Beato Mykola Charneckyj
Vescovo Redentorista
Martire della Chiesa Greco-Cattolica Ucraina
(14 dicembre 1884 - 2 aprile 1959)
Il 2 aprile 1959 a Leopoli morì il beato vescovo-martire della Chiesa greco-cattolica ucraina Mykola Charnecky, redentorista, professore al Seminario teologico, visitatore apostolico per gli slavi del rito bizantino a Polonia, il santo ucraino che è sopravvissuto ai campi di concentramento sovietici con le torture e le peregrinazioni, affrontando le malattie e le difficoltà, ma non ha mai tradito la fede, la vocazione monastica, e il servizio pastorale alle persone.
Il beato Mykola Charnecky è nato il 14 dicembre 1884 nel villaggio di Semakivci nella regione di Stanislaviv (ora provincia di Gorodenka nella regione di Ivano-Frankivsk) nella povera famiglia di Oleksa e Paraskevia Charnecky. Dopo la laurea presso il Collegio di San Giosafat, il 2 ottobre 1909 fu ordinato sacerdote dal vescovo Grygorij Khomyshyn. Ha difeso il dottorato in dogmatica a Roma ed è stato professore al Seminario Teologico di Stanislaviv.
Nell'autunno del 1910, Charnetskyj ritornò a Stanislavov e divenne professore di filosofia e dogmatica fondamentale. Allo stesso tempo, esercita le funzioni del cappellano del seminario, operando con zelo per la santificazione delle sue anime e di quelle affidate alle sue cure.
Nel 1919 entrò in noviziato dell'ordine di redentoristi a Zboiskia vicino a Leopoli. Nel 1926 papa Pio XI lo nominò Visitatore Apostolico per gli ucraini di Volyn' e Polissia, il 16 gennaio del 1931 è stato nominato dal papa Pio XI il vescovo, l'ordinazione episcopale avvenne il 2 febbraio 1931 a Roma. Durante la prima occupazione bolscevica, il metropolita Andrei Sheptyckyj nominò il vescovo Charneckyj l'esarca apostolico di Volinia e Polissia.
L'11 aprile 1945 circa le ore 23. 00 fu arrestato dall'NKVD insieme ai massimi dirigenti della Chiesa greco-cattolica ucraina a Leopoli: il metropolita Yosyf Slipyj, i vescovi Mykyta Budka, Hryhoriy Khomyshyn e Ivan Lyatyshevsky.
M. Charnackyj è stato tenuto per strada nella prigione dell'NKVD sulla via di Lonsky, subendo terribili abusi: lo svegliavano nel cuore della notte, interrogavano, picchiavano... Successivamente, è stato trasferito a Kyiv, dove è stato trattenuto per un anno intero, finché il caso non è stato trattato in tribunale. Alla fine è stata pronunciata la sentenza: come "agente del Vaticano" con condanna ai 10 anni nella zona di regime rafforzato. Inizialmente, il vescovo Charnetsky fu inviato nella città siberiana di Marijinska, nella regione di Kemerovo, insieme al metropolita Yosyp Slipyj, e in seguito fu spesso trasferito da una zona all'altra. Secondo fonti attendibili, durante la sua prigionia (dal suo arresto a Lviv nell'aprile 1945 fino al suo rilascio nel 1956), il vescovo Charnetsky subì 600 ore dei interrogatori e delle torture, passando da all'altra 30 diverse prigioni e campi di lavoro forzato. Nonostante le sofferenze fisiche e mentali, il vescovo trovava sempre parole di conforto per i suoi compagni di prigionia, li sosteneva spiritualmente, conosceva tutti per nome, trovava per loro conforto.
Nel 1956 il vescovo Mykola Charnecky tornò a Leopoli.
Una delle ultime foto
Morì il 2 aprile 1959 a Leopoli e fu sepolto nel cimitero di Kulparkiv. Le sue ultime parole sono state un caloroso discorso alla Madre di Dio del Perpetuo Soccorso, nella quale ha sempre avuto una grande fiducia filiale. Il funerale del vescovo Charnecky ebbe luogo il 4 aprile 1959.
La descrizione del funerale, conservata negli archivi della Congregazione dei Redentoristi a Yorkton, si conclude con le parole: "Pensiamo che verrà il giorno in cui sarà canonizzato, perché era veramente un santo vescovo". Negli anni '60, durante la chiusura del cimitero, fu seppellito di nuovo nel cimitero di Lychakiv.
Il 24 aprile 2001, alla presenza di Sua Santità Papa Giovanni Paolo II, è stato proclamato in Vaticano un decreto di martirio del vescovo Mykola Charnecky. La cerimonia di beatificazione ha avuto luogo il 27 giugno 2001 a Leopoli durante la Santa Liturgia in rito bizantino con la partecipazione di Papa Giovanni Paolo II.
Il 4 luglio 2002 le reliquie del beato sono state trasferite nella chiesa di San Giosafat a Leopoli.
Nessun commento:
Posta un commento