mercoledì 18 giugno 2025

La festa dell'Eucarestia: il Corpo di Dio




La festa dell'Eucarestia 
Il Corpo di Dio



Изучаем историю с Еленой Переходовой: Культура Київської Русі ...
Il mosaico della cattedrale di San Michele a Kyiv, l'XI secolo 


   La festa dell'Eucarestia (Corpus Domini, il Corpo di Dio) è una delle più importanti nell'anno liturgico; viene celebrato il giovedì successivo alla solennità della Discesa dello Spirito Santo, rievocando il Giovedì Santo. Una festività liturgica estesa a tutta la Chiesa fu introdotta nel calendario da papa Urbano IV l' 11 agosto del 1264 con una bolla Transiturus e viene indicata come "memorialis sacramentum in cotidianis missarum sollemnior, festum sanctissimi Corporis Domini nostri Jesu Christi", che sottolineava la divinità di Gesù Cristo Dio e il Suo Corpo. L’istituzione della solennità nella Chiesa universale è dovuta principalmente a una suora augustiniana Giuliana di Cornillon (prima metà del XIII secolo) che ebbe una visione della Chiesa come la luna con la macchia scura che evidenziava la mancanza di una festività. In seguito ebbe un’altra visione: Cristo in persona la apparve chiedendole di istituire la festa del Santissimo Sacramento, con il duplice scopo di riaccendere la fede nei fedeli ed espiare i peccati commessi contro il sacramento dell’Eucarestia. Il Corpus Domini come solennità nacque per celebrare la reale presenza di Cristo nell'eucaristia nella diocesi di Liegi, (Belgio) nel 1247.
 
 УКРАЇНА: Релігія-Культура-Мистецтво UCRAINA : Religione-Cultura-Arte: La  festa dell'Eucarestia: il Corpo di Dio
La parte superiore delle Porte Reali dell'iconostasi del XVI secolo, 
Domazhyr, Museo Nazionale dell'Arte a Leopoli 

Рівненський обласний краєзнавчий музей



Рівненський обласний краєзнавчий музей

La parte superiore delle Porte Reali dell'iconostasi del XVI secolo, Museo a Rivne  

L'icona ucraina del XVIII secolo, Museo delle icone di Volyn' 

L'icona ucraina del XVIII secolo, Museo delle icone di Volyn' 

L'icona ucraina del XVIII secolo, Museo Nazionale dell'Arte a Kyiv 


La facciata della chiesa della Santa Eucarestia a Leopoli 

San Giuda Taddeo


 San Giuda Taddeo, Apostolo 

a cura di Yaryna Moroz Sarno

Il mosaico del XII secolo dalla chiesa del monastero di San Michele dalle Cupole d'Oro a Kyiv, 
distrutta nel 1937 dai sovietici  

   L'Apostolo San Giuda Taddeo (gr. Ιούδας Θαδδαῖος, aram. יהודה תדיאוס‎ ("dal largo petto; magnanimo", lat. Judas Thaddeus) è uno dei dodici apostoli, considerato il fondatore della chiesa d'Edessa e il suo primo vescovo, come anche il fondatore della Chiesa Armena (Catholicos). Secondo gli autori siriaci, Giuda Taddeo aveva la sua missione apostolica ad Edessa di Osroene. 
  Secondo gli Atti armeni di Bartolomeo, che risalgono al V - VI secolo, con Taddeo che già predicava in Armenia si incontrò apostolo Bartolomeo. La Chiesa Armena si considera erede della cattedra di Taddeo. Gli apostoli Giuda Taddeo e Bartolomeo nel testo armeno del XIII secolo sono stati chiamati "i nostri primi illuminatori". La Chiesa Apostolica Armena considera Giuda Taddeo suo apostolo e lo onora come santo patrono del popolo armeno.
  Alcuni codici, anziché θαδδαῖος (significante), l'ha nominano Lebbeo (Λεββαῖος "coraggioso"). Il nome di Giuda vediamo nel Vangelo di Matteo (Mt 13, 55): "Giuda, fratello del Signore", così anche nel Vangelo di Marco (Mc 6, 3). Negli Atti degli Apostoli leggiamo: Giuda, figlio di Giacomo (At 1,13: "Entrati in città salirono al piano superiore dove abitavano. C'erano Pietro e Giovanni, Giacomo e Andrea, Filippo e Tommaso, Bartolomeo e Matteo, Giacomo di Alfeo e Simone lo Zelòta e Giuda di Giacomo"). Negli Atti degli Apostoli (At 15, 22) si menzionava anche "Giuda, detto Barabba". Il Vangelo di Giovanni (Gv 14, 22) nel racconto sull'Ultima Cena lo chiama Giuda, non l'Iscariot. L'apostolo è menzionato nel Vangelo di Luca (Lc 6, 16) come "Giuda di Giacomo" (Ἰούδας ᾿Ιακώβου). L'autore della Lettera di Giuda si presenta "Giuda, servo di Gesù Cristo, fratello di Giacomo".  Il santo apostolo Giuda aveva anche altri nomi: l'evangelista Matteo lo chiama "Levi, detto Taddeo" (Mt 10, 3), il sant'evangelista Marco lo chiama anche Taddeo (Mc 3, 19). 
 San Giuda Taddeo apparteneva alla discendenza del re Davide e Salomone. Secondo la tradizione, nacque a Cana di Galilea, in Palestina, nella famiglia di Cleofa, figlio di Alfeo (Cleofa) che era il fratello di San Giuseppe, sposo della Vergine Maria, e di Maria Cleofa, cugina della Santissima Madre di Dio; perciò Giuda Taddeo era cugino di Gesù, sia da parte di padre che da parte di madre. Alfeo (Cleofa) era uno dei discepoli a cui Gesù apparve nel cammino di Emmaus il giorno della risurrezione. Maria di Cleofa era una delle pie donne che avevano seguito Gesù fin dalla Galilea e che rimasero ai piedi della croce, nel Calvario, insieme alla Beata Vergine Maria. 
   Secondo una tradizione, San Giuda Taddeo aveva quattro fratelli: Giacomo, Giuseppe, Simone e Maria Salomea. Uno di essi, Giacomo, fu uno dei dodici apostoli e divenne il primo vescovo di Gerusalemme. Nel Medioevo San Taddeo identificavano come il fratello dell'apostolo Giacomo di Alfeo o Giacomo il Minore, figlio della cugina della Beata Vergine Maria. 
 Nelle "Ordinanze Apostoliche(gr. Ἀποστολικαὶ Διαταγαί; Διαταγαί τῶν ἁγίων Ἀποστόλων) Giuda è chiamato fratello del Signore, terzo vescovo di Gerusalemme (Const. Ap., VII, 46). Negli "Atti apocrifi di San Paolo" del II secolo si riflette la tradizione sull'apostolo Giuda che guidava la comunità cristiana di Gerusalemme: "... sono entrato nella grande Chiesa con il beato Giuda [a capo], fratello del Signore, che per primo mi ha insegnato il buon amore della [nostra] fede" (W. Schneemelcher, ed., New Testamento Apocrypha, Louisville 1992, vol. 2, 264). Nella Chiesa ortodossa siriaca lo considerano il secondo fondatore dopo l'apostolo Tommaso.
  Lo storico ecclesiastico bizantino Niceforo Callisto nel secondo libro della sua Storia scrisse dettagliatamente: "San Giuda, non Iscariota, ma un altro, al quale furono adottati due nomi: Taddeo e Leuveo, figlio di Giuseppe, fratello di Giacomo, che fu gettato giù dal tetto del tempio, originariamente predicò il vangelo in Giudea e Galilea, in Samaria e Idumea, e anche nelle città arabe, nei paesi siriani e mesopotamici, poi giunse a Edessa, città di Abgar, dove un altro Taddeo, apostolo dei settanta, aveva precedentemente predicò il nome di Cristo, e qui completò tutto ciò che non fu compiuto da quel Taddeo".
  Secondo varie fonti, San Giuda Taddeo predicò la parola evangelica prima in Giudea, Galilea, Samaria e Idumea, poi nei paesi dell'Arabia, nella Siria e nella Mesopotamia, giunse nella città di Edessa, ed infine in Persia e da lì scrisse in greco la sua epistola conciliare, nelle brevi parole. 
  San Giuda Taddeo, secondo la tradizione ecclesiastica, è ritenuto l'autore della lettera canonica che porta il suo nome. Tutto indica che questa lettera fu indirizzata agli ebrei cristiani della Palestina, poco dopo la distruzione della città di Gerusalemme, quando la maggior parte degli Apostoli erano già morti. Il breve scritto di San Giuda Taddeo è un severo avvertimento contro i falsi maestri, ed un invito a mantenere la purezza della fede. Nella Lettera di "Giuda, servo di Gesù Cristo, fratello di Giacomo" si contengono le verità profonde della fede: sulla l'impostazione dogmatica sulla Santissima Trinità, sull'incarnazione del Signore Gesù Cristo, sulla differenza tra angeli buoni e cattivi, sul futuro Giudizio Universale. L'apostolo esortava i credenti a proteggersi dall'impurità carnale, ad essere corretti nelle loro posizioni, nella preghiera, nella fede e nell'amore, a volgere coloro che si sono smarriti sulla via della salvezza, a proteggersi dagli insegnamenti degli eretici. L'apostolo Giuda insegnava che non è sufficiente la sola fede in Cristo, ma sono necessarie anche le buone azioni. Il breve scritto di San Giuda Taddeo è un severo avvertimento contro i falsi maestri, ed un invito a mantenere la purezza della fede.
   Secondo Eusebio di Cesarea, scrittore e Padre della Chiesa vissuto nella prima metà del IV secolo, Taddeo fu il protagonista della leggenda d'Abgar. Nel suo Libro I della Storia si narra che Abgar, re di Edessa all’epoca di Cristo, era malato. Saputo dell’esistenza di Gesù di Nazareth, che operava miracoli, gli mandò una lettera per chiedergli di recarsi alla corte di Edessa. Gesù non andò, ma a Edessa si recò Taddeo con la lettera di risposta scritta da Gesù. Eusebio riferisce che alla lettera di risposta di Gesù era aggiunta una narrazione in lingua siriaca, dove si affermava che Taddeo era uno dei 70 discepoli e venne inviato da Giuda detto anche Tomaso. Il re fu testimone di una grande visione apparsa sul volto di Taddeo e gli si prosternò davanti. L’apostolo impose le mani su Abgar e lo guarì. Il re credette in Gesù e ordinò a tutti gli abitanti della città di radunarsi per ascoltare la predicazione di Taddeo. Il fatto che Eusebio scriva del rapporto fra Gesù e il re di Edessa nel IV secolo significa che esisteva una narrazione molto più antica. Il suo nucleo era la conversione storica di Abgar IX (179-214) al cristianesimo, mentre la tradizione lo rappresenta contemporaneo di Cristo e suo corrispondente epistolare.       
  Germano I, patriarca di Costantinopoli (715-730) affermava esistenza nella città di Edessa l'immagine non fatta da mano umana portata dall'apostolo Taddeo al toparca malato, che lo guari. Il patriarca Tarasio scrisse in un documento secreto sull'arrivo di Giuda Taddeo a Edessa e la venerazione degli abitanti della "fisionomia del Signore non fatta da mano umano". Giorgio Sincello, segretario del patriarca di Costantinopoli Tarasio nella Selezione di cronografia descrive l' arrivo  dell' apostolo Taddeo nella città di Edessa nell' anno 36 d. C. e la guarigione del re Abgar attraverso il Volto del Signore l' acheropita (non fatto da mano umana) che si venera ancora. Secondo la testimonianza di Giorgio il Monaco dall'VIII secolo "C'è nella città l'immagine di Cristo non fatta da  mano d'uomo, che opera stupefacenti meraviglie. Il Signore stesso, dopo aver impresso in un soudarion l'aspetto della sua forma, mandò l'immagine che conservava la fisionomia della sua forma umana per l'intermediario Taddeo apostolo ad Abgar, toparca della città degli Edesseni, ed egli guari la sua malattia". Per questo Giuda Taddeo è stato chiamato anche apostolo del Sindone perché proprio lui portò l'immagine del Salvatore al re ad Eddesa. 
  Il Mandylion (in gr. μανδύλιον, mandýlion, in ar. ﻣﻨﺪﻳﻞ, mandīl) o immagine di Edessa era menzionata per la prima volta nel VI secolo. La raffigurazione del volto di Cristo è descritta in alcuni testi come un dipinto e in altri come come un’impronta miracolosa su un panno. È verosimile ritenere che questo misterioso panno fosse la Sindone conservata oggi a Torino, ripiegata in modo da mostrare solo il volto. Nel X secolo venne poi trasportata a Costantinopoli. Dopo il saccheggio della capitale bizantina ad opera dei crociati franco-veneziani del 1204, le sue tracce si perdono, in Occidente, a Roma o a Parigi. Il Mandylion (dall'arabo: velo, fazzoletto) che fu ritrovato nel 544 murato in una nicchia sopra una porta della città di Edessa (oggi Urfa, nella Turchia centro meridionale). Era una tela riproducente il volto di Cristo. Abgar V, che regnò ad Edessa dal 13 al 50 d.C., la ebbe da Giuda Taddeo unitamente ad una lettera del Messia, al quale il re si era rivolto affinché lo guarisse dalla lebbra e dalla gotta. Il Mandylion fu nascosto sotto il regno del suo figlio, persecutore dei cristiani e si ritrovò nel 544 (o nel 525) in una nicchia. L'imperatore Giustiniano fece costruire a Edessa un reliquario e una cattedrale per conservare Mandylion. Nel 944 la reliquia fu traslata a Costantinopoli durante regno dell'imperatore Costantino VII (dal 912 al 959) e esposta nella basilica di Santa Maria di Blacherne. 
   La Narratio de Imagine Edessena, attribuita a Costantino VII Porfirogenito, riporta alla tradizione più diffusa sull’origine dell’immagine di Edessa: lo scambio di lettere fra Abgar e Gesù, il tentativo fallito di un pittore di dipingere sula tela il Signore, l’immagine miracolosa sul panno con il quale Cristo si asciuga il viso appena lavato. Nella sua risposta, Gesù gli promette che dopo essere tornato al Padre gli invierà uno dei suoi discepoli, chiamato Taddeo, che lo curerà dalla sua malattia e gli darà la vita eterna e la pace. Nella Narratio si racconta anche  altra versione, secondo la quale l’immagine si imprime quando Gesù si asciuga il volto dopo aver sudato sangue nel Getsemani. Gesù dà il panno a Tommaso e gli dice di inviarlo ad Abgar, dopo la sua ascensione al cielo, tramite Taddeo. Nel testo si spiega sulla visione dal re Abgar: Taddeo: pose l’immagine sulla sua stessa fronte ed entrò così da Abgar. Il re lo vide entrare da lontano e gli sembrò di vedere una luce che si sprigionava dal suo volto, troppo luminosa per guardarla, emessa dall’immagine che lo copriva.
  Eusebio nella sua "Storia Ecclesiastica" dichiarava che prima del suo incontro con Gesù, Giuda Taddeo fosse era sposato e che egli fu lo sposo delle nozze di Cana, nelle quali il suo futuro maestro compì il primo miracolo trasformando l'acqua in vino.  Eusebio di Cesarea, riferendosi ad Egesippo (metà del II secolo), racconta dei nipoti di Giuda, chiamati "secondo la carne il fratello del Signore", che confessarono la loro fede in Cristo davanti all'imperatore Domiziano (81-96) (Euseb, Hist. eccl. III 19-20, 32). Ne consegue dalla storia che in quel momento Giuda non era più in vita. Domiziano iniziò la persecuzione negli ultimi mesi del suo regno, di conseguenza, il fratello del Signore morì prima del 96. Riportando sui matrimoni dei figli di Giuseppe Promessi Sposi Giosia (Giusto) e Simone, l'apocrifo "Storia di Giuseppe il Carpentiere" (tra il IV e il VII secolo) per qualche ragione tace sul matrimonio di Giuda (Écrits apocryphes chrétiens. 2005, vol. 2, 39). 
  Tramite le testimonianze di due discendenti del santo, Zoker e Giacomo, interrogati a Roma in presenza dell'imperatore Domiziano, essi dichiararono di essere contadini così come lo era il loro nonno e continuarono affermando che il podere fruttava all'incirca mille denari, subito finiti a causa delle ingenti imposte. Due lettere pubblicate da Eusebio di Cesarea come parte del Minuti Edessena (Storia ecclesiastica 1. 13), sono presumibilmente state scoperte negli archivi di Edessa. Essi pretendono di essere uno scambio di corrispondenza tra Gesù Cristo e il re Abgar V chiamato Uchama (il "nero" secondo Tacito), che regnò a Osrhoene dal 4 a. C. al 7 d. C. e dal 13 al 50 d. C. La prima lettera portata da un artista, Anania, chiede a Cristo di venire a Osrhoene e curare il re. Nella sua risposta Cristo si scusa, ma promette di inviare l'apostolo Taddeo (il discepolo Tommaso il Giovane, o Addai) dopo la sua ascensione. 
    Una versione della leggenda negli Atti di Taddeo (gr. Πραξεὶ̀ς τοῦ Θαδδαίου) e il siriaco Dottrina Addaei o la leggenda di Taddeo vuole che Cristo guarisca Abgar prima di inviare Taddeo che converte il re. Nella "Dottrina di Addai" risalente all'anno 400 circa si narra anche che Taddeo-Addai donò ad Abgar l'immagine di Cristo nel Mandylion (detto anche "immagine di Edessa": un telo su cui era impresso il volto del Salvatore). Nella sua attività missionaria, Taddeo di Edessa predicò in Mesopotamia accompagnato da due discepoli: Aggai (o Haggai) e Mari.
     San Girolamo (+420 ca) attribuì il battesimo di Abgar all'apostolo Taddeo "La storia della Chiesa riporta una tradizione secondo cui l'apostolo Taddeo fu mandato a Edessa da Abgar, re di Osroene; è chiamato dall'evangelista Luca Giuda di Giacobbe, e in un altro luogo - da Levi"(Hieron., In Matth. I 10. 4, PL 26, col. 61). Il sermone di Taddeo a Edessa è datato da Eusebio di Cesarea con il 340, e negli "Insegnamenti dell'Apostolo Addai" - 343 di epoca seleucide (rispettivamente 29 e 31).  

 
L'icona dal monastero di Santa Caterina a Sinai, X secolo (940 ca)
Dittico: San Taddeo di Edessa consegna il Mandylion al re Abgar V,
i santi Paolo di Tebe, Antonio, Basilio, Efraim.

Mandylion con scene della storia dell'apostolo Taddeo e  Abgar in klemas, icona ucraina, Lukov-Venecia (adesso Slovacchia), XV-XVI secolo.

 
   Secondo la tradizione, giunti nella città di Suanir (nella Colchide), San Giuda Taddeo e San Simone furono arrestati e loro fu ordinato di sacrificare nel Tempio del Sole al sole e alla luna, ma essi risposero che il sole e la luna erano solamente creature del Dio che essi annunziavano; allora i sacerdoti e il popolo si precipitarono sui due Apostoli; i due furono uccisi lapidati, linciati e colpiti con una mazza. In particolare, dopo essere stato trafitto da lance e mazze, Giuda Taddeo sarebbe stato finito con un colpo d'ascia sulla testa. 
  Secondo un altro racconto leggendario, loro si rifiutarono di rinnegare Gesù Cristo e di prestare culto alla dea Diana. Fu in quell'occasione che San Giuda disse al popolo: "Affinché veniate a conoscenza che questi idoli che voi adorate sono falsi, da essi usciranno i demoni che li romperanno". In quello stesso istante due demoni ripugnanti distrussero tutto il tempio e sparirono. Indignato, il popolo, incitato dai sacerdoti pagani, si scagliò contro gli apostoli furiosamente. San Giuda Taddeo fu trucidato da sacerdoti pagani in maniera crudele, violenta e disumana.
  Secondo un'altra leggenda, San Taddeo finì la sua vita impiccato a un albero e poi colpito con frecce. Dopo il trasferimento della tomba di San Taddeo, fu costruito il monastero armeno in onore di questo apostolo, situato vicino alla città di Maka (Iran). Un'antica tradizione armena lo rappresenta come martire morto nell'anno 50, nella regione armena dell'Artsakh; le altre fonti affermano invece che morì di morte naturale ad Edessa o a Beirut il 3 settembre del 44.
   Giuda predicò Vangelo in molti paesi dell'Asia. Insieme all'apostolo Sila fu inviato ad Antiochia per aiutare Paolo e Barnaba. Negli Atti degli Apostoli troviamo: "Giuda e Sila, essendo essi stessi profeti con un lungo discorso esortavano i loro fratelli e li fortificavano" (At 15, 32-33). Come si presume, San Giuda Taddeo iniziò a predicare in Galilea, partendo dopo per Samaria e poi verso la Siria, l’Armenia e la Mesopotamia (Iran), Persia. Partecipò al primo Concilio di Gerusalemme, che avvenne nel 50, intraprendendo dopo la predicazione in Persia e fu martirizzato, secondo la tradizione, in Armenia, sul monte Ararat, dove fu crocifisso e trafitto da una freccia intorno all'anno 80 dopo la nascita di Cristo. Gli armeni considerano San Guida primo Catholicos di tutti armeni e onorano soprattutto la sua memoria chiamandolo il loro apostolo. 
   Nel Menologio di Basilio II (Roma, BAV, Vat. gr. 1613) della fine del X  sotto il 19 giugno è raccolta una breve Vita di San Giuda, il fratello del Signore, identificato con l'autore dell'Epistola, Giuda di Giacomo e Taddeo.
    La Legenda aurea racconta cha Giuda Taddeo è stato invitato da Tommaso presso re di Edessa Abgar, che scrisse a Gesù inviando anche un pittore che doveva ritrarlo. Ma pittore non riusciva dipingere Signore e così Gesù stesso prese un panno sul quale rimase impronta del Suo volto. 
 Le reliquie del sant'apostolo si conservano al centro dell'abside dell'altare laterale sinistro in onore di San Giuseppe nella basilica di San Pietro a Roma, nonché nelle cattedrali delle città di Reims, Tolosa, ecc., ad anche nella cattedrale greco-cattolica di San Giorgio a Leopoli.   
 Grande devoto dell'apostolo fu l’imperatore Carlo Magno, che aveva un permesso speciale dal papa di portare le sue spoglie a Tolosa, in Francia, nella chiesa di San Saturnino. San Bernardo di Chiaravalle portava sempre con sé una reliquia di San Giuda, viaggiando e voleva essere sepolto con essa sul cuore. Santa Geltrude lo onorava ogni giorno con particolari preghiere e ne diffondeva la devozione.  
  Il culto dell'apostolo Giuda Taddeo come intercessore potente nelle situazioni disperate, sorse nel Medioevo in Europa a seguito di una delle visioni di Santa Brigida di Svezia. 
  Tra le rappresentazioni più antiche sono gli affreschi nelle catacombe, i rilievi dei sarcofaghi dei secoli III-IV dove San Giuda Taddeo sta tra i dodici apostoli (affreschi delle catacombe di Domitilla a Roma, fine III - metà IV secolo; nelle catacombe di via Anapo, prima metà del IV sec.; un sarcofago dalla chiesa di Sant'Ambrogio a Milano, fine del IV secolo), i mosaici della chiesa di San Lorenzo a Milano del IV secolo; dell'oratorio della Cappella Arcivescovile (494-519), nella basilica di San Vitale, mosaico del Battistero degli Ariani a Ravenna (520 ca) a Ravenna, il dipinto della cappella del monastero di Sant'Apollonio di Tebaide a Bauite, Egitto.
 Nell'affresco del monastero di Matejche (1355 ca) sono raffigurati i primi vescovi di Gerusalemme. Con i rotoli nella mano con un'iscrizione in greco: “῾Ο συγγενὴς τοῦ κ(υρίο)υ” dal primo vescovo Gerusalemme Giacomo ai i suoi successori Simeone e Giuda. La scena del martirio di San Giuda è rappresentata negli affreschi della chiesa di Santa Maria di Anglona in Basilicata della fine XII - inizio XIII secolo, nella navata laterale meridionale tra le scene degli atti degli apostoli.
 
Mosaico della basilica di San Vitale a Ravenna, VI secolo  
   
Mosaico bizantino del VI secolo

La miniatura greco-giorgiana del XV secolo

San Giuda Taddeo abbatte gli idoli. Il mosaico della cattedrale di San Marco a Venezia, XI secolo 

Il mosaico del XII secolo dalla chiesa del monastero di San Michele dalle Cupole d'Oro a Kyiv



sabato 14 giugno 2025

Olexandr Murashko (26. VIII (7.IX) 1875 - 14. VI.1919), illustre pittore impressionista ucraino

                
Olexandr Murashko
                   (26. VIII (7. IX) 1875 - 14. VI. 1919)                                                                                                           
                                                                                              a cura di Yaryna Moroz Sarno


Alexander Murashko. Self-portrait in 2020 | Painting, Artist, Art
Autoritratto, 1917-18 
Museo Nazionale dell'Arte ucraina, Kyiv 


 Olexandr Murashko (in ucr. Олександр Олександрович Мурашко) nacque il 26 agosto (7 settembre) del 1875 a Kyiv. Il suo padre (patrigno) Oleksandr Murashko era un cittadino di Chernihiv, l'iconografo che aveva il proprio studio della pittura delle icone, fratello  di Mykola Murashko (1844–1909) era fondatore di una famosa scuola dell'arte. Le sue prime impressioni artistiche ha ottenuto nel laboratorio di suo padre da cui ha imparato a dipingere le icone. Dopo studiava nella la scuola di disegno di Mykola Murashko. 
   

    La madre Maria Krachkovska con il marito Olexandro Murachko, 1889


La foto del giovane pittore, 1894


Oleksandr Murashko (August 26, 1875 — June 14, 1919), Ukrainian artist |  World Biographical Encyclopedia
Olexandro Murashko nel 1895

Il ritratto del giovane (l'autoritratto (?)), 1895


  
  Nel 1894 iniziò studiare nell'Accademia dell'Arte a San Pietroburgo (dal 1896-1900 nella classe di Ilia Repin), partecipò all'organizzazione della "Nuova Società degli Artisti", che comprendeva Borys Kustodiyev (1878-1927) e altri compagni della bottega di Repin, presentando le sue tele alle mostre (in seguito organizzò la Società degli artisti di Kyiv). Qui si formò il suo talento del ritrattista con la profondità psicologica. 
  Il suo quadro "Il funerale dell'otamano" (1900) vinse la medaglia d'oro e un premio per continuare gli studi all'estero a Parigi, Monaco ed Italia (dal 1901), visitando tradizionalmente Roma e Venezia. Il tema storico ucraino era uno dei preferiti di I. Repin, che influenzò la scelta della trama.

"Il funerale dell'otamano" (1900), 
Museo Nazionale dell'arte ucraina, Kyiv


L'inverno, 1905

   Murashko si stabilì a lungo a Monaco e Parigi che all'inizio del XX secolo furono i centri maggiori dell'arte. Lì egli continuò a perfezionarsi, lavorando nelle botteghe dei famosi pittori europei. In Germania, a Monaco studiò con Anton Ažbe, si impegnò seriamente a migliorare il suo disegno e a conoscere la Secessione di Monaco che influensò il suo stile.  Arrivando a Parigi, studiava le opere di Velasquez al Louvre, era affascinato dagli impressionisti, e quindi si allontanava dalla tecnica accademica, cercando le varie tecniche nuove. Questo periodo è stato considerato nella sua attività creativa come del maggior successo.
    Il suo quadro "Carosello" (1905) che vinse la medaglia d'oro alla Mostra di Monaco nel 1906, è stato dopo esposto a Venezia, Roma, Amsterdam, Berlino. Nel 1909, all'Esposizione Internazionale d'Arte di Monaco, la tela "Carosello" riceve una medaglia d'oro di seconda classe e viene acquistata per 1200 marchi tedeschi. Il proprietario del dipinto era il consigliere della corte di Budapest Max Markus. Da allora, le tracce del "Carosello" sono andate perdute, i tentativi di ritrovarlo non hanno portato successo.   
   All'inizio del XX secolo, Olexandr Murashko era già un maestro conosciuto in tutta Europa. Le sue opere furono esposte a Monaco, Parigi, Vienna e Berlino. Nel 1909 si tenne una mostra personale di 25 opere dell'artista. Sono stati esposti a Berlino, Colonia e Düsseldorf, dove ammiravano il suo talento, le sue tele furono acquistate da importanti musei. L'artista divenne famoso e gli furono aperte le migliori sale delle capitali europee e, soprattutto, iniziarono a parlare della sua direzione originale nella pittura europea e nel mondo. Le sue opere sono state esposte a Monaco, Venezia, Vienna, Parigi e in altre città. 
   Da quel momento gli editori di riviste di moda e case editrici di Monaco, Lipsia e Berlino hanno chiesto il permesso di riprodurre i suoi dipinti, garantendo loro il posto più onorevole sulle pagine delle loro pubblicazioni. Murashko ha ricevuto diverse proposte per l'organizzazione delle mostre personali, grazie alle quali è diventato famoso in Europa. Nel 1909 la compagnia di mercanti d'arte dell'industriale tedesco Eduard Schulte organizzò le mostre personali con i 25 quadri selezionati di A. Murashko che erano esposte a Berlino, Düsseldorf e Colonia, dove furono esposti a turno 25 dipinti selezionati. In quell'anno trionfante le mostre personali dell'artista con grande successo ebbero luogo anche a Venezia, Roma ed Amsterdam. 


Il bozzetto del "Carosello" 
 Museo Nazionale dell'arte ucraina, Kyiv

 La tela "Carosello" 1905
Galleria reale di Budapest.


Olexandr Murashko, 1905




L'Annunciazione  (1909)
Museo Nazionale dell'arte ucraina, Kyiv


La ragazza con un cane (1901), 
Museo Nazionale di Andrey Sheptycky, Leopoli


Il ritratto di George Murashko (1906), 
La collezione privata


Le macchie solari. Alexandra e George Murashko, 1907
 Museo Nazionale dell'arte ucraina, Kyiv 


Ritratto del giovane, (1913), 
Museo dell'arte, Uzhgorod


Alexander Murashko. Donna con perle
La donna con le perle, 1900, 
Museo dell'Arte, Zaporizhzhia 


Vicino al caffè, (1903)
Il Museo d'arte a Kharkiv

Alexander Murashko. Per le strade di Parigi
Per le strade di Parigi, 1903
Museo Nazionale dell'Arte dell'Ucraina, Kyiv 


Il ritratto delle ragazza con il cappello rosso, (1902-1903)
Museo Nazionale d'Arte dell'Ucraina, Kyiv


In un caffè, 1902
Museo Nazionale dell'arte ucraina, Kyiv



Il ritratto di Vira Dytyatyna, 1910
Museo Nazionale dell'arte ucraina, Kyiv


L'insegnante anziano (Il ritratto dell'artista Mykola Murashko), 1906
Museo Nazionale dell'arte ucraina, Kyiv 


Il ritratto di A. Prachov, (1904)
 Museo Nazionale dell'arte ucraina, Kyiv 


La foto del 1909



  Dopo l'Europa, vivendo per qualche tempo nella capitale dell'Impero russo, tornò in patria, a Kyiv che è sempre stata il posto preferito di Olexander. Né San Pietroburgo, né Parigi, né Monaco potevano rimuovere la sua città natale dal cuore dell'artista. "Ecco la luce, ecco il sole, ecco una natura meravigliosa, ecco la sua stessa cultura", ha scritto l'artista. Le opere di Murashko sono state apprezzate a Kyiv non meno che alle mostre internazionali. Nel 1911, alla IV mostra, tra le tele di Alexander Bogomazov, Abram Manevich e Mykola Pymonenko, furono esposti ritratti e schizzi di Olexander. L'anno successivo i dipinti dell'artista divennero la decorazione della quinta mostra degli artisti di Kyiv. Dal 1909 insegnò per diversi anni al Collegio dell'arte a  Kyiv.  
     Il 19 aprile del 1909 a Kyiv Alexander Murashko sposò Margherita Kruger (1880-1938), la figlia del famoso notaio nella chiesa dellacittà di Kyiv.
        
Маргарита та Олександр Мурашки
Margherita e Olexandr Murashko, 1909 
  
  Dopo il matrimonio la coppia è andata nel viaggio di luna di miele in Italia, visitando Venezia, Roma e l'isola di Capri, dove in estate viveva la famiglia di Prakhov (la sorella di sua moglie - artista e scultrice Anna Krueger-Prahova (1876-1962), sposò il figlio del professore dell'Università Imperiale di Kyiv A. V. Prakhov - Nikolai Adrianovych, artista e critico d'arte). Lì Alessandro creò le tele luminose e soleggiate, tra cui il primo ritratto della moglie.  

     Il ritratto della moglie Margherita Murashko sull'isola di Capri, (1909)
 Museo Nazionale dell'arte ucraina, Kyiv 


Портрет Маргариты Мурашко. 1914–1916. Серый картон, пастель. 93 × 63 см. НХМУ
Il ritratto di Margarita Murashko. 1914-1916.
Cartone grigio, pastello. 


Il duomo di San Marco a Venezia, lo schizzo, 1909, 
Museo Nazionale dell'Arte d'Ucraina,  Kyiv 

   Dopo una serie di mostre tedesche di successo, nel 1910 Murashko ricevette l'invito onorario alla IX Biennale di Venezia (durante l'aprile - ottobre). I suoi quadri "La domenica. La tristezza silenziosa" (1909) e "Sulla terrazza" (1910) scelti per l'esposizione avevano ricevuto le recensioni positive sia dai visitatori che dai autorevoli critici dell'arte europei. Proprio alla Biennale di Venezia, i dipinti di Olexandr Murashko sono stati acquistati dai collezionisti: uno è andato a Bucarest, l'altro - a New York. Nel 1911-12 partecipava nelle mostre della "Secessione" (“Münchener Secession”) a Monaco.

 На терасі, 1910 р.
 “Sulla terrazza”, la bozza  (1910), 
Museo Nazionale dell'arte ucraina, Kyiv

La foto del pittore, 1911

L'edificio dove si collocava lo studio di A. Murashko sulla via Mala Zhytomyrska\

Olexanrdo Murashko nel suo studio sulla via Mala Zhytomyrska, 14 a Kyiv, 1911


Lo studio di Alexandro Murashko a Kyiv (via Mala Zhytomyrska, 14), la foto del 1911 

Margarita Murashko nello studio del marito a Kyiv, 1910-1911

 Rientrando a Kyiv Olexandr Murashko, come suo zio Mykola Murashko, aprì nell'autunno del 1913 il suo studio d'arte, che si trovava nella soffitta del condominio di 11 piani di Lev Gіnzburg, via Institutska, 18, a Kyiv), che funzionò al 1917. Tra i suoi studenti c'erano: Nisson Shifrin, Isak Rabinovych, Karpo Trokhymenko, Anatol Petrytskyi, Tina Omelchenko.
  Lì c'erano i corsi di pittura e disegno, dove insegnavano la cognata, pittrice e artista grafico, scultore Anna Augustovna Kruger-Prahova, il pittore, artista grafico Abram Kozlov (1877-1933). Oltre un centinaio di persone si sono iscritte al primo semestre. Gli studenti dipingevano al carboncino, alla matita, all'olio i fiori, gli oggetti, mentre gli studenti della classe superiore studiavano la formulazione della figura e studiato non solo la pittura, ma anche l'anatomia. Durante questo periodo Murashko partecipava alle mostre internazionali d'arte.


 садиба Мурашків на вулиці Багговутівській, 25 (зруйнована);
La casa della famiglia di Olexandr Murashko a Kyiv dal 1914 (Lukjanivka)

    Qui si è formata una solida comunità artistica. All'inizio del XX secolo, molti personaggi famosi vivevano sulla Lukyanivka: artisti - Mykola Pymonenko, Olexandro Murashko, Volodymyr Orlovsky, Volodymyr Menko, Ivan Seleznev, Pavlo Mazyukevich, Anna Kruger-Prakhova; i scrittori - Ivan Nechui-Levitsky e Olena Pchilka; i compositori - Mykhailo Leontovych, Kyrylo Stetsenko e Henry Bobinsky. 

Il ritratto della vecchia


Il ritratto dell'arista, 1914 
 Museo Nazionale dell'arte ucraina, Kyiv


Alexander Murashko Продавщицы цветов: Descrizione dell'opera
Le venditrici dei fiori (1917)
Museo Nazionale dell'arte ucraina, Kyiv


Il ritratto di Vera Epanchina-Falc-Fejn, 1910, Museo Nazionale dell'arte, Kyiv  

 
La pittrice Frida Meerson (1916)  
Museo Nazionale dell'arte ucraina, Kyiv


 

Il ritratto di Degtiarev, 1917 

La donna con i nasturzi, (1918)
Museo Nazionale dell'arte ucraina, Kyiv

L'Autoritratto, la bozza in pastello, 1917 
Museo Nazionale dell'Arte ucraina, Kyiv


  Nel 1916, insieme all'altri persone affini, fondò la Società degli artisti a Kyiv. Fu cofondatore dell'Accademia delle arti dell'Ucraina che fu fondata l'Accademia delle arti nel 22 novembre (3 dicembre) del 1917 a Kyiv, e Alexandro Murashko fu scelto tra i suoi primi rettori: Vasyl Krychevsky (1917-1918), Fedir Krychevsky (1918, 1920-1922) ed Alexandro Murashko (1919). I primi professori furono Mykhailo Boychuk (arte monumentale, affreschi e mosaici), Mykola Burachek (paesaggio), Vasyl Krychevsky (arte popolare, ornamento, architettura, composizione), Fedir Krychevsky (ritratto, scultura, pittura storica), Abram Manevich (paesaggio; l'impressionista), Alexandro Murashko (pittura di genere), Mykhailo Zhuk (pittura a cavalletto, disegno), George Narbut (grafica) e Danylo Shcherbakivsky (l'arte popolare ucraina, storia dell'arte ucraina).


I professori dell'Accademia delle Arte 
con Mychaylo Grushevsky, il presidente della Repubblica Ucraina 
(il secondo dal latto sinistra A.  Murashko), Kyiv 1917


   Nel maggio del 1919 Alexander Murashko era arrestato sulla strada. Dalla metà di maggio 1919 Murashko univa lavoro presso l'Accademia Ucraina dell'arte con impegno presso la casa editrice statale ucraina nella suddivisione artistica. 
 Alla fine di maggio 1919, il giornale "Izvestia" pubblicò gli elenchi delle persone che dovevano pagare un contributo. Si trattava di contributi monetari forzati e tasse rivoluzionarie straordinarie, che le nuove autorità riscuotevano dalla popolazione benestante. Negli elenchi erano inclusi dozzine di residenti di Kyiv, tra cui  Murashko. Gli è stato ordinato di pagare 25 mila rubli. Coloro che si rifiutavano di pagare venivano arrestati e mandati ai lavori forzati. A. Murashko è stato arrestato l'8 giugno. Più tardi, la moglie dell'artista ha descritto con le sue parole una giornata di lavori forzati. "Riguardo a Darnytsia, disse che furono immediatamente mandati a trasportare la legna su una slitta. Ma non furono preparati né cibo né alloggio. Essi stessi si sistemarono in una dacia vuota, trovarono un samovar e delle provviste e, dopo aver cenato, andarono a letto. Il giorno dopo molti sono stati rilasciati, compreso lui, secondo il certificato che ho ricevuto", ha scritto Margarita Murashko. 
   Poco dopo Olexandro Murashko è stato ucciso nella notte tra il 14 e 15 giugno del 1919 vicino alla sua casa su Lukyanivka. I tragici eventi del 14 e 15 giugno grazie ai scritti della moglie. La coppia tornava dai vicini di casa la famiglia Shustov, un avvocato di Kyiv, che appartenevano alla cerchia più stretta dell'artista ed abitava in nella casa sulla via Baggovutivska, 25, nel distretto di Lukyanivka. Per strada lui insieme alla sua moglie sono stati circondati da tre agenti di pattuglia, hanno controllato il lasciapassare, hanno detto che lo avrebbero arrestato e portato in tribunale. Allo stesso tempo, alla moglie è stato ordinato di portare via tutti gli oggetti di valore dal marito. Murashko ha chiesto alla donna di restare con lui, ma lei è stata costretta con la forza ad andarsene. Quando Murashko sospettò il pericolo, iniziò a scappare. L'artista è corso alla casa sulla via Dorozhitskyi, n. 18. Voleva nascondersi in giardino, si precipitò nella fessura sotto la zattera, ma inciampò e rimase bloccato nel fosso. I soldati lo videro e gli spararono alla nuca con una pistola. Più tardi sono scappati. La formica assassinata è stata ritrovata al mattino. La stampa dell'epoca riferì che era stato colpito e derubato dai banditi, sebbene tutti gli oggetti di valore sono rimasti con sua moglie.
    L'ultimo periodo della vita di Alexandro Murashko è stato descritto da Georgy Lukomsky (1884 - 1952), l'artista, architetto e critico d'arte ucraino, a cui lavoravano insieme negli anni 1917-19. 





Il libro "La ghirlanda sulla tomba" di G. Lukomsky pubblicato a Berlino e dedicato ad Alexandro Murashko


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www.encyclopediaofukraine.com/display.asp?linkpath=pages%5CM%5CU%5CMurashkoOleksander.htm
https://antikvar.ua/nove-u-rodovodi-oleksandra-murashka/



Data di prima pubblicazione
21/10/2019

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