domenica 7 aprile 2024

"Non essere più incredulo, ma credente!" Inсredulità di San Tommaso


Domenica di San Tommaso

"Non essere più incredulo, ma credente!"
Inсredulità di San Tommaso

a cura di Yaryna Moroz Sarno

Il frammento dell'icona ucraina del XVII secolo, Pochayevychi
   
 La prima domenica dopo Pasqua (dominica de Thomas, Domenica in albis, Κυριακή τοῦ Ἀντίπασχα ἤτοι ἡ ψηλάφησις τοῦ ἁγίου Ἀποστόλου Θωμᾶ) ha una lettura dedicata principalmente alla memoria delle apparizioni di Cristo dopo la Risurrezione agli Apostoli, compreso Tommaso. In ricordo di questo evento tutta la settimana dopo Pasqua, così come il sesto giorno dopo la Resurrezione (la prima domenica dopo Pasqua), nella chiesa la tradizione è considerata dedicata all'apostolo Tommaso. 
  La liturgia della domenica di San Tommaso rafforza la fede dei credenti, esclamando con San Tommaso: "Mio Signore e mio Dio!" La Domenica di San Tommaso ha questo nome nella Chiesa orientale perché si legge il brano dal Vangelo di San Giovanni in cui si parla sull'incredulità di San Tommaso: "Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e con loro questa volta c'era anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, e si fermò in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo ma credente!». Rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!»" 
   La festa era già registrata nei "Decreti Apostolici" dell'Antiochia,  intorno al 380, dove la racconto sulla sua istituzione si conduce dal nome dell'apostolo Tommaso stesso  (ἑορτὴ τιμία αὐτὴ ἡ ὀδόη, ἐν ᾗ Δυσπιστοῦντα ἐμὲ θωμᾶν ἐπὶ τῇ ἀναστά ἐππ ἐπληροφ è la festa venerata nell'ottavo giorno, in cui io, Tommaso,  che non credevo, mi riempii di [fede] nella risurrezione).
  Poiché questo giorno è la prima domenica dopo Pasqua e completa la prima settimana principale delle celebrazioni pasquali, sottolineando la Risurrezione corporea di Gesù Cristo, nella chiesa era anche chiamata "Antipasqua" (in gr. Αντίπασχα, prefisso ἀντι "contro", "posizione opposta, qualità, stato, azione", gr. πάσχα - Pasqua), cioè una domenica simile alla festa di Pasqua (la traduzione letterale dal gr. "La domenica è come la Pasqua, che è una percezione sensuale del santo glorioso apostolo Tommaso"). Le fonti più antiche fin dal IV secolo citano il giorno di Antipasqua  collegato con la Risurrezione di Cristo. 
   La Chiesa dedica questa giornata anche alla meditazione sul rinnovamento di tutta la creazione attraverso la Risurrezione di Cristo. Il Sermone di San Gregorio il Teologo (+ 390) “Per la nuova settimana” era nel Typikon bizantino una delle principali letture della festa. Questo giorno, l'ottavo dopo Pasqua, viene celebrato come il Giorno del Rinnovamento, perché, a differenza del giorno di Pasqua, il giorno stesso della salvezza, che è “il confine tra sepoltura e risurrezione” (μεθόριον τῆς ταφῆς καὶ τῆς ἀναστάσεως), questo il giorno è il giorno del "ricordo della salvezza" (τὸ τῆς σωτηρίας γενέθλιον), il giorno della "pura nuova nascita" (καθαρῶς τῆς δευτέρας γενέσεως). Il contenuto della festa deve essere un rinnovamento interiore. 
    In parallelo al continuo rinnovamento della natura risvegliata dopo l'inverno, la liturgia della Domenica di Tommaso incoraggia i credenti a svegliarsi dal sonno del peccato, a rivolgersi al Sole della Verità - Cristo. Nei canti di questa Domenica si esprime la gioia della verità della Risurrezione del Signore, rivolge in modo particolare la verità della Sua divinità e della Sua umanità. Come scriveva Gregorio di Nazianzeno: "Ora è la primavera terrena e la primavera spirituale, la primavera nelle anime, la primavera visibile e la primavera invisibile; Oh, se ci avessimo preso parte lì, essendo cambiati bene qui, e gli aggiornati attraversarono la vita rinnovata in Cristo Gesù, nostro Signore!"
   Con la Domenica di San Tommaso si conclude anche l’Ottava di Pasqua. Nella liturgia bizantina della festa si condivide un pane rituale l'Artos (in gr. άρτος - pane), che per la prima volta si menziona nel Typikon del XII secolo. 
  Nel suo sermone per "La Domenica nuova" ("Dopo la Pasqua, la Domenica delle lode, e su Artos, e su San Tommaso, che provava le costole del Signore") o Antipasqua Cirillo, vescovo di Turiv (+ dopo il 1182) spiegava del significato simbolico dell'Artos.  
   Il trama compare già nell'arte paleocristiana sui sarcofagi cristiani del terzo quarto del IV secolo, che è associato allo sviluppo del ciclo della Passione del Signore a cavallo tra il IV e il V secolo. E questo non è casuale: in questo periodo, tra i Concili di Nicea e Calcedonia, il mondo cristiano convive con incessanti dispute sulla persona di Cristo. L'episodio evangelico con la conversione di Tommaso era solo un argomento importante in questa disputa. Così, uno dei suoi sermoni antiariani di San Giovanni Crisostomo si dedica proprio all'incredulità e alla conversione di Tommaso. San Cirillo d'Alessandria, nel suo commento al Vangelo di Giovanni, osserva che "Tommaso è il primo della lunga catena di coloro che professano la divinità di Cristo; è anche il primo di una lunga catena di coloro che toccano la Carne del Signore".
  Nel dittico milanese del V secolo la scena dell'incredulità  di Tommaso è  inclusa nel ciclo degli eventi del racconto evangelico. La composizione è costruita in modo asimmetrico: la figura di Cristo si trova a destra, a sinistra l'immagine dell'edificio, San Tommaso è al centro, in modo che lo spettatore possa vedere chiaramente che l'apostolo mette le dita nelle ferite di Cristo.
   Tra i primi monumenti si segnala anche il mosaico della navata centrale della chiesa di Sant'Apollinare il Nuovo a Ravenna del VI secolo. Cristo con la mano destra alzata e la ferita al fianco è raffigurato al centro della composizione, salutando i suoi discepoli, che stanno fianco a fianco simmetricamente sui lati entrambi. San Tommaso le punta la mano, ma non tocca il corpo di Cristo. 
   Nei monumenti bizantini è stata istituita una composizione in cui il dialogo tra Cristo e Tommaso è proprio al centro della composizione, e il gesto di Tommaso si fa più concreto, tocca il corpo di Cristo, ma non mette le dita nelle ferite. Gli apostoli si separano, permettendo allo spettatore di vedere questa importante prova della risurrezione. Vediamo una scena del genere, ad esempio, nei mosaici di Dafne e Osios Loukas nell'XI secolo. La figura di Cristo è qui raffigurata rigorosamente frontalmente, sullo sfondo della porta, che permette di ricordare le parole di Cristo: «Io sono la porta: chi entra per me sarà salvato» (Gv 10,9). E ai lati ci sono edifici simmetrici e due gruppi di apostoli.

Mosaico dell'XI secolo, della chiesa del monastero dell'Hosios Loukas a Grecia

   Nell'XI-XII secolo l'iconografia bizantina era ampiamente diffusa in Rus'-Ucraina (ad esempio, la composizione nell'arte ucraina monumentale: gli affreschi della cattedrale di Santa Sofia a Kyiv dell'XI secolo).

L'affresco della cattedra di Santa Sofia a Kyiv, l'XI secolo

Frammento dell'affresco

Frammento dell'icona ucraina del XVII secolo, Museo nazionale a Leopoli

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L'incisione ucraina dell'inizio del XVII secolo

  "La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».
Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».
    Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».
    Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome". (
Gv 20, 26-29)


Jov Kondzevevyc, frammento dell'iconostasi di Skyt Maniavskyj, 1698-1705,
Museo Nazionale a Leopoli


Χριστὸς ἀνέστη ἐκ νεκρῶν, θανάτω θάνατον πατήσας, 
καὶ τοὶς ἐν τοῖς μνήμασι, ζωὴν χαρισάμενος.

Cristo è risorto dai morti, con la morte ha vinto la morte, donando la vita a coloro che giacevano nei sepolcri.

Essendo sigillato il sepolcro, sei venuto fuori dalla tomba, o Cristo Dio, nostra vita; 
chiuse le porte, ti sei presentato ai Tuoi discepoli, resurrezione di tutti, 
per mezzo loro rinnovando in noi uno spirito retto, secondo la Tua grande pietà.


Maestro Fedusko da Sambir, icona ucraina del XVI secolo


KONDAKION

Εἰ καὶ ἐν τάφῳ κατῆλθες ἀθάνατε, ἀλλὰ τοῦ Ἄδου καθεῖλες τὴν δύναμιν, καὶ ἀνέστης ὡς νικητής, Χριστὲ ὁ Θεός, γυναιξὶ Μυροφόροις φθεγξάμενος, Χαίρετε, καὶ τοὶς σοὶς Ἀποστόλοις εἰρήνην δωρούμενος ὁ τοὶς πεσοῦσι παρέχων ἀνάστασιν.

Sei disceso nella tomba, o Immortale, e all'incontro hai distrutta la potenza dell'inferno e sei risorto qual vincitore; o Cristo Dio, esclamando alle donne che ti recavano aromi: salve! e hai concesso la pace ai tuoi Apostoli, tu che dai ai peccatori la risurrezione.


La scena dall'iconostasi ucraina del XVII secolo

Ivan Rutkovych, l'conostasi di Zhovkva, 1697-99, Museo Nazionale a Leopoli 

     Jov Kondzelevych, la scena dall'iconostasi Skyt Maniavsky,
regione di Ivano-Frankivsk, 1698-1705


A porte chiuse Ti sei presentato, o Cristo, ai Tuoi discepoli.
Allora Tommaso, servendo alla Tua economia, non si trovava con loro,
perciò diceva: Non crederò se non vedo anch’io il Sovrano:
che io veda il fianco da cui uscirono sangue ed acqua, il Battesimo,
che io veda la piaga dalla quale è stata risanata la grande ferita dell’uomo;
che io veda che egli non è uno spirito, ma ha carne ed ossa.
O Tu che hai calpestato la morte, e a Tommaso hai infuso piena certezza,
o Signore, gloria a Te!



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Per consultare le icone ucraina vedi come le fonti iconografiche:
http://icon.org.ua/gallery/uviruvannya-homy/

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