuto da quel Taddeo".
    L'apostolo è menzionato nel Vangelo di Matteo (Mt 10, 3) e di Marco (Mc 3, 18) con il nome Taddeo, nel Vangelo di Luca (Lc 6, 16) come "Giuda di Giacomo" (Ἰούδας ᾿Ιακώβου) San Giovanni Evangelista (Gv 14, 22). Negli Atti degli Apostoli (At 15, 22) si menzionava "Giuda, detto Barsabba". San Giuda Taddeo apparteneva alla discendenza del re Davide e Salomone. Secondo la tradizione, nacque a Cana di Galilea, in Palestina, nella famiglia di Cleopa, figlio di Alfeo (Cleofa) che era il fratello di San Giuseppe, sposo della Vergine Maria, e di Maria Cleofa, cugina della Santissima Madre di Dio; perciò Giuda Taddeo era cugino di Gesù, sia da parte di padre che da parte di madre. Alfeo (Cleofa) era uno dei discepoli a cui Gesù apparve nel cammino di Emmaus il giorno della risurrezione. Maria di Cleofa era una delle pie donne che avevano seguito Gesù fin dalla Galilea e che rimasero ai piedi della croce, nel Calvario, insieme alla Beata Vergine Maria. 
   Secondo una tradizione, San Giuda Taddeo aveva quattro fratelli: Giacomo, Giuseppe, Simone e Maria Salomea. Uno di essi, Giacomo, fu uno dei dodici apostoli e divenne il primo vescovo di Gerusalemme. Nel Medioevo Taddeo lo identificavano come il fratello dell'apostolo Giacomo di Alfeo o Giacomo il Minore, figlio della cugina della Beata Vergine Maria.  
  Nella sua "Storia Ecclesiastica" dichiarava che Giuda Taddeo, prima del suo incontro con Gesù, fosse sposato e che, per di più, egli fu lo sposo delle nozze di Cana, nelle quali il suo futuro maestro compì il primo miracolo trasformando l'acqua in vino.  
   Secondo varie fonti, San Giuda Taddeo predicò la parola di Dio prima in Giudea, Galilea, Samaria e Idumea, poi nei paesi dell'Arabia, nella Siria e nella Mesopotamia, giunse nella città di Edessa, ed infine in Persia e da lì scrisse in greco la sua epistola conciliare, nelle brevi parole. San Giuda Taddeo, secondo la tradizione ecclesiastica, è ritenuto l'autore della lettera canonica che porta il suo nome. Tutto indica che questa lettera fu indirizzata agli ebrei cristiani della Palestina, poco dopo la distruzione della città di Gerusalemme, quando la maggior parte degli Apostoli erano già morti. Il breve scritto di San Giuda Taddeo è un severo avvertimento contro i falsi maestri, ed un invito a mantenere la purezza della fede. La Lettera di "Giuda, servo di Gesù Cristo, fratello di Giaccomo" contiene le verità profonde: un insegnamento dogmatico sulla Santissima Trinità, sull'incarnazione del Signore Gesù Cristo, sulla differenza tra angeli buoni e cattivi, sul futuro Giudizio Universale. L'apostolo esortava i credenti a proteggersi dall'impurità carnale, ad essere corretti nelle loro posizioni, nella preghiera, nella fede e nell'amore, a volgere coloro che si sono smarriti sulla via della salvezza, a proteggersi dagli insegnamenti degli eretici. L'apostolo Giuda insegnava che non è sufficiente la sola fede in Cristo, ma sono necessarie anche le buone azioni. Il breve scritto di San Giuda Taddeo è un severo avvertimento contro i falsi maestri, ed un invito a mantenere la purezza della fede.
   Secondo Eusebio di Cesarea, scrittore e Padre della Chiesa vissuto nella prima metà del IV secolo, Taddeo fu il protagonista della leggenda d'Abgar. Nella sua "Storia Ecclesiastica" dichiarava che Giuda Taddeo, prima del suo incontro con Gesù, fosse sposato e che, per di più, egli fu lo sposo delle nozze di Cana, nelle quali il suo futuro maestro compì il primo miracolo trasformando l'acqua in vino.  Eusebio di Cesarea, riferendosi ad Egesippo (metà del II secolo), racconta dei nipoti di Giuda, chiamati "secondo la carne il fratello del Signore", che confessarono la loro fede in Cristo davanti all'imperatore Domiziano (81-96) (Euseb, Hist. eccl. III 19-20, 32). Ne consegue dalla storia che in quel momento Giuda non era più in vita. Domiziano iniziò la persecuzione negli ultimi mesi del suo regno, di conseguenza, il fratello del Signore morì prima del 96. Riportando sui matrimoni dei figli di Giuseppe Promessi Sposi Giosia (Giusto) e Simone, l'apocrifo "Storia di Giuseppe il Carpentiere" (tra il IV e il VII secolo) per qualche ragione tace sul matrimonio di Giuda (Écrits apocryphes chrétiens. 2005, vol. 2, 39).
  Tramite le testimonianze di due discendenti del santo, Zoker e Giacomo, interrogati a Roma in presenza dell'imperatore Domiziano, essi dichiararono di essere contadini così come lo era il loro nonno e continuarono affermando che il podere fruttava all'incirca mille denari, subito finiti a causa delle ingenti imposte. Due lettere pubblicate da Eusebio di Cesarea come parte del Minuti Edessena (Storia ecclesiastica 1. 13), sono presumibilmente state scoperte negli archivi di Edessa. Essi pretendono di essere uno scambio di corrispondenza tra Gesù Cristo e il re Abgar V chiamato Uchama (il "nero" secondo Tacito), che regnò a Osrhoene dal 4 a. C. al 7 d. C. e dal 13 al 50 d. C. La prima lettera portata da un artista, Anania, chiede a Cristo di venire a Osrhoene e curare il re. Nella sua risposta Cristo si scusa, ma promette di inviare l'apostolo Taddeo (il discepolo Tommaso il Giovane, o Addai) dopo la sua ascensione. 
    Secondo Eusebio di Cesarea, scrittore e Padre della Chiesa vissuto nella prima metà del IV secolo, Taddeo fu il protagonista della leggenda d'Abgar. Una versione della leggenda negli Atti di Taddeo (gr. Πραξεὶ̀ς τοῦ Θαδδαίου) e il siriaco Dottrina Addaei o la leggenda di Taddeo vuole che Cristo guarisca Abgar prima di inviare Taddeo che converte il re. Nella "Dottrina di Addai" risalente all'anno 400 circa si narra anche che Taddeo-Addai donò ad Abgar l'immagine di Cristo nel Mandylion (detto anche "immagine di Edessa": un telo su cui era impresso il volto del Salvatore). Nella sua attività missionaria, Taddeo di Edessa predicò in Mesopotamia accompagnato da due discepoli: Aggai (o Haggai) e Mari.      San Girolamo (+420 ca) attribuì il battesimo di Abgar all'apostolo Taddeo "La storia della Chiesa riporta una tradizione secondo cui l'apostolo Taddeo fu mandato a Edessa da Abgar, re di Osroene; è chiamato dall'evangelista Luca Giuda di Giacobbe, e in un altro luogo - da Levi"(Hieron., In Matth. I 10. 4, PL 26, col. 61). Il sermone di Taddeo a Edessa è datato da Eusebio di Cesarea con il 340, e negli "Insegnamenti dell'Apostolo Addai" - 343 di epoca seleucide (rispettivamente 29 e 31). 

L'icona dal monastero di Santa Caterina a Sinai, X secolo  (940 ca)
Diptico: San Taddeo di Edessa consegna il mandylion al re Abgar V, 
i santi Paolo di Tebe, Antonio, Basilio, Efraim. 

  San Giuda Taddeo e San Simone furono arrestati e portati al tempio del sole. Lì si rifiutarono di rinnegare Gesù Cristo e di prestare culto alla dea Diana. Fu in quell'occasione che San Giuda disse al popolo: "Affinché veniate a conoscenza che questi idoli che voi adorate sono falsi, da essi usciranno i demoni che li romperanno". In quello stesso istante due demoni ripugnanti distrussero tutto il tempio e sparirono. Indignato, il popolo, incitato dai sacerdoti pagani, si scagliò contro gli apostoli furiosamente. San Giuda Taddeo fu trucidato da sacerdoti pagani in maniera crudele, violenta e disumana.
   Secondo l'altra leggenda, San Taddeo finì la sua vita impiccato a un albero e poi colpito con frecce. Dopo il trasferimento della tomba di San Taddeo, fu costruito il monastero armeno in onore di questo apostolo, situato vicino alla città di Maka (Iran). Un'antica tradizione armena lo rappresenta come martire morto nell'anno 50, nella regione armena dell'Artsakh; le altre fonti affermano invece che morì di morte naturale ad Edessa o a Beirut il 3 settembre 44.
   Nel Menologio di Basilio II (Roma, BAV, Vat. gr. 1613) della fine del X  sotto il 19 giugno è raccolta una breve Vita di San Giuda, il fratello del Signore, identificato con l'autore dell'Epistola, Giuda di Giacomo e Taddeo.
   Le reliquie del sant'apostolo si conservano al centro dell'abside dell'altare laterale sinistro in onore di San Giuseppe nella basilica di San Pietro a Roma, nonché nelle cattedrali delle città di Reims, Tolosa, ecc., ad anche nella cattedrale greco-cattolica di San Giorgio a Leopoli.   
  Grande devoto dell'apostolo fu l’imperatore Carlo Magno, che aveva un permesso speciale dal papa di portare le sue spoglie a Tolosa, in Francia, nella chiesa di San Saturnino. San Bernardo di Chiaravalle portava sempre con sé una reliquia di San Giuda, viaggiando e voleva essere sepolto con essa sul cuore. Santa Geltrude lo onorava ogni giorno con particolari preghiere e ne diffondeva la devozione.  
  Il culto dell'apostolo Giuda Taddeo come intercessore potente nelle situazioni disperate, sorse nel Medioevo in Europa a seguito di una delle visioni di Santa Brigida di Svezia. 
  Tra le rappresentazioni più antiche sono gli affreschi nelle catacombe, i rilievi dei sacrofagi dei secoli III-IV dove San Giuda Taddeo sta tra i dodici apostoli (affreschi delle catacombe di Domitilla a Roma, fine III - metà IV secolo; nelle catacombe di via Anapo, prima metà del IV sec.; un sarcofago dalla chiesa di Sant'Ambrogio a Milano, fine del IV secolo), i mosaici della chiesa di San Lorenzo a Milano del IV secolo; dell'oratorio della Cappella Arcivescovile (494-519), nella basilica di San Vitale, mosaico del Battistero degli Ariani a Ravenna (520 ca) a Ravenna, il dipinto della cappella del monastero di Sant'Apollonio di Tebaide a Bauite, Egitto.
   Nell'affresco del monastero di Matejche (1355 ca) sono raffigurati i primi vescovi di Gerusalemme. Con i rotoli nella mano con un'iscrizione in greco: “῾Ο συγγενὴς τοῦ κ(υρίο)υ” dal primo vescovo Gerusalemme Giacomo ai i suoi successori Simeone e Giuda. La scena del martirio di San Giuda è rappresentata negli affreschi della chiesa di Santa Maria di Anglona in Basilicata della fine XII - inizio XIII secolo, nella navata laterale meridionale tra le scene degli atti degli apostoli.
 
Mosaico della basilica di San Vitale a Ravenna, VI secolo  
   
Mosaico bizantino del VI secolo

La miniatura greco-giorgiana del XV secolo

San Giuda Taddeo abbatte gli idoli. Il mosaico della cattedrale di San Marco a Venezia, XI secolo 

Il mosaico del XII secolo dalla chiesa del monastero di San Michele dalle Cupole d'Oro a Kyiv

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