domenica 14 settembre 2025

L'Esaltazione della Santa e Vivificante Croce, 14 settembre


L'Esaltazione della Santa e Vivificante Croce 

14 settembre 

a cura di Yaryna Moroz Sarno

San Macario innalza la Santa Croce, la miniatura del Menologio di Basilio II
(Roma, BAV, gr 1613, fol. 35)


Ti glorifichiamo, Cristo Vivificante, 
e onoriamo la Tua Santa Croce, 
con la quale ci ha salvati 
dalla prigionia del nemico

Contacio, voce 4


Sei salito sulla Croce per la Tua volontà,
 Cristo Signore, 
concedi i Tuoi doni al Tuo popolo nuovo, 
che porta il Tuo nome.
Rallegra i fedeli con la Tua forza, 
dando a loro la vittoria 
sui loro avversari con l'arma 
della pace la tua croce:
 il segno irresistibile della vittoria.


    La Santa Croce come il segno dell'appartenenza al Cristo e la chiave del Paradiso, il simbolo della vittoria e della salvezza è stata sempre molto venerata nella Chiesa orientale ed è frequentemente evocata nella liturgia bizantina. La Santa Chiesa, innalzando la Croce, annuncia tutti: il tuo peccato è espiato, la tua morte è inghiottita, vieni e ricevi la vita eterna. Come scrisse Sant'Andrea di Creta: “Gesù, il Figlio di Dio, ci ha promesso la benedizione. La croce non è più l'oggetto di maledizione; il giuramento è inchiodato alla Croce; Cristo ha distrutto il giuramento e ci ha inviato una benedizione". San Giovanni Damasceno chiamava la Croce "il segno di Cristo risuscitato".
   La Croce si evoca frequentemente nella liturgia orientale e viene commemorata tutti i mercoledì e venerdì dell'anno col canto di un tropario.  Nell'anno liturgico bizantino la Croce ha diverse memorie liturgiche: nella terza domenica di Quaresima, nel Venerdì Grande, nella Memoria dell'apparizione nel cielo del segno della Croce venerabile (7 maggio), Processione della Croce preziosa e vivificante del 1 agosto che sempre presentavano Santa Croce come luogo di vittoria di Cristo sulla morte, della vita sulla morte, luogo di morte della morte. La solennità del 14  settembre è preceduta da una prefesta del 13  settembre, che celebra  la dedicazione della basilica della Risurrezione, e si prolunga con un'ottava (fino al 21 settembre). Il 13 settembre c'era ricorrenza della la dedicazione della doppia basilica dell'Anastasis e del Martyrium del 335 e del ritrovamento della Croce da Sant'Elena (secondo L'itinerario di Egeria). Nel giorno seguente, come ricorda Lezionario di Gerusalemme la Croce era esposta alla venerazione del popolo. 
      I testi dell'ufficiatura mettono ripetutamente il parallelo tra l'albero del paradiso e quello della Croce: "La Croce venerabilissima che le schiere angeliche circondano gioiose, oggi, nella tua esaltazione, per divino volere risollevi tutti coloro che, per l'inganno di quel frutto, erano stati scacciati ed erano precipitati nella morte"; "nel paradiso un tempo un albero mi ha spogliato, perché facendone gustare il frutto, il nemico ha introdotto la morte; ma l'albero della Croce, che porta agli uomini l'abito della vita, è stato piantato sulla terra, e tutto il mondo si è riempito di ogni gioia"; "la Croce che ha portato l'Altissimo, quale grappolo pieno di vita, si mostra oggi elevata da terra: per essa siamo stati tutti attratti a Dio, e la morte è stata del tutto inghiottita. O albero immacolato, per il quale gustiamo il cibo immortale dell'Eden, dando gloria a Cristo!"
     La festa dell'Esaltazione della Santa e Vivificante Croce (Η παγκόσμιος ὕψωσις τοῦ τιμίου καὶ ζωοποιοῦ Σταυροῦ), una delle dodici grandi feste, viene celebrata in ricordo del ritrovamento del Legno della Santa Croce nel 326 da Sant'Elena che è avvenuto durante il regno dell'imperatore Costantino I il Grande. Secondo gli storici della chiesa del IV secolo (Gelasio di Cesarea, Rufino d'Aquileia, Socrate), Sant'Elena, la madre di Costantino, su richiesta del suo figlio, si recò a Gerusalemme per trovare luoghi associati agli eventi della vita terrena di Cristo, in modo particolare la Santa Croce, che nella sua apparizione miracolosa divenne per Costantino un segno della vittoria sul nemico. In seguito la madre dell'imperatore Costantino (306-337) anche fece trasformare parte del suo palazzo a Roma nella basilica (oggi chiamata Santa Croce in Gerusalemme) per conservare le preziose reliquie della Santa Croce. Il vescovo di Gerusalemme San Macario (m. 335 ca) innalzò la Croce e consacrò la chiesa della Resurrezione il 14 settembre del 335. In questa festa sembrerebbe è stata commemorata anche la visione della Croce di Costantino e forse anche un'altra apparizione avvenuta a Gerusalemme nel 346. 
   Già San Cirillo di Gerusalemme (m. 386) testimoniava che ai suoi tempi la reliquia della Santa Croce del Signore si custodiva e si metteva all'adorazione del popolo a Gerusalemme e le particelle del Legno della Vera Croce si diffusero in tutto mondo cristiano (Cyr. Hieros. Catech. 4. 10). Nella sua Catechesi egli scriveva anche: "Riconosco la croce perché conosco la resurrezione. Se il Crocifisso fosse rimasto in quello stato, non riconoscerei la croce... Siccome alla croce seguì la resurrezione, non mi viene di parlarne a lungo" (PG 33, 775 B).
   Nel VII secolo il 14 settembre si iniziò la commemorazione del ritorno solenne della Croce Vivificante dalla prigionia persiana con l'imperatore bizantino Eraclio nel 629. Quando fu portata, il patriarca innalzò la Santa Croce, restituendola su tutti i quattro lati, dicendo: "Salva il Tuo popolo, o Signore, e benedici la tua eredità" e ogni volta il popolo adorò devotamente, gridando: "Signore, abbi pietà!" Partendo dal VII secolo, la festa si diffuse anche nella liturgia latina. 
    Nel 638 la croce fu portata a Costantinopoli a causa della conquista di Gerusalemme dagli arabi. Dall'inizio del VII secolo la festa dell'Esaltazione si celebrava a Costantinopoli nella forma attuale.
    La festa dell'Esaltazione della Croce è una delle più antiche festività cristiane. La vita del monaco Saba il Consacrato, scritta dal monaco Cirillo di Scitopoli nel VI secolo, racconta ancora della celebrazione del ritrovamento e non dell'Esaltazione. Le prove della celebrazione dell'Esaltazione in Oriente si trovano nelle vite di San Giovanni Crisostomo, Sant'Eutichio e San Simeone Stolto in Cristo (m. 590 ca). Dalla vita di Giovanni Crisostomo, scritta da Giorgio, vescovo d'Alessandria, si conosce che la festa si celebrava solennemente a Costantinopoli il 14 settembre. Secondo la testimonianza nella vita di Maria d'Egitto attribuita a San Sofronio (VII secolo), la festa dell'Esaltazione era ordinaria e pubblica, attirando nella  Gerusalemme un enorme numero di fedeli. Esattamente le stesse indicazioni si trovano nelle vite di Simeone lo Stolto in Cristo (m. 590 ca) e Sant'Eutichio, patriarca di Costantinopoli (m. 582).
      Il rito dell'erezione della Santa Croce nella Santa Sofia di Costantinopoli con la partecipazione dell'imperatore è descritto in modo dettagliato nel trattato della metà del X secolo "Sulle cerimonie della corte bizantina". In Ucraina il rito dell'Esaltazione della Santa Croce è stato menzionato nei libri liturgici dal XIII secolo. Nell'antichità, l'esaltazione della Santa Croce avveniva solo nelle sedi episcopali e nelle grandi cattedrali, dove erano presenti un vescovo con molti sacerdoti. Il Concilio locale del 1276 consentì l'erezione di tutte le chiese. Nei suoi "Gli insegnamenti al clero" il metropolita di Kyiv Cipriano Tsamblak (1381-1382; 1390-1406) scrisse: "Quando riguarda l'esaltazione della Santa Croce, in ogni chiesa, in tutto il paese dove vivono i cristiani, la croce va eretta, anche se c'è un sacerdote, alla gloria della Croce Santa e Vivificante".
   La descrizione del rito dell'esaltazione si trovano nei libri liturgici ucraini dal XV secolo. La rimozione della Santa Croce avveniva al momento del grande inno del mattino, la petizione della triplice litania - al momento dell'esaltazione con le cinque esaltazioni su tutti i lati del tetrapode e l'ultima ascesa era di nuovo verso l'est. Durante ogni esaltazione il popolo cantava cento volte "Signore, abbi pietà". Il rito si concludeva con l'adorazione e il bacio della Santa Croce, mentre si cantava il kondakion "Ascendi alla croce" e tre volte: "Adoriamo la Tua croce".

L'affresco nella chiesa dello Spirito Santo a Potelych

L'icona ucraina della prima metà del XVII secolo,
Museo ad Olsztyn, Polonia

Il Maestro da Volyn', l'icona della prima metà del XVII secolo(1630 ca),
villaggio Verhniv, Museo delle icone, Luck

L'icona della seconda metà del XVII secolo, Scuola di Sudova Vyshnia 

L'icona ucraina del XVII secolo, Museo Storico a Sianok (Polonia)

L'icona del XVII secolo, collezione privata 

       L'icona della prima metà del XVIII secolo, Torky, Museo Nazionale di Leopoli

L'icona della meta del XVII secolo, Drogobych

L'icona della prima metà del XVII secolo, villaggio Cyshevyc, Museo Nazionale di Leopoli


La miniatura del XI secolo, il monte Aton,
biblioteca del monastero di Dionisio, ms 587, fol. 119 v
Miniatura del XII secolo, Grecia, Monte Aton  



   Le raffigurazioni dell'evento dell'Esaltazione della Croce sono conosciute dal IX secolo (la miniatura nelle "Omelie di Gregorio Nazianzeno"). Nella sua fase iniziale l'iconografia dell'Esaltazione non si basava sulla scena storica con il Patriarca Macario, ma sulla rappresentazione del rito dell'erezione della Croce nella Santa Sofia a Costantinopoli (così, per esempio, è stata rappresentata nella miniatura del Menologio di Basilio II (976-1025)). Vescovo Macario spesso vestito nel felonion a croci ricamate (che era prerogativa dei vescovi)  innalza al cospetto della città la Santa Croce. Lo schema semplice è rimasto quasi invariato anche nella miniatura del Salterio di Kyiv del 1397 che accompagna il Salmo 98. La scena dell'Esaltazione nel salterio presenta il rito celebrato da San Giovanni Crisostomo, fondatore della tradizione liturgica a Costantinopoli, il cui ricordo accade il 14 settembre, che innalza la Croce sull'ambone. 
   Nelle icone ucraine del XV e XVI secolo con la trama dell'Esaltazione si presenta già l'iconografia ulteriormente sviluppata.
 
La miniatura del Salterio di Kyiv, 1397

L'icona del XV secolo, villaggio Zdvyzhen', Museo Nazionale a Leopoli

L'icona della prima metà del XVI secolo, Drogobych, Museo Nazionale a Leopoli 


L'icona del XVI secolo, villaggio Vanivka, Museo Nazionale di Leopoli 


L'incisione di Pambo Berynda, Tipografia della Lavra Kyivo-pecherska,1628 

L'icona nell'iconostasi della chiesa di villaggio di Ushciv Gorlyckyj, gli anni 1680' 

 
L'icona della scuola di Robotychi, la fine del XVII secolo, Museo Storico a Sianok (Polonia)


L'icona da Malniv, XVII secolo 
 
L'icona del XVII secolo, Volyn'
L'icona del XVII secolo 

L'icona del XVII secolo, Sudova Vyshnia, regione di Leopoli 
     

L'icona della prima metà del XVII, collezione privata 

 L'icona del XVIII secolo, Lutsk, 
Museo delle icone di Volyn'







Yov Kodzelevych, l'icona dall'iconostasi di Skyt Maniavsky, del 1698-1705

L'icona dall'iconostasi di Velyki Sorochynci, XVIII secolo 


Adoriamo la Tua Croce, o Signore, 
e magnifichiamo la Tua santa Resurrezione, 
Salva, o Signore, il Tuo popolo
e benedici la Tua eredità, 
concedi ai governanti vittorie sui barbari e custodisci 
con la Tua Croce il Tuo regno.

lunedì 8 settembre 2025

San Gioacchino e Sant'Anna


Sinassi di Sant'Anna 
e San Gioacchino

a cura di Yaryna Moroz Sarno

La miniatura del Menologio di Basilio II del X secolo ( BAV, Vat. graec. 1613, fol. 23).

Il frammento dell'icona ucraina del XV secolo

    I nomi dei genitori della Vergine Maria non sono menzionati nei Vangeli canonici. Soltanto nel Protovangelo di Giacomo (II secolo) si racconta la storia dei genitori della Beata Vergine Marie e la pia tradizione riporta il loro nomi: Santi Anna e Gioacchino. 
  Santi Goacchino e Anna [in gr. ᾿Ιωακεμ κα ῎Αννα], santi e giusti genitori della Santissima Madre di Dio  Theotokos, così come altri santi biblici - parenti carnali di Gesù Cristo, sono chiamati nella tradizione liturgica orientale progenitori, ma il termine θεοπάτωρ è usato al plurale solo in relazione a Gioacchino e Anna (θεοπάτορες) in congedo le principali funzioni religiose. 
   La fonte più antica, che contiene informazioni sulla vita di San Gioacchino e Sant'Anna, sono i capitoli 1-7 del Protovangelo di Giacomo, risalente al periodo ca. 150 - III secolo. Il capostipite Gioacchino (dal ebr. יהוֹיָקִים‎ - "colui che Geova l'ha stabilito", gr. Ἰωακείμ) proveniva dalla famiglia di Giuda ed era un discendente del re Davide, al quale Dio promise che il Salvatore del mondo sarebbe nato nella sua famiglia. Nell'apocrifo di Pseudo-Matteo "Il Vangelo della Natività e dell'Infanzia del Salvatore" (non prima del VI secolo), compilato sulla base del Protovangelo di Giacomo e Il Vangelo dell'infanzia di Tommaso (non più tardi dell'inizio del V secolo), si parla dell'origine di Gioacchino "dalla tribù di Giuda" (1, 1), Anna "dalla stirpe di Davide" e che il nome di suo padre era Isaia  (1, 2). 
  Sant'Anna (ebr. חַנָּה‎, Ḥannāh, gr. Αννα, lat. Anna) era della tribù di Levi da parte di suo padre e sua madre proveniva invece dalla tribù di Giuda. Nacque Sant'Anna in Betlemme, chiamata nella Sacra Scrittura, la città di Davide, perché in essa ebbe radici il gran re, profeta. Suo padre si chiamava Matan, era sacerdote della tribù di Levi e della famiglia di Aronne, sua madre fu Maria della tribù di Giuda, ambedue ragguardevoli non solo per la loro nascita, ma ancor più per la loro probità e per lo splendore di una vita esemplare. Secondo Protovangelo, Gioacchino e Anna erano una coppia pia e prospera ma senza figli. Un altro apocrifo: "Il Libro della Natività di Santa Maria" (Libellus de nativitate sanctae Mariae del IX secolo) informa che la famiglia della Madre di Dio viveva nella città di Nazareth in Galilea (1, 1) e racconta la miracolosa concezione della Vergine Maria (3, 1). L'influenza sulla tradizione aveva anche "Omelia sulla Natività della Beata Vergine Maria" di Sant'Andrea di Creta (secoli VII - l'VIII).
    Il culto dei Santi Gioacchino e di Anna si diffuse prima in Oriente e poi in Occidente (anche a seguito delle numerose reliquie portate dalle Crociate). La festa liturgica cominciò a manifestarsi più diffusamente nell'alto medioevo (nel X secolo a Napoli; dal XII secolo in varie altre località). Nella chiesa orientale si festeggiava commemorazione di Sant' Anna il 25 luglio, il 9 settembre e il 9 dicembre. 
  Il centro della venerazione di San Gioacchino e Sant'Anna era la Palestina. A Gerusalemme, vicino alla piscina di Betzaeta, a ovest della Porta dei Leoni, c'era la casa di Gioacchino e Anna, dove, secondo la tradizione locale, sono vissuti e vi morirono e dove viene edificata la chiesa sulla tomba di Sant' Anna. Secondo il racconto dell'abate Daniel, pellegrino in Terra Santa dalla Rus'-Ucraina dell'inizio del XII secolo, in questo luogo fu costruita una chiesa, sotto il suo altare c'era una grotta dove era conservata la loro bara.
     Nell'epoca delle crociate, le chiese dedicati ad Anna apparvero a Gerusalemme e sono sopravvissute fino ad oggi: accanto alla casa di Gioacchino e Anna, fu costruita la basilica della giusta Anna (risalente al XII secolo) e la cappella di Gioacchino fu costruita nella chiesa del Santo Sepolcro (l'Assunzione della Vergine) e nel Getsemani, e Anna presso il luogo di sepoltura della regina Melisenda. In questa cappella, situata sul luogo della tomba ancestrale della famiglia della Santissima Madre di Dio, si trovano le tombe di Gioacchino e Anna. La venerazione di Gioacchino e Anna in Terra Santa era anche associata al monastero di Choziva (V secolo): secondo la leggenda locale, Gioacchino pregò per la concessione della prole a lui nella grotta del profeta Elia sul territorio del monastero. Ad Est del monastero si trova la grotta di San Giorgio, dove, secondo la leggenda, Sant'Anna visse per qualche tempo. Entrambe le grotte sono chiamate i luoghi della virtuosa Anna. Le reliquie di Anna furono trasferite sotto l'imperatore Giustiniano II nel 710, da Gerusalemme a Costantinopoli. Le parti delle reliquie sono state in vari luoghi monasteri di Athos, Cipro e Grecia. 
   A Costantinopoli furono note diverse chiese, consacrati al nome di Sant'Anna, la più antica di queste era la chiesa di Devero, costruita, secondo le testimonianze di Procopio di Cesarea, dall'imperatore Giustiniano I intorno al 550 (Procop. De aedificiis, I, 3). La chiesa fu danneggiata durante un terremoto e fu ricostruita dall'imperatore Basilio I il Macedone (867-886). Questa chiesa esisteva ancora all'inizio del XII secolo sotto la vedova dell'imperatore Alessio I Comneno, Irene. L'altra chiesa dedicata a Sant'Anna, di Digistei fu costruita da Santa Teodora (842-856), moglie dell'imperatore Teofilo, nel punto in cui il suo cavallo inciampò due volte sulla via delle Blacherne e ritorno. L'epigramma del patriarca di Antiochia Teodoro IV Balsamone (Θεόδωρος Βαλσαμῶν, XII secolo) contiene una menzione della chiesa in nome di Sant'Anna nel monastero della Santissima Madre di Dio Odigitria. Vicino al palazzo dell'imperatrice, a Palatia fu costruita la chiesa dall'imperatore Leone VI il Saggio (886-912). Secondo le notizie di  Pseudo-Codino dalla metà del XIV secolo, la moglie dell'imperatore d'Oriente Leone III Isaurico (717-741) Anna costruì un monastero a nome di Sant'Anna, noto anche come monastero di Spud. Il culto  di San Gioachino si diffuse nell'Oriente insieme a quello di Sant'Anna e poi nell'Occidente. 
   Alla diffusione del culto contribuì Vangelo apocrifo dello pseudo Matteo (l'VIII- IX ecolo) e poi la Legenda Aurea (XIII secolo). 
   Le rappresentazioni Sant'Anna troviamo tra i mosaici sull’arco trionfale di Santa Maria  Maggiore (432-440) e negli affreschi di Santa Maria Antiqua (del 655 ca e del 760 ca) a Roma, dove ci sono anche le reliquie di Sant'Anna. 

L'affresco di sant'Anna a Santa Maria Antiqua a Roma, VII secolo  

L'affresco con raffigurazione di sant'Anna, Vergine Maria e Sant'Elisabetta  
a Santa Maria Antiqua a Roma


  Tra le immagini più antiche troviamo un frammento dell' affresco proveniente dalla cattedrale di Faras nella Nubia (700-750) conservato nel museo nazionale a Varsavia. I
l papà San Leone III dono all'altare principale della basilica di Santa Maria Maggiore una tovaglia con ricamo con le figure di Sant' Anna e Giacchino. 
  L'antico ciclo dedicato a Sant'Anna e Gioacchino si trova nella grotta di Sant'Anna in Cappadocia (adesso Turchia) e negli affreschi della chiesa Peribleptos a Mista (1295), sulle miniature del XII secolo nel manoscritto delle Omelie del monaco Giacomo (BAV, gr. 1162), e Omelie di Giacomo, Parigi, BN, gr. 1209, fol. 21 v. 
  L'immagine dell'Annunciazione di Sant'Anna presente anche nell'altare laterale (cappella) dei Santi Gioacchino e Anna nella cattedrale di Santa Sofia di Kyiv

Il mosaico del monastero di Dafni, la fine dell'XI secolo 




L'Annunciazione di Sant'Anna (frammento del mosaico) 


L'affresco, Pech, Serbia, XIV secolo 

          I mosaici nella chiesa del Salvatore nel monastero di Chora a Costantinopoli, 1316-1321 

San Gioacchino, mosaico del nartece, nella chiesa di San Salvatore monastero di Chora


Frammento del mosaico nella chiesa del Salvatore nel monastero di Chor

    La commemorazione principale di Santi Gioacchino e Anna è il giorno seguente dopo la festa della Natività della Vergine, il 9 settembre. Questa festa è indicata nei calendari palestinesi e georgiani dal VII al X secolo, riflettendo l'antica tradizione menologica del Patriarcato di Gerusalemme. La memoria di Gioacchino e Anna del 9 settembre è menzionata nel Typicon della Grande Chiesa dei secoli IX - XI (Mateos. Typicon, vol. 1, 22). Secondo Sinassario della Chiesa di Costantinopoli della fine X secolo) e il Typicon della Grande Chiesa (IX - l'XI secoli), in questo giorno a Costantinopoli fu celebrata una solenne funzione in loro onore nella chiesa della Santissima Madre di Dio a Calcoprato (Syn CP. Col. 29; Mateos., Typicon, vol. 1, 22).

La preghiera di Sant'Anna, 
l'affresco della cattedrale di Santa Sofia, Kyiv dell'XI secolo 

 Il frammento dell'icona ucraina del XVI secolo, Museo Nazionale a Leopoli 

Il frammento dell'icona ucraina del XVI secolo, villaggio Yasinka Masola, Museo Nazionale a Leopoli 

Il frammento dell'icona ucraina del XVI secolo dalla chiesa di Santa Parasceve, Busk, 
Museo Nazionale a Leopoli 

Il frammento dell'icona del XVI secolo, villaggio Smilnyk, Museo Nazionale a Leopoli  

Il frammento dell'icona ucraina del XVI secolo, dalla chiesa della Natività della Vergine Maria, 
villaggio Chuklia, Museo Nazionale a Leopoli 

Il frammento dell'icona ucraina della seconda metà del XVI secolo, Museo Nazionale a Leopoli 

Il frammento dell'icona ucraina del XVI secolo, villaggio Tysovytsia, Museo Nazionale a Leopoli 

Il frammento dell'icona ucraina delle fine del XVI secolo, Museo Nazionale a Leopoli 

Il frammento dell'icona ucraina dell'inizio del XVII secolo, 
dalla chiesa della Natività della Vergine Maria, Dunajiv, Museo Nazionale a Leopoli 


L'icona ucraina del XVI secolo del Maestro Fedusko da Sambir, 
Museo Nazionale a Leopoli  




 


L'icona del XVII secolo

Il ricamo d'oro ucraino, Museo di Tarnavskyj a Kharkiv  
 

L'icona dell'altare di Sant'Anna della chiesa nel villaggio Skelivka, la prima meta del XVII secolo  
 
  
L'icona della devozione popolare, XVII secolo
   

L'icona delle devozione popolare, villaggio Babychi, 
XVIII secolo, Museo Nazionale a Peremyshl'

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