La disputa di Scoto a Parigi
Il primo testimone della disputa parigina (
Actus Sorbonicus
)sostenuta da Scoto nel 1307
42
in difesa dell’Immacolata Conce-zione sembra essere stato
l’arcivescovo di Amalfi
Landolfo Ca-racciolo
(+1351)
43
, discepolo del Sottile a Parigi e poi lettoredelle
Sentenze
dopo il 1315. Questo è quanto ci viene riferito nel1507 da
Antonio Boniti da Cuccaro
nel suo
Elucidarius Beatae Mariae Virginis
:
Queste ragioni le ha addotte Landolfo nel
Tractatus deConceptione Virginis
. Egli dice anche che il Signore nostro GesùCristo destinò Scoto, l’esimio Dottore dell’Ordine dei Minori, aParigi, dove, per comando apostolico, fu fatta una pubblicaDisputa su siffatta Concezione della Vergine; che senza dubbioScoto, confutate le ragioni e gli argomenti degli avversari, cosìdifese l’innocenza della Concezione della Vergine, che tutti gliavversari ammutolirono, cessarono la disputa. Per questo motivol’opinione dei Minori fu subito approvata dallo studio parigino
Il primo testimone della disputa parigina (
Actus Sorbonicus
)sostenuta da Scoto nel 1307
42
in difesa dell’Immacolata Conce-zione sembra essere stato
l’arcivescovo di Amalfi
Landolfo Ca-racciolo
(+1351)
43
, discepolo del Sottile a Parigi e poi lettoredelle
Sentenze
dopo il 1315. Questo è quanto ci viene riferito nel1507 da
Antonio Boniti da Cuccaro
nel suo
Elucidarius Beatae Mariae Virginis
:
Queste ragioni le ha addotte Landolfo nel
Tractatus deConceptione Virginis
. Egli dice anche che il Signore nostro GesùCristo destinò Scoto, l’esimio Dottore dell’Ordine dei Minori, aParigi, dove, per comando apostolico, fu fatta una pubblicaDisputa su siffatta Concezione della Vergine; che senza dubbioScoto, confutate le ragioni e gli argomenti degli avversari, cosìdifese l’innocenza della Concezione della Vergine, che tutti gliavversari ammutolirono, cessarono la disputa. Per questo motivol’opinione dei Minori fu subito approvata dallo studio parigino
4
La Traslazione delle reliquie di San Nicola a Bari
di Yaryna Moroz Sarno

È giunto il giorno della festa della luce,
la città di Bari esulta e con essa tutto l'universo
esulta con canti spirituali.
Dissolve l'oscurità delle tentazioni e dei guai
da coloro che gridano nella fede:
Salvaci come nostro grande protettore, oh San Nicola.
Troparion, voce 4
Le reliquie si sono levate come una stella,
da oriente a occidente, oh San Nicola,
e il mare è santificato dalla tua processione,
e la città di Bari riceve grazia per mezzo tuo.
Per noi, infatti, sei apparso come un operatore di miracoli,
meraviglioso e misericordioso.
Kontakion, voce 3
La Traslazione delle reliquie di San Nicola nel 1087 da Mira a Bari è stato un evento storico molto importante per la diffusione e lo sviluppo del culto del Santo. Le reliquie di uno dei santi più venerati dell'Oriente furono trasferite nella città italiana di Bari dalla Licia (Asia Minore). Papa Urbano II (1088–1099) istituì una celebrazione speciale in memoria di questo evento dal 9 maggio del 1089.
Secondo la narrazione della Vita di san Nicola di Michele archimandrita dell’VIII secolo, Nicola nacque a Patara, una delle maggiori città della Licia, nella parte sud-occidentale della Turchia, verso il 255; eletto vescovo di Mira (l’attuale Demre), partecipò al concilio di Nicea (325), morendovi pochi giorni dopo. Le spoglie di San Nicola riposarono a Mira circa 750 anni (337-1087), mentre il suo culto (specialmente a partire dal IX secolo) si diffondeva universalmente.
A seguito della traslazione delle reliquie per mano di sessantadue marinai che le trasportarono con tre caravelle, le reliquie del santo dal 1087 si trovano a Bari. Le cause che spinsero i marinai a procedere a tale furto furono di vario genere, di carattere divino e di ordine pratico. Di conseguenza l'impresa dei baresi fu conosciuta in Europa con la rapidità del vento. Alle due dettagliate relazioni baresi (di Niceforo e Giovanni Arcidiacono, entrambe del 1087-1088) si aggiunsero nel giro di una decina d'anni una rielaborazione francese ed una ucraina. Senza contare che quasi tutte le cronache e tutti gli annali di ogni paese riportarono la notizia.
La traslazione delle reliquie di San Nicola da Mira (Asia Minore, oggi Turchia) a Bari fu ideata e realizzata in un contesto storico ben preciso. La città stava attraversando un periodo di crisi a seguito della conquista normanna che nel 1071 l’aveva privata del ruolo di capitale del “tema di Longobardia”, con conseguente calo nelle attività commerciali. C’era anche una crisi d’identità politica, non risolta dalla ribellione di Argirizzo nel 1079, che aveva provocato una dura e umiliante reazione da parte del duca Roberto il Guiscardo. L’occupazione nel 1085 di Antiochia da parte dei musulmani aveva dato il colpo di grazia al commercio, essendo quella città il principale partner commerciale.
Su tre navi cariche di cereali 62 tra marinai e commercianti baresi salparono diretti ad Antiochia. Dopo una breve preghiera come se fossero normali pellegrini, si fecero indicare il luogo da dove estraevano la manna e dove era sepolto San Nicola. Inizialmente i monaci si rifiutarono, anzi cercarono invano di correre ad avvertire i cittadini che si erano rifugiati nei monti vicini, ma poi, spada alla gola, furono costretti a parlare. Alquanto timorosi al momento di frantumare il sepolcro del Santo, finalmente si fece avanti il giovane Matteo che con una spranga di ferro ruppe l’urna e trasse fuori le reliquie, per ultimo anche il cranio.
Secondo la Leggenda di Kyiv, in cui sarebbero confluite testimonianze dirette legata all’impresa, Nicola apparve in sogno a un sacerdote barese, confessandogli di non gradire più di restare in un luogo profanato dai turchi, tesi ribadita anche dal Compilatore franco, secondo cui Dio rivelò a un monaco la volontà di trasferire le reliquie di Nicola nella città sede del Catepanato bizantino. Diversi sovrani e personaggi influenti cercarono, ma invano, di trafugare le reliquie, mentre i baresi vi riuscirono perché quella era la volontà di Nicola, giocando di anticipo rispetto ai veneziani, anch’essi interessati ad accaparrarsi il sacro bottino, che, inevitabilmente, avrebbe dato maggiore prestigio alla loro città, con tutte le conseguenze socio- economiche che ne sarebbero derivate.
Entrarono nel porto di Bari nel pomeriggio della domenica 9 maggio, accolti da una folla festante. Ma dopo le manifestazioni di gioia, nacque il problema della persona a cui consegnare le reliquie. Salito sulla nave delle reliquie, l’abate benedettino Elia le prese in consegna con la promessa di tenerle nel suo monastero fino a che i capitani e il popolo non avessero preso una decisione. L’arrivo dell’arcivescovo Ursone due giorni dopo, invece di semplificare il problema, lo complicò, mostrandosi Ursone deciso a portare le reliquie in cattedrale. Il suo tentativo di impadronirsene provocò uno scontro armato con due morti e molti feriti.
Finalmente l’arcivescovo si rassegnò e concesse che il palazzo dell’antico governatore bizantino venisse trasformato in chiesa, di modo che Nicola avesse in città un suo proprio tempio. I lavori iniziarono l’8 luglio e a dirigerli fu quell’abate Elia che poi, alla morte di Ursone (14 febbraio 1089) fu eletto arcivescovo dal popolo unanime.
Le spoglie di San Nicola vennero nel 1089 definitivamente poste nella cripta della basilica eretta in suo onore. Il 1 ottobre 1089 venne papa Urbano II che collocò le reliquie sotto l’altare della cripta alla presenza dei conti normanni, creando la festa della traslazione a Bari 9 maggio. Il metropolita Efraim introdusse questa festa nel calendario della chiesa ucraina alla fine dell'XI secolo.
Questo evento è stato descritto nel Tractatus de translatione sancti Nicolai confessoris et episcopi, di un chierico benedettino di origine barese Nicefore e nella Translatio sancti Nicolai episcopi ex Myra di Giovanni Arcidiacono. Giovanni Arcidiacono nella sua Historia Translationis annunciò: "A tutte le chiese di Cristo rendiamo noto che […] dalla città di Mira, trasportate per mare dai Baresi, sono giunte a Bari le reliquie di San Nicola". Un manoscritto anonimo veneziano risalente al 1101 racconta sul trasferimento delle reliquie da Mira a Venezia, dei miracoli compiuti presso le reliquie del santo.
La chiesa, dove riposavano le sacre reliquie, è sopravvissuta intatta e vi hanno vissuto quattro monaci. Le reliquie di San Nicola sono state rinvenute sotto il pavimento della chiesa; diffondono un aroma straordinario in tutta la stanza. Avvolte da un velo, le reliquie furono trasferite su una nave, presero anche due monaci da questa chiesa e andarono a Bari, dove arrivarono il 9 maggio 1087, domenica sera dopo un viaggio di 20 giorni. L'intera città partecipò allo sbarco, il clero, guidato dal vescovo Ursone, andò con candele e incenso. Con il canto e il pianto dei fedeli, le sante reliquie furono trasferite nella chiesa di San Benedetto.
Si usa il termine traslazione per indicare il trasferimento, da una sede ad un'altra, di un corpo, soprattutto di reliquie. Anche per San Nicola si parla di traslazione delle sue ossa, nel lontano 1087, da Myra in Asia Minore a Bari. Ma forse la storia è un po' più complessa. All'inizio dell'anno mille, Nicola di Patara di Licia, vescovo di Myra, morto nel 326, era già molto famoso e venerato in tutto l'Oriente. Bari era un piccolo centro costiero che si trovava lungo la via percorsa sia dai pellegrini che da tutt'Europa volevano raggiungere Gerusalemme, sia da quelli che da Oriente volevano raggiungere Roma e Compostela. Bari era sede del governatore bizantino e anche di un monastero benedettino retto dall'abate Elia.
All'inizio dell'anno mille dunque, quando già si respirava aria di crociate, l'abate Elia pensò di erigere a Bari una chiesa per pellegrini e marinai, per renderla punto d'incontro tra Oriente e Occidente e - così tramandano le cronache - 'commissionò' a 62 marinai il furto delle ossa di San Nicola. I marinai partono, trafugano una parte del corpo e dopo una lunga navigazione arrivano a Bari il 9 maggio del 1087 che accadeva nel periodo pasquale (la Pasqua in questo anno era il 28 marzo) e consegnano le reliquie all'abate Elia che le custodisce e ha l'incarico di erigere la Basilica sul luogo dove sorgeva il palazzo del vecchio governatore greco (Catepano).
Per le reliquie che furono trasportate a Bari fu appositamente costruita la basilica a suo nome. Nel 1095 fu consacrata la prima parte, la cripta, e tutta la chiesa nel 1197. Le cronache raccontano che Elia non fu l'unico ad avere avuto questa idea: la ebbero anche i veneziani e infatti l'altra parte del corpo di San Nicola è nella chiesa di San Nicoletto al Lido di Venezia. I veneziani, infatti, fra il 1099 e il 1100 completarono l’opera dei baresi, ripulendo la tomba delle poche ossa di Nicola rimaste a Mira; trasportate a Venezia, si venerano ancora nella chiesa di San Nicola a Lido. Le reliquie di San Nicola sono tante: se ne trovano anche a Rimini, a Saint-Nicolas-de port (Francia), a Bucarest, a Volos (Grecia), San Nicola è patrono della Rus' di Kyiv (attuale Ucraina) e della Grecia.
La predilezione per San Nicola fu normale dal momento che Mira si trovava su un tragitto spesso seguito dalle navi baresi dirette in Siria, per cui non era necessario organizzare una particolare spedizione, dal momento che poteva essere inclusa in un’abituale operazione commerciale. D’altra parte, dove giacevano le spoglie di san Nicola, ormai infuriavano i Turchi, e pertanto i baresi non potevano essere incolpati di averlo rubato ai cristiani d’Oriente.
Frammento dell'icona di San Nicola con le scene della sua vita, seconda metà del XV secolo,
villaggio Gorlycia, Museo Nazionale di A. Sheptytsky, Leopoli
Sulle terre ucraine il culto di San Nicola nell'XI secolo aveva già assunto un carattere nazionale. Come è scritto nell'antica versione della vita del santo (XI secolo): "Venite in Rus' e vedete se non c'è città o villaggio in cui i miracoli di San Nicola non si siano moltiplicati". Il culto del santo divenne particolarmente popolare a Kyiv fin dall'istituzione in Rus'-Ucraina della festa della Traslazione delle Reliquie di San Nicola (circa nel 1091, quando venne adottata una festività che non esisteva in Grecia), ciò presume, esistevano i contatti diretti tra il principe Vsevolod di Kyiv e papa Urbano II, perché senza permesso del principe kyevano non era possibile introdurre la festa che andava in contrasto con la politica bizantina.
La gloria del santo come taumaturgo, il rapido trasferimento delle sue spoglie a Bari contribuirono al rafforzamento del suo culto non solo nell'Oriente e in Italia, ma anche in Rus'-Ucraina. La comparsa di antichi monumenti che descrivono la vita e i miracoli di San Nicola di Mira, composti da Efrem, un monaco del monastero delle Grotte a Kyiv, che visse a Costantinopoli nel 1055-1073, in seguito metropolita di Kyiv, riflette il crescente interesse per questo santo nell'Oriente cristiano nella seconda metà dell'XI secolo.
La Chiesa ucraina istituì la celebrazione della commemorazione della traslazione delle reliquie di San Nicola da Myra di Licia alla città di Bari il 9 maggio, poco dopo il 1087 (probabilmente già nell'anno successivo) sulla base di una profonda venerazione del popolo. L'istituzione di questa festività in Rus'-Ucraina è attribuita al metropolita Efrem, che governò la metropolia di Kyiv alla fine dell'XI secolo.
Esiste ipotesi che questa festa è stata introdotta nel calendario ecclesiastico ucraino da metropolita Giovanni III o Nicola (1091-1097), anche se è molto probabile che la celebrazione di questo evento era già stata introdotta sotto il metropolita Giovanni II (1077-1089): durante il suo regno, le cronache menzionano la traslazione delle reliquie di San Nicola.
La stychyra e il canone per la Traslazione delle reliquie di San Nicola, scritti in lingua antica ucraina, confermano la popolarità di questa festa in Ucraina. Noto tramite un manoscritto su pergamena del XIV secolo. "Il servizio (stychyri e canone) per il trasferimento delle reliquie di San Nicola alla città di Bari", che inizia con le parole "Il trasferimento delle tue sante reliquie ha stabilito per noi la festa della luce" ed è attribuito al vescovo Efrem di Pereyaslav o al creatore dei canoni, Gregorio, noto per il Kyiv-Pechersk Pateryk, fu celebrato il 9 maggio. La festività del 9 maggio è registrata nelle antiche cronache mensili ucraine dei Vangeli Orshanske e Galiziano (1144), e nel vangelo bulgaro di Tyrnov (1273) (da Zagabria) e vangeli serbi medievali. "Il racconto della traslazione delle reliquie del santo a Bari" fu scritto, a quanto pare, da un contemporaneo agli eventi. "Il racconto della sepoltura di San Nicola" era incluso nella raccolta del XV secolo: "Benedetto sei tu, Signore, Gesù Cristo nostro Dio, che hai creato opere meravigliose e imperscrutabili, che hai magnificato la luminosa e festosa congregazione di San Nicola".
"Trasferimento delle reliquie di San Nicola", seconda metà del XVII secolo,
Mlyny, scuola Sudovo-Vyshenskaya.
"Trasferimento delle reliquie di San Nicola", fine del XVII secolo, scuola Rybotytska,
del villaggio Liskovate, Museo nazionale intitolato ad A. Sheptytsky a Leopoli.
Marko Shestakovych, "Trasferimento delle reliquie di San Nicola", gli anni '30 del XVIII secolo, villaggio di Moldavsko, Museo Nazionale intitolato ad A. Sheptytsky a Leopoli.
"Traslazione delle reliquie di San Nicola", l'inizio del XVIII secolo, villaggio di Boyanets,
Museo dell'architettura e della vita popolare di Leopoli.
***
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