lunedì 8 settembre 2025

San Gioacchino e Sant'Anna


Sinassi di Sant'Anna 
e San Gioacchino

a cura di Yaryna Moroz Sarno

La miniatura del Menologio di Basilio II del X secolo ( BAV, Vat. graec. 1613, fol. 23).

Il frammento dell'icona ucraina del XV secolo

    I nomi dei genitori della Vergine Maria non sono menzionati nei Vangeli canonici. Soltanto nel Protovangelo di Giacomo (II secolo) si racconta la storia dei genitori della Beata Vergine Marie e la pia tradizione riporta il loro nomi: Santi Anna e Gioacchino. 
  Santi Goacchino e Anna [in gr. ᾿Ιωακεμ κα ῎Αννα], santi e giusti genitori della Santissima Madre di Dio  Theotokos, così come altri santi biblici - parenti carnali di Gesù Cristo, sono chiamati nella tradizione liturgica orientale progenitori, ma il termine θεοπάτωρ è usato al plurale solo in relazione a Gioacchino e Anna (θεοπάτορες) in congedo le principali funzioni religiose. 
   La fonte più antica, che contiene informazioni sulla vita di San Gioacchino e Sant'Anna, sono i capitoli 1-7 del Protovangelo di Giacomo, risalente al periodo ca. 150 - III secolo. Il capostipite Gioacchino (dal ebr. יהוֹיָקִים‎ - "colui che Geova l'ha stabilito", gr. Ἰωακείμ) proveniva dalla famiglia di Giuda ed era un discendente del re Davide, al quale Dio promise che il Salvatore del mondo sarebbe nato nella sua famiglia. Nell'apocrifo di Pseudo-Matteo "Il Vangelo della Natività e dell'Infanzia del Salvatore" (non prima del VI secolo), compilato sulla base del Protovangelo di Giacomo e Il Vangelo dell'infanzia di Tommaso (non più tardi dell'inizio del V secolo), si parla dell'origine di Gioacchino "dalla tribù di Giuda" (1, 1), Anna "dalla stirpe di Davide" e che il nome di suo padre era Isaia  (1, 2). 
  Sant'Anna (ebr. חַנָּה‎, Ḥannāh, gr. Αννα, lat. Anna) era della tribù di Levi da parte di suo padre e sua madre proveniva invece dalla tribù di Giuda. Nacque Sant'Anna in Betlemme, chiamata nella Sacra Scrittura, la città di Davide, perché in essa ebbe radici il gran re, profeta. Suo padre si chiamava Matan, era sacerdote della tribù di Levi e della famiglia di Aronne, sua madre fu Maria della tribù di Giuda, ambedue ragguardevoli non solo per la loro nascita, ma ancor più per la loro probità e per lo splendore di una vita esemplare. Secondo Protovangelo, Gioacchino e Anna erano una coppia pia e prospera ma senza figli. Un altro apocrifo: "Il Libro della Natività di Santa Maria" (Libellus de nativitate sanctae Mariae del IX secolo) informa che la famiglia della Madre di Dio viveva nella città di Nazareth in Galilea (1, 1) e racconta la miracolosa concezione della Vergine Maria (3, 1). L'influenza sulla tradizione aveva anche "Omelia sulla Natività della Beata Vergine Maria" di Sant'Andrea di Creta (secoli VII - l'VIII).
    Il culto dei Santi Gioacchino e di Anna si diffuse prima in Oriente e poi in Occidente (anche a seguito delle numerose reliquie portate dalle Crociate). La festa liturgica cominciò a manifestarsi più diffusamente nell'alto medioevo (nel X secolo a Napoli; dal XII secolo in varie altre località). Nella chiesa orientale si festeggiava commemorazione di Sant' Anna il 25 luglio, il 9 settembre e il 9 dicembre. 
  Il centro della venerazione di San Gioacchino e Sant'Anna era la Palestina. A Gerusalemme, vicino alla piscina di Betzaeta, a ovest della Porta dei Leoni, c'era la casa di Gioacchino e Anna, dove, secondo la tradizione locale, sono vissuti e vi morirono e dove viene edificata la chiesa sulla tomba di Sant' Anna. Secondo il racconto dell'abate Daniel, pellegrino in Terra Santa dalla Rus'-Ucraina dell'inizio del XII secolo, in questo luogo fu costruita una chiesa, sotto il suo altare c'era una grotta dove era conservata la loro bara.
     Nell'epoca delle crociate, le chiese dedicati ad Anna apparvero a Gerusalemme e sono sopravvissute fino ad oggi: accanto alla casa di Gioacchino e Anna, fu costruita la basilica della giusta Anna (risalente al XII secolo) e la cappella di Gioacchino fu costruita nella chiesa del Santo Sepolcro (l'Assunzione della Vergine) e nel Getsemani, e Anna presso il luogo di sepoltura della regina Melisenda. In questa cappella, situata sul luogo della tomba ancestrale della famiglia della Santissima Madre di Dio, si trovano le tombe di Gioacchino e Anna. La venerazione di Gioacchino e Anna in Terra Santa era anche associata al monastero di Choziva (V secolo): secondo la leggenda locale, Gioacchino pregò per la concessione della prole a lui nella grotta del profeta Elia sul territorio del monastero. Ad Est del monastero si trova la grotta di San Giorgio, dove, secondo la leggenda, Sant'Anna visse per qualche tempo. Entrambe le grotte sono chiamate i luoghi della virtuosa Anna. Le reliquie di Anna furono trasferite sotto l'imperatore Giustiniano II nel 710, da Gerusalemme a Costantinopoli. Le parti delle reliquie sono state in vari luoghi monasteri di Athos, Cipro e Grecia. 
   A Costantinopoli furono note diverse chiese, consacrati al nome di Sant'Anna, la più antica di queste era la chiesa di Devero, costruita, secondo le testimonianze di Procopio di Cesarea, dall'imperatore Giustiniano I intorno al 550 (Procop. De aedificiis, I, 3). La chiesa fu danneggiata durante un terremoto e fu ricostruita dall'imperatore Basilio I il Macedone (867-886). Questa chiesa esisteva ancora all'inizio del XII secolo sotto la vedova dell'imperatore Alessio I Comneno, Irene. L'altra chiesa dedicata a Sant'Anna, di Digistei fu costruita da Santa Teodora (842-856), moglie dell'imperatore Teofilo, nel punto in cui il suo cavallo inciampò due volte sulla via delle Blacherne e ritorno. L'epigramma del patriarca di Antiochia Teodoro IV Balsamone (Θεόδωρος Βαλσαμῶν, XII secolo) contiene una menzione della chiesa in nome di Sant'Anna nel monastero della Santissima Madre di Dio Odigitria. Vicino al palazzo dell'imperatrice, a Palatia fu costruita la chiesa dall'imperatore Leone VI il Saggio (886-912). Secondo le notizie di  Pseudo-Codino dalla metà del XIV secolo, la moglie dell'imperatore d'Oriente Leone III Isaurico (717-741) Anna costruì un monastero a nome di Sant'Anna, noto anche come monastero di Spud. Il culto  di San Gioachino si diffuse nell'Oriente insieme a quello di Sant'Anna e poi nell'Occidente. 
   Alla diffusione del culto contribuì Vangelo apocrifo dello pseudo Matteo (l'VIII- IX ecolo) e poi la Legenda Aurea (XIII secolo). 
   Le rappresentazioni Sant'Anna troviamo tra i mosaici sull’arco trionfale di Santa Maria  Maggiore (432-440) e negli affreschi di Santa Maria Antiqua (del 655 ca e del 760 ca) a Roma, dove ci sono anche le reliquie di Sant'Anna. 

L'affresco di sant'Anna a Santa Maria Antiqua a Roma, VII secolo  

L'affresco con raffigurazione di sant'Anna, Vergine Maria e Sant'Elisabetta  
a Santa Maria Antiqua a Roma


  Tra le immagini più antiche troviamo un frammento dell' affresco proveniente dalla cattedrale di Faras nella Nubia (700-750) conservato nel museo nazionale a Varsavia. I
l papà San Leone III dono all'altare principale della basilica di Santa Maria Maggiore una tovaglia con ricamo con le figure di Sant' Anna e Giacchino. 
  L'antico ciclo dedicato a Sant'Anna e Gioacchino si trova nella grotta di Sant'Anna in Cappadocia (adesso Turchia) e negli affreschi della chiesa Peribleptos a Mista (1295), sulle miniature del XII secolo nel manoscritto delle Omelie del monaco Giacomo (BAV, gr. 1162), e Omelie di Giacomo, Parigi, BN, gr. 1209, fol. 21 v. 
  L'immagine dell'Annunciazione di Sant'Anna presente anche nell'altare laterale (cappella) dei Santi Gioacchino e Anna nella cattedrale di Santa Sofia di Kyiv

Il mosaico del monastero di Dafni, la fine dell'XI secolo 




L'Annunciazione di Sant'Anna (frammento del mosaico) 


L'affresco, Pech, Serbia, XIV secolo 

          I mosaici nella chiesa del Salvatore nel monastero di Chora a Costantinopoli, 1316-1321 

San Gioacchino, mosaico del nartece, nella chiesa di San Salvatore monastero di Chora


Frammento del mosaico nella chiesa del Salvatore nel monastero di Chor

    La commemorazione principale di Santi Gioacchino e Anna è il giorno seguente dopo la festa della Natività della Vergine, il 9 settembre. Questa festa è indicata nei calendari palestinesi e georgiani dal VII al X secolo, riflettendo l'antica tradizione menologica del Patriarcato di Gerusalemme. La memoria di Gioacchino e Anna del 9 settembre è menzionata nel Typicon della Grande Chiesa dei secoli IX - XI (Mateos. Typicon, vol. 1, 22). Secondo Sinassario della Chiesa di Costantinopoli della fine X secolo) e il Typicon della Grande Chiesa (IX - l'XI secoli), in questo giorno a Costantinopoli fu celebrata una solenne funzione in loro onore nella chiesa della Santissima Madre di Dio a Calcoprato (Syn CP. Col. 29; Mateos., Typicon, vol. 1, 22).

La preghiera di Sant'Anna, 
l'affresco della cattedrale di Santa Sofia, Kyiv dell'XI secolo 

 Il frammento dell'icona ucraina del XVI secolo, Museo Nazionale a Leopoli 

Il frammento dell'icona ucraina del XVI secolo, villaggio Yasinka Masola, Museo Nazionale a Leopoli 

Il frammento dell'icona ucraina del XVI secolo dalla chiesa di Santa Parasceve, Busk, 
Museo Nazionale a Leopoli 

Il frammento dell'icona del XVI secolo, villaggio Smilnyk, Museo Nazionale a Leopoli  

Il frammento dell'icona ucraina del XVI secolo, dalla chiesa della Natività della Vergine Maria, 
villaggio Chuklia, Museo Nazionale a Leopoli 

Il frammento dell'icona ucraina della seconda metà del XVI secolo, Museo Nazionale a Leopoli 

Il frammento dell'icona ucraina del XVI secolo, villaggio Tysovytsia, Museo Nazionale a Leopoli 

Il frammento dell'icona ucraina delle fine del XVI secolo, Museo Nazionale a Leopoli 

Il frammento dell'icona ucraina dell'inizio del XVII secolo, 
dalla chiesa della Natività della Vergine Maria, Dunajiv, Museo Nazionale a Leopoli 


L'icona ucraina del XVI secolo del Maestro Fedusko da Sambir, 
Museo Nazionale a Leopoli  




 


L'icona del XVII secolo

Il ricamo d'oro ucraino, Museo di Tarnavskyj a Kharkiv  
 

L'icona dell'altare di Sant'Anna della chiesa nel villaggio Skelivka, la prima meta del XVII secolo  
 
  
L'icona della devozione popolare, XVII secolo
   

L'icona delle devozione popolare, villaggio Babychi, 
XVIII secolo, Museo Nazionale a Peremyshl'

domenica 7 settembre 2025

La Natività della Madre di Dio


La Natività della Madre di Dio

di Yaryna Moroz Sarno


La Tua nascita, o Madre di Dio, 
 annunciò la gioia a tutto l'universo, 
Da Te nasce il Sole della giustizia, 
Cristo Dio nostro,
 che avendo sciolto la maledizione,
 ha dato la benedizione, 
distruggendo la morte, 
ci dono della vita eterna.

Apolytikion e kontakion della festa 


Maestro da Vanivka, 
icona della fine del XIV secolo,
 villaggio Vanivka, Museo Nazionale a Leopoli  


   La Natività della Vergine Maria è il prologo della storia della nostra salvezza e questa solennità che dà l'inizio al ciclo delle grandi feste dell' anno liturgico della Chiesa Orientale. "Oggi è l'inizio della salvezza del mondo. Acclamate il Signore, tutta la terra, cantate, esultate e suonate. Elevate la vostra lode, esaltatela, non temete, perché ... ci è stata generata la Madre di Dio, dalla quale si compiacque d'essere generato l'Agnello di Dio che toglie il peccato dal mondo", - scrisse Giovanni Damasceno nell'Omelia per la Natività di Maria (PG 96, 662). "Questa festa è l'inizio di tutte le feste per noi, è la porta della grazia e della verità. Per il Creatore di tutto oggi il tempio animato è stato costruito e la creatura si sta preparando a diventare la dimora divina del suo Creatore",  - aggiunse Sant'Andrea di Creta. Nell'inno liturgico di Stefano Agiopolita (l'VIII secolo) si canta: "Oggi le porte sterili si aprono e ne esce la divina porta verginale. Oggi la grazia comincia a dare i suoi frutti, manifestando al mondo la Madre di Dio, per la quale le cose terrestri si uniscono a quelle celesti, a salvezza delle anime nostre". "La celebrazione odierna è per noi l'inizio delle feste", scrisse Andrea di Creta. 
   Nella tradizione orientale la solennità della Natività della Vergine Maria (Γενέθλιον τῆς ὑπεραγίας δεσποίνης ἡμῶν Θεοτόκου καὶ ἀειπαρθένου Μαρίας) inaugura l'inizio delle grandi dodici feste dell'anno liturgico. La festa probabilmente ebbe origine gerosolimitana. Qui nel IV secolo venne edificata la basilica sanctae Mariae ubi nata est (conosciuta adesso come chiesa di Sant'Anna). Nel giorno della sua dedicazione veniva celebrata festa della Natività della Madre di Dio. La costruzione di una chiesa sul portico centrale della Piscina Probativa (secondo gli apocrifi, sito della casa della Vergine Maria) risale al V secolo e la sua dedica ebbe luogo l’8 settembre sotto il patriarca Giovenale (422-458). Secondo l'altra pia tradizione palestinese, proprio Sant'Elena (m. 330), la madre dell'imperatore Costantino, fece costruire la chiesa in onore della Natività della Beata Vergine a Gerusalemme. 
  La festa è stata menzionata da San Giovanni Crisostomo, da patriarca di Costantinopoli San Proclo (439-446), Sant'Epifane, Sant'Agostino, San Romano il Melode e dal papa Gelasio (492-496). Ufficialmente fu introdotta sotto l'imperatore Giustiniano I (527 -65). Tra il 536 - il 556 da San Romano Melode è stato composto l'inno dedicato alla solennità. Nei secoli VII - VIII la festa era già celebrata molto solennemente.  
  La festa è segnata nel Kanonar di Gerusalemme del VII secolo con notevoli differenze rispetto agli altri giorni. La festività è nominata nell'evangeliario festivo donato al monastero del Sinai dall'imperatore Teodosio III (715-717), scritto in lettere d'oro e contenente letture, ovviamente, solo nelle festività più importanti dell'anno liturgico.
   Sant'Andrea di Creta (m. 712 ca) compose le due omelie ed un canone per la festa. Gli inni liturgici in onore della festa sono stati composti da patriarca Anatolio (449-458), Stefano di Gerusalemme (VI secolo), Sant'Andrea di Creta e Patriarca Sergio (VII secolo), San Giovanni Damasco, il patriarca Germano (l'VIII secolo) e San Giuseppe l'Innografo (IX secolo). 
  La prima menzione della festa della Natività della Beata Vergine Maria nell'Occidente troviamo nel libro del sacramentario di papa Gelasio (492-496). Nel Liber Pontificalis si racconta che papà Sergio I (687-701) nel 688 stabilì la celebrazione della festa l'8 Settembre con precisione verso la basilica di Santa Maria Maggiore partendo dalla chiesa di Sant' Adriano al Foro (Liber Pontificalis, I, 376). La festa fu menzionata nel Martirologio Romano dello pseudo-Girolamo del VII secolo. La festa si diffuse a Roma con i monaci profughi bizantini sotto il pontificato del papa Teodoro (642-649). Secondo la testimonianza di Anastasio il Bibliotecario (IX secolo), santo papa Sergio (687-701) istituì una litania, la processione con la croce dalla chiesa di Santa Maria Maggiore alla chiesa di Sant'Adriano (PL128, 897–898). Anche nel Liber Pontificalis è scritto: "Constituit autem ut diebus Adnuntiationis Domini, Dormitionis et Nativitatis sanctae Dei genetricis semperque virginis Mariae ac sancti Symeonis, quod Ypapanti Greci appellant, letania exeat a sancto Hadriano et ad sanctam Mariam populus occurrat" (L. Duchesne, Le Liber Pontificalis. Texte, introduction et commentaire, vol. I, Paris 1886, 376). Nelle regole di San Bonifazio (VIII secolo), questa festa è nominata tra le meritevoli della speciale celebrazione popolare (sabbatizandae a populis cum singulari devotione).
  La storia della Natività di Maria è conosciuta attraverso le fonti apocrife, principalmente appoggiati sul Proto-Vangelo di Giacomo (II secolo), sul Vangelo dello Pseudo-Matteo (IV secolo) e sul Libro della Natività di Maria (IX secolo). Il Protovangelo di Giacomo (nei capitoli V – VI) racconta che Maria nacque a Gerusalemme nella casa dei genitori Gioacchino ed Anna, che, non avendo prole dopo vent'anni, supplicavano il Signore d'avere questo grande dono. Per implorare da Dio la grazia Gioacchino si rifugiò nel deserto, dove l'angelo gli fece l'annuncio. Nello stesso giorno l'angelo apparve a Sant'Anna che pregando, piangeva: "Il Signore esaudirà la tua preghiera. Concepirai e partorirai e si parlerà della sua discendenza per tutta la terra..." Nel Medioevo il capitolo 5 del Protovangelo di Giacomo era incluso nei libri liturgici ucraini e si leggeva durante la celebrazione della liturgia della festa. Questo racconto si riflette nelle omelie, nell'iconografia e l'innografia. 
 A Massimo il Confessore (580-662) è stata attribuita la Vita di Maria che tra fonti oltre gli Apocrifi ricorda le opere di Gregorio di Neocesarea il Taumaturgo, Atanasio di Alessandria, Gregorio di Nissa, Dionigi l' Areopagita ed altri. 
    La liturgia della festa contiene il primo canone composto da Giovanni Damasceno (m. 780 ca), il secondo canone - da Sant'Andrea di Creta (m. 712 ca), i stichiri di San Germano, il patriarca di  Costantinopoli (m. 740) e di Anatolio, vescovo di Salonicco (IX secolo), dei monaci del monastero di San Sabba presso di Gerusalemme Stefano e Sergio (IX secolo), Giuseppe l'Innografo (m. 886). 
   Lo schema iconografico paleocristiano risale all'iconografia tardoantica. Le prime rappresentazioni di questa scena compaiano in dittici intagliati del VI secolo, (Heritage, San Pietroburgo) e negli affreschi dell'VIII secolo nella chiesa di Santa Maria Antiqua a Roma.
    Nell'arte bizantina l'iconografia della Natività della Vergine Maria si sviluppò nel periodo post-iconoclasta (gli affreschi del tempio Kyzylchukur in Cappadocia, 850-860; le miniature del Menologio di Basilio II, 976-1025 nella Biblioteca Vaticana ed altri manoscritti). 

La miniatura del Menologio di Basilio II

  Dalla fine del X secolo il tema iconografico è stato incluso nel sistema della decorazione delle chiese (la cattedrale di Santa Sofia ad Ocrida (1040 ca), chiesa dell'Assunzione della Vergine a Dafne (1100 ca), chiesa dei Santi Gioacchino e Anna a Studenytsa (1314) et ecc.). La scena si trova delle icone del XIII secolo dal monastero del Sinai di Santa Caterina.
   L'iconografia bizantina della festa rappresenta la scena all'interno della casa, dove nel centro della composizione sono rappresentati Sant'Anna che riposa sul letto dopo parto e le donne che portano a lei i doni. La piccola Maria con nimbo è raffigurata con le levatrici. Dalla prima metà del XIV secolo appare la figura di Gioacchino (monastero di Chora), le scene architettoniche diventano più complesse, viene introdotta l'immagine di un tavolo, che, come le figure di donne del dono, si ispira al rito di corte in onore dell'Imperatrice, sottolineando la dignità dell'evento, di Sant'Anna e della sua figlia. La gioia  solenne rappresentata attraverso lo schema iconografico maestoso e il colorito si rispecchia anche nell'inno: "risplende Maria, poiché, prodigiosamente partorita da madre sterile, ha partorito nella carne il Dio dell’universo, da grembo senza seme, oltre la natura: unica porta dell’unigenito Figlio di Dio, che attraversandola l’ha custodita chiusa, e tutto disponendo con sapienza come egli sa, per tutti gli uomini ha operato la salvezza". 
  La scena della Natività della Madonna è stata rappresentata nel ciclo degli affreschi dell'XI secolo nella cattedrale di Santa Sofia a Kyiv.

     Gli affreschi della cattedrale di Santa Sofia a Kyiv, l'XI secolo 

Як зображали Різдво Богородиці українські богомази? | CREDO
Il frammento dell'icona del XIV- XV secolo con la scena della Natività, 
villaggio Stanylia, Museo Nazionale a Leopoli

Як зображали Різдво Богородиці українські богомази? | CREDO

L'icona della fine del XV - l'inizio del XVI secolo,
villaggio Nova Wes', Museo Nazionale a Leopoli

L'icona del XVI secolo del Maestro Fedus'ko, 
villaggio Nakonechne, Museo Nazionale a Leopoli
 
 File:MHS Narodziny MB XVI w Weremien p.jpg

L'icona ucraina della prima metà del XVI secolo, Weremin, Museo Storico a Sanok 

Як зображали Різдво Богородиці українські богомази? | CREDO

L'icona del XVI secolo, villaggio Zhogatyn, Museo Nazionale a Leopoli 

Як зображали Різдво Богородиці українські богомази? | CREDO

L'icona della seconda metà del XVI secolo, villaggio Liskovate, Museo Nazionale a Leopoli 

Як зображали Різдво Богородиці українські богомази? | CREDO

L'icona del 1560 di Maestro Dmytrij, città di Dolyna, Museo Nazionale a Leopoli

Як зображали Різдво Богородиці українські богомази? | CREDO

L'icona ucraina del XVI secolo, Potelych, Museo Nazionale a Leopoli 

Як зображали Різдво Богородиці українські богомази? | CREDO

L'icona del XVI secolo, Potelyc

L'icona ucraina della seconda metà del XVII secolo, Khotynets (adesso Polonia) 

L'icona ucraina del XVII secolo, Museo Storico a Sianok (Polonia)

L'icona della metà del XVII secolo, Lutsk, Museo delle icone 

L'icona del maestro da Myhnivaka della fine del XVII secolo, Lutsk, Museo delle icone 

 

L'icona della prima metà del XVII secolo, 
villaggio Tarnavka (la chiesa di Santa Paraskeva a Leopoli (?)), Museo Nazionale a Leopoli
 

L'icona dell'iconostasi della chiesa Santa Parasceve a Leopoli, XVII secolo 

Як зображали Різдво Богородиці українські богомази? | CREDO

L'icona ucraina del XVII secolo 

L'icona della fine del XVII secolo, villaggio Mychnivaka, 
Museo dell'icona di Volyn'


L'icona ucraina del XVII secolo, Museo storico, Rivne


Il frammento dell'iconostasi di Zhovkva 

Yov Kodzelevych, 
L'icona dell'iconostasi del monastero Zagorovsky, 1722 


L'icona della fine del XVIII secolo, Podillia Orientale   


Il ricamo ucraino liturgico del 1736, Museo Nazionale di Kyevo-Pechersk 

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https://www.truechristianity.info/ua/books/saints_ua_01/saints_ua_01_008.php
http://www.vatican.va/content/osservatore-romano/it/comments/2009/documents/206q01b1.html

Y. Moroz, Estetica delle icone ucraine  del XIV - XV secolo, PhD dissertazione, Istituto di filosofia dell'Accademia della Scienza d'Ucraina, Kyiv 2005.  
G. Passareli, Icone delle dodici grandi feste bizantine, Milano 1998, 29-48. 

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