In memoriam
Il 28 giugno del 2025
ci ha lasciato
IGOR KALYNETS
CELEBRE POETA UCRAINO CONTEMPORANEO
a cura di Yaryna Moroz Sarno
Igor Kalynets (in ucr. Ігор Миронович Калинець, nato il 9 luglio 1939 a Khodoriv, regione di Leopoli - 28 giugno 2025, Leopoli) è un celebre poeta ucraino, una figura chiave del movimento dell'opposizione, uno dei rappresentanti di spicco della cosiddetta generazione degli anni Sessanta del movimento dei dissidenti, in Ucraina, prigioniero politico. Ha vissuto e lavorato a Leopoli. Dottore onorario dell'Università Nazionale Ivan Franko a Leopoli, vincitore del Premio Nazionale di Taras Shevchenko (1992), di Ivan Franko (Chicago, 1997), di Vasyl Stus (1991); dei premi internazionali della famiglia Antonovych (1997) e del "Calvir-y-Quir" (Francia, 2003), cavaliere dell'Ordine della Libertà. Per il suo straordinario contributo all'affermazione dell'idea nazionale e all'ampia propaganda della parola ucraina, nel 2005 il celebre poeta e personaggio pubblico Igor Kalynets è stato insignito del titolo di Cittadino Onorario di Leopoli.
Igor Kalynets è nato il 9 luglio del 1939 a Khodoriv. Già nelle classi superiori della scuola, l'insegnante di lingua e letteratura ucraina gli ha instillato l'amore per i libri, gli ha permesso di leggere Volodymyr Vynnychenko e altri autori vietati, spesso incoraggiava, elogiando il ragazzo per il suo tentativo di comporre le sue opere.
Igor Kalynets, la prima Comunione
Piccolo Igor con la sua mamma
Famiglia di Kalinets: Efrosynia e Myron con i loro figli Igor (più grande) e Borys , 1952, Khodoriv.
Nel 1956 si è diplomato con una medaglia d'argento e Igor Kalynets divenne studente dell'Università di Lviv. Nel 1956-1961 studiò all'Università di Lviv, presso la Facoltà di Filologia. Dopo la laurea con lode, ha lavorato presso l'Archivio di Stato regionale di Leopoli (1961-1972).
La sua prima raccolta di poesie, "Il fuoco di Kupala" (Kyiv, 1966; ristampa a New York, 1975), fu ritirata dal commercio poco dopo la pubblicazione per incompatibilità con i dogmi ideologici. Le seguenti raccolte furono pubblicate all'estero: "Poesie dall'Ucraina" (Bruxelles, 1970; ristampa con il titolo "Aprire il presepe", 2011), "Riassumere il silenzio" (Monaco, 1971) e "Incoronazione dello spaventapasseri" (New York, 1972). La maggiore influenza su di lui aveva la poesia di B.-I. Antonych. Secondo l'ammissione di lui stesso, imparò da Bogdan-Igor Antonych a costruire una raccolta delle poesie come un'opera olistica, basata sul concetto generale e sul sistema di immagini, intonazione, stato d'animo, ritmo e melodia, e non come singole poesie selezionate arbitrariamente per il libro, e anche ad aprire al lettore gli strati della spiritualità del popolo nelle profondità delle visioni del mondo pagane e cristiane. I punti di contatto erano allo stesso tempo punti di repulsione.
Fino al 1972 aveva scritto nove libri di poesie, di cui solo il primo fu pubblicato ufficialmente nell'URSS, "Il fuoco di Kupala" nel 1965, il resto fu distribuito in samvydav.
Foto del matrimonio di Ihgor Kalynets e Iryna Stasiv-Kalynets. Leopoli, marzo 1961
L'11 agosto 1972, Igor Kalynets fu convocato presso l'ufficio del procuratore della regione di Leopoli per un altro interrogatorio per la questione della sua già arrestata moglie ed è stato arrestato per le sue poesie e per partecipazione al movimento dissidente. Kalynets fu condannato a 6 anni di reclusione nei campi di concentramento di Perm sotto regime severo e a 3 anni d'esilio. La conclusione degli investigatori durò 25 pagine, il che dimostrò che le poesie di Kalynets "rappresentano una grande minaccia per l'esistenza del potere sovietico e la natura monolitica dell'URSS". Era imprigionato negli Urali settentrionali nei campi di concentramenti di Perm insieme a ucraini famosi Ivan Svitlichny, Vasyl Stus, Mykola Gorbal, Stepan Sapelyak e altri grandi personaggi di spicco della cultura ucraina. Il poeta trascorse il suo esilio insieme alla moglie Iryna Stasiv-Kalynets (1940-2012) in Transbaikalia, nel villaggio di Undino-Poselye, distretto di Baley, regione di Chita. In prigione, il poeta è stato costretto ai lavori forzati: lavorò come tornitore e fuochista. Fu rilasciato nel 1981. E Igor fu riabilitato, come molti altri, solo nel 1990... Dopo il ritorno dall'esilio, fu direttore della rivista del dipartimento regionale di Leopoli della Fondazione per la Cultura.
In una nota autobiografica alla raccolta di poesie "La Musa Imprigionata" Kalynets ha scritto: "In prigione ho lavorato come tornitore e fuochista. Ho sofferto, ma non sono pentito - e ne sono felice, perché ho sentito che sono rimasto un uomo. La poesia mi aiutò a sopravvivere sia nel primo che nel secondo periodo (nella prigionia ed esilio). Sono riuscito a salvare tutto quello che ho scritto..."
Durante la sua prigionia e il suo sfratto, tra il 1972 e il 1981, il poeta scrisse altre otto raccolte, che funzionarono anche solo in circolazione autopubblicata fino al 1991 - tenendo conto di questa divisione, furono pubblicati due volumi delle sue poesie: "Risvegliata Musa" (Varsavia, 1991) e "Musa imprigionata" (Baltimora - Toronto, 1991).
Nel 1994 la rivista "Suchanist" pubblicò il suo romanzo breve "Molimos' zoriam dal'nim" ("Preghiamo per le stelle lontane"), che aveva scritto nel 1972 durante la sua detenzione in una prigione di Leopoli. Dagli anni '90 Kalynets ha pubblicato diversi libri per bambini, come "Durni kazky" ("Fiabe sciocche", 1998).
Igor Kalynets scrisse tra gli anni '60 e il 1981 diciassette volumi di poesie: "Fuoco di Kupala: poesie" (Kyiv, 1966 confiscata); la raccolta delle poesie "Aprire il Presepe" (pubblicata a Londra con il titolo "Poesie dall'Ucraina") 1969 con illustrazioni di Bogdan Soroka, "Poesie dall'Ucraina: la seconda raccolta di poesie" (Bruxelles, 1970); "Riassumendo il silenzio: un libro di testi attuali" (Monaco di Baviera, 1971); nel 1972 all'estero è stata pubblicata la raccolta "L'incoronazione dello spaventapasseri: dai discorsi alla coscienza a Lviv 1968-69" (New York, 1972)("Koronuvahhjia opudala")) e otto opere realizzate durante il periodo di prigionia (conosciuti fino al 1991 soltanto attraverso pubblicazioni clandestini). Tra le altre raccolte significative di Kalynets figurano "La parola duratura" (1997), "Il colore spinoso dell'amore" (1998).
Kalynets I. Poesia dall'Ucraina, Bruxelles, 1970
Le opere poetiche su consiglio dell'autore stesso, sono divise cronologicamente in due parti principali: nove libri scritti prima del suo arresto nel 1972 (pubblicati ufficialmente di essi, solo il primo, il resto fu pubblicato come pubblicazioni clandestine o estero. Sulla base di questa divisione, nel 1991 furono pubblicati due volumi di poesie di Kalynets: "La Musa risvegliata" (Varsavia 1991, Kharkiv 2004) e "La Musa imprigionata: poesie 1973-1981" (Nevolnycza muza, "Невольнича Муза") (Baltimora - Toronto 1991, Kharkiv, 2004). In Ucraina è stata pubblicata soltanto nel 1991 un'antologia della sua poesia "Tredici Alogie", "Il mito del cosacco Mamai; Ladi e Mareni: Poesie" (Kyiv, 1991), "La parola continua: Poesie" (Charkiv, 1997).
"Sono fiero della mia generazione /Perché vedo le orme di Cristo anche nella polvere della casa mia" scrive ironicamente Igor Kalynets ("Le proposte" Proponuvannjia"). "Davanti a questo portone barbaro deve fermarsi/ questo portone è una piccola Termopili/ dietro c'è una tela bianca/ su un prato verde/ uno stato inattaccabile / della poesia / per il quale anche noi/ conosceremo il sapore di sangue" nel "Sommando il silenzio" ("Pidsumuvannia movchannia").
Dopo essere rilasciato nel 1981 il suo ritorno a Leopoli, Kalynets non scrisse più poesie per lettori adulti. Ha lavorato nella Biblioteca scientifica di Vasyl Stefanyk a Leopoli.
Svolse ruolo importante nel risveglio alla libertà della vita culturale e pubblica a Leopoli. Lui e sua moglie organizzano azioni di massa in memoria del celebre poeta Boghdan-Igor Antonych, messo al bando sotto il regime comunista, e in memoria del compositore Vasyl Barvinsky, prigioniero dei campi di prigionia di Stalin. Insieme alla moglie, organizzò nel 1987 le serate in memoria degli artisti come Boghdan-Igor Antonych e Vasyl Barvinsky, ha raccolto archivi e curato riviste.
Dal 1987 partecipava alla pubblicazione della rivista samvydav (pubblicata senza consenso dello stato) "Yevshan-zillya", di cui in seguito ne è diventato l'editore, divulgò l'arte ucraina e condusse un lavoro culturale, che a quel tempo era ancora semi-clandestino. Partecipò alla fondazione della Società di lingua ucraina intitolata a T. Shevchenko. Il poeta si dedica anche alla traduzione di opere di narrativa, in particolare dalla lingua polacca.
Insieme a sua moglie Iryna Stasiv-Kalynets si impegnò molto per il ritorno alla letteratura il nome dimenticato del suo poeta preferito Bogdan-Igor Antonych; in particolare, insieme alla moglie ritrovò la casa e l'appartamento in cui visse il poeta, nonché la sua tomba a Leopoli. I. Kalynets ha svolto importante ricerca sulla vita di Bogdan-Igor Antonych: "Conosciuto e sconosciuto su Antonych: materiali per la biografia di Bogdan Igor" Antonych (Leopoli, 2010).
Igor Kalynets è stato il curatore delle opere di Iryna Kalynets in otto volumi in dodici libri (2012-2015), un volume di articoli giornalistici "Di qualcuno e qualcosa" (2016), un volume di prose "Preghiamo le stelle lontane" (2016), un'intervista "La ruota della fortuna" (2016).
Sono stati pubblicati diversi libri, venduti non solo in Ucraina, ma anche in paesi con una grande diaspora ucraina (Kazakistan, Canada, Stati Uniti, Argentina).
Fu riabilitato soltanto nel 1990. Dal 1993 Igor Kalynets lavorava come vicedirettore presso l'Istituto Internazionale di Educazione, Cultura e Relazioni con la Diaspora.
Le opere di Kalynets hanno avuto un'influenza significativa su molti poeti ucraini delle generazioni successive. Ha preparato le successive edizioni dei suoi volumi e pubblicato fiabe per bambini. Nel 1994 la rivista "Suchasnist'" ("Contemporaneità") ha pubblicato il suo romanzo "Preghiamo alle stelle antiche" ("Molimos' zoriam dalnim"), scritto nel 1972 durante la sua permanenza nel centro di detenzione a Leopoli. Igor Kalynets è autore di 17 raccolte di poesie, numerose opere in prosa e articoli giornalistici.
Oltre alle opere per adulti, scriveva anche poesie, racconti e fiabe per bambini: "Un libro per Dzvinka" pubblicato a Kyiv nel 1991, "Il signor Nessuno", (1994), "La ragazza e i fiori" (1995), "Stupide fiabe" (1996), "Varie diverse telalivky", "Le fiabe da Leopoli" (2001), "I giochi dei biscotti" (2004), "Fiabe di un gattina e una gattina" (2005), Danka e Krak" (2009) ed altri. Il suo libro "Favole su un gatto da un gatto" è stato illustrato dall'artista ucraina Viktoriya Kovalchuk nel 2005.
Nel 1977, Igor Kalynets ricevette il Premio Ivan Franko a Chicago, nel 1992 il Premio Nazionale dell'Ucraina di Taras Shevchenko per il libro di poesie selezionate "Tredici Elegie" e il Premio di Vasyl Stus', medaglia d'oro "al merito" dell'Associazione degli ex soldati dell'Ucraina (Inghilterra, 1994); Premio della Famiglia Antonovych (1997), Internazionale premio in Francia "Calvir-y-Quir" (2004). Ordine della Libertà (10 luglio 2009) — per il coraggio civile nella difesa degli ideali di libertà e giustizia, fruttuosa attività letteraria, Dott. honoris causa dell'università di Leopoli (2010), Ordine del principe Yaroslav il Saggio V grado (2008), membro onorario del Pen club internazionale.
Il 22 agosto 2016, Igor Kalynets è stato insignito dell'Ordine del principe Yaroslav il Saggio, IV grado, con il decreto del presidente dell'Ucraina, ma ha rifiutatolo, ha ricevuto il premio onorario "Stemma d'oro della città di Leopoli".
Nel 2017 è vincitore del Premio letterario internazionale di Grygory Skovoroda "Il giardino dei canti divini" per il libro "Pregare alle stelle lontane"; Ordine del principe Yaroslav il Saggio, V grado.
Nel 2015 è stato nominato dall'Istituto Ivan Franko dell'Accademia Nazionale delle Scienze dell'Ucraina come candidato al Premio Nobel per la letteratura.
E' scomparso il 28 giugno del 2025 a Leopoli.
Non diventerò un poeta di trombe,
sarò sempre commosso dall'autunno,
che porta una bellezza così disperata
negli occhi della mia amata.
Cercherò felicità e dolore nei venti di novembre,
per portare alla carta o a te
una triste parola autunnale.
***
nella sonnolenta città autunnale,
l'atmosfera desertica delle piazze
e la pietà gialla delle foglie.
Luci sparse sui marciapiedi del destino,
il solitario fruscio dei piedi
dell'ombrello triste.
Amo la pioggia pigra
nella sonnolenta città autunnale,
quando sogniamo qualcosa, e cosa?
– non si può rispondere…
***
Il viola cadde sul cielo,
forte come il profumo di matthiola,
denso come il miele del maggio,
il viola cadde sul cielo.
E poi all'improvviso sulle valli lontane,
sul giardino assonnato, sul campo assonnato,
il viola si riversò sul cielo,
forte come il profumo di matthiola.
***
Oh, che dolcezza delle linee, la gamma dei colori sonnolenta come il miele,
sopra le Veneri pigramente
stendevano seni di giglio.
Le chiocciole dei balconi squillanti
si avvolgevano a spirale in trafori,
e intagli di grappoli bizzarri vestivano
le porte a ferro di cavallo.
Tutto è un arcobaleno,
un arco senza contrasti e senza spigoli.
Solo sotto ci sono coloro che urlano di dolore
premuti contro i ciottoli di Atlanti.
***
Parleremo del poeta
lasciamo stare i tiranni
parleremo dell'insolente
lasciamo stare quelli che sono intorpiditi
parleremo di Mytusa*
ma perché non menzionare
Holoborodko o Vorob'ev
miei coetanei?
"quindi il famoso cantante Mytusa
dei tempi antichi non era più disposto
a servire il principe Daniele
che a portargliene uno strappato e legato"
ma perché allora non riassumere
il suo silenzio
Ed ogni giorno
Fulmine
Una regina vive per se stessa,
la regina delle tenebre.
Vuole guardarsi
allo specchio,
ma è buio.
Se la luce lampeggia
per un attimo, farà una sbirciatina:
chi è il più bello del mondo –
E giardini stilizzati intrecciati
E ho navigato nel mondo dei sogni dei bambini
Ragnatela
Il fumo fuggì dal foco,
solo in blue jeans,
spettinato,
e partì per un viaggio.
Soltanto ha preso con se una patata
*Mytusa - poeta, un "glorioso cantore", menzionato nelle Cronache antiche ucraine (in particolare nella Cronaca galiziano-volyniana), che non voleva servire il principe Daniel, diventato in Ucraina un simbolo dell'indipendenza e lo spirito libero del poeta.
***
Ed ogni giorno
diminuisce un sole
ed ogni notte
una stella aumenta
e ogni giorno ed ogni notte
diminuisce ed aumenta
ed invariabilmente sulla fronte
ognuno porta
il dovere dello stemma
senza nemmeno sospettare
solo io, oh Mytusa,
devo sapere del mio stemma inquieto
stemma della malinconia.
Vespri
Il nonno cantava sull'ala i tropari e i kontakion con ispirazione,
come Myshuga*, che incantava dolcemente l'aria di Jontek*.
Dalle marcie cupole di tegole le antenne di croci d'acciaio
come Myshuga*, che incantava dolcemente l'aria di Jontek*.
Dalle marcie cupole di tegole le antenne di croci d'acciaio
inviavano la voce del nonno ai cherubini in paradiso.
L'unica stella tremava con l'occhio verde della radio,
gli usignoli si riversavano e i tigli crepitavano nell'etere.
Il Sabaoth incantato, congelato dietro le nuvole con una balaustra,
portava il sacro svago a suo nonno ogni domenica nell'offerta.
Alla luna, il palamar***, come San Pietro, chiudeva la chiesa,
sicuro che nessuno al mondo potesse cantare meglio.
La sera, il nonno si toglieva davanti linguetta d'oro dello specchietto
L'unica stella tremava con l'occhio verde della radio,
gli usignoli si riversavano e i tigli crepitavano nell'etere.
Il Sabaoth incantato, congelato dietro le nuvole con una balaustra,
portava il sacro svago a suo nonno ogni domenica nell'offerta.
Alla luna, il palamar***, come San Pietro, chiudeva la chiesa,
sicuro che nessuno al mondo potesse cantare meglio.
La sera, il nonno si toglieva davanti linguetta d'oro dello specchietto
dalla testa kresania**** dell'aureola e la metteva sul fondo del baule.
* Oleksandr Myshuga (in ucr. Олександр Мишуга, 7 (20) giugno, 1853 - 9 marzo 1922, Friburgo) era famoso artista lirico e drammatico ucraino.
** personaggio dell'opera lirica del compositore polacco Stanislao Maniushko "Halka" contadino Jontek
*** palamar (dal gr.ant. παραμοναριος — "amministratore", "guardiano", derivato da παραμονή — "stare", "custodire")
**** cappello di feltro degli Hutsul. Di solito nero con i lati bassi. Ha ratti piuttosto larghi e leggermente rifratti verso l'alto.
Vento
Inghiottiscimi, oh strada bianca,
inghiottiscimi, oh buon autunno.
L'odore del rum di romen*
del mio vento dalle cento voci...
Il mio vento gonfia di nuovo
le bandiere delle navi del Dnister.
Il vento è con noi, sopra di noi,
in marcia con i miei reggimenti.
Il vento scompiglia le criniere dei cavalli,
gioca con gli stendardi sulle lance.
Il vento è il mio guardiano fedele,
il guardiano del principe Osmomysl**.
Da qualche parte, la principessa a Putyvl',
la figlia Yaroslavna***,
a suo marito nei deserti pagani
mandò il vento paterno.
Il vento guarirà le ferite, il vento profuma di Patria.
Il vento è con noi, sopra di noi,
in marcia con i miei reggimenti.
Andiamo in modo ferreo nel folto della foresta,
portiamo scudi come tavole.
Da Galych il vento guaritore,
da Galych il vento della statualità.
Inghiottiscimi, oh strada bianca,
inghiottiscimi, oh buon autunno.
L'odore del rum di romen*
del mio vento dalle cento voci...
* romen - pianta profumata
** Osmomysl - principe di Galych Yaroslav con soprannome Osmomysl (per la sua conoscenza delle otto lingue), che aveva grande autorità nello stato di Galych, figlio del principe Volodymyrko Volodarovych, fondatore dello stato galiziano.
*** Putyvl -la città nel regione di Sumy, luogo dove si svolgeva dramma dell'anno 1185 descritta nel "Racconto della marcia di Igor".
**** Yaroslavna - la principessa della dinastia di Riuryk, figlia del principe galiziano Osmomysl, moglie del principe Igor Sviatoslavovych, personaggio del poema eroico "Racconto della marcia di Igor" (in ucr. "Слово о полку Ігоревім", l'antico monumento della lingua ucraina del XII secolo, un capolavoro della letteratura mondiale. La trama del poema è basata sulla campagna del principe di Novgorod-Siverskyj Igor Sviatoslavovych contro i polovtsiani nel 1182.
"Il pianto di Yaroslavna", che inizia la terza una parte del poema, è il frammento più poetico del "Racconto" esprime la nostalgia per il marito imprigionato, il suo amore e la sua fedeltà, che lo protegge e lo libera miracolosamente. Yaroslavna diventa un simbolo della moglie fedele che con suo amore mantiene marito.
***
Non sono forse
l'ultimo di una nobile stirpe
dei dyak* girovaghi?
Perché compongo una poesia natalizia
per i cantori di canti natalizi,
giro intorno al tavolo,
dia Dio,
in giardino ci sono le erbe aromatiche,
in casa c'è il divertimento, in giardino c'è la pozione,
in casa c'è un matrimonio,
e infastidisco persino la gente del paese con il mio dialetto.
Non sono forse l'ultimo
di una nobile stirpe
con uno stemma
dove sullo scudo dell'azzurro
c'è una foglia di viburno autunnale?
*dyak - aiutante al prete, un salmista (in gr. διάκονος — "servo"). Il fenomeno dei dyak vagabondi nella storia della cultura barocca ucraina è correlato all'Accademia Kyjevo-Mogylianska.
L'arcobaleno
L'arcobaleno ha indossato
tanti nastri,
come per la festa.
Ha preso un dondolo
e andò al fiume.
Lungo la strada,
come per la festa.
Ha preso un dondolo
e andò al fiume.
Lungo la strada,
le andò incontro un principino girasole
con una scarpa
d'oro in mano.
L'arcobaleno la misurava,
esattamene misura giusta al piede!
Così si sono sposati.
d'oro in mano.
L'arcobaleno la misurava,
esattamene misura giusta al piede!
Così si sono sposati.
la regina delle tenebre.
Vuole guardarsi
allo specchio,
ma è buio.
Se la luce lampeggia
per un attimo, farà una sbirciatina:
chi è il più bello del mondo –
"tu, la tua oscurità" –
lo specchio risponderà
in fretta.
La regina si
calmerà per un po'.
Si dice, la bellezza indescrivibile.
in fretta.
La regina si
calmerà per un po'.
Si dice, la bellezza indescrivibile.
Pysanky
con composta d'oro di cipolla,
con infusi di erbe e corteccia,
su pozioni primaverili e autunnali -
e la pysanka arde d'arancionenell'intreccio filigranato delle linee.
La mamma disegna con una penna strana,
ornamenti di cera sull'uovo bianco.
La pysanka viaggia sui ciotole,con composta d'oro di cipolla,
con infusi di erbe e corteccia,
su pozioni primaverili e autunnali -
e la pysanka arde d'arancione
Quello lei già è come un mondo meraviglioso,
o sta già risuonando come un grumo di sole,
i fiori sbocciano esuberanti nella rugiada,
i cervi vagano nel succo di marzo.
o sta già risuonando come un grumo di sole,
i fiori sbocciano esuberanti nella rugiada,
i cervi vagano nel succo di marzo.
E giardini stilizzati intrecciati
con cornici dense del maggio,
ornamenti geometrici luccicano
ornamenti geometrici luccicano
con i pizzi più fini di Kosmach.
E ho navigato nel mondo dei sogni dei bambini
su ninne nanne bianche dei prati ...
I soli splendenti rotolavano
come uova di Pasqua dall'alto
nel palmo di mia madre.
Una foglia d'acero pensò
di diventare famosa come funambola,
e stese la ragnatela dell'estate indiana
tra i rami.
Tutte le foglie si radunarono
al circo per essere sorprese,
e la foglia fece un passo,
un altro -
il mondo verde ondeggiava.
Una foglia cadde dall'altezza.
La ragnatela ondeggiò,
e la foglia fece un passo,
un altro -
il mondo verde ondeggiava.
Una foglia cadde dall'altezza.
La ragnatela ondeggiò,
si annoiò,
afferrò e si slegò.
corre sui fili
del filobus legati alla città
e si espande.
Chi altro ha visto filo
corre sui fili
del filobus legati alla città
e si espande.
Chi altro ha visto filo
del genere volare da solo?
Fumo
Il fumo fuggì dal foco,
solo in blue jeans,
spettinato,
e partì per un viaggio.
Soltanto ha preso con se una patata
dal forno.
Sulla strada per la città.
Salì sul tram e
annusò.
Il conduttrice sospirò:
"Sento odore d'autunno"
Il naso dell'autista gli solleticava:
girò il tram
Sulla strada per la città.
Salì sul tram e
annusò.
Il conduttrice sospirò:
"Sento odore d'autunno"
Il naso dell'autista gli solleticava:
girò il tram
e scappò nel boschetto.
"Ho sbagliato tram",
pensò il fumo
e saltò fuori dal
finestrino.
"Ho sbagliato tram",
pensò il fumo
e saltò fuori dal
finestrino.
(la traduzione delle poesie di Yaryna Moroz Sarno)
Калинець, І. Вогонь Купала.— Киïв: Молодь, 1966.
Калинець, І. Поезії з України, Брюссель, 1970 (Калинець, І. Вiдчинення вертепу. Львів,2011)
Калинець, І. Підсумовуючи мовчання. Мюнхен: Сучасність, 1971.
// Українский вістник. 1971. №4.
Калинець, І. Коронування опудала (Нью-Йорк, 1972)
Калинець, І. Книжечка для Дзвінки. Киïв: 1991.
Калинець, І. Невольнича муза. Вірші 1973-1981 років. Балтимор-Торонто: Смолоскип, 1991.
Калинець, І. Знане й незнане про Антонича: Матеріяли до біографії. Богдана Ігоря Антонича. Львів, 2010. — Те ж. Вид.2., доп. Львів, 2011. (Співавт. 2-го вид.: Д. Ільницький, О. Дядинчук).
Калинець, І. Пробуджена муза. Поезії. Варшава: 1991.
Калинець, І. Слово триваюче. Поезії. Харків: Фоліо, 1997.
[Вірші] // Mladá sovětská poezie: [ukrajinští básníci]. Рřel. H. Vrbová a J. Kabíček. Praha: Svét Sovětů, 1965.
[Вірші] // www.poetryclub.com.ua/metrs.php?id=47&type=tvorch
Тринадцать алогій. Киïв: Рад. письменник, 1991.
Калинець, І. Книжечка для Дзвінки. Киïв: 1991.
Калинець, І. Невольнича муза. Вірші 1973-1981 років. Балтимор-Торонто: Смолоскип, 1991.
Калинець, І. Знане й незнане про Антонича: Матеріяли до біографії. Богдана Ігоря Антонича. Львів, 2010. — Те ж. Вид.2., доп. Львів, 2011. (Співавт. 2-го вид.: Д. Ільницький, О. Дядинчук).
Калинець, І. Пробуджена муза. Поезії. Варшава: 1991.
Калинець, І. Слово триваюче. Поезії. Харків: Фоліо, 1997.
[Вірші] // Mladá sovětská poezie: [ukrajinští básníci]. Рřel. H. Vrbová a J. Kabíček. Praha: Svét Sovětů, 1965.
[Вірші] // www.poetryclub.com.ua/metrs.php?id=47&type=tvorch
Тринадцать алогій. Киïв: Рад. письменник, 1991.
Калинець, І. Слово триваюче. Х., 1997;
Калинець, І. Терновий колір любові. К., 1998;
Калинець, І. Казки зі Львова. Л., 1999; 2007;
Таке собі. Л., 1999; Ці квіти нестерпні. К., 2000;
Калинець, І. Зібрання творів: У 2 т. К., 2004;
Калинець, І. Пісеньки та віршики зі Львова: Для дошкільнят і дітей молодшого та серед. віку. Л., 2006; Поезії. Л., 2008.
Калинець, І. Майже казки, або повернення Діви Марії / Зеновія Юськів (худож.). — Львів: Свічадо, 1997. — 32 с.
Калинець, І. Дурні казки / Тетяна Борисівна Савельєва (худож.). — Л. : Каменяр, 1996. — 48 с.
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