giovedì 30 novembre 2023

Sant’Andrea Apostolo, il Primo Chiamato e il santo patrono dell’Ucraina

            

Sant'Andrea Apostolo, il Primo Chiamato
il primo evangelizzatore della Scizia,
il santo patrono dell’Ucraina
 di Yaryna Moroz Sarno

      

Il mosaico della cattedrale di Santa Sofia a Kyiv

   Sant’Andrea, il Protoclito, (gr. Πρωτόκλητος, protòklitos, Prōtoklētos; lat. Primus Vocatus), il primo ad essere chiamato (Mt 4, 13-20; 8, 14 ss.; Mc 1, 10-18; 29-31; 3, 18 ss.; Gv 1, 35-42; 6, 8 ss.; 12, 20-22), è considerato il primo evangelizzatore della Scizia (attuale Ucraina) e di Kyiv, perciò divenne santo patrono dell'Ucraina.
   Nacque a Betsaida di Galilea, figlio di Giona e fratello di Pietro, fu pescatore a Cafarnao e pescò sul lago di Tiberiade ("il mare di Galilea") e per questo divenne il santo protettore di pescatori e marinai. I Vangeli secondo Matteo e Marco raccontano che Andrea e Pietro insieme a Giacomo e Giovanni, pescavano sulle rive del lago, quando sono stati chiamati dal Salvatore (Mt 4, 18; Mc 1, 16). Il suo nome (dal gr. Ἀνδρέας) si traduce come "coraggioso". Secondo il Vangelo di San Giovanni, fu discepolo di San Giovanni Battista (Gv 1, 35-41) e tra i quattro discepoli più vicini al Signore Gesù Cristo.
   L'apostolo è stato martorizzato sulla croce, legato e non inchiodato per allungare la sofferenza dell'agonia. Rimanendo vivo così per tre giorni, non cessava di predicare la fede cristiana. Dal IX secolo la data della sua morte è stata solitamente considerata durante il regno dell'imperatore Nerone il 30 novembre 64.

Apostolo Andrea: Sant'Apollinare Nuovo, Ravenna, Mosaico della Vocazione di  San Pietro e Sant'Andrea, V secolo
   Il mosaico di Sant'Apollinare Nuovo, Ravenna 
   
   La vita del santo è stata descritta nell’apocrifo della metà del II secolo "Gli Atti di Sant’Andrea", principalmente ricostruito sulla base del "Libro dei miracoli" di Gregorio di Tours (Liber de virtutibus beati Andreae Apostoli, 591-592 ca). Secondo la tradizione locale, predicò per la prima volta in Giudea ai Samaritani ed anche a Gaza. Dopo aver lasciato Gaza, Andrea si recò nella città palestinese di Lidia, dove San Giorgio avrebbe poi ricevuto la corona del martire, poi ad Antiochia, e da lì ad Edessa (l'attuale città di Urfa in Turchia) che fu uno dei centri della vita cristiana nei tempi apostolici. Gli Atti di Andrea menzionati da Eusebio di Cesarea, Epifanio Slamina ed altri autori insieme all'apocrifo Vangelo di Andrea sono stati iscritti da papa Gelasio I nel Decretum Gelasianum
   Gli Atti di Sant'Andrea ed altre fonti raccontano che per la sua missione apostolica Sant'Andrea ricevette la Scizia (attuale Ucraina), dove iniziò a predicare il Vangelo sulla costa del Mar Nero, spostandosi verso l'ovest, predicò il cristianesimo ai popoli dei Balcani e del Mar Nero. 
   Le testimonianze più antiche sulla predicazione dell'apostolo Andrea nella nostra terra risalgono ai primi secoli del cristianesimo. Il vescovo di Portuene Ippolito diceva: "Andrea, dopo aver predicato agli Sciti e ai Traci, subì la morte sulla croce a Patrasso Acaia, essendo crocifisso su un albero dell'ulivo, dove fu sepolto". Il santo vescovo Ippolito di Roma (170 ca - 235) lasciò la testimonianza sulla predicazione dell'apostolo Andrea nelle terra di Rus'-Ucraina. Origene (185 ca - 253) riferisce che Andrea predicò il Vangelo nella Scizia. Nella sua opera dedicata alla memoria degli Apostoli scrisse: "Gli apostoli e i discepoli di nostro Signore e Salvatore, sparsi per l'universo, predicarono il Vangelo, cioè: Tommaso, come da tradizione è sopravvissuto a noi, ha ricevuto la Partia in eredità, Andrea - la Scizia, Giovanni ha ottenuto l'Asia..." 
    Anche lo storico Eusebio di Cesarea (ca 263 - ca 340) nella sua Storia della Chiesa (Eusebius, Historia Ecclesiasticae, PG, vol. 20, coll. 214-215) citando Origene, narrò sul viaggio di Sant’Andrea lungo le coste del Mar Nero, che, salendo sulle rive del fiume Dnipro, predicava il Vangelo agli Sciti. Negli scritti di Eusebio di Cesarea si riflette un'antica tradizione risalente almeno alla prima metà del III secolo. 
  Doroteo (circa 307–322), vescovo di Tiro, scrisse: "Andrea, fratello di Pietro, percorse tutta la Bitinia, tutta la Tracia e gli Sciti…". Anche san Sofronio (+390) e sant'Epifanio di Cipro (+403) testimoniano nei loro scritti della predicazione dell'apostolo Andrea nella Scizia. Secondo Epifanio di Salamina (315 ca - 403), Sant'Andrea fece tre viaggi da Gerusalemme lungo le rive del Mar Nero. 
  San Giovanni Crisostomo (344-407), patriarca di Costantinopoli e dottore della Chiesa, raccontava sugli sciti che lodavano il Cristo (S. Joannes Chrysostomus, Adeversus Judacos et gentiles quod Christus sit Due, Opera Omnia, Parissis 1718, vol. 1, col. 566). San Girolamo (345-419) scrisse che la fredda Scizia è stata riscaldata dal fuoco della fede vera (Hieronymus, Epistulae ad Laetam, vol. XXII, 870). Eucherio di Lione (+449) e Isidoro di Spagna (570-636) scrivono nei loro scritti sulla predicazione e l'insegnamento del sant'apostolo Andrea: "Egli ricevette in eredità la Scizia e insieme l'Acaia". Successivamente, nelle narrazioni di Pseudo Epifanio (VI - VII secolo) si conferma la predicazione di Sant'Andrea nella Scizia. Lo Pseudo Doroteo (l'VIII - IX secolo) aggiunse agli Atti di Andrea il racconto sulla predica dell'Apostolo a Ponti (Bitinia, adesso in Turchia). 
  Gli scrittori ecclesiastici Dositeo di Tiro, Niketa il Paflagone (IX - X) ed altri completano queste notizie. Così, l'ultimo degli storici della chiesa che descrive la missione apostolica di Sant'Andrea nella terra degli Sciti Niketa il Paflagone (Νικήτας Δαβὶδ Παφλαγών, (+873)), notò che l'apostolo "avendo abbracciato tutti i paesi del settentrione e tutta la parte costiera del Ponto con il vangelo nella forza delle parole, della sapienza e della ragione, nella forza dei segni e dei prodigi, ponendo ovunque altari (chiese), sacerdoti e gerarchi (vescovi) per i credenti". La missione del Santo Apostolo compita nella Scizia con la nomina dei primi vescovi, in particolare nel Chersoneso e nel Bosforo, ebbe luogo molto prima che fondasse la Chiesa a Costantinopoli e ne nominasse il primo vescovo. Nella sua opera retorica, l'autore descrive l'apostolo Andrea come primo maestro dei popoli dell'Europa orientale, che face il giro dell'intera "regione settentrionale", illuminando i pagani, "insegnando nel Vangelo tutte le regioni del nord e l'intera costa del Ponto". L'autore scrisse anche: "Il primo chiamato e l'originale degli apostoli, secondo dignità segue direttamente il fratello, secondo la sua vocazione anche maggiore di lui, nella fede nel Salvatore e nell'insegnamento, l'iniziale non solo per Pietro , ma anche per tutti i discepoli".
   Nella vita di Sant'Andrea scritta tra l'815 e l'843 da Epifanio il Monaco, è stato riferito che durante il suo terzo viaggio lungo la costa meridionale e orientale del Mar Nero, l'apostolo raggiunse la Crimea e trascorse un periodo considerevole a Chersoneso (PG, 120, coll. 215-260). Elaborando ltestimonianze delle fonti antiche letterarie ("Lista degli Apostoli" di Pseudo-Epifanio, Pseudo Clementine, "Vita" di Pancrazio di Toro ed altri) e unendo con leggende locali raccolte durante i suoi viaggi sull'itinerario di Sant'Andrea, Epifanio il Monaco presenta Sant'Andrea come l'Apostolo dell'Asia Minore e della costa del Mar Nero. Simeone Metafraste usò la prima edizione della "Vita" di Epifanio ed estese la predicazione di Andrea il Primo Chiamato al Danubio, aggiungendo la storia del trasferimento delle reliquie dell'apostolo a Costantinopoli. Niketa Davide Paflagone scrisse sulla base della seconda edizione della "Vita" di Epifanio il suo elogio (encomio) ad Andrea apostolo e una vita di tipo encomiastico: "Laudatio", aggiungendo al racconto di Epifanio la menzione del sermone Sant'Andrea nel villaggio di Charax in Paflagonia, una narrazione sulla storia di Lesbio a Patrasso e sulla nomina del vescovo di Palma ad Amastris.
   Tutti gli autori successivi ad Epifanio si basavano sulla sua "Vita" di Sant'Andrea, che aveva grande popolarità nelle chiese orientale ed influsso sull'agiografia bizantina, alla fine dell'XI secolo apparve nella traduzione slava. Sull'apostolato di Sant'Andrea in Scizia racconta anche la Leggenda aurea
    Secondo una leggenda delle cronache medievali ucraine (tra cui la Cronaca di Kyiv "Il Racconto dei Tempi Passati"), Sant’Andrea piantò una croce sul fiume Dnipro dove adesso si trova Kyiv, dicendo che lì sorgerà la città santa benedetta da Dio con le numerose chiese. Al mattino, Andrea predisse ai suoi discepoli che la grazia avrebbe brillato sui monti, sarebbe stata edificata una grande città con molte chiese: "E, salito su questo monte, l'ho benedetto e ho eretto una croce".

La profezia di Sant'Andrea su Kyiv. Sant'Andrea che erige la croce sulle colline del fiume Dnipro,
raffigurato nella cronaca di Radzivill

     E proprio su questo posto, secondo la pia tradizione, è stata eretta la chiesa in suo onore e per questo l’apostolo Andrea divenne santo patrono dell’Ucraina come il primo evangelizzatore. Sant'Andrea il Primo Chiamato è stato considerato come il santo patrono dello stato dai tempi della Rus'-Ucraina. 
    La devozione verso l'Apostolo cresceva rapidamente dall'XI secolo. Nel 1086 il principe Vsevolod (che ricevette il nome di battesimo Andrea nel 1030), figlio di Yaroslav il Saggio, fondò il monastero al nome del suo santo patrono. Il ricordo della predicazione del santo apostolo Andrea era sacro nella Rus'-Ucraina. Su questo luogo nel 1215 fu eretta la chiesa dedicata all'Esaltazione della Croce dell’apostolo Andrea (poi, nel 1744 -67 dall'architetto italiano Bartolomeo Rastrelli fu edificata la chiesa di Sant'Andrea Apostolo). 
    Nel 1089 il metropolita di Pereyaslav Efremo costruì e consacrò la cattedrale al nome di Sant'Andrea a Pereyaslav. Nella letteratura antica di Rus'-Ucraina erano diffusi gli apocrifi sull'apostolo Andrea: "Gli Atti di Andrea e Matteo" e "Gli Atti degli apostoli Andrea e Pietro". Per queste chiese non conservate dovevano essere create grandi icone con la rappresentazioni dell'apostolo e gli affreschi che adornavano le pareti. 
    La solennità di Sant'Andrea Apostolo si menzionava nel calendario dei Vangeli di Reim della prima metà dell'XI secolo) (fol. 1) ed Ostromyrove 1056–1057 (fol. 243). I racconti sull'apostolo Andrea nel Prologo si sono sviluppati dal XII secolo. I Prologhi della prima edizione includono una breve vita di Sant'Andrea "La Passione del Santo e Lodevole, e il Primo Chiamato Andrea, fratello del grande Pietro", nei Prologhi della seconda edizione - anche "Il sermone sulla manifestazione del Battesimo nella terra di Rus' ". Nella prima metà del XIV secolo la vita di Andrea è stata nuovamente tradotta in slavo (probabilmente dai serbi nel monastero sul monte l'Athos) come parte del prologo in versi. Si sono conservati numerosi versioni slavi meridionali ed ucraini della Vita di Sant'Andrea scritti nei secoli XIV-XVII. 


 La chiesa di Sant'Andrea a Kyiv
edificata sul luogo dove Sant'Andrea infisse la croce
(l'edificio attuale eretto tra il 1747 e il 1753, architetto italiano Bartolomeo Rastrelli)

         
   Oltre la Scizia, Sant’Andrea svolse il suo apostolato nelle varie regioni fino nelle terre dell’Asia Minore, la Tracia, la Cappadocia, (anche Ponto Eusino, Macedonia, Armenia, Georgia, Bitinia) per stabilirsi poi in Grecia. A lui è stato attribuito d’essere fondatore del vescovato bizantino a Costantinopoli, dove divenuto il patriarca, è tuttora il suo santo patrono. Secondo altra tradizione fu eletto vescovo di Patrasso (Grecia). 
   Sempre secondo il racconto di Eusebio, era martirizzato a Patrasso (Grecia) sulla croce verso l’anno 60. Secondo le testimonianze dello Pseudo Ippolita nel IV secolo, non fu inchiodato ma legato perché soffrisse di più. Andrea morì dopo due giorni di agonia. Dal suo sepolcro a Patrasso, come narrava Gregorio di Tour, scaturiva la manna con un profumo.   

Martirio di Sant'Andrea, Menologio di Basilio II, Costantinopoli, 985, 
Biblioteca Vaticana Vat. gr.1613, fol. 215

  Sulla crocifissione di Sant’Andrea per la prima volta parlano gli apocrifi (vedi: Acta et Martyrium Sancti Andreae Apostoli, PG, vol. II, col. 1217 ss.). La Croce (insieme al pesce o la rete) è un attributo di Andrea. La croce del suo martirio decussata con braci uguali a forma di X, la lettera iniziale del nome di Cristo in greco (detta la croce di Sant’Andrea) è stata affermata dalla tradizione più tarda, diventando poi una parte integrale dell’iconografia del Santo (apparsa nell’arte per la prima volta nel X secolo). Il martirio di Sant'Andrea, crocifisso sulla croce è presentato nella miniatura del Menologio di Basilio II (Roma, BAV, Vat. gr. 1613. fol. 215, ca 976-1025). 
  L'iconografia orientale dell'apostolo Andrea era legata alla diffusione del suo culto e si formò dai tempi antichi, come testimoniano gli affreschi delle catacombe di Karmuz (Egitto), risalenti al IV - VI secolo o il dittico avorio del 450-460 (Londra, Victoria and Albert Museum). L'impulso allo sviluppo iconografico delle nuove rappresentazioni del santo fu dovuto alla traslazione delle sue reliquie dal luogo del suo martirio a Patrasso (Grecia) a Costantinopoli nel 356.  
   Nell'arte le raffigurazioni singolari di Sant'Andrea sono conosciute dal V secolo. Ma già nell’iconografia più antica sono riconoscibili i suoi tratti individuali con le caratteristiche ben definite (unico fra gli apostoli insieme a Santi Pietro e Paolo). Era rappresentato con la barba cespugliosa e i capelli arruffati incolti, grigi/ bianchi (per esempio, nel mosaico della cappella arcivescovile, delle chiese di San Vitale e Sant’Apollinare Nuovo a Ravenna della prima metà del VI secolo). Come apostolo era spesso raffigurato con il mantello, come pescatore con la tunica. 
   Sant'Andrea è rappresentato nel mosaico a cupola del Battistero degli Ortodossi a Ravenna (metà del V secolo) con una corona tra le mani. Nell'oratorio della cappella Arcivescovile a Ravenna (494-519), si rappresenta il busto del santo, in un medaglione nella chiesa di San Vitale a Ravenna, 547 ca. Nell'abside del catholicon del monastero di Santa Caterina al Sinai, 550-565; nell'affresco dell'abside della VI cappella a Bauit (Egitto) del VI secolo il santo è stato raffigurato con il Vangelo, come nell'abside della chiesa di Santa Maria Antiqua a Roma, 705-707, nell'abside di San Giovanni in Laterano, ed altri. 
   Nell'epoca post-iconoclasta, Sant'Andrea era di solito raffigurato con un rotolo nella mano: nei mosaici del nartece di Osios Loukas (Grecia) degli anni '30 del XII secolo, o con croce sull'asta lunga (per esempio, mosaico dell'abside della chiesa di Santa Maria Assunta a Torcello, 1130 circa; cappella della cattedrale del Sacramento a Trieste della prima metà del XII secolo; cattedrale di Cefalù in Sicilia, 1148 ca. Nell’arte rinascimentale e barocca le scene più ricorrenti sono quelle del suo martirio e della predicazione. 
 
Il mosaico del VI secolo del monastero di Santa Caterina, Sinai, 550–565 ca
  
 Il mosaico della cappella Arcivescovile a Ravenna, 494-519

 Il mosaico della chiesa di San Vitale, Ravenna, 547

L'affresco della chiesa Santa Maria Antiqua al Foro Romano, 705-708 
 
    Inizialmente le reliquie di Sant'Andrea si trovavano nel luogo del suo martirio a Patrasso a Grecia. Secondo il racconto di Sofronio Eusebio Girolamo, le reliquie vennero traslate nel 357 ca nella basilica dei Santi Apostoli a Costantinopoli per volontà dell’imperatore Costanzo II. Nel VI secolo le reliquie degli apostoli Andrea, Luca e Timoteo, ritrovate durante la ristrutturazione dell'edificio fatiscente della chiesa, furono solennemente trasferite nella nuova chiesa dei Santi Apostoli e sepolte sotto la cattedra. "La trasposizione delle reliquie degli apostoli" è stata inserita in synaxarium greco sotto il 20 giugno. I pellegrini medievali notavano nel XII secolo l'esistenza della mano di Sant'Andrea conservata nella chiesa della Vergine di Pharos (in gr. Θεοτόκος τοῦ Φάρου) presso il Gran Palazzo a Costantinopoli, della testa di Andrea Apostolo nel monastero di San Giorgio in Mangani prima della caduta di Costantinopoli nel 1453. Alcune parte delle reliquie furono trasferite in Scozia nell'VIII secolo e da allora, la croce di Sant'Andrea è diventata un simbolo della Scozia.
   Le sue reliquie in seguito alla IV Crociata sono state trasportate ad Amalfi e l’8 maggio del 1208 sono state raccolte nella cripta del Duomo d’Amalfi che porta il suo nome, mentre il cranio dell'apostolo fu portato nella basilica di San Pietro a Roma. Nel 1964 papa Paolo VI restituì parte del cranio (secondo come è stato narrato dal papa Pio II nei suoi Commentari, donato da Tommaso Paleologo nel 1461, ) alla chiesa di Sant’Andrea a Patrasso.

La cattedrale di Sant'Andrea Apostolo ad Amalfi

La figura di Sant'Andrea sulla porta bronzea, 
cattedrale di Sant'Andrea ad Amalfi



   Altre sue reliquie sono nella cattedrale di Santa Maria ad Edimburgo (Scozia), Sant’Alberto a Varsavia (Polonia), il Casino Di Cicco a Sant’Apollinare (Frosinone del Lazio). Alcune parti della croce di Sant’Andrea si conservano nella cappella del Palazzo a Bruxelles. La sua croce divenne lo stemma della Burgundia, ed è anche disegnata sulle bandiere della Scozia, di Tenerife e dei confederati degli Stati Uniti d’America. 



Il mosaico dalla cattedrale di San Michele dalle Cupole d'Oro a Kyiv, XII secolo 

L'apostolo Andrea e Matteo, miniatura del Salterio di Kyiv, 1397 

Gli Apostolo Andrea e Marco, il frammento dell'iconostasi, villaggio Stara Skvariava, 
la metà del XVI secolo, Museo Nazionale a Leopoli 

Maestro Fedusko, il frammento dell'iconostasi  con gli apostoli Bartolomeo ed Andrea,  
dalla chiesa della Dormizione della Vergine Maria, villaggio Nakonecne, 
la seconda metà del XVI secolo, Museo Nazionale a Leopoli 

Frammento dell'iconostasi, Krekhiv, la fine del XVI secolo 

Gli apostoli Andrea e Tommaso, il frammento dell'iconostasi di Yastrebnyk, l'inizio del XVII secolo 

Particolare dell'iconostasi della prima metà del XVII secolo, 
nella chiesa del villaggio Velyki Grybovyci, vicino a Leopoli 

Il frammento dell'iconostasi nella chiesa Santa Parasceva a Leopoli, XVII secolo 

Ivan Rutkovyc, L'apostolo Andrea, il frammento dell'iconostasi di Vola Derevlianska, 1680

Ivan Rutkovyc,  gli apostoli Andrea e Marco, 
 il frammento dell'iconostasi, 1688-89, Volia Vysocka

Ivan Rutkovyc, frammento dell'iconostasi di Zhovkva, 1687-99, Museo Nazionale a Leopoli 

L'icona della chiesa della Vergine Maria, villaggio Lybokhory, 
regione di Leopoli, Museo Nazionale a Leopoli 

Yov Kondzelevych, L'icona della fine del XVII secolo dell'iconostasi della chiesa San Michele del monastero di Bilostok, regione di Volyn', Museo Nazionale a Leopoli 






Le icone del XVIII secolo (1777)

Ivan Medyckyj, La chiamata di Sant'Andrea, gli affreschi della chiesa di San Giorgio, 
Drogobych, 1711

Sant'Andrea e San Matteo, particolare dell'iconostasi 
nella chiesa della Santissima Trinità a Zhovkva, XVIII secolo 

Il frammento dell'iconostasi nella chiesa di Sant'Andrea a Kyiv, XVIII secolo

La parte della decorazione del XVIII secolo nella chiesa di Sant'Andrea il Primochiamoto a Kyiv 
  
 
  Modest Sosenko, L'Apostolo Andrea nell'iconostasi della chiesa a Zolochiv, 1913 
(Museo Nazionale a Leopoli)

Ivan Izhakevych, l'affresco nella chiesa di Tutti Santi presso il monastero delle Grotte a Kyiv 



Le immagini delle icone ucraine sono statti da siti:

  Data di prima pubblicazione:
  12/12/20

sabato 25 novembre 2023

La memoria del genocidio: l'Holodomor in Ucraina



La commemorazione dell'Holodomor, 
il genocidio del popolo ucraino  

In unione di preghiera ricordiamo le vittime innocenti 

     Holodomor: il genocidio dell’Ucraina        


     Milioni sono state le vittime dell’Holodomor, i morti di fame nel più ricco terreno d'Europa. Il giornalista gallese Gareth Jones denunciò per la prima volta nel mondo occidentale l'esistenza della carestia artificiale tra il 1932 e il 1933, perpetrata nei confronti degli ucraini con requisizioni massicce di tutti i generi alimentari e il divieto di vendita degli alimenti. Nel marzo del 1933 il coraggioso giornalista convocò una conferenza stampa a Berlino per denunciare le brutali conseguenze della politica di Stalin. Rafael Lemkin (1900-1959), illustre avvocato, grande esperto di diritto internazionale (nel campo di criminologia), che è stato considerato il padre della Convenzione delle Nazioni Unite sul genocidio e sulla prevenzione e punizione del crimine di genocidio adottata dalle Nazioni Unite il 9 dicembre 1948, riconosceva l'Holodomor come parte del genocidio sovietico contro il popolo ucraino. Parlando nel 1953 alla cerimonia della commemorazione della tragedia, nel ventesimo anniversario della Grande Carestia (l'Holodomor) a New York, ha segnato che l'esperimento barbarico più lungo e più ampio del terrore e della russificazione d'Ucraina era finalizzato alla distruzione della nazione ucraina. Soltanto nel 1986 lo storico statunitense Robert Conquest con saggio “Harvest of sorrow” (Raccolto di dolore), uscito in Inghilterra e negli Stati Uniti, raccontò di nuovo sulla tragedia, una carestia artificiale e la morte dolorosa di milioni d'innocenti. Le sue parole chiave non sono solo comunismo e collettivizzazione, ma anche imperialismo, concretizzato nel tentativo di voler distruggere il carattere nazionale del popolo ucraino. Il Libro è pubblicato in Italia con il titolo "Raccolto di Dolore" solo nel 2004 sotto cura di Ettore Cinnella. Nella sua postfazione di "Raccolto di Dolore", lo storico italiano sottolineò che lo studioso Robert Conquest, uno tra i massimi esperti di stalinismo, è stato il primo a scrivere un resoconto completo di una delle pagine più drammatiche della storia moderna.
    Lo sterminio per fame, voluto da Stalin, ha colpito il popolo ucraino nel 1921-22, 1932 -1933 e nel 1946-47, che ha provocato più di 10 milioni di morti, è uno dei più gravi crimini contro l'umanità. Ed era proprio il Console italiano a Kharkiv, Sergio Gradenigo, a raccontare per primo all’Occidente la tragedia provocata dal comunismo in Ucraina. Questa testimonianza è riportata nel volume "Lettere da Kharkiv. La carestia in Ucraina nei rapporti diplomatici italiani 1932-33", pubblicato dal professor A. Graziosi, che afferma che i documenti dei rappresentanti diplomatici italiani in U'RSS sulla carestia del 1932-33, rinvenuti nell’archivio del Ministero degli Esteri, “hanno radicalmente mutato la mia comprensione della storia sovietica e anche il modo in cui guardo al secolo passato”. E dice che “alla luce del 1932-33 quel sistema [...] ci appare più che come un “totalitarismo” ideologicamente teso a conquistare e rifondare le coscienze, un impero, in cui dirigenti sono condannati senza appello dal loro coinvolgimento in crimini contro l’umanità di portata straordinaria”.
   I sessantaquattro membri dell'ONU durante 58 Sessione dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel novembre del 2003 hanno votato per una "Dichiarazione Congiunta in occasione del 70° anniversario della grande carestia del 1932-1933", riconoscendo l'Holodomor del 1932-1933 come una "tragedia nazionale del popolo ucraino". Il Parlamento Europeo ha riconosciuto il 23 ottobre del 2008 l'Holodomor come crimine contro l'umanità. Come è stato confermato dal Parlamento Europeo nel 2008, l'Holodomor è stato organizzato e realizzato nel clima totalitario del Cremlino di quelli anni, allo scopo di sottomettere la popolazione ucraina rurale. Il 28 aprile 2010 l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa ha adottato una risoluzione per commemorare le vittime della carestia del 1932-1933 in Ucraina e in altre ex repubbliche sovietiche e condannare le brutali politiche del regime stalinista, sottolineando che in Ucraina, che ha sofferto maggiormente della collettivizzazione violenta, l'Holodomor è stato riconosciuto come genocidio dal Parlamento Ucraino (Verkhovna Rada).
    Il fatto del genocidio contro gli ucraini da parte del regime stalinista nel 1932-1933 è stato ufficialmente riconosciuto dai 17 paesi del mondo, tra cui Australia, Ungheria, Canada, Vaticano, Lituania e Stati Uniti d'America. La tragedia dell'Holodomor - tra i crimini su più vasta scala commessi nel mondo intero - si commemora in Ucraina e nel mondo nel quarto sabato del mese di novembre.

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    Господи, помилуй! Господи, помилуй! Господи, помилуй. Упокой, Господи, душі рабів Твоїх, невинно убієнних голодною смертю....
Голодомор в Украине. Их было три, а жертв 22,5 миллионаImmagine correlata

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Rafael Lemkin, Soviet Genocide in Ukraine, New York, 1953,
https://web.archive.org/web/20120302234607/,
http://www.uccla.ca/SOVIET_GENOCIDE_IN_THE_UKRAINE.pdf.


Anne Applebaum, Red Famine: Stalin's War on Ukraine, Penguin, London 2017 (trad.it. La grande carestia. La guerra di Stalin all'Ucraina, 2019)
Bernard Bruneteau, Il secolo dei genocidi, Il Mulino, Bologna 2005
Oleg V. Chlevnjuk, Stalin. Biografia di un dittatore, Mondadori, Milano 2016.
Ettore Cinella, Ucraina, il genocidio dimenticato. 1932-1933, Della Porta Editori 2015
Robert Conquest, Raccolto di dolore. Collettivizzazione sovietica e carestia terroristica, Liberal edizioni, Roma 2004.
Michael Ellman, Stalin and the Soviet Famine of 1932–33 Revisited, «EUROPE-ASIA STUDIES»,Vol. 59, No. 4, June 2007, 663–693.
Andrea Graziosi, Le carestie sovietiche del 1931-33 e il Holodomor ucraino: è possibile una nuova interpretazione?, «Storica» X, 30, 2004,7-30.
Andrea Graziosi, Conseguenze e implicazioni della “grande carestia” del 1932-33, in G. De Rosa e F. Lomastro, La morte della terra. La grande “carestia” in Ucraina nel 1932-33, Viella, Roma 2004. 
Andrea Graziosi, L’Urss di Lenin e Stalin, Il Mulino, Bologna 2007.
Nikolaj Ivnitskij, Il ruolo di Stalin nella carestia degli anni 1932-33 in Ucraina, in G. De Rosa e F. Lomastro, La morte della terra. La grande “carestia” in Ucraina nel 1932-33, Viella, Roma 2004.
B. Klid, The Holodomor Reader: A Sourcebook on the Famine of 1932-1933 in Ukraine Paperback, 2012 
Viktor Kondrashin, La carestia del 1932-33 in Russia e in Ucraina: analisi comparative (cause, dati, conseguenze), in G. De Rosa e F. Lomastro, La morte della terra. La grande “carestia” in Ucraina nel 1932-33, Viella, Roma 2004.
Stanislav Kul’chyts’kyj, Il tema della carestia nella vita politica e sociale dell’Ucraina alla fine degli anni Ottanta, in G. De Rosa e F. Lomastro, La morte della terra. La grande “carestia” in Ucraina nel 1932-33, Viella, Roma 2004.
James Mace, Day and Eternity, a cura di Larysa Ivshyna, Ukrainian Press Group Ltd, Kyiv, 2008
Roman Serbyn, Il «genocidio» ucraino: La Grande carestia nel giudizio di Raphael Lemkin, Contemporanea, Vol. 12, No. 3 (luglio 2009), 495-506
Jurij Shapoval, La dirigenza politica ucraina e il Cremlino nel 1932-33: i coautori della carestia, in G. De Rosa e F. Lomastro, La morte della terra. La grande “carestia” in Ucraina nel 1932-33, Viella, Roma 2004.
Tell Them We Are Starving: The 1933 Diaries of Gareth Jones (Dite loro che stiamo morendo di fame: i diari di Gareth Jones del 1933), a cura di Lubomyr Y. Liciuk, Kingston, Kashtan Press, 2015.
Nicolas Werth, La grande carestia, in AA.VV., Il libro nero del comunismo, Mondadori, Milano 1998.
Women and the Holodomor-Genocide: Victims, Survivors, Perpetrators Paperback, by Victoria A. Malko, 2019




https://www.altreinfo.org/una-storia-diversa/727/holodomor-il-genocidio-dei-contadini-ucraini/
https://www.lindro.it/holodomor-la-tragedia-ucraina/
https://www.aise.it/anno/il-genocidio-ucraino-domani-l86-commemorazione-dellholodomor/138450/1 
https://it.gariwo.net/giusti/biografie-dei-giusti/gulag-e-totalitarismo/figure-esemplari-segnalate-da-gariwo/gareth-jones-20949.html 
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Disumana è la potenza della fame: il Holodomor in Ucraina nel 1932-33 / Parte seconda e terza (iconur.it)
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Jiulian Bucmaniuk, gli affresci di Zhovka 

Kazymyr Malevyc, L'uomo che corre


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