San Giuda Taddeo, Apostolo
a cura di Yaryna Moroz Sarno
Il mosaico del XII secolo dalla chiesa del monastero di San Michele dalle Cupole d'Oro a Kyiv,
distrutta nel 1937 dai sovietici
L'Apostolo San Giuda Taddeo (gr. Ιούδας Θαδδαῖος, aram. יהודה תדיאוס ("dal largo petto; magnanimo", lat. Judas Thaddeus) è uno dei dodici apostoli, considerato il fondatore della chiesa d'Edessa e il suo primo vescovo, come anche il fondatore della Chiesa Armena (Catholicos). Secondo gli autori siriaci, Giuda Taddeo aveva la sua missione apostolica ad Edessa di Osroene.
Secondo gli Atti armeni di Bartolomeo, che risalgono al V - VI secolo, con Taddeo che già predicava in Armenia si incontrò apostolo Bartolomeo. La Chiesa Armena si considera erede della cattedra di Taddeo. Gli apostoli Giuda Taddeo e Bartolomeo nel testo armeno del XIII secolo sono stati chiamati "i nostri primi illuminatori". La Chiesa Apostolica Armena considera Giuda Taddeo suo apostolo e lo onora come santo patrono del popolo armeno.
Alcuni codici, anziché θαδδαῖος (significante), l'ha nominano Lebbeo (Λεββαῖος "coraggioso"). Il nome di Giuda vediamo nel Vangelo di Matteo (Mt 13, 55): "Giuda, fratello del Signore", così anche nel Vangelo di Marco (Mc 6, 3). Negli Atti degli Apostoli leggiamo: Giuda, figlio di Giacomo (At 1,13: "Entrati in città salirono al piano superiore dove abitavano. C'erano Pietro e Giovanni, Giacomo e Andrea, Filippo e Tommaso, Bartolomeo e Matteo, Giacomo di Alfeo e Simone lo Zelòta e Giuda di Giacomo"). Negli Atti degli Apostoli (At 15, 22) si menzionava anche "Giuda, detto Barabba". Il Vangelo di Giovanni (Gv 14, 22) nel racconto sull'Ultima Cena lo chiama Giuda, non l'Iscariot. L'apostolo è menzionato nel Vangelo di Luca (Lc 6, 16) come "Giuda di Giacomo" (Ἰούδας ᾿Ιακώβου). L'autore della Lettera di Giuda si presenta "Giuda, servo di Gesù Cristo, fratello di Giacomo". Il santo apostolo Giuda aveva anche altri nomi: l'evangelista Matteo lo chiama "Levi, detto Taddeo" (Mt 10, 3), il sant'evangelista Marco lo chiama anche Taddeo (Mc 3, 19).
San Giuda Taddeo apparteneva alla discendenza del re Davide e Salomone. Secondo la tradizione, nacque a Cana di Galilea, in Palestina, nella famiglia di Cleofa, figlio di Alfeo (Cleofa) che era il fratello di San Giuseppe, sposo della Vergine Maria, e di Maria Cleofa, cugina della Santissima Madre di Dio; perciò Giuda Taddeo era cugino di Gesù, sia da parte di padre che da parte di madre. Alfeo (Cleofa) era uno dei discepoli a cui Gesù apparve nel cammino di Emmaus il giorno della risurrezione. Maria di Cleofa era una delle pie donne che avevano seguito Gesù fin dalla Galilea e che rimasero ai piedi della croce, nel Calvario, insieme alla Beata Vergine Maria.
Secondo una tradizione, San Giuda Taddeo aveva quattro fratelli: Giacomo, Giuseppe, Simone e Maria Salomea. Uno di essi, Giacomo, fu uno dei dodici apostoli e divenne il primo vescovo di Gerusalemme. Nel Medioevo San Taddeo identificavano come il fratello dell'apostolo Giacomo di Alfeo o Giacomo il Minore, figlio della cugina della Beata Vergine Maria.
Nelle "Ordinanze Apostoliche" (gr. Ἀποστολικαὶ Διαταγαί; Διαταγαί τῶν ἁγίων Ἀποστόλων) Giuda è chiamato fratello del Signore, terzo vescovo di Gerusalemme (Const. Ap., VII, 46). Negli "Atti apocrifi di San Paolo" del II secolo si riflette la tradizione sull'apostolo Giuda che guidava la comunità cristiana di Gerusalemme: "... sono entrato nella grande Chiesa con il beato Giuda [a capo], fratello del Signore, che per primo mi ha insegnato il buon amore della [nostra] fede" (W. Schneemelcher, ed., New Testamento Apocrypha, Louisville 1992, vol. 2, 264). Nella Chiesa ortodossa siriaca lo considerano il secondo fondatore dopo l'apostolo Tommaso.
Lo storico ecclesiastico bizantino Niceforo Callisto nel secondo libro della sua Storia scrisse dettagliatamente: "San Giuda, non Iscariota, ma un altro, al quale furono adottati due nomi: Taddeo e Leuveo, figlio di Giuseppe, fratello di Giacomo, che fu gettato giù dal tetto del tempio, originariamente predicò il vangelo in Giudea e Galilea, in Samaria e Idumea, e anche nelle città arabe, nei paesi siriani e mesopotamici, poi giunse a Edessa, città di Abgar, dove un altro Taddeo, apostolo dei settanta, aveva precedentemente predicò il nome di Cristo, e qui completò tutto ciò che non fu compiuto da quel Taddeo".
Secondo varie fonti, San Giuda Taddeo predicò la parola evangelica prima in Giudea, Galilea, Samaria e Idumea, poi nei paesi dell'Arabia, nella Siria e nella Mesopotamia, giunse nella città di Edessa, ed infine in Persia e da lì scrisse in greco la sua epistola conciliare, nelle brevi parole.
San Giuda Taddeo, secondo la tradizione ecclesiastica, è ritenuto l'autore della lettera canonica che porta il suo nome. Tutto indica che questa lettera fu indirizzata agli ebrei cristiani della Palestina, poco dopo la distruzione della città di Gerusalemme, quando la maggior parte degli Apostoli erano già morti. Il breve scritto di San Giuda Taddeo è un severo avvertimento contro i falsi maestri, ed un invito a mantenere la purezza della fede. Nella Lettera di "Giuda, servo di Gesù Cristo, fratello di Giacomo" si contengono le verità profonde della fede: sulla l'impostazione dogmatica sulla Santissima Trinità, sull'incarnazione del Signore Gesù Cristo, sulla differenza tra angeli buoni e cattivi, sul futuro Giudizio Universale. L'apostolo esortava i credenti a proteggersi dall'impurità carnale, ad essere corretti nelle loro posizioni, nella preghiera, nella fede e nell'amore, a volgere coloro che si sono smarriti sulla via della salvezza, a proteggersi dagli insegnamenti degli eretici. L'apostolo Giuda insegnava che non è sufficiente la sola fede in Cristo, ma sono necessarie anche le buone azioni. Il breve scritto di San Giuda Taddeo è un severo avvertimento contro i falsi maestri, ed un invito a mantenere la purezza della fede.
Secondo Eusebio di Cesarea, scrittore e Padre della Chiesa vissuto nella prima metà del IV secolo, Taddeo fu il protagonista della leggenda d'Abgar. Nel suo Libro I della Storia si narra che Abgar, re di Edessa all’epoca di Cristo, era malato. Saputo dell’esistenza di Gesù di Nazareth, che operava miracoli, gli mandò una lettera per chiedergli di recarsi alla corte di Edessa. Gesù non andò, ma a Edessa si recò Taddeo con la lettera di risposta scritta da Gesù. Eusebio riferisce che alla lettera di risposta di Gesù era aggiunta una narrazione in lingua siriaca, dove si affermava che Taddeo era uno dei 70 discepoli e venne inviato da Giuda detto anche Tomaso. Il re fu testimone di una grande visione apparsa sul volto di Taddeo e gli si prosternò davanti. L’apostolo impose le mani su Abgar e lo guarì. Il re credette in Gesù e ordinò a tutti gli abitanti della città di radunarsi per ascoltare la predicazione di Taddeo. Il fatto che Eusebio scriva del rapporto fra Gesù e il re di Edessa nel IV secolo significa che esisteva una narrazione molto più antica. Il suo nucleo era la conversione storica di Abgar IX (179-214) al cristianesimo, mentre la tradizione lo rappresenta contemporaneo di Cristo e suo corrispondente epistolare.
Germano I, patriarca di Costantinopoli (715-730) affermava esistenza nella città di Edessa l'immagine non fatta da mano umana portata dall'apostolo Taddeo al toparca malato, che lo guari. Il patriarca Tarasio scrisse in un documento secreto sull'arrivo di Giuda Taddeo a Edessa e la venerazione degli abitanti della "fisionomia del Signore non fatta da mano umano". Giorgio Sincello, segretario del patriarca di Costantinopoli Tarasio nella Selezione di cronografia descrive l' arrivo dell' apostolo Taddeo nella città di Edessa nell' anno 36 d. C. e la guarigione del re Abgar attraverso il Volto del Signore l' acheropita (non fatto da mano umana) che si venera ancora. Secondo la testimonianza di Giorgio il Monaco dall'VIII secolo "C'è nella città l'immagine di Cristo non fatta da mano d'uomo, che opera stupefacenti meraviglie. Il Signore stesso, dopo aver impresso in un soudarion l'aspetto della sua forma, mandò l'immagine che conservava la fisionomia della sua forma umana per l'intermediario Taddeo apostolo ad Abgar, toparca della città degli Edesseni, ed egli guari la sua malattia". Per questo Giuda Taddeo è stato chiamato anche apostolo del Sindone perché proprio lui portò l'immagine del Salvatore al re ad Eddesa.
Il Mandylion (in gr. μανδύλιον, mandýlion, in ar. ﻣﻨﺪﻳﻞ, mandīl) o immagine di Edessa era menzionata per la prima volta nel VI secolo. La raffigurazione del volto di Cristo è descritta in alcuni testi come un dipinto e in altri come come un’impronta miracolosa su un panno. È verosimile ritenere che questo misterioso panno fosse la Sindone conservata oggi a Torino, ripiegata in modo da mostrare solo il volto. Nel X secolo venne poi trasportata a Costantinopoli. Dopo il saccheggio della capitale bizantina ad opera dei crociati franco-veneziani del 1204, le sue tracce si perdono, in Occidente, a Roma o a Parigi. Il Mandylion (dall'arabo: velo, fazzoletto) che fu ritrovato nel 544 murato in una nicchia sopra una porta della città di Edessa (oggi Urfa, nella Turchia centro meridionale). Era una tela riproducente il volto di Cristo. Abgar V, che regnò ad Edessa dal 13 al 50 d.C., la ebbe da Giuda Taddeo unitamente ad una lettera del Messia, al quale il re si era rivolto affinché lo guarisse dalla lebbra e dalla gotta. Il Mandylion fu nascosto sotto il regno del suo figlio, persecutore dei cristiani e si ritrovò nel 544 (o nel 525) in una nicchia. L'imperatore Giustiniano fece costruire a Edessa un reliquario e una cattedrale per conservare Mandylion. Nel 944 la reliquia fu traslata a Costantinopoli durante regno dell'imperatore Costantino VII (dal 912 al 959) e esposta nella basilica di Santa Maria di Blacherne.
La Narratio de Imagine Edessena, attribuita a Costantino VII Porfirogenito, riporta alla tradizione più diffusa sull’origine dell’immagine di Edessa: lo scambio di lettere fra Abgar e Gesù, il tentativo fallito di un pittore di dipingere sula tela il Signore, l’immagine miracolosa sul panno con il quale Cristo si asciuga il viso appena lavato. Nella sua risposta, Gesù gli promette che dopo essere tornato al Padre gli invierà uno dei suoi discepoli, chiamato Taddeo, che lo curerà dalla sua malattia e gli darà la vita eterna e la pace. Nella Narratio si racconta anche altra versione, secondo la quale l’immagine si imprime quando Gesù si asciuga il volto dopo aver sudato sangue nel Getsemani. Gesù dà il panno a Tommaso e gli dice di inviarlo ad Abgar, dopo la sua ascensione al cielo, tramite Taddeo. Nel testo si spiega sulla visione dal re Abgar: Taddeo: pose l’immagine sulla sua stessa fronte ed entrò così da Abgar. Il re lo vide entrare da lontano e gli sembrò di vedere una luce che si sprigionava dal suo volto, troppo luminosa per guardarla, emessa dall’immagine che lo copriva.
Eusebio nella sua "Storia Ecclesiastica" dichiarava che prima del suo incontro con Gesù, Giuda Taddeo fosse era sposato e che egli fu lo sposo delle nozze di Cana, nelle quali il suo futuro maestro compì il primo miracolo trasformando l'acqua in vino. Eusebio di Cesarea, riferendosi ad Egesippo (metà del II secolo), racconta dei nipoti di Giuda, chiamati "secondo la carne il fratello del Signore", che confessarono la loro fede in Cristo davanti all'imperatore Domiziano (81-96) (Euseb, Hist. eccl. III 19-20, 32). Ne consegue dalla storia che in quel momento Giuda non era più in vita. Domiziano iniziò la persecuzione negli ultimi mesi del suo regno, di conseguenza, il fratello del Signore morì prima del 96. Riportando sui matrimoni dei figli di Giuseppe Promessi Sposi Giosia (Giusto) e Simone, l'apocrifo "Storia di Giuseppe il Carpentiere" (tra il IV e il VII secolo) per qualche ragione tace sul matrimonio di Giuda (Écrits apocryphes chrétiens. 2005, vol. 2, 39).
Tramite le testimonianze di due discendenti del santo, Zoker e Giacomo, interrogati a Roma in presenza dell'imperatore Domiziano, essi dichiararono di essere contadini così come lo era il loro nonno e continuarono affermando che il podere fruttava all'incirca mille denari, subito finiti a causa delle ingenti imposte. Due lettere pubblicate da Eusebio di Cesarea come parte del Minuti Edessena (Storia ecclesiastica 1. 13), sono presumibilmente state scoperte negli archivi di Edessa. Essi pretendono di essere uno scambio di corrispondenza tra Gesù Cristo e il re Abgar V chiamato Uchama (il "nero" secondo Tacito), che regnò a Osrhoene dal 4 a. C. al 7 d. C. e dal 13 al 50 d. C. La prima lettera portata da un artista, Anania, chiede a Cristo di venire a Osrhoene e curare il re. Nella sua risposta Cristo si scusa, ma promette di inviare l'apostolo Taddeo (il discepolo Tommaso il Giovane, o Addai) dopo la sua ascensione.
Una versione della leggenda negli Atti di Taddeo (gr. Πραξεὶ̀ς τοῦ Θαδδαίου) e il siriaco Dottrina Addaei o la leggenda di Taddeo vuole che Cristo guarisca Abgar prima di inviare Taddeo che converte il re. Nella "Dottrina di Addai" risalente all'anno 400 circa si narra anche che Taddeo-Addai donò ad Abgar l'immagine di Cristo nel Mandylion (detto anche "immagine di Edessa": un telo su cui era impresso il volto del Salvatore). Nella sua attività missionaria, Taddeo di Edessa predicò in Mesopotamia accompagnato da due discepoli: Aggai (o Haggai) e Mari.
San Girolamo (+420 ca) attribuì il battesimo di Abgar all'apostolo Taddeo "La storia della Chiesa riporta una tradizione secondo cui l'apostolo Taddeo fu mandato a Edessa da Abgar, re di Osroene; è chiamato dall'evangelista Luca Giuda di Giacobbe, e in un altro luogo - da Levi"(Hieron., In Matth. I 10. 4, PL 26, col. 61). Il sermone di Taddeo a Edessa è datato da Eusebio di Cesarea con il 340, e negli "Insegnamenti dell'Apostolo Addai" - 343 di epoca seleucide (rispettivamente 29 e 31).
L'icona dal monastero di Santa Caterina a Sinai, X secolo (940 ca)
Dittico: San Taddeo di Edessa consegna il Mandylion al re Abgar V,
i santi Paolo di Tebe, Antonio, Basilio, Efraim.
Mandylion con scene della storia dell'apostolo Taddeo e Abgar in klemas, icona ucraina, Lukov-Venecia (adesso Slovacchia), XV-XVI secolo.
Secondo la tradizione, giunti nella città di Suanir (nella Colchide), San Giuda Taddeo e San Simone furono arrestati e loro fu ordinato di sacrificare nel Tempio del Sole al sole e alla luna, ma essi risposero che il sole e la luna erano solamente creature del Dio che essi annunziavano; allora i sacerdoti e il popolo si precipitarono sui due Apostoli; i due furono uccisi lapidati, linciati e colpiti con una mazza. In particolare, dopo essere stato trafitto da lance e mazze, Giuda Taddeo sarebbe stato finito con un colpo d'ascia sulla testa.
Secondo un altro racconto leggendario, loro si rifiutarono di rinnegare Gesù Cristo e di prestare culto alla dea Diana. Fu in quell'occasione che San Giuda disse al popolo: "Affinché veniate a conoscenza che questi idoli che voi adorate sono falsi, da essi usciranno i demoni che li romperanno". In quello stesso istante due demoni ripugnanti distrussero tutto il tempio e sparirono. Indignato, il popolo, incitato dai sacerdoti pagani, si scagliò contro gli apostoli furiosamente. San Giuda Taddeo fu trucidato da sacerdoti pagani in maniera crudele, violenta e disumana.
Secondo un'altra leggenda, San Taddeo finì la sua vita impiccato a un albero e poi colpito con frecce. Dopo il trasferimento della tomba di San Taddeo, fu costruito il monastero armeno in onore di questo apostolo, situato vicino alla città di Maka (Iran). Un'antica tradizione armena lo rappresenta come martire morto nell'anno 50, nella regione armena dell'Artsakh; le altre fonti affermano invece che morì di morte naturale ad Edessa o a Beirut il 3 settembre del 44.
Giuda predicò Vangelo in molti paesi dell'Asia. Insieme all'apostolo Sila fu inviato ad Antiochia per aiutare Paolo e Barnaba. Negli Atti degli Apostoli troviamo: "Giuda e Sila, essendo essi stessi profeti con un lungo discorso esortavano i loro fratelli e li fortificavano" (At 15, 32-33). Come si presume, San Giuda Taddeo iniziò a predicare in Galilea, partendo dopo per Samaria e poi verso la Siria, l’Armenia e la Mesopotamia (Iran), Persia. Partecipò al primo Concilio di Gerusalemme, che avvenne nel 50, intraprendendo dopo la predicazione in Persia e fu martirizzato, secondo la tradizione, in Armenia, sul monte Ararat, dove fu crocifisso e trafitto da una freccia intorno all'anno 80 dopo la nascita di Cristo. Gli armeni considerano San Guida primo Catholicos di tutti armeni e onorano soprattutto la sua memoria chiamandolo il loro apostolo.
Nel Menologio di Basilio II (Roma, BAV, Vat. gr. 1613) della fine del X sotto il 19 giugno è raccolta una breve Vita di San Giuda, il fratello del Signore, identificato con l'autore dell'Epistola, Giuda di Giacomo e Taddeo.
La Legenda aurea racconta cha Giuda Taddeo è stato invitato da Tommaso presso re di Edessa Abgar, che scrisse a Gesù inviando anche un pittore che doveva ritrarlo. Ma pittore non riusciva dipingere Signore e così Gesù stesso prese un panno sul quale rimase impronta del Suo volto.
Le reliquie del sant'apostolo si conservano al centro dell'abside dell'altare laterale sinistro in onore di San Giuseppe nella basilica di San Pietro a Roma, nonché nelle cattedrali delle città di Reims, Tolosa, ecc., ad anche nella cattedrale greco-cattolica di San Giorgio a Leopoli.
Grande devoto dell'apostolo fu l’imperatore Carlo Magno, che aveva un permesso speciale dal papa di portare le sue spoglie a Tolosa, in Francia, nella chiesa di San Saturnino. San Bernardo di Chiaravalle portava sempre con sé una reliquia di San Giuda, viaggiando e voleva essere sepolto con essa sul cuore. Santa Geltrude lo onorava ogni giorno con particolari preghiere e ne diffondeva la devozione.
Il culto dell'apostolo Giuda Taddeo come intercessore potente nelle situazioni disperate, sorse nel Medioevo in Europa a seguito di una delle visioni di Santa Brigida di Svezia.
Tra le rappresentazioni più antiche sono gli affreschi nelle catacombe, i rilievi dei sarcofaghi dei secoli III-IV dove San Giuda Taddeo sta tra i dodici apostoli (affreschi delle catacombe di Domitilla a Roma, fine III - metà IV secolo; nelle catacombe di via Anapo, prima metà del IV sec.; un sarcofago dalla chiesa di Sant'Ambrogio a Milano, fine del IV secolo), i mosaici della chiesa di San Lorenzo a Milano del IV secolo; dell'oratorio della Cappella Arcivescovile (494-519), nella basilica di San Vitale, mosaico del Battistero degli Ariani a Ravenna (520 ca) a Ravenna, il dipinto della cappella del monastero di Sant'Apollonio di Tebaide a Bauite, Egitto.
Nell'affresco del monastero di Matejche (1355 ca) sono raffigurati i primi vescovi di Gerusalemme. Con i rotoli nella mano con un'iscrizione in greco: “῾Ο συγγενὴς τοῦ κ(υρίο)υ” dal primo vescovo Gerusalemme Giacomo ai i suoi successori Simeone e Giuda. La scena del martirio di San Giuda è rappresentata negli affreschi della chiesa di Santa Maria di Anglona in Basilicata della fine XII - inizio XIII secolo, nella navata laterale meridionale tra le scene degli atti degli apostoli.
Mosaico bizantino del VI secolo
La miniatura greco-giorgiana del XV secolo
San Giuda Taddeo abbatte gli idoli. Il mosaico della cattedrale di San Marco a Venezia, XI secolo
Il mosaico del XII secolo dalla chiesa del monastero di San Michele dalle Cupole d'Oro a Kyiv
Grazie per queste bellissime informazioni sul'Ukraina!
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