Mykhailo Kotsyubynskyj
il famoso scrittore impressionista ucraino
(5 (17) settembre 1864 - 12 (25) aprile 1913)
a cura di Yaryna Moroz Sarno
Il dramma più grande della mia vita
— è l'impossibilità di dedicarmi
interamente alla letteratura…
M. Kotsiubynskyj
Il famoso scrittore ucraino Mykhailo Kotsyubynsky (in ucr. Михайло Коцюбинський) nacque il 5 (17) settembre 1864 a Vynnytsia nella famiglia di un dipendente statale. La tenuta dove nasce, è stata fondata nel 1820 dal nonno del futuro scrittore da parte materna, il colonnello di artiglieria in pensione (1855) Maksym Pylypovych Abaza, che acquistò un appezzamento di terreno alla periferia deserta e vi costruì una fattoria, che era composta da una casa, un fienile, un negozio, una stalla, ecc.
Quando, contrariamente alla volontà dei suoi genitori, nel 1863 la sua madre Glykeria Maksymivna Abaza si sposò con il padre, Mykhailo Matviyovych Kotsybynskyj, un vedovo con figli avuti dal primo matrimonio, suo padre rifiutò di accettare la coppia, ma suo nonno Pylyp Abaza, "un ufficiale di rango, espulso da San Pietroburgo", sistemò generosamente gli sposi nella sua casa a Vinnytsia. Nella sua casa natale, con alcune interruzioni, Mykhailo visse per 33 anni, cioè due terzi della sua età di 48 anni.
Mykhailo ricevette la sua istruzione primaria a casa. Della sua educazione principalmente si occupava la madre, che proveniva da una famiglia aristocratica, sensibile alla bellezza, amante della letteratura e l'arte, aveva buon gusto. Da lei prese una sottile organizzazione mentale e l'amore per la natura. Grazie a lei il futuro scrittore aveva l'opportunità di studiare esempi di alta arte fin dalla giovane età.
I genitori di M. Kotsiubyskyj

Piccolo Mykhilyk. Foto del 1870.
Dal 1875 studiò alla scuola pubblica nella città di Bar e dal 1876 al 1880 al Seminario Teologico a Shargorod, non limitandosi allo studio del solo programma obbligatorio: legge con l'ammirazione anche le opere di Taras Shevchenko, Marko Vovchko, Heinrich Heine, Mykola Gogol ed altri per prepararsi ad entrare all'università. Rimanendo affascinato, Kotsyubynskyj decise di diventare lui stesso uno scrittore.

Tra il 1882 e il 1892, Mykhailo Kotsiubynsky insegnava, dando lezioni private ai bambini delle famiglie benestanti a Vynnytsia e nei villaggi circostanti. Nel 1890, la sua poesia "La nostra capanna" fu pubblicata sulla rivista per i bambini "Dzvinok" di Leopoli, visitò nello stesso anno Leopoli, allacciando contatti con scrittori ed editori. Questo viaggio segnava l'inizio della collaborazione con case editrici dell'Ucraina Occidentale. In quel periodo l'oggetto dell'ammirazione dello scrittore erano le opere degli autori dell'Europa occidentale: Guy de Maupassant, Maurice Maeterlinck, Knut Hamsun, Arne Gaborg, ecc. Come scrisse dopo: "Ho sviluppato il mio gusto letterario sotto l'influenza della letteratura europea. Mi piace meno la letteratura slava. In tempi recenti, sono molto affezionato agli scrittori del nord (Ibsen, Arne Harbog, Knut Hamsun, Jonas Lee, Weed e altri), così come Maeterlinck, Rodenbach".
Quando suo padre morì e sua madre divenne cieca, il giovane Mykhailo dovette prendersi cura della famiglia. La difficile situazione finanziaria della famiglia non gli permise di entrare all'università. Nel 1886-1889 Mykhailo diede lezioni private e continuò a studiare in modo indipendente, e presto, dopo aver superato l'esame come studente esterno nel seminario pedagogico presso la scuola reale a Vynnytsia, M. Kotsiubynskyj alla fine ottenne il diritto di lavorare come insegnante pubblico, lavorò come tutore. Così, all'inizio del 1891 il giovane educatore si recò al villaggio Lopatyntsi, nella regione di Vynnytsia, dove lavorò come tutore privato per i figli del contabile della fabbrica di zucchero locale, K. Melnikov. Nel frattempo studiò approfonditamente della vita del villaggio, della lingua popolare e della cultura ucraina, iniziò un serio lavoro letterario.
Nell'estate del 1890 Mykhailo Kotsiubynskyj venne per la prima volta a Leopoli, dove incontrò i rappresentanti dell'intellighenzia ucraina – Ivan Franko, Ivan Beley, Oleksandr Barvinsky, Volodymyr Shukhevych e stabilì contatti letterari.
Ben presto, nel 1891 sono stati pubblicati i suoi racconti "Kharytya", "Yalynka", "Pyatizlotnyk", il racconto "Sulla fede" e la fiaba in versi "Il fratello invidioso", che testimoniavano lo straordinario talento del giovane autore. Le opere attirarono l'attenzione della comunità letteraria e dimostrarono che un artista di talento era entrato nella prosa ucraina. Nelle prime opere di Kotsyubynskyj, si sente l'influenza di Ivan S. Levitsky, ma anche lì si rivelano il colorito e l'armonia del talento del giovane scrittore.
M. Kotsyubynskyj entrò nella letteratura ucraina come maestro della prosa psicologica. Già i suoi primi racconti "Kharytya", "Albero di Natale" (1891), "Il piccolo peccatore" (1893) sono caratterizzati da un sottile psicologismo, espressività e un laconicismo artistico.
Dal 1892 al 1896, Mykhailo Kotsyubynskyj lavorò come parte della commissione per la fillossera di Odessa, che combatteva contro il parassita dell'uva nel territorio delle province della Bessarabia e della Tavria.
Nel 1894 lo scrittore incontrò la sua futura moglie: Vira Deisha (1863-1921), una donna colta e personalità brillante che proveniva da un'antica ma impoverita famiglia nobile ucraina di Gortysky. Il suo padre era dalla famiglia cosacca. Il suo antenato, di cognome Dizha, era un nobile compagno militare del Sich di Zaporozhyzhia. Dopo la distruzione di Sich, gli fu concessa la nobiltà e cambiò il suo cognome in Deysha. Dopo la morte del marito, la madre, Julia Stepanivna, si trasferì con i figli Maria, Vasyl e Vira a Chernighiv, dove viveva il fratello Olexander Gortynskyj, l'architetto della città. Julia Stepanivna era una donna istruita, si era diplomata all'Istituto Smolny per nobili fanciulle di San Pietroburgo, conosceva le lingue straniere e suonava il pianoforte. Inizialmente trovò lavoro come compagna di classe in un ginnasio e poi fu nominata direttrice della scuola diocesana femminile di Chernihiv. Per questo motivo, cercò di dare ai suoi figli una buona istruzione.
Dopo essersi diplomata al ginnasio di Chernighiv, Vira lavorò come compagna di classe. Poi, nel 1885, entrò nei corsi superiori femminili di Bestuzhev presso la Facoltà di fisica e matematica, dipartimento di scienze naturali. A quel tempo, il governo stava creando ostacoli all'accesso delle ragazze agli istituti di istruzione superiore e proseguire gli studi non era così facile. La lotta per avere la possibilità di studiare e acquisire conoscenze ha spinto individui straordinari ad iscriversi ai corsi.
Dirigeva una biblioteca pubblica e una sala di lettura, crea contatti con i giovani e distribuisce proclami e volantini.
Nel dicembre 1894, al congresso di "Gromada" a Kyiv, M. Kotsiubynskyj incontrò Vira Deisha, un'ex studentessa della facoltà di scienze naturali dei corsi superiori femminili di Bestuzhev. Dopo qualche tempo, arrivò a Chernighiv sull'invito di V. Andrievsky, con il quale aveva lavorato in Moldavia nella commissione sulla fillossera. Durante le sue visite a Borys Grinchenko, fece la conoscenza dei giovani partecipanti agli incontri giovanili di Chernighiv e incontrò Vira Deisha, una donna pioniera del suo tempo, che manteneva le conoscenze interessanti e partecipò a circoli illegali di giovani studenti.
Fin dal primo incontro, rimane affascinato dalla personalità straordinaria di questa giovane ragazza. "Una bella fronte femminile, capelli scuri lunghi fino alle spalle e grandi occhi azzurri, seri e decisi... dopo avermi incontrata, provo una leggera tristezza e gioia nell'anima perché ci sono ragazze così meravigliose al mondo", così V. Veresaev, studente di quegli anni e in seguito eminente scrittore, descrisse il suo incontro con la studentessa Vira Deisha. Tra M. Kotsiubynskyj e Vira Deisha nacque una simpatia che, nella successiva corrispondenza reciproca, si trasformò in un sentimento appassionato. Che fossero davvero anime gemelle è dimostrato dalle parole di Mykhailo Mykhailovych: "Sono così abituato a te, anzi, è un eufemismo, meglio ancora: sono diventato così legato a te che ho bisogno di te come dell'aria, come dell'acqua".
Si sposarono nel gennaio 1896 a Vynnytsia. All'inizio di marzo la coppia partì per la Crimea, recandosi ad Alushta per lavorare per il comitato sulla fillossera. Loro lavorano molto. Mykhailo Kotsiubynskyi inviò alla redazione di "Zoria" un racconto "Pe-koptyor" e una breve nota scientifica "Piante microfile e formiche", scritta da sua moglie. Essendo una naturalista di formazione, Vira Ustymivna desiderava fornire alla rivista "Zoria" un'intera serie di articoli divulgativi che potessero essere utili al vasto pubblico. La redazione le fece la stessa proposta. La coppia aveva una comprensione reciproca e integrale, la completa unità di interessi spirituali. Kotsyubynskyj incoraggiava la sua moglie ad attività sociali, a collaborare nelle riviste, si rallegra sinceramente dei suoi primi successi.
Già nel settembre - ottobre del 1896 Vira Ustimivna tornò da suoi genitori a Vinnytsia perché la coppia aspettava il loro primo figlio Yurij. Gli sposi furono costretti a vivere separati, comunicando principalmente per corrispondenza, poiché M. Kotsyubynskyj continuò a lavorare in Crimea, scrivendo a moglie ogni giorno in modo molto toccante. Un estratto della lettera, che mostra con quali parole e immagini il cuore amorevole dello scrittore scelga di esprimere i suoi sentimenti: "Sei il mio sole! 'Mi splendi e mi scaldi', scriveva Kotsyubynskyj a Vira. — Le tue lettere sono metà della mia vita per me. 'E oggi ho ricevuto una tua lettera - e mi sento così bene, così leggero e allegro."
Il 14 luglio 1897, la coppia lasciò Vynnytsia per Chernighiv in cerca di un destino migliore, dove si stabilirono in un appartamento in affitto. Tuttavia, lo stesso giorno, l'Ufficio del Terzo Segretario del Dipartimento di Polizia notificò ufficialmente al governatore di Chernighiv, affermando che "la nomina di Mykhailo Kotsiubynskyj a capo del magazzino librario dello zemstvo provinciale di Chernighiv sembra indesiderabile".
M. Kotsiubynskyj con la moglie Vira Ustymivna Deysha. Zhytomyr, 1897
Dal marzo del 1898 lo scrittore si stabilì a Chernighiv, trovando un lavoro nell'amministrazione ricoprendo la posizione di segretario presso il consiglio dello zemstvo, dal 1900 al 1911 lavorò nell'ufficio statistico provinciale della città.
Kotsyubynskyj si immerse nelle attività culturali e pubbliche di Chernighiv. Nel 1906-08 diresse la "Prosvita" locale, partecipò attivamente all'organizzazione delle raccolte e degli almanacchi "Onda dopo onda" (1900), "Foglie di quercia" (1903), "Dal flusso della vita" (1905).
Questo periodo della vita e del lavoro di Mykhailo Kotsyubynskyj è stato speciale, poiché l'intellighenzia di Chernighiv si raccoglieva intorno a lui. Ogni settimana, i giovani letterari della città si riunivano nella casa dello scrittore, venivano scrittori e poeti famosi Vasyl Blakytnyj, Mykola Voronyj, Pavlo Tychyna. Aiutava a crescere la creatività dei giovani, raccogliendoli per i tradizionali "lunedì" (1906–07) e "i sabati letterari" (1911–12), dove partecipavano famosi scrittori Mykola Moronyj, Borys Grincenko, Volodymyr Samiylenko, compositore Mykola Lysenko, giovane Pavlo Tychyna ed altri, si discutevano le nuove opere letterarie. I sabati letterari da Mychailo Kotsyubynskyj divennero il nucleo della vita culturale della città.
Mykhailo Kotsiubynskyj intrattenne relazioni amichevoli con molti importanti scrittori, personaggi pubblici e politici ucraini: Borys Grinchenko, Yevhen Chykalenko, Volodymyr Antonovych, Ivan Steshenko, Volodymyr Strashkevych ed altri. Aveva una stretta amicizia con l'artista Mychailo Zhuk, che dipinse i ritratti di M. Kotsiubynskyj e delle sue figlie Oksana e Iryna, illustrò anche i suoi libri. Laboriosi ed energici M. Kotsiubynskyj e M. Zhuk (che portava da Kotsiubynskyj anche i suoi studenti preferiti Pavlo Tychyna, Arkadiy Kazka, Vasyl Ellansky ed Oleksandr Sokolovskyj) cercavano d'aiutare anche i giovani di talento.

La foto di Kotsyubynskyj con la moglie Vira vicino la loro casa a Chernighiv, 1902

M. Kotsiubynskyi con la moglie e i figli:Yuriy, Oksana, Iryna, Roman. Chernighiv, 1906
All'inaugurazione del monumento a Ivan Kotlyarevsky a Poltava, 1903.
Da sinistra a destra: Mykhailo Kotsiubynskyj, Vasyl Stefanyk, Olena Pchilka, Lesya Ukrainka, Mykhailo Starytskyi, Gnat Khotkevych, Volodymyr Samiylenko
Mykhailo Kotsiubynskyj è stato uno degli iniziatori e il primo presidente della società "Prosvita" a Chernighiv, che guidò nel 1906-08. Nel 1907 organizzò la tradizione dell'accademia dedicata alla memoria di T. Shevchenko.

Il ritratto di Mychailo Kotsiubynskyj eseguito da Mychailo Zhuk

Il ritratto di Mykhailo Kotsiubynskyj, eseguito da M. Zhuk, 1907
Immerso in attività pubbliche ed educative, trovava anche il tempo e l'ispirazione per le nuove opere. Nella sua casa di Chernighiv, lo scrittore scrisse le sue opere migliori ("Strega"(1898), "In un modo umano" (1900), "Ad alto prezzo", "Bambola" (entrambi - 1901), "Sulla pietra", "Fiore di melo" (entrambi 1902), "Dal profondo" (1903-04), ", "Risate", "Lui sta arrivando" (entrambi 1906), "Intermezzo" (1908). A Chernighiv Kotsiubynskyj creò una delle sue opere più importanti "Fata Morgana" (pubblicata in "L'antichità kyevana", 1904) sui tragici eventi nel villaggio di Vykhvostiv, a cui ha assistito. La seconda parte del romanzo "Fata Morgana" è stata pubblicata nell'aprile del 1910 nel "Messaggero letterario-scientifico". Dai sentimenti rurali ha catturato i principali cambiamenti nella coscienza dei contadini e le nuove tendenze della psicologia sociale del villaggio, che si è manifestata in pieno vigore durante la rivoluzione.
Dal 1899 a Leopoli si iniziò la pubblicazione di una raccolta delle sue opere, completata con il settimo volume nel 1913. Nel 1900 viaggiò a Leopoli dove conobbe personalmente Ivan Franko.
Per motivi di salute, nell'aprile del 1905 Kotsiubynskyj si recò a Berlino per un consulto medico. Andando a Berlino, M. Kotsiubynskyj si fermò a Leopoli per quasi due settimane: visitò I. Franko, incontrò per la prima volta di persona Volodymyr Gnatiuk. L'amicizia tra Mykhailo Kotsiubynskyj e Volodymyr Gnatiuk da allora divenne più stretta, che si riflettuto nella loro corrispondenza. Grazie a lui Mykhailo Kotsiubyskyj sviluppò un grande interesse per i Carpazi. "Abbiamo viaggiato in montagna, siamo andati a pescare, abbiamo visitato il villaggio natale di Volodymyr Gnatiuk, abbiamo scattato foto", scriveva.
Mykhailo Kotsiubynskyi, Ivan Franko, Volodymyr Hnatiuk. Leopoli, 1905.
Segretamente da suo marito, Vira Ustynivna si occupò per ottenere i fondi per le cure mediche del marito dalla Società per l'assistenza alla letteratura, alla scienza e alle cose ucraine, finanziato dai filantropi Vasyl Symyrenko, Volodymyr Leontovych e Yevhen Chykalenko, ricevendo 300 rubli. Mykhailo Kotsiubynskyj si recò sull'isola italiana di Capri attraverso Leopoli, Vienna, Roma, Napoli.
Successivamente, Kotsiubynskyj viaggiò in quasi tutta Europa. Lo scrittore viaggiando nei paesi europei, visitò Austria, Germania, Italia, Svizzera, attraversò nel 1905 Cracovia, Berlino, Dresda, Roma, Napoli, Firenze, Milano, Berna, Nizza, Lucerna, Vienna, Ginevra, ecc., Grecia e Turchia. Dresda,
Berlino, Monaco, Vienna, Ginevra, Zurigo, Lucerna, Firenze, Venezia, Genova,
Roma, Napoli e pochi anni dopo Costantinopoli, Salonicco, Atene, Creta,
Sicilia - queste e molte altre città c'erano nel suo itinerario. Conosceva nove lingue: aveva la conoscenza del latino, l'ucraino e il russo, parlava anche polacco, francese, italiano, rumeno, tataro di Crimea, turco e rom.
Mykhailo Kotsiubynskyj e lo scrittore austriaco Wilhelm Goroshovsky, 1910
Kotsiubinskyj aveva già guadagnato una certa popolarità in Europa, i suoi libri furono pubblicati in Francia e Germania durante la sua vita, Svezia, Repubblica Ceca, e, quindi, aveva molti incontri sociali sulla strada per l'Italia. A Vienna è stato ammirato da tutti coloro che potevano raggiungerlo: dai parlamentari locali ai giornalisti tedeschi (proprio di recente era uscita con grande successo una traduzione tedesca di alcuni suoi racconti). Arrivando a Venezia in treno da Vienna, girava per le città italiane per un altro paio di settimane: va a Roma, poi a Napoli.
Per la prima volta venne in Italia nel 1905. Quando arrivò da Vienna in Italia, scrisse l'8 maggio del 1905 a sua moglie: "L'intera strada da Vienna all'Italia è un paradiso". Lo affascinò con la sua bellezza Venezia: "La stessa Venezia, dove mi trovo per il secondo giorno, è così bella che è difficile descriverla", - scrisse nella stessa lettera. "Venezia, una delle mie città preferite" scriveva Kotsiubynskyj nei prossimi anni, "nella splendida cornice di San Marco, tutto sembra girare in tondo ed è difficile concentrarsi. [...] I piccioni volano in giro e atterrano sul mio tavolo per raccogliere le briciole. Quanto è bello qui: la cattedrale di San Marco con i suoi merletti di marmo e i mosaici dorati, il palazzo Ducale con le sue pareti rosa e le colonne traforate, persino la lingua inglese e il tubare dei piccioni sono davvero accattivanti".
A Milano fu colpito dalle enormi dimensioni del Duomo, che considerava uno degli edifici più belli del mondo. Kotsiubynskyj scriveva alla sua moglie il 25 maggio del 1905: "Sono molto contento di essere fermato a Milano. Una cattedrale così bella che probabilmente non c'è edificio migliore al mondo. Ho sempre ammirato la cattedrale, sia sopra che dentro, e non riuscivo a staccare gli occhi da essa. Che bellezza! [...] La città è grande e bella, ci sono i musei, ma non sono riuscito a vederla..."
L'impressione dello scrittore del duomo di Milano fu così grande che più tardi nelle sue opere "Capri" e "Figlio" paragonò le rocce illuminate dalla luna dell'isola al duomo: "La luna si alzò, pallida, le rocce crebbero e impallidirono. Guglie affilate si allungavano, singole pietre separate, trasformate in marmo bianco, vestite di intagli, e un'isola si innalzava dal mare - tutto come il duomo di Milano".
L'incommensurabile numero delle opere d'arte presenti a Firenze, sparse ovunque, dà la sensazione che gli abitanti di questa città vivano d'arte, non di pane. Così, in una lettera alla moglie datata il 23 maggio del 1905, scrisse: "Sono riuscito a vedere solo il museo principale e un piccolo giardino, e sono scappato, perché ho paura che mi catturerà per molto tempo. Qui ci sono diversi musei, ovunque ci sono magnifici marmi, bronzi, immagini. Sembra che qui si viva solo dell'arte, e non di pane, perché quando a Vienna c'è un caffè o un ristorante attraverso l'edificio, qua ogni edificio casa ci sono negozi di antiquariato e di quadri".
Per la necessità delle cure fu varie volte in Italia: nel 1905, 1909, 1910 e 1911: soggiornò a Milano, Roma, Firenze, Venezia, Messina e Napoli, per lungo periodo visse sull'isola di Capri (nell'estate del 1909, del 1910 e nell'inverno del 1911-12).
Mychailo
Kotsiubynskyj a Roma ogni volta visitava i suoi posti preferiti, conosceva bene anche i musei vaticani. In una lettera
lo scrittore afferma di conoscere Roma meglio della sua città nativa Chernighiv. Ebbe una grande impressione dell'arte a Firenze:
“Ci sono diversi musei, bellissimi marmi, bronzi, immagini ovunque.
Sembra che qui si viva solo dell'arte, non di pane, perché quando a
Vienna vedi un bar o un ristorante, ma qui ogni casa è come i negozi di
antiquariato e di immagini”.
Più lungo periodo lo scrittore trascorse sull'isola di Capri, descrivendola come "isola delle meraviglie". L'intera isola ricordava a lui una "macchia cornuta viola" che "galleggia sulle onde verdastre come l'ombra gigante di una nave".
In una lettera alla sua moglie scriveva: "Capri mi incanta sempre di più. È un miracolo, non un'isola..., una grotta chiamata "argentea". L'acqua lì è di un verde limpido, persino luminosa, ma se la si bagna con un remo, la traccia diventa di un blu brillante e la cima dell'onda diventa rosa, come una rosa. ...se si immerge un remo o una mano nell'acqua, diventano argentati... La grotta Azzurra fa un'impressione straordinaria: è un'enorme sala blu, in cui l'acqua è di un blu impossibile, come vetro del più puro colore blu, e gli schizzi brillano di fuoco” (dalla lettera del 18 giugno 1909). La sua impressione esprimeva così: "Entri in una grotta, mescoli l'acqua e brucia, le fiamme saltano intorno. Ti metti l'acqua nel palmo della mano e hai una manciata piena di fuoco" (dalla lettera del 24 luglio 1910).
Lo scrittore nella lettera del 2 giugno del 1910 raccontava: "Mi sono ritrovato [...] nel paradiso terrestre. Non riesco nemmeno a immaginare un posto migliore per rilassarsi. Ovunque si respira tanta bellezza: la vegetazione del sud (arance, limoni, ulivi, allori, palme, ecc.) si sposa con una posizione incantevole. L'aria è assolutamente pulita, non c'è polvere da nessuna parte ed è così satura dell'aroma delle erbe amare di montagna da risultare addirittura inebriante. Il mare è magnifico, ovunque. La mia stanza ne è piena. Mi sono sistemato più che comodamente, in un albergo di prima classe, con pensione completa, dove mi hanno nutrito come in un sanatorio. Sono molto felice di potermi riposare come si deve e di saturare i miei occhi e la mia anima di bellezza. Qui è tutto così calmo e tranquillo, come in un villaggio, e tuttavia ci sono tutti i comfort del posto più culturale. Strade e sentieri sono come parquet e ovunque ci sono posti meravigliosi in cui rilassarsi. Il pubblico qui è speciale: artisti da tutto il mondo, scrittori, attori".
In una delle prossime lettere scrisse (dal 6 giugno del 1909): "Continuerò a descrivervi le meraviglie di Capri, perché è un'isola delle meraviglie. Nelle pareti rocciose a strapiombo dell'isola, alte fino a 800-900 metri, il mare ha scavato numerose grotte meravigliose. La prima grotta che ho visitato è stata la Grotta d'Argento. Il buco era così piccolo che abbiamo dovuto sdraiarci sul fondo della barca e solo allora in qualche modo siamo riusciti a entrare. L'acqua della grotta è di un colore verde tenue, così trasparente che brilla come una luce. Ma non appena muovi la pagaia o sbatti la mano, la scia del movimento diventa di un blu sorprendente e i bordi dell'onda assumono un rosa tenue. La combinazione di questi colori vivaci e ben definiti è così sorprendente che è difficile credere alla possibilità di un simile miracolo. Se si immergono un remo o le mani nell'acqua, diventano argentati, da qui il nome della grotta. La seconda grotta è blu. Si tratta di un'enorme sala con pareti blu e acqua blu, che gioca con le luci blu mentre si muove. Per farvi un'idea, immaginate i colori più brillanti e puri, i colori del vetro colorato contro il sole. La grotta verde è incantevole e ancora più meravigliosa è la grotta dei diamanti, dove l'acqua brilla come diamanti (letteralmente). Ci sono ancora tante grotte meravigliose che sto esplorando da due giorni e ci tornerò domani. Non meno fantastico è il seguente fenomeno: tra due ripide scogliere, dove l'acqua in uno stretto canale è scura, quasi nera, di tanto in tanto appare un'onda di un blu sorprendente e luminosa, che produce un'impressione così stupefacente che la gente del posto la chiama piccolo diavolo. Non c'è modo di descrivere tutto, te lo racconterò durante il nostro appuntamento. Ieri pomeriggio sono andato nella parte selvaggia dell'isola, ad Anacapri. Lì i campi sono ricoperti di cactus enormi, tre volte più alti di un essere umano e con tronchi come i nostri alberi. La bellezza e l'aria qui sono incredibili, non siamo più in Europa, ma in Africa. Mi innamoro sempre di più di Capri..." Il 18 giugno descrive la natura di Capri: "... posso descriverti cosa cresce a Capri. Innanzitutto, qui ci sono molti vigneti. L'uva pende dai pali alti e fornisce un'ombra meravigliosa. Tra i grappoli d'uva si trovano enormi alberi di arance e limoni, dai quali ora pendono frutti maturi. Mandorle, carrube, fichi, ciliegie e altri frutti che non conosci. I melograni sono ormai in fiore e i castagni e gli ulivi sono carichi di frutti acerbi. Tra le piante selvatiche, quelle più comuni che incontrerete sono l'eucalipto, la palma, il cipresso, l'alloro, l'aceto, il pioppo italiano e il pino. Nei giardini e in natura ci sono interi boschetti di cactus giganti, alti 2-3 volte l'altezza di un essere umano (fichi d'India), ora fioriti con fiori gialli. Magnifiche agavi africane e americane, più alte di un uomo; Sulle rocce in fiore ci sono mirti, rose selvatiche, bianche e rosse, clematidi, glicini e tutti i tipi di edera e vite. Una massa di assenzio argenteo ricopre le rocce come un tappeto ed emana un aroma intenso. Ginestre giganti pendono dalle rocce in cespugli dorati che brillano al sole, e ovunque si trovano anche euforbie e felci simili ad alberi. Ma il fiore più bello di Capri è un fiore azzurro a me sconosciuto, che cresce in grandi mazzi tra le increspature delle rocce. E tutto è ricoperto di papaveri rossi. Le ville sono tutte ricoperte di glicini e rose in fiore e i giardini sono così pieni di gerani rossi che a volte sembra che l'isola sia in fiamme. Non posso elencarle tutte, ci sono molte piante magnifiche che non avevo mai visto prima. Ma da quanto detto si può concludere che dal punto di vista della vegetazione questo è un paradiso".
In lettere datate il 1 luglio 1909 alla moglie che gli chiese come fosse la flora di Capri, M. Kotsiubynskyj fece uno schizzo artistico sul paesaggio di Capri, sulla vegetazione dell'isola con le sue dimensioni, colori, formi e profumi: "Prima di tutto, l'uva. Densa, su alti pali, così che la vigna è un giardino ombrosissimo. Accanto ad essa ci sono giardini pieni di aranci e limoni, ora carichi di frutti maturi. Qui crescono anche fichi, carrubi e ciliegi. Intere foreste di ulivi, castagni e quegli alberi su cui crescono i frutti che mangiavamo in Crimea (nespoli, o come vengono chiamati qui). Inoltre, mandorle. Dal selvatico gli alberi più comuni sono l'eucalipto, le palme, i pini, le querce, gli allori e i pioppi italiani. Ci sono pochi cipressi. Grandi alberi di aceto. Intere foreste di fichi d'india crescono spontanee (e nei giardini). Che sono alte quanto 2 uomini o più. Fiorisce con fiori gialli. Ovunque ci sono distese di agavi, americane e grigie, così grandi che ogni foglia è quasi il doppio di me. Ci sono così tanti gerani rossi nei giardini che bruciano al sole. Glicini e ogni sorta di rampicanti in fiore si intrecciano lungo le pareti, una profusione di rose, melograni e tutti i tipi di fiori che non avevo mai visto prima e che non sapevo nominare. Le rocce sono ricoperte da enormi assenzi argentati e profumatissimi, da rose selvatiche grandi e piccole e da lomonos bianchi e rosa. Le rocce grigie sono stranamente dipinte con cespugli di enormi ginestre gialle, che bruciano al sole come l'oro, e di euforbie, che qui crescono come alberi. Sulla roccia stessa ci sono interi mazzi di grandi fiori blu (i fiori più belli di Capri), capperi, mirti in fiore, portulache, grosse cipolle e tanti altri tipi di fiori che non conosco. E tutto questo è ricoperto di papaveri rossi. Nei luoghi più elevati si trova una foresta di felci. Temo di non aver elencato nemmeno un quarto di ciò che cresce qui. Qui tutto è lussuoso e profuma di buono. In generale, l'aria di Capri è insolitamente pulita, quasi inebriante". In una lettera da Capri del 23 dicembre 1911: "...qui fioriscono ancora i draghi, gli stessi che abbiamo visto a Simeiz. Di tanto in tanto, in luoghi silenziosi, i mirti rifioriscono". In una lettera del 15 gennaio 1912 scrive da Capri: "Volevi anche sapere che cosa fiorisce qui. Quindi, iris, narcisi, rose, viole, canne, eliotropi, viole del pensiero contorte, scabiosa, verbena, mimosa, garofani, salvia, pervinca ed ogni sorta di altre".
Il 9 giugno del 1909 Kotsiubynskyj descriveva il suo viaggio "a Torre del Greco (città proprio sotto il Vesuvio) per una festa pubblica. Ci siamo andati su una barca a vela, e abbiamo trascorso quasi tutto il giorno, e la sera abbiamo assistito alla festa dallo yacht. Era qualcosa di fantastico, come un sogno meraviglioso. Nella città sono stati costruiti edifici meravigliosi, ricoperti da cima a fondo di coralli (questa è una città di coralli), le strade sono piene di ghirlande e di verde. Furono sparati fuochi d'artificio in mare, per un costo di 2.000 lire (circa 1.000 rubli), palme, mazzi di fiori, navi, ecc. di colori e potenza sorprendenti si levarono dalle luci nell'aria, e le montagne echeggiarono con molte voci il crepitio dei razzi e delle bombe. L'intera città era illuminata e i riflettori erano puntati sulla moltitudine di barche, piroscafi e yacht. Enormi palme, adornate con lanterne colorate, facevano ondeggiare i loro rami sulle barche, diverse orchestre e serenate fluttuavano in tutte le direzioni, c'erano barche a forma di squali e altri pesci, con persone e cani seduti su di esse. Furono lanciati 200 palloncini di varie forme e colori, a forma di tazze, meduse, ecc. Una folla di migliaia di persone gridava, cantava e faceva un rumore terribile. Lo ammirammo fino a tarda notte. Dopo aver trascorso la notte in città, il giorno dopo siamo salpati per Sorrento, un meraviglioso angolo d'Italia, e da lì la sera (ieri) per Capri, dove abbiamo concluso con una cena molto allegra da Gorky. Ancora prima, prima di partire, ho trascorso la serata da Gorky e ho guardato una tarantella, così speciale che solo due persone al mondo sanno ballarla, e vivono proprio qui".
In modo poetico descrive il cambiamento del tempo a Capri: "Lo scirocco, un vento africano, ha soffiato qui per due giorni ed era un po' soffocante, ma ora è di nuovo fresco e piacevole. Il mare discute con il cielo sulla bellezza e Capri è come una nuvola nel cielo, come se galleggiasse sul mare" (13 giugno 1909).
La sua ammirazione verso l'isola rimase anche nel brano "... ho visto un panorama meraviglioso: il mare tutt'intorno, in una direzione verso l'Africa, e in lontananza la Calabria, l'intero Golfo di Napoli con le sue città costiere e le isole. Qui ti vedi su un'isola isolata dal resto del mondo. Più si sale, più la natura diventa originale. Felci arboree e ginestre, rose selvatiche bianche e rosse, piccola vegetazione di conifere e, in cima, le rovine di una fortezza. Ieri ho visitato le rovine della villa di Tiberio III, che visse qui al tempo di Cristo. Un messaggero galoppò qui dalla Giudea per riferire a Tiberio che Cristo era stato crocifisso. Le rovine sono state conservate, sono visibili enormi sale, ci sono ancora colonne di marmo, i mosaici sul pavimento sono intatti e sulle pareti c'è ancora dell'intonaco dipinto".
A Capri, Mykhailo Kotsiubynskyj prendeva il sole e nuotava, pescava, ammirava le grotte e comunicava con persone che la pensavano allo stesso modo. In una delle sue lettere da Capri scrisse: "Organizzo la mia giornata in questo modo: mi alzo alle 7 o alle 8, faccio colazione e vado subito a fare una passeggiata. Mi sdraio da qualche parte sopra il mare o mi arrampico su un'altura, in un angolo pittoresco, mi sdraio, mi diverto, penso, a volte scrivo osservazioni della natura nel mio libro, di tanto in tanto leggo. Qui ho una lussuosa biblioteca a portata di mano. È così che il tempo passa fino alle 12.30, quando è disponibile la colazione. Dopo colazione, scrivo lettere. Alle 3 vado di nuovo a fare una lunga passeggiata, 4 ore prima di pranzo. Dopo pranzo cammino di nuovo, poi alle 10 o alle 10.30 vado a letto. Tuttavia, questo modo di vivere normale, il più utile per me, è spesso violato dagli inviti a visitare".
Ammirando talento artistico degli italiani, Kotsiubynsky descriveva le feste sull'isola: "La celebrazione si è svolta sul mare, in una parte dell'isola chiamata Grande marina. Verso sera il terrapieno era tutto decorato con archi, in cima a ognuno dei quali un angelo grasso e nudo, simile a Cupido, sorrideva a una grassa colomba, raffigurante lo Spirito Santo. Gli archi sono decorati con tessuto rosso con frange dorate e sotto ognuno di essi si trova un candelabro in cristallo antico con 6 lampade. Alla fine della strada era stata eretta una cappella, tutta di seta rossa, oro e coperchi bianchi, piena di fiori e piante, e il sentiero che conduceva ad essa era cosparso di foglie di limone. In mezzo alla strada c'è un palco per l'orchestra, decorato con del verde. Sui balconi appendevano quello che avevano: coperte estive e invernali (naturalmente colorate), mantiglie di pizzo, sciarpe colorate, scialli, nastri, perfino le tovaglie cerate prese dai tavoli. Di continuo, musicisti in splendide uniformi, con colletti cremisi e cappelli ricamati in oro, camminano avanti e indietro lungo la strada suonando le loro trombe, i loro clarinetti e i loro tamburi. Sotto le tende si trovano dolciumi, pan di zenzero con l'icona di un santo al suo interno e rosari fatti con i gherigli di noce, perché lo stomaco non si dimentichi di pregare. Gli abitanti indossano i loro abiti migliori, ovunque sui balconi si vedono signore senza giacca e signorine in abiti di tulle con scollature profonde".
M. Kotsiubynskyj, colpito dai viaggi a Capri, soggiornò a intermittenza nell'hotel "Palmira" e storico hotel "Royal" per un paio di mesi alla metà del 1909, poi nel 1910 e dal novembre del 1911 al marzo del 1912.
Nella sua lettera del 6 giugno 1909 scrisse: "Dirò semplicemente solo che è incredibile che c'è un miracolo come Capri sulla Terra". L'impressione
della bellezza di Capri la descrisse nell'altra lettera: "Qui
in qualche modo tutto l'organismo è attraversato dagli aromi del mare,
dei fiori, così pieni di bellezza che ti dimentichi di essere un uomo,
una creatura piuttosto impura, e ti sembri una pianta profumata. E tutto
il tempo l'anima canta, si adegua all'armonia generale" (lettera dal 15 luglio 1910). In un'altra lettera scrisse: "Questa è la caratteristica di Capri, che
affascina, attrae una persona. Anche se non sono qui per la prima volta e
non per il primo giorno, e mi sembra che non sia la realtà ma una
favola che è davanti ai miei occhi, qui tutto è così strano e magico"
(del 30 luglio del 1910, lettera a Elia Shpaga).
Arrivando a hotel Royal nella lettera del 4 giugno del 1910 scriveva: "Ho preso una stanza al primo piano, senza scale, arredata bellissimo, ampia e luminosa, con una terrazza separata con vista sul mare, decorata con bambù, agavi e fiori. La terrazza è in marmo ed è così grande che ci posso camminare sopra e dopo pranzo mi crogiolo su una comoda poltrona reclinabile".
L'8 giugno del 1910 scrisse: "Ora ci sono delle meravigliose notti di luna. Non sai cosa significhi una notte di luna a Capri. Non ha senso descriverlo. È magico, è un sogno, non una realtà. In generale, la bellezza è strabiliante e più guardo, più comincio ad amare questo angolo di terra. Potrebbe essere la mia ultima volta qui, quindi ogni pietra di Capri mi è cara".
E
fu proprio l'Italia con i suoi registri diversi della realtà a
spingerlo all'analisi interna nella profonda dimensione psicologica, aiutandolo ad identificare e realizzare le sue nuove opere, e alla fine sublimando la forma letteraria delle cosiddette "storie italiane".
Kotsiubynskyj con gli amici sulla barca vicina a Capri, 1910
Il 21 giugno del 1910 scrisse: "Capri non è un'isola grande, ma potrebbe comunque ospitare una dozzina di città come Chernighiv. Ci sono due insediamenti qui: Capri e Anacapri, entrambi con 5.000 abitanti. Ma la cultura qui è come nelle capitali: elettricità, negozi, carrozze, marciapiedi (anche meglio che nelle capitali, dato che qui non c'è polvere). Certo, non c'è la ferrovia, dato che l'isola è piccola, ma c'è una funicolare dal molo a Capri. Tutto questo è elegante, come un giocattolo. In generale, la vita qui è fornita non solo di comfort, ma anche di comfort assoluto, mai visti in Russia. Grazie alla popolazione piccola e colta, chiunque viva a Capri per più di una settimana diventa noto alla città. Qui è già noto che sono uno scrittore, e per gli italiani uno scrittore è qualcosa di sacro, quindi anche gli stranieri si inchinano a me e mi salutano calorosamente"(vol. VII, p. 41).
Kotsiubynskyj prima di lascare isola scriveva: "...Il mare oggi è incredibilmente bello, blu, con una moltitudine di stelle argentate luccicanti, e vicino alla riva è verde-oro e turchese, come se un enorme pavone avesse steso la coda sotto le rocce. E le rocce sono calde, riscaldate dal sole, e l'acqua intorno a loro bolle con una schiuma bianca. Ora qui sono iniziate le notti di luna, questa è una specie di follia, non notti, tutto è così bello, se questa pallida parola può descrivere ciò che sta accadendo qui. Cammino e mi diverto, perché questi sono i miei ultimi giorni a Capri. La mattina del 27 parto per Napoli, e da lì per Venezia, Vienna, Leopoli e casa. È difficile separarsi da Capri, ma è necessario.
Mi chiedi cosa mangio, se c'è frutta qui. L'isola è famosa in tutto il mondo per i suoi frutti. Ogni giorno mangio arance, che ci vengono servite direttamente dall'albero, con le foglie sui rami, succose, aromatiche e dolci, come non ne mangiamo a casa. Mangio pesche, albicocche, prugne, mandorle (ancora verdi, ma questo le rende ancora più saporite) e ciliegie. L'uva sarà pronta presto, ma non vedo l'ora. Insomma, di frutti ce n'è tanto. In generale mi nutrono in modo meraviglioso, addirittura lussuoso, e inoltre tutto è servito in modo molto elegante. Per una stanza (arredata magnificamente, con specchi a figura intera, mobili morbidi ed elettricità) e pensione completa pago solo 2x2 rubli al giorno. La pulizia è addirittura eccessiva: la biancheria da letto viene cambiata ogni giorno e vengono forniti tre asciugamani al giorno per il lavaggio. Nel complesso l'hotel è meraviglioso, tranquillo, ordinato, cordiale e disponibile. Ancor di più non si può dire niente sulla vista dalla camera: dal mio balcone vedo metà dell'isola e il mare...".
"Mi dispiace lasciare Capri. Non ho ancora finito di leggere questa fiaba, questa fiaba magica che è così affascinante e che ci sono ancora gli argomenti. È un bene che probabilmente non abbia fine. Tutto qui è infinitamente bello e affascinante, e più si beve la bellezza della natura, più grande è la sete che sperimenti. Non so come dire addio a Capri, da dove cominciare", scriveva in una lettera dal 24 luglio del 1910 M. Kotsiubyskyj.
Nella lettere dal 27 novembre 1911 scrisse: "Ieri sono stato ad Anacapri, un posto nella parte più alta dell'isola, e ho vissuto l'atmosfera primaverile. Molti alberi da frutto sono in fiore, nell'erba ci sono molti narcisi e violette alpine, germogliano fagioli e fave, il grano che verrà raccolto a marzo sta diventando verde, i contadini coltivano gli orti e i campi, seminandoli per l'inverno, il sole scalda in primavera, gli uccelli cantano e ovunque si sente la musica primitiva dei pastori abruzzesi che lodano Cristo prima di Natale. L'unico rammarico è il mio cappotto, che è troppo pesante per il clima di Capri, e non ho voglia di cucire vestiti estivi. Qui sono ricevuto più сhe bene, tutti mi fanno i complimenti, ammirano i miei lavori, il che mi imbarazza non poco. Non sono abituato ad interpretare un ruolo del genere, i miei connazionali non mi coccolano con tali attenzioni. Ma io voglio chiudermi in una stanza, ritirarmi in me stesso e lavorare". Sull'ispirazione che gli dava soggiorno a Capri scriveva: "Voglio girovagare ancora per l'isola, forse il sole farà germogliare un nuovo seme nel mio cuore e poi raccoglierò il raccolto nel mio studio".
Il 4 dicembre del 1911 scrive da Capri: "Il sole è così caldo che mi sono persino abbronzato, i colori sono sorprendentemente brillanti, come in primavera, ci sono molti fiori. La porta del balcone è aperta tutto il giorno, oggi sono rimasto seduto sul balcone per due ore solo con indosso un abito, senza cappello, e faceva ancora caldo. Non riesco a immaginare che da voi ci siano gelate, neve o addirittura inverno. Il nostro giardiniere si impegna molto e ogni giorno mette due bouquet nella mia stanza". Nell'altra lettera (23 dicembre del 1911) ancora descrive bellezza dell'isola: "Durante le passeggiate cerco di stare da solo: mi siedo da qualche parte e guardo il mare che si infrange contro gli scogli e ascolto il suo eterno rumore sulla riva. Le rocce sono splendidamente illuminate dal sole, il verde è luminoso, gli zoccoli di legno dei bambini risuonano lungo le strade e l'intera famiglia lavora nei vigneti. Le donne e i bambini raccolgono le verdure dell'orto, mentre gli uomini smuovono il terreno con pesanti picconi. Da qualche parte qualcuno canta, una contadina porta un grande sacco di fieno sulla testa, un asino raglia e enormi cactus, come inorriditi, sollevano le loro spine. E tutto brucia al sole: il mare, le rocce, il verde degli alberi, le case e i berretti rossi in testa ai capresi. È così silenzioso e calmo che tutto ciò che ti circonda sembra più un quadro che la realtà".
Nel 1911, il suo soggiorno sull'isola soleggiata giunse giusto in tempo per le vacanze di Natale. Nelle sue lettere lo scrittore racconta alla sua famiglia le tradizioni di festeggiare il Natale a Capri. Nella sua lettera del 23 dicembre 1911, M. Kotsyubynskyj scrive: "Dopodomani è Natale qui. Ognuno si scambia regali. N. ha già dei doni che gli vengono portati: una bambola con un vestito meravigliosamente ricamato e un velo, come una giovane donna, ma sotto il vestito, invece di un corpo, un'intera montagna di fichi; vino - in bottiglie grandi e piccole, biancheria per la casa e così via. ... Lunedì i N. ceneranno da noi e andremo tutti in chiesa a celebrare le feste, che, si dice, qui vengono celebrate in modo grandioso". E il giorno dopo, in lettere datate 25 -27 dicembre 1911, Mykhailo Kotsiubynskyj racconta come è passato il Natale, descrivendo argutamente il divertimento festivo di Capri. "Quindi abbiamo già festeggiato il Natale. Per un'intera settimana, i conoscenti si sono scambiati regali, che vengono visualizzati sui tavoli per l'intera vacanza. I miei ospiti hanno decine di bouquet, vino in secchielli e bottiglie grandi, bambole dolci ripiene di fichi, tovaglioli, frutta, scarpe ricamate, lanterne, ecc. Qualcuno mi ha persino mandato un mazzo di rose e viole con un foglio di carta su cui è scritto "Tanti auguri di buon Natale".
Kotsiubynsky descrive nella lettera dal 9 febbraio 1912 come si festeggiava carnevale sull'isola durante il suo soggiorno: "Mi sono divertito il più possibile. Per tre settimane, maschere, leoni, cavalieri, ecc. hanno sfilato lungo le strade di questa città e, negli ultimi due giorni, la sera, si sono tenute grandi feste in maschera nella piazza. C'erano almeno 200 mascherine. Barche con pescatori e con lampade, sulle quali i pescatori pescavano con il tridente, cinesi, negri, signori inglesi, uomini vestiti da donna, mazzi di fiori, orti, pesci, uccelli e simili, non si possono contare tutti. L'intera piazza si trasformò in un'unica grande sala, un'enorme festa in maschera all'aperto. Urla, rumore, divertimento e tarantella. Ovunque risuonano nacchere e zoccoli di legno, le luci ardono, il mare brontola ritmicamente, le stelle tremano nel cielo primaverile e tutti sono felici e stanno bene. Stavo facendo festa. Sono entrato in un bar con un gruppo di amici e ho bevuto un boccale enorme di vera birra di Monaco, poi sono andato al cinema. Ecco come ho fatto festa".
M. Kotsiubynskyj nella villa. Capri, 1912
A Capri è rimasto affascinato non solo dalla natura e dalla tanto desiderata solitudine creativa, ma anche dalla tensione delle incessanti discussioni intellettuali. Furono gli industriali e grandi mecenati ucraini Vasyl Symyrenko (1835-1915),
Volodymyr Leontovych (1866-1933) e Yevhen Chykalenko (1866-1933) ad offrire la loro beneficenza per lo scrittore. Fu con questi contributi che Mykhailo Kotsyubynskyj andò nell'isola italiana di Capri nel 1909 per via Leopoli, Vienna, Roma e Napoli. Durante i viaggi nell'isola di Capri lo scrittore incontrava spesso Aleksej Pieshkov (Maxym Gorky), e nell'inverno 1911-1912 viveva con lui mentre scriveva le sue famose opere "I cavalli non sono colpevoli" e "Regalo di
compleanno".
Il racconto "Elogio alla vita" registra le impressioni di una visita alle rovine di Messina, città che fu distrutta da un potente terremoto e tsunami la sera del 28 dicembre 1908. Lo scrittore, con la sua attenzione impressionistica ai dettagli specifici, alla varietà di colori, suoni, odori e movimenti, cerca segni di superamento del trauma, affermando la vita anche in questa landa desolata.
I romanzi di M. Kotsiubynsky "Lettera" (dicembre 1911, Capri), "I cavalli non sono colpevoli" (marzo 1912, Capri), "Un regalo di compleanno" (gennaio 1912, Capri) erano scritti sull'isola di Capri, sebbene non parlino dell'Italia, mentre "Sogno" (maggio 1911, Chernighiv), "Elogio alla vita" (maggio 1912, Chernighiv), "Sull'isola" (1912), sebbene creati a Chernighiv, sono il risultato delle impressioni capresi di M. Kotsiubynsky.
I racconti di Capri scritti da Kotsiubynskyj si sono rivelati una vera scoperta per la prosa ucraina. Nelle lettere che scriveva spesso a Chernighiv alla moglie Vira e ad Oleksandra Aplaksina, definisce l'isola un vero paradiso, una "isola delle meraviglie" con grotte fantastiche, cactus giganti, incredibili cespugli di felci e rose selvatiche che avvolgono antiche rovine. L'agave vista a Capri è diventata per Kotsyubynskyj un simbolo di resilienza per la vita: "Perché questo è il mistero dell'agave: fiorisce per morire e muore per fiorire. [...] Pietrificato su un terreno sassoso, ascolta con orrore mentre cresce, matura e lacrime da lei anima. [...] Sventolata dal vento, più vicina al cielo, l'agave vede ora ciò che non vedeva prima"
Da Capri le piante esotiche: nel giardino vicino alla sua casa -museo si trovano ancora oggi delle agavi. Mykhailo Kotsiubynskyj portò anche i semi di garofano da Capri, li acclimatarono e ora nella letteratura scientifica questa varietà è nota come "garofano di Kotsiubynskyj".
Dai suoi viaggi, Mykhailo Kotsiubynskyj portava ai bambini gli oggetti esotici. Sua figlia Iryna Come ricordava la sua figlia Iryna: "Papà ci ha portato bellissime collezioni di farfalle tropicali e coleotteri dall'Italia. Collezionavamo anche monete antiche, tra cui la lava ghiacciata, che papà aveva portato dall'Italia. Una collezione separata era composta da mosaici e smalti, portati da papà da Pompei".
Al ritorno dall'Italia nell'estate del 1910, Mychailo Kotsiubynskyj sull'invito del folklorista ucraino Volodymyr Gnatiuk visitò nei Carpazi il villaggio Kryvorivnya. Volodymyr Gnatiuk era entusiasta del villaggio di Kryvorivnya, dove riposava con la sua famiglia quasi ogni estate dal 1900. Nelle sue lettere a Mykhailo Kotsiubynskyj, descriveva costantemente il colorito della zona e l'originalità della popolazione e gli inviti sistematici ai Carpazi aumentarono ulteriormente l'interesse per una terra così pittoresca e misteriosa. Inoltre, Volodymyr Gnatiuk, per incuriosire Mykhailo Kotsiubynskyj, gli inviò letteratura scientifica e di narrativa sulla regione. Descrisse inoltre dettagliatamente il fascino della regione degli Hutsul. Lo scrittore non riesce a resistere ai continui inviti di Volodymyr Gnatiuk.
Mykhailo Kotsiubynskyj visitò tre volte (nel 1910, 1911 e 1912) Kryvorivnya. Appoggiandosi a Kryvorivnya per tre estati, Kotsiubynskyj studiava l'etnografia, il folklore, le tradizioni, la vita e la vita degli Hutsul. Le profonde impressioni sulla vita, i costumi, i rituali, l'originalità del pensiero e la visione del mondo degli Hutsul spinsero lo scrittore a scrivere. Il materiale etnografico lì raccolto ha costituito la base delle sue leggendarie "Ombre di antenati dimenticati".
Lo scrittore definiva la vita dei Carpazi come favolosa. "A volte mi sembra che Kryvorivnya sia un grande aeroplano che sfreccia alto nel cielo tra le nuvole. E sono ancora contento di essere arrivato qui. Tutto qui è così originale, così selvaggio e insolito", scriveva Kotsiubynskyj al suo amico in lettere.
A Mykhailo Kotsiubynskyj piacque così tanto Kryvorivnya che decise di acquistare un appezzamento di terreno lì e costruire una casa per le vacanze estive, persino guardò già il posto, sulla collina sopra la cappella. Aveva in programma di costruire la casa insieme a Volodymyr Gnatiuk, per due famiglie. La casa doveva avere una grande veranda con una galleria intorno, dove si poteva lavorare e passeggiare durante la fanghiglia. Mykhailo Kotsiubynskyj prese questa idea così sul serio che chiese persino al parroco locale di negoziare con il proprietario del terreno e scoprire il costo del terreno, disegnò personalmente una pianta dell'edificio, una pianta del giardino e determinò quali fiori e alberi dovessero crescere lì.
Il suo soggiorno nei Carpazi fu molto fruttuoso come scrittore: raccolse molto materiale sulla vita autentica degli Hutsul, che in seguito costituì la base del suo romanzo "Ombre di antenati dimenticati", una delle sue migliori opere (1912). Lo scrittore ha iniziato a lavorare al libro subito dopo essere tornato a Chernighiv ed all'inizio del 1912, la storia fu pubblicata sulle pagine del "Bollettino letterario e scientifico" di Leopoli.
Mykhailo Kotsiubynskyj con Volodymyr Gnatiuk e Natalia Budzunovska, Kryvorivnya, 1911
Per la prima volta, lo scrittore arrivò lì il 1° agosto 1910 e si stabilì nella casa dell'impiegato locale Mykhailo Moseychuk, soggiornò nella casa di Mykhailo Grushevskyj, e poi nella casa affittata da Volodymyr Gnatiuk. La prima vacanza dello scrittore durò dieci giorni, la seconda fu più lunga, dal 19 luglio al 15 agosto 1911. Kotsiubynskyj viaggiò in tutte le zone circostanti, viaggiò a cavallo fino al prato, dove trascorse la notte con i pastori accanto al fuoco, mangiando cibo semplice: pane di mais, latte, formaggio feta e banush.
Per la terza volta, il 21 giugno 1912, venne a Kryvorivnia con suo figlio Yuriy e l'amico M. Mohyliansky. Durante questa visita, pioveva costantemente nel villaggio, tanto che il Cheremosh straripava dalle sue sponde, invece M. Kotsiubynskyj mirava a visitare i villaggi vicini, comunicare con gli Hutsul, per raccogliere così materiali per le opere successive, in particolare il nuovo racconto "Godovantsi", che avrebbe dovuto continuare la storia di "Ombre di antenati dimenticati".
Kryvorivnya. Cartolina, inizio XX secolo.
Museo letteraria e memoriale di M.M. Kotsiubynskyj a Chernighiv
Kryvorivnya. La periferia del villaggio e la strada per Zhabie.
Cartolina fotografica dall'archivio di Mykhailo Kotsiubynskyj, 1912
"Le montagne erano blu nel cielo, cadevano sulle foreste nere di abeti rossi con il loro respiro blu. Era così silenzioso e triste che gli alberi neri abbassavano costantemente il loro dolore nel Cheremosh. Le montagne cambiavano umore ogni minuto. Subito il sole riversò l'oro sulla profonda valle, fece diventare verdi le erbe... Da qualche parte fumava un fumo blu proveniente dal fuoco. Qui c'era silenzio, grande pace della natura. Le foreste respirano brividi. L'acqua di montagna fa rumore ai salti, vola a valle e scuote le pietre con la barba grigia. Era caldo, solitario e tranquillo nell'eterno silenzio che la foresta amava. E giù per il Cheremosh precipita, spinge il sangue verde delle montagne, irrequieto e rumoroso", descrisse Carpaci M. Kotsiubyskyj nelle "Ombre degli alternati dimenticati".
Il fiume Cheremosh a Kryvorivnia. Foto della prima metà del XX secolo.
M. Kotsiubynskyj e V. Gnatiuk a Kryvorivnia, 1911
Copertina della prima pubblicazione del libro "Le ombre degli antenati dimenticati", 1913, grafica di Mykhajlo Zhuk
Copertina del libro "Le ombre degli antenati dimenticati", grafica di Olena Kulchycka
Riposando nella "Atene ucraina" (chiamata così Kryvorivna) insieme a Ivan Franko, Lesia Ukrainka, Gnat Khotkevych, Mykhailo Kotsiubynskyj scrisse su questa regione: "Mi sono tuffato a capofitto nella regione di Hutsul ... che terra originale! Che insolito popolo da favola! Mi piace molto. Voglio scrivere storie sulla vita di Hutsul e ho paura di scrivere una bugia lì ". Disegnando immagini della vita e dello stile di vita degli Hutsuls, raccontando la storia di un amore tragico sullo sfondo dell'inimicizia tra due clan degli Hutsul, Kotsiubynskyj comprendeva i sentimenti più importanti per la coscienza universale e le categorie di esistenza di amore e odio, vita e morte. Secondo la trama del romanzo, nel 1964 uscì un film omonimo di Sergiy Paradzianov, che è diventato uno dei capolavori cinematografici a livello mondiale.
Nel 1906-1912 Kotsiubynsky scrisse anche i racconti "Risate", "Se ne va" (1906), "Sconosciuto", "In viaggio" (1907), "Persona grata", "Come siamo andati al pozzo" (1908), "Debutto" (1909, "Lettera" (1911).
Nel 1911, la Società dei sostenitori della letteratura, scienza e dell'arte ucraina assegnò a Mykhailo Kotsiubynsky una borsa per tutta la vita di 2.000 rubli all'anno in modo che potesse dimettersi dal lavoro e dedicarsi alla creatività.
Tornò dal suo ultimo viaggio nelle montagne con la bronchite, che ha dato le complicazioni al cuore. Si sente così male che viene convinto a rimanere in un ospedale di Leopoli. Ma raggiunge Chernighiv. Non si alzava dal letto per tre settimane. Poi si riprese brevemente, ma ben presto lo scrittore iniziò a sentirsi peggio (asma e tubercolosi). Allora per un mese non si alzò più. Poi altri tre mesi rimase in una clinica a Kyiv. Sta peggiorando sempre di più. Alla fine di gennaio del 1913, sua moglie lo riportò a casa, perché non c'era più alcuna speranza per l'aiuto dei medici.
Il grande scrittore morì nella primavera, nella Settimana Santa, nel Venerdì Santo, il 12 (25) aprile del 1913 alle ore 14:25, fu sepolto a Chernighiv dopo quattro giorni, lunedì il 15 (28) aprile 1913. Le sue ultime parole furono: 'Voglio vivere, voglio vivere!' Aveva solo 48 anni.
Suo discepolo ed amico Mykhailo Zhuk scrisse in questa occasione "In memoria di M. Kotsiubynskyj":
Le nuvole fluttuavano nel cielo blu,
La primavera respirava fiori,
Tutto sorrideva al sole amichevole,
Tutto si svegliava dal sonno.
Solo tra le mura, rinchiuso dalla malattia,
Colui che amava quelle scintille,
Gemette pesantemente e lottò con la tensione –
Voleva vincere la morte.
Morte sconfiggere affinché la voce si rinnovi
Seminava i campi generosamente...
Risanato dal potere creativo
Nell'anima si deponeva con semi.
Il sole catturava con sottili canne da pesca
Gli scherzi e la tristezza della vita;
Le ferite sono profonde e i dolori leggeri,
Il male e sentimento nobile.
Solo nelle pareti, nella luce tenue,
Colui che volò verso il sole...
A Dio, o uno spirito segreto,
Il fiore del suo cuore ardeva.
La fronte ingiallì e il fiore inebriato
Non c'era più, è bruciato...
Non c'è più vulnerabile, puro...
Qualcuno misterioso ha ingannato.
Qualcuno ha derubato questo paese esausto,
Orgoglio, gioia e risata...
Qualcuno ha ingannato un senzatetto, esausto,
Qualcuno ha commesso un tale peccato.
Le corde sono spezzate e le canzoni non vengono cantate
Costretto a nascondersi sotto terra...
Forse i nostri sogni sono difficili, inaspettati.
Forse non dovremmo dormire così?
Le nuvole fluttuano nel cielo blu,
La primavera respira con i fiori,
Tutto sorride al sole accogliente,
Si alzò da un sonno pesante.
12. IV. 1913. Chernihiv
Alla prima notizia della morte dello scrittore, la filiale della società "Prosvita" a Leopoli appese uno stendardo nero a lutto sul suo edificio e le redazioni delle riviste "Zbruch" e "Narodnyi Komitet" inviarono al funerale l'avvocato e l'ambasciatore alla prima Duma di Stato Ilya Shrag. Da Kyiv giunsero a Chernighiv diverse delegazioni, mentre la redazione del Rada ed altre istituzioni ucraine inviarono corone di fiori. Lo scrittore Mykhailo Moghylansky inviò un telegramma con le condoglianze da San Pietroburgo. Dopo la funzione religiosa, circa tremila cittadini seguirono la bara attraverso la città. Dietro la bara c'erano due carri colmi di fiori, che sembravano arrivare da ogni cortile di Chernighiv. Fu sepolto sulla collina Boldyna (Boldyna Gora) a Chernighiv, come desiderava, sulla riva destra del Desna, luogo preferito delle sue passeggiate quotidiane, accanto alla chiesa del profeta Elia e le grotte di Sant'Antonio di Pachersk.
Dopo la morte del marito, Vira Ustymivna ha lavorato come correttrice di bozze, prestando il servizio nell'ufficio statistico provinciale. Nel dicembre 1921, morì a Chernihiv a causa di un forte tifo la vedova dello scrittore ed è stata sepolta accanto a suo marito.
Poche settimane dopo la morte di M. Kotsiubynskyj, il 17 giugno 1913, Volodymyr Gnatiuk scrisse le memorie su di lui e l'anno successivo le pubblicò per la prima volta come prefazione alla raccolta "M. Kotsiubynsky. Lettere a V. Gnatiuk" (Leopoli, 1914). Nelle sue memorie, V. Gnatiuk valuta l'opera di M. Kotsiubynskyj come un contributo nella letteratura mondiale: "Le opere di M. Kotsiubynskyj sono scritte in modo tale da non poter invecchiare, quindi avrà sempre lettori in ampi circoli. L'amore e la bellezza sono i diamanti che ha levigato da ciottoli anonimi e nascosti nel tesoro eterno della nostra cultura nazionale. Non ci ha dato tanto quanto avrebbe potuto darci in altre circostanze più gratificanti, ma ciò che ha dato appartiene alla prima prova e troverà sicuramente posto anche nella letteratura mondiale". Volodymyr Gnatiuk scriveva di lui: "L'amore e la bellezza sono i diamanti che ha lucidato da ciottoli anonimi e lo ha custodito nel tesoro eterno della nostra cultura nazionale".
Nella letteratura ucraina Kotsiubynskyj è rimasto come maestro della prosa psicologica. Nella sua attività creativa M. Kotsiubynskyj si concentrava sui problemi esistenziali, sullo stato interiore dell'eroe lirico e, quindi, nelle sue opere compaiono caratteristiche neoromantiche e impressionistiche. Tra le sue opere come capolavori della letteratura mondiale possono essere tranquillamente considerati i racconti "Sulla pietra", "Fiore di melo", "Intermezzo", "Sull'isola", ecc., la maggior parte delle quali risalgono all'inizio del XX secolo.
Così, Kotsyubynskyj appare come uno scrittore modernista e diventa il fondatore dell'impressionismo nella letteratura ucraina. Secondo il critico letterario e scrittore, che apparteneva al rinascimento fucilato ucraino, Serhiy Yefremov, Kotsiubynskyj ritrovò se stesso e divenne l'incomparabile Kotsyubynskyj come lo conosciamo, cioè affermò il suo "impressionismo solare".
Sottile conoscitore dell'animo umano e della psicologia sia dell'individuo che della folla, egli tratta l'uomo come un "sistema di ruoli" ed esplora i vari stati della coscienza umana e i processi psicologici. Lo scrittore stesso delineò così l'oggetto della sua fascinazione: "L'uomo è il fenomeno più interessante per noi perché cambia, nasconde ogni sorta di sorprese, non si accontenta di alcuna forma di felicità".
Le sue opere insieme alle opere dei suoi contemporanei (Ivan Franko, Olga Kobylianska, Lesia Ukrainka, V. Leontovych, N. Chernyavsky, Volodymyr Vynnychenko) hanno consolidato la tendenza della moderna letteratura ucraina a rompere con un'idealizzazione sentimentale della vita ucraina e con l'auto limitazione del quadro del realismo etnografico, e diventare una letteratura moderna indipendente e originale, sintetizzando l'anima delle persone nelle immagini della creazione artistica.
L'apice della perfezione dello speciale stile artistico di M. M. Kotsiubynskyj sono le opere "Fata morgana", "Cosa c'è scritto nel libro della vita" (1910), "Ombre di antenati dimenticati" (1911). Gli ultimi racconti dello scrittore - "Lode alla vita", "Sull'isola", "La fioritura dei meli" - sono integrati con elementi di neoromanticismo. Alcune opere dello scrittore sono state filmate e messe in scena, tradotte nelle lingue di molti popoli del mondo.
M. Kotsiubynskyj traduceva in ucraino le opere di G. Heine, A. Mickiewicz, E. Orzeshko, F. Dostoevskij ed altri. Nel corso della sua vita, Mykhailo Kotsiubynskyj scrisse molte opere giornalistiche e di critica letteraria. La posizione attiva dello scrittore si manifestava nell'affermazione artistica delle forze creative della realtà e, allo stesso tempo, nell'appassionata esposizione e negazione di tutto ciò che si frappone allo sviluppo del progresso della società ucraina.
Un famoso poeta ucraina V. Sosiura "In memoria di Kotsiubynskyi" scrisse:
La tua parola immortale vive nei cuori
e nell'amore per il tuo popolo nativo,
come le stelle dello splendore purpureo,
anche se da tempo ci hai lasciati.
Ma con noi vivrai per sempre,
vivrai come lo splendore del sole, come il canto della sera,
hai amato tanto i fiori della tua terra e,
come i fiori, hai amato delle persone.
come le stelle dello splendore purpureo,
anche se da tempo ci hai lasciati.
Ma con noi vivrai per sempre,
vivrai come lo splendore del sole, come il canto della sera,
hai amato tanto i fiori della tua terra e,
come i fiori, hai amato delle persone.
Il ritratto di Mychailo Kotsiubynskyj di Mychailo Zhuk
Copertina delle opere, grafica di Les' Lozovskyj
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Data di prima pubblicazione
17/09/20
17/09/20
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