sabato 2 dicembre 2023

Profeta Abacuc: la commemorazione 2 dicembre

 Profeta Abacuc 

La miniatura del Menologio di Basilio II

  Il profeta Abacuc o Abacucco (dall'accadico Habakkuk, ebr. Hăbaqqūq, חֲבַקּוּק "forte combattente"; gr. Ἀμβακούμ, Ambakoúm; in lat.: Habăcuc) è un profeta ebreo dell'Antico Testamento, l'ottavo dei dodici profeti minori;  discendente dalla tribù di Simeone, visse e profetizzò intorno al 650 a. C. poco prima della distruzione di Gerusalemme ed fu contemporaneo al profeta Geremia.
  Secondo racconto di Sant'Epofanio di Cipro nel suo libro "Sulla vita dei profeti", profeta Abacuc era figlio di Asafat e proveniva dalla tribù di Simeone, dalla terra di Giudea,  Durante la sua vita virtuosa, ricevette da Dio il dono della profezia e profetizzò sulla schiavitù di Gerusalemme, la distruzione del tempio e la schiavitù delle persone, e pianse amaramente, prevedendo i guai che dovevano accadere.   
   Il libro del profeta probabilmente risale al periodo dal 605 (della battaglia di Carchemis) al 597 (primo assedio di Gerusalemme). 

Miniatura bizantina del XIV secolo 

    Il suo tempo è stato determinato dalla previsione dell'invasione dei Caldei (Ab 1, 6) e dalla descrizione dello stato e della comunità ebraica, in cui, nonostante l'illegalità regnante, il servizio nel tempio continuava. Secondo le tradizioni dei Padri della Chiesa - Epifanio di Cipro, San Teodoreto, San Girolamo, Sant'Agostino e Sant'Isidoro di Spagna, il luogo di nascita del profeta era il piccolo villaggio di Betzohar, altrimenti noto come Viezakhir. Cresciuto nell'amore della gloria del Nome di Dio, con zelo denunciò le iniquità del suo popolo.  

La visione dei Ezekiel  ed  Abacuc, icona serba 1395 
   
   Le sue profezie costituiscono l'ottavo libro della raccolta dei 12 profeti Minori (Tre-assar) nel canone ebraico e sono composti da 56 versetti divisi in tre brevi capitoli. Il libro prefigura l'imminente destino del regno dei Caldei, così come la distruzione di Babilonia. Il profeta Abacuc predisse la distruzione del tempio di Gerusalemme, la cattività babilonese e il ritorno dei prigionieri in patria. Il Signore rivelò al Suo profeta che tutta la salvezza del popolo eletto tra queste calamità sta nella fede, e gli stessi Caldei orgogliosi e sfrenati avrebbero dovuto sperimentare lo stesso destino che avevano preparato per il popolo sconfitto (Ab 2, 4). 
    Per timore di gettare i suoi compatrioti nella disperazione della loro imminente prova da parte di Dio, che pronunciò una parabola del destino dei Caldei, il profeta Abacuc annunciò il quintuplice destino degli oppressori (Ab 2, 9-19). In questa parabola mostrò che tutto degli idoli e della potenza dei Caldei è il nulla davanti alla grandezza del vero Dio, che si prese cura della salvezza del Suo popolo.
    Quando Nabucodonosor, il re dei Caldei, venne a Gerusalemme con le sue truppe, Abacuc fuggì nel paese degli Ismaeliti e fu in terra straniera. Durante la guerra con i babilonesi, il profeta si ritirò in Arabia, dove gli accadde un altro miracolo. Nel libro di Daniele (Dn 14, 33-39) si racconta una storia su Abacuc che portò cibo alla profeta Daniele, gettato nella fossa con i leoni. Mentre portava la cena ai mietitori, un angelo del Signore lo incontrò e lo trasferì immediatamente con il potere del suo spirito a Babilonia, dove in quel momento il profeta Daniele languiva in prigione.
      
Mosaico del 1180-90 nella cattedrale di Monreale 

   L'ultimo terzo capitolo è un canto religioso poetico che ricorda i salmi, con quale il profeta loda il Signore, concludendo così: "Io invece mi rallegrerò nel Signore, esulterò in Dio mio Salvatore! Dio, mio Signore è la mia forza, Egli rende i miei piedi più veloce di quelli dei cervi e mi condurrà sopra le alture" (Ab 3, 18-19).

Mosaico del XII secolo, basilica di San Marco a Venezia 
   
Mosaico nella basilica di San Marco a Venezia, 1230 -40

   L'apostolo Paolo cita profeta (Ab 2, 4) tre volte per sostenere la sua dottrina (Rm 1, 17; Gal 3, 13; Eb 10, 37-38), ed, inoltre, nel discorso di San Paolo nella sinagoga di Antiochia a Posidia (At 13, 41).
    Origene e Girolamo commentavano profeta Abacuc. Il suo commentario Girolamo finì nel 393, dedicandolo al vescovo d' Aquileia Cromazio.  
   

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