domenica 30 aprile 2023

Quarta Domenica dopo Pasqua: Domenica del Paralitico

           
Quarta Domenica dopo Pasqua:
Domenica del Paralitico 

 di Yaryna Moroz Sarno

 

Ivan Rutkovyc, icona dell'iconostasi di Zhovkva, la fine del XVII secolo, Museo Nazionale a Leopoli 

 

  Nella Chiesa orientale la quarta domenica dopo la Pasqua è la Domenica del Paralitico (in gr. Κυριακή τοῦ Παραλύτου). Il suo nome deriva dal testo evangelico letto durante la liturgia sulla guarigione del paralitico da parte di Gesù Cristo a Gerusalemme (Gv 5, 1-15). Nella guarigione del paralitico si svela la potenza e la gloria del Cristo risorto che illumina il mondo con la luce della sua Risurrezione. 
  L'evento accade nel secondo anno della sua predicazione evangelica durante la festa che probabilmente coincideva con la Festa delle Capanne o Pentecoste ebraica. Il Signore vuole partecipare alla festa per obbedire alla legge e per insegnare al popolo. Una delle cinque porte che conducevano al Tempio di Gerusalemme era la porta delle pecore (porta probatica) ed aveva una piscina che si chiamava Bethesda, Betzaeta(à) o Betzata (in ebr: בית-חסדא, aram. בֵּת זֵיתָא) che significa casa dell’olivo (degli olivi) o casa della misericordia (in gr. Βηθζαθα, κολυμβήθρα, dal ή προβατική, "luogo della grazia, guarigione" alla "porta delle pecore"). L'esistenza dei cinque portici è stata confermata anche dagli scavi archeologi.
   Il numero cinque anche è simbolico: sono cinque i primi libri della legge nella Sacra Scrittura I cinque portici simbolizzano il Pentateuco (i cinque libri) Secondo Sant'Agostino, l'acqua della piscina rappresentava il popolo circondato dai cinque libri della Legge, che rivelavano l'infermità.  
   Il patriarca Giuseppe, figlio prediletto di Giacobbe, mostrando la sua benevolenza al suo fratello, mandò cinque volte più cibo degli altri (Gen 43, 34), diede cinque cambi di vestiti ai fratelli (Gen 45, 22). Sono le cinque vergini  sagge e cinque stolte. Cristo sfamò cinquemila persone affamate con cinque pani, sono cinque le piaghe del Signore con le quali ha concesso la nostra guarigione.  
   Esiste l'analogia tra i malati che aspettavano per immergersi nell'acqua e il popolo d'Israele che aspettava per poter attraversare il Giordano, per entrare nella terra promessa, terra della salvezza. La Porta che attraversavano le pecore, gli agnelli prima di essere sacrificati, allude all'Agnello immolato che si offrì per la salvezza delle pecore. 
  La piscina delle pecore era riempita dalla sorgente famosa per le sue guarigioni miracolose. Ma le proprietà curative le erano date dalla perturbazione delle acque smosse dall'ascesa dell'Angelo di volta in volta. E solo colui che per primo era riuscito a immergersi in quel momento era privato delle malattie. Ma chi non poteva muoversi da solo aspettava l'opportunità anche per molti anni. Il Signore che visitò la piscina delle pecore a Gerusalemme, tra i molti che aspettavano la guarigione, individuò il paralitico da trentotto anni e gli chiese se voleva davvero essere guarito. Ma per i giudei la guarigione compiuta di sabato era soltanto un atto sacrilego. Se anche il miracolo accadeva in questa piscina per condurre gli ebrei alla fede in Cristo, senza quale la salvezza è impossibile. 
   Il numero 38 è stato ricordato nel Deuteronomio (Dt 2, 14-15). Sono trentotto anni il tempo che vagava mormorando nel deserto il popolo d'Israele, uscito dall'Egitto, prima di entrare nella terra promessa. L'allusione riporta alla fine del Deuteronomio, al momento quando il popolo era davanti al Giordano come il paralitico davanti alla piscina.  
  L'acqua miracolosa indicava la consacrazione delle acque battesimali. Il battesimo è stato concesso come il dono che purifica dai peccati e ravviva le anime. Ed entrare nel fonte battesimale significa che ognuno di noi diventa, a Sua immagine, una persona vivente. La vera acqua viva, la guaritrice delle ferite dell’umanità, sorge insieme al Preziosissimo Sangue dal costato di Gesù.
    Il paralitico non aveva nessuno che lo aiutasse, ma Colui che creò i cieli e la terra venne da lui e divenne Uomo per aiutarlo. Guarendo di sabato, Gesù sottolinea la prerogativa dell'azione salvifica del Padre. Niente può fermare la grazia divina, soltanto il nostro peccato. La Parola di Dio conduce il guarito al tempio, perché la completa guarigione lo congiunge all'adorazione del Signore, perché essere guariti dal Signore sia nel corpo che nell'anima o nello spirito significa assumere l'integrità. Questa integrità ritrovata crea la nuova relazione con Dio. La guarigione dell'anima e del corpo sono date dal Signore misericordioso alla condizione di non peccare più. 
   Il significato teologico del miracolo della guarigione del paralitico ad opera di Gesù Cristo, narrato nella storia del Vangelo, si rivela dai testi liturgici (stykhyri, canoni, Synaxar) di questo giorno dove l'anima di ogni persona è paragonata a quella del paralitico, e alla sua guarigione. Il paralitico è l'immagine di tutta l'umanità, perché attraverso il peccato d'Adamo la morte, la corruzione, la sofferenza, la distruzione sono entrati nel mondo. La causa della malattia sono i peccati ("Va' e non peccare più, così che anche il peggio non ti accada", - dice Signore), che possono essere guariti e saranno guariti solo da Dio, dal Figlio di Dio Gesù Cristo che guarisce tutte le malattie. Ma il Signore compie l'opera della guarigione soltanto attraverso il consenso consapevole della nostra volontà.
   "Alzati" significa la dignità ritrovata. Il Signore dice anche a noi "Alzati!" per liberarci di ciò che domina l'anima e opprime la persona. La peccaminosità sia sconfitta nei giusti, la morte eterna sia distrutta dalla presenza dello Spirito Santo. 

La guarigione del paralitico, l'affresco del III secolo nel Battistero di Dura Europos

Il dettaglio dell'affresco nella domus ecclesiae di Dura Europos
 
 
Il dettaglio dell'affresco del III sec. delle Catacombe di San Callisto a Roma
  
Il paralitico guarito, l'affresco delle catacombe di Marcellino e Pietro, Roma

Il sarcofago del IV secolo con la scena della guarigione del parlitico

 Sarcofago con il miracolo di Betzata o Bethesda (Giovanni 5,1-18)

Sarcofago con il miracolo di Bethesda (Giovanni 5,1-18), 375-400 ca, Musei Vaticani, Museo Pio Cristiano, inv. 31461.


Il frammento del sarcofago con la scena della guarigione

Il dettaglio del sarcofago con le scene bibliche, metà del IV secolo, Musei Vaticani  

 

Il Sarcofago di tipo di Bethesda, con la scena della guarigione del paralitico, Ischia, 
Museo Diocesano, IV secolo
 
 Il frammento del sarcofago
  
El sarcòfag de Bethesda de la Catedral de Tarragona | Divulgació històrica
Il sarcofago di Bethesda nella facciata della cattedrale a Tarragona 
 
Fronte del sarcofago con le scene delle guarigioni, Museo Lateranense 
  
La guarigione del paralitico di Bethesda, 
il mosaico del VI secolo nella basilica di Sant'Apollinare Nuovo, Ravenna 

L'avorio dell'XI secolo, Museo diocesano a Salerno 

Maestro Fedusko, l'icona del XVI secolo, scuole pittorica di Sambir 

L'incisione, Triodion, Kyiv 1631

L'icona ucraina del XVII secolo, Liublin

Mykola Petrachnovyc, icona dell'iconostasi di Zarudtsi, 1660 ca

Ivan Rutkovych, icona dell'iconostasi di Volycia Drevlianska, 1680

Ivan Rutkovych, icona dell'iconostasi di Krechiv, 1689

Jov Kondzelevyc, Il frammento dell'iconostasi di Skete di Maniava

L'icona ucraina, villaggio Khotynec, 1735



La fonte delle immagini dell'arte ucraina 

domenica 23 aprile 2023

San Giorgio, megalomartire e guerriero, 23 aprile


San Giorgio,
megalomartire e guerriero  
23 aprile 
 
G. Pinzel, La statua di San Giorgio sulla facciata della cattedrale di San Giorgio a Leopoli 

     
   Il 23 aprile (6 maggio) la Chiesa commemora uno dei santi cristiani più venerati, il grande martire Giorgio, chiamato per il suo coraggio il Vittorioso. Il megalomartire San Giorgio il Vittorioso (gr. Γεώργιος - “agricoltore”) (+ 303), è uno dei santi guerrieri più popolari nel mondo cristiano. La venerazione di San Giorgio iniziò dal V secolo e divenne il santo patrono degli imperatori bizantini. Nel VI secolo il culto di San Giorgio-martire si trasformò nel culto del santo guerriero cristiano.    
   L'ideale del guerriero si riflette negli Uffici della festa di San George dove si canta: "Tu eri la bellezza dei martiri e la gloria dei giusti". Egli era chiamato come "una stella multi-luminosa", come "il sole che porta la luce, che illumina l'intera creatura con albe miracolose". 
  In seguito fu venerato nella Rus'-Ucraina ed era protettore dei principi di Kyiv. Il culto di San Giorgio si diffuse nell'epoca principesca, come dimostra la popolarità del nome del santo tra i principi, nonché la costruzione di templi in suo onore con gli affreschi e le icone raffiguranti principalmente l'episodio della battaglia di Giorgio con il drago. 
  Il principe di Kyiv San Volodymyr, chiamato come uguale agli Apostoli, si battezzò nel monastero di San Giorgio vicino a Korsun (Chersone) in Crimea. Il figlio di San Volodymyr, principe di Kyiv Yaroslav il Saggio, che aveva nome di battesimo Giorgio (in ucr. Юрій, Yuriy), fece molto per stabilire il culto di San Giorgio in Ucraina-Rus'. Imitando gli imperatori bizantini, Yaroslav fece raffigurare San Giorgio sulle sue monete d'argento e sigilli. Su uno dei sigilli superstiti sono visibili una mezza figura di un guerriero e un'iscrizione greca: "Signore, aiuta il tuo servo Giorgio". In onore del suo santo patrono fondò le due città di San Giorgio (oggi Tartu e Bila Cerkva). Nel 1037 Yaroslav iniziò la costruzione del monastero di San Giorgio a Kyiv e vi costruì una chiesa (non sopravvissuta), che si trovava davanti alle porte di Santa Sofia. Il 26 novembre 1051 il metropolita di Kyiv Ilarione (1051–1054) fece il rito della sua consacrazioneLa data della consacrazione non fu casuale: fu in questo giorno che fu consacrata una delle quattro chiese di San Giorgio a Costantinopoli e il suo giorno fu segnato tra le feste e entrò nella feste nazionali con il nome di San Giorgio autunnale. Nella cattedrale di Santa Sofia di Kyiv, costruita da Yaroslav il Saggio, la cappella settentrionale fu consacrata in onore di San Giorgio e al suo interno è stato conservato il primo ciclo di vita del grande martire (anni '40 dell'XI secolo). Da allora San Giorgio (Yuriy) è diventato tra i più venerati santi della Rus'-Ucraina e nella sua capitale - Kyiv.
   Sulla sua vita non ci sono informazioni certe, ma molto probabilmente nacque nel III secolo in Cappadocia, nell'Asia Minore, in una famiglia profondamente cristiana. Divenuto adulto si arruolò nell'esercito romano, dove brillò per coraggio e capacità. Quando Diocleziano (284-305) intensificò le persecuzioni dei cristiani, San Giorgio, con parole audaci, dichiarò pubblicamente la sua fede e per questo fu imprigionato e crudelmente torturato, ma con fede e coraggio sopravvisse, mostrando a molti la verità della sua fede. L'imperatore cercò di convincerlo, sottoponendolo alle torture, ma il martire rimase illeso, ei comandanti imperiali, la moglie di Diocleziano, il mago Atanasio, vedendo la forza dell'intervento divino, diventano essi stessi cristiani, dopo di che Diocleziano ordinò di tagliare la testa a Giorgio.
  Secondo altra versione, il martirio avvenne sotto Daciano imperatore dei persiani (che però in molte recensioni è sostituito da Diocleziano, imperatore dei romani) convocò per decidere le misure da prendere contro i cristiani. Giorgio di Cappadocia, ufficiale delle milizie, distribuisce i beni ai poveri, e, davanti alla corte, si confessa cristiano. All'invito dell'imperatore di sacrificare agli dei  Giorgio rifiutò viene gettato in carcere, dove ebbe una visione del Signore che gli predice sette anni di tormenti, tre volte la morte e tre la resurrezione, poi vinse il mago Atanasio e lo convertì. Giorgio risuscita convertendo il magister militum Anatolio e tutte le sue schiere che vengono passate a fil di spada. A richiesta di Tranquillino risuscita diciassette persone morte da quattrocentosessant'anni, le battezza e la fa sparire; entra in un tempio pagano e con un alito abbatte gli idoli. L'imperatrice Alessandra si converte e viene martirizzata; l'imperatore lo condanna nuovamente a morte e il santo, prima di essere decapitato, implora da Dio che l'imperatore ed i settantadue re siano inceneriti; esaudita la sua preghiera si lascia decapitare promettendo protezione a chi onorerà le sue reliquie. 


La chiesa di San Giorgio a Lidia

    A Lidia (Lydda, Diospoli), in Palestina, era venerato il suo sepolcro, come risulta dalla testimonianza di Teodosio Perigeta (ca. 530), De situ terrae sanctae, "in Diospolim, ubi sanctus Georgius martyrizatus est, ibi et corpus eius est et multa mirabilia fiunt"); da Antonino da Piacenza (ca. 570) e da Adamnano (ca 670; De Locis sanctis, III, 4). 
  Le leggende sul grande martire Giorgio furono raccontate da Andrea di Gerusalemme (ca 660–740), da Simeone Metafrast (seconda metà del X secolo), da Gregorio di Cipro (1241–1289). Nella tradizione dell'impero bizantino, c'è un legame leggendario tra Giorgio il Vittorioso e i santi guerrieri Teodoro Stratilate (+ 319) e Teodoro Tirone (+306). 
  Nelle letterature slave le leggende bizantine sul Santo erano molto diffuse. Nell'antica agiografia ucraina la vita di San Giorgio il Vittorioso è stata tradotta probabilmente nell'XI secolo, nell'epoca di Yaroslav il Saggio. Il ciclo dei miracoli postumi di Giorgio, creato sul suolo bulgaro-bizantino, era ampiamente utilizzato anche nell'antica letteratura uсraina.     
 Attraverso i crociati il culto del santo si diffonde nell'Occidente, volendo simboleggiare l’uccisione del drago come la sconfitta dell’Islam. Riccardo Cuor di Leone lo invocò come protettore di tutti i combattenti. Con i Normanni il suo culto si radicò fortemente in Inghilterra dove, nel 1348, re Edoardo III istituì l’Ordine dei Cavalieri di san Giorgio. In tutto il Medioevo la sua figura divenne oggetto di una letteratura epica che gareggiava con i cicli bretone e carolingio. 
  San Giorgio è considerato il patrono dei cavalieri, dei soldati, degli scout, degli schermitori, degli arcieri; inoltre è invocato contro la peste e la lebbra, e contro i serpenti velenosi. Le reliquie del santo si trovano in diversi luoghi del mondo. La chiesa di San Giorgio al Velabro a Roma per volontà di papa Zaccaria ne custodisce il cranio.
  San Giorgio è onorato anche dai musulmani che gli diedero l’appellativo di ‘profeta’. In mancanza di notizie certe sulla sua vita, dal 1969 nella Chiesa cattolica Romana la festa liturgica di San Giorgio diventa facoltativa.
   Tra i più antichi monumenti d'arte sono l'affresco sul pilastro raffigurante San Giorgio di Bavit nell'Egitto (VI secolo), dove il santo guerriero è raffigurato con le mani alzate in preghiera; l'icona del VI secolo dal monastero di Santa Caterina al Sinai - la Madre di Dio con un bambino sul trono circondato dai santi Teodoro e Giorgio, dove i santi guerrieri agiscono come guardiani di Gesù e la Madre di Dio, difensori della fede di Cristo. San Giorgio sull'icona in ceramica databile dal IV al VI secolo (una delle quaranta icone trovate in Macedonia) è già raffigurato come il combattente con drago che dai primi tempi cristiani personificava le forze delle tenebre, del male. 

La Madonna con Bambino e due santi guerrieri Teodoro e Giorgio.
L'icona encaustica del VI secolo dal monastero di Santa Caterina di Sinai

Il bassorilievo bizantino dell'XI secolo, Monastero di Vatopedi, Grecia

Miniatura dell'XI secolo, monte Athos (Grecia) 

San Giorgio, mosaico nella chiesa del Cristo Salvatore, Chora, Costantinopoli, XIV sec.   

Frammento del mosaico

   Già nel VI secolo esistevano due tipi base delle raffigurazioni di San Giorgio: come martire (di solito in piedi, con una croce in mano, in un chiton, sopra il quale un mantello) e come guerriero (in armatura, con armi (scudo, spada, una lancia) nelle sue mani, in piedi). L'iconografia bizantina spesso rappresentava la figura di San Giorgio in piedi, appoggiato allo scudo con la mano sinistra, con una lancia nella mano destra. Nell'arte ucraina è diffuso lo schema iconografico dove San Giorgio rappresentato a cavallo in lotta con il drago.

L'icone della scuola di Kyiv, l'XI secolo

L'affresco dell'XI secolo (1037) nella cattedrale di Santa Sofia a Kyiv 

L'icona dell'XI secolo dalla Mariupol', Museo Nazionale delle Arti ucraine a Kyiv

Bassorilievo del XII secolo dalla cattedrale di San Michele con le Cupole d'Oro a Kyiv 

 
Il sigillo del principe Giorgio (Yuriy I Lvovych), re di Galizia e Leopoli nel 1301-1308
 
 
 
L'icona ucraina del XIV secolo, villaggio Stanylia, Museo Nazionale a Leopoli  
 
L'icona del XIV secolo, villaggio Staryj Kropyvnyk, provincia Drogobyc

L'icona ucraina del XV - XVI secolo, villaggio Daliova, Museo Nazionale a Leopoli  

 
L'icona ucraina del XV secolo, villaggio Zdvyzhen', Museo Nazionale di Kyiv
    
Святий Юрій Змієборець — Локальна історія
L'icona ucraina del XVI secolo, villaggio Zhuravyn (Lisko), Museo Nazionale a Leopoli 
  
L'icona del XV - XVI secolo, villaggio Stupnycia, Museo Nazionale a Leopoli 
 
L'icona del XV - XVI secolo, Leopoli, Museo Nazionale a Leopoli  
 
 Юрій Змієборець. Кінець XV — початок XVI ст., с.Жогатин, тепер — Польща
L'icona ucraina della fine del XV - l'inizio del XVI secolo, Rogatyn 


L'icona dell'inizio del XVI secolo, villaggio Busovysko, Museo Nazionale a Leopoli 

La seconda metà del XVI secolo, villaggio Velyke, Museo del Castello di Olesko 

Maestro Fedusko da Sambir, l'icona dalla chiesa della Natività della Vergine Maria a Zhovkva, 1540, Museo Nazionale a Leopoli  

Maestro Fedusko, L'icona del 1570, Museo Nazionale a Leopoli  

L'icona ucraina, 1630, villaggio Bobly, Museo delle icone di Volyn'

L'icona ucraina, XVII secolo, villaggio Vorohyn, Museo delle icone di Volyn'

L'icona del XVII secolo, Museo Nazionale a Leopoli 

Українська іконографія святого Юрія Змієборця та Переможця 
L'icona ucraina della devozione nazionale del XVII secolo, 
scuola pittorica di Rybotyci, Museo Nazionale a Leopoli 

Jov Kondzelevych, l'icona a cavallo del XVII e XVIII secolo, 
Museo delle icone di Volyn' a Luck

L'icona della metà del XVII secolo, Museo Nazionale dell'Arte dell'Ucraina, Kyiv 

 
Jov Kondzelevyc, l'icona dal villaggio Bobly, XVIII secolo 

L'icona del XVIII secolo, Polock

Vasyl Globkevych, l'icona patronale del XVIII secolo nella chiesa di San Giorgio a Drogobych

L'icona patronale nella chiesa di San Giorgio a Drogobych

Luka Dolynskyj, La tela dalla cattedrale di San Giorgio a Leopoli, XVIII secolo, 
adesso nel Museo Nazionale a Leopoli  


http://icon.org.ua/gallery/yuriy-zmiyeborets/
http://www.santiebeati.it/dettaglio/26860
https://www.vaticannews.va/it/santo-del-giorno/04/23/san-giorgio--martire.html
http://volyn-kray-mus.at.ua/publ/ikoni_svjatogo_jurija_zmieborcja_khvi_khviii_stolit_z_kolekciji_vkm/1-1-0-35

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