Yaryna Moroz Sarno
La Discesa dello Spirito Santo
PENTECOSTE
Vangelo di Rabbula del 586, Firenze, Laur., Plut. 1.56, fol. 14 v
Il Paraclito, essendo Dio,
aveva percepito in quanti fossero ad invocarlo,
e loro aveva compreso, mentre pregavano,
perché Egli mai è lontano, Egli, l'Ineffabile.
Romano il Melode.
L'effusione dello Spirito Santo è il compimento dell'economia della salvezza, della rivelazione trinitaria: il Verbo e lo Spirito mostrano Dio Padre, dove l'Uno si espande in Tre, e i Tre si raccolgono nell'Uno. Negli Atti degli Apostoli è descritto questo evento: "Arrivato il giorno della Pentecoste, (gli apostoli) si trovano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all'improviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo, e riempì tutta la casa dove si trovavano. Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro; ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito Santo dava loro il potere d'esprimersi. Si trovavano allora in Gerusalemme Giudei osservanti di ogni nazione che è sotto il cielo. Venuto quel fragore, la folla si radunò e rimase sbigottita perché ciascuno li sentiva parlare la propria lingua" (At 2, 1-5). Le lingue un tempo furono confuse (torre di Babele), ora si uniscono nella conoscenza misteriosa della Trinità. Gesù stesso ha promesso agli Apostoli: "Io pregherò il Padre, ed egli vi darà un altro Consolatore perché sia con voi per sempre: lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete, perché dimora con voi, e sarà in voi" (Gn 14, 16-17) e "Quando sarà venuto il Consolatore che io vi manderò da parte del Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli testimonierà di me" (Gn 15, 26).
Nella tradizione giudaica la festa aveva un aspetto agricolo: della messe e primizie dei lavori agricoli (Es 23, 16), giorno delle primizie (Nm 28, 26), la festa delle settimane (in ebr. shabhu‛ōth) perché accadeva sette settimane dopo la Pasqua e sette settimane dopo l'inizio della raccolta dell'orzo (Dt 16, 9), delle primizie della mietitura del grano (Es 34, 22; Dt 16, 10).
Nell'epoca precristiana questa festa ebraica anche era chiamata Pentecoste (2 Mac. 12, 32. Giuseppe Flavio, Antichità III. 10, 6) ed era una delle tre grandi feste dell'Antico Testamento: "Feste per me tre volte l'anno", disse il Signore per mezzo di Mosè ai figli d'Israele, quando sostavano al Sinai, "nella festa della Pasqua, Pentecoste e Tabernacoli" (Es 23, 14–17, 34, 23; Dt 16, 16). Si celebrava precisamente nel cinquantesimo giorno da quel giorno della festa degli azzimi, in cui gli israeliti portavano al tabernacolo, e poi al tempio, il primo covone della mietitura dell'orzo appena maturato.
Nel cristianesimo la festa assume un senso salvifico con un legame con l'Alleanza: con Noè (Gn 6-9), con Abramo (An 14-17) e del Sinai quando ebrei hanno ricevuto la Legge (Es 19, 1-24; Sal 67 (68)) che ricordava l'uscita dall'Egitt0. "Porrò il mio spirito dentro di voi e vi farò vivere secondo le mie leggi e vi farò osservare e mettere in pratica le mie norme" leggiamo nella profezia d'Ezechiele (Ez 36, 27). La festività dai Padri della chiesa era descritta come il giorno del dono della Legge (Girolamo, Epistole, LXXVIII, 12, PL 42, 707; Agostino d'Ippona, Contra Faustum, XXXII, 12, PL 22, 503; Leone I, De Pentecoste, I, PL 54, 400).
Discesa dello Spirito Santo è una tra le più importanti festività dell'anno liturgico che simboleggia il rinnovamento dell'uomo e il ritorno all'unità dopo la divisione dei popoli a Babele (Gn 11, 1-9). La commemorazione dell'Alleanza quando agli ebrei è stato donato la Legge del Signore divenne per i cristiani la festività del dono delle lingue (Mc 16, 17). Cinquanta giorni dopo la Pasqua con la Discesa dello Spirito Santo nasce la Chiesa (At 2, 1-13), trasformando la comunità cristiana nel Corpo di Cristo.
La Pentecoste (πεντηκοστή [ἡμέρα], "cinquantesimo [giorno]"), secondo le testimonianze di Sant'Ireneo (130-202), confermati dall'apologista cristiano Tertulliano (ca 155 - ca 230), si festeggiava già nel periodo apostolico. In realtà, Tertulliano fu il primo a distinguere una festa particolare in onore della Spirito Santo. Sulla Pentecoste è stato scritto nell'Itinerario (43, 4-6) di Egeria.
Fino al IV secolo l'intero periodo dalla Pasqua alla Pentecoste era considerato come una lunga celebrazione della Pasqua. La Chiesa celebrava insieme l'Ascensione e la Pentecoste. La Discesa dello Spirito Santo come la ricorrenza da festeggiare si affermò dal IV secolo. San Basilio il Grande compose le preghiere dei vespri della festa che sono ancora in uso. L'Ufficio della festa è stato concluso nell'VIII secolo da San Giovanni Damasceno (675 ca - 749) e San Cosma di Maiuma (706-794).
Nel momento più solenne della liturgia nell'Anafora di San Basilio si legge: "Noi Ti preghiamo e Ti invochiamo, o Sovrano santissimo: per il beneplacito della Tua bontà venga il Tuo Santo Spirito su di noi e sui doni posti su questo altare. Li benedica e li consacri e renda questo pane il corpo prezioso del Signore, Dio e salvatore nostro Gesù Cristo, versato per la vita del mondo. E noi tutti, quanti comunichiamo all'unico pane e al calice, unisci fra noi nella comunione dell'unico Spirito Santo".
San Basilio scriveva: "La creazione è santificata e lo Spirito è il santificatore. Allo stesso modo gli angeli, gli arcangeli e tutte le potenze celesti ricevono la loro santità dallo Spirito. Ma lo Spirito possiede la santità per natura: egli non la riceve per grazia, ma la possiede per essenza; questo è il motivo per cui ha la peculiarità di essere chiamato santo. Egli è dunque per natura, il Padre e il Figlio sono santi per natura" (Basilio il Grande, Epist. 159, 2; PG 32, 621 AB).
Sugli inni della Pentecoste influenzò Giovanni Damasceno: "Spirito di Dio, retto, sovrano; fonte di sapienza, vita e santità; Dio che esiste ed è invocato insieme con il Padre e il Figlio; increato, perfetto, creatore, che tutto governa, che tutto opera, onnipotente, d'infinita potenza, che domina tutta la creazione e non è dominato; che divinizza e non è divinizzato; che riempie e non è riempito; partecipato e non partecipante; santificante e non santificato" (De fide orthodoxa, I, 8, in PG 94, 821 BC).
Nel cantico liturgico si esclama: "Con soffio infuocato ti posi sugli apostoli che attendono in Sion la tua venuta come bramato onore, come dimostrazione, o Spirito, del Figlio generato dal Padre, e prontamente dimostri indecoroso il ciarlare delle genti con fischi". "Per far ricordare le parole di vita udite dal Padre e dette agli apostoli, il Cristo manda lo Spirito a posarsi su di loro in forma di lingue di fuoco. Cantando ti benedice il creato, che prima da te estraniato, gode ora della tua amicizia".
L'iconografia della festa si formò verso il VI secolo. La più antica raffigurazione troviamo nell'evangeliario siriaco di Rabbula. Lo schema simile, ma più complesso c'era sull'ampola di Monza (VI secolo). Nelle prime rappresentazioni della Discesa dello Spirito Santo insieme agli apostoli era raffigurata anche la Madre di Dio. Da quando l'Ascensione e la Pentecoste iniziano ad essere celebrate separatamente, nelle icone si rappresentava i dodici apostoli riuniti in preghiera che ricevono lo Spirito Consolatore, ma senza la Vergine Maria, spesso con la predominanza della figura dell’arco. La figura della Madonna si ritrova nuovamente solo nel XVI secolo.
Lo schema iconografico con gli apostolo radunati, seduti su triclini (o l'emiciclo) con i rotoli o codici nelle mani come per annunciare la Parola si formò nel IX secolo. In basso in alcune icone appare un personaggio in abiti regali che porta nelle mani un drappo bianco su cui certe volte sono posti dodici rotoli, la Parola di Fede dei dodici Apostoli: Ο κόσμος, il mondo abitato. Il vecchio re potrebbe essere spiegato come il simbolo delle diverse lingue e nazioni (At 2, 9-11). A volte re è identificato con il profeta Gioele che diceva: "Io effonderò il mio spirito sopra ogni persona; i vostri figli e le vostre figlie profeteranno, i vostri anziani avranno sogni, i vostri giovani avranno visioni" (Gl 3, 1-5; At 2, 17). Questa profezia venne menzionata da San Pietro dopo la Pentecoste a Gerusalemme (At 2, 17-18).
L'icona dall'Athon, XII secolo
L'affresco dell'XI secolo della cattedrale di Santa Sofia a Kyiv
L'icona ucraina della prima metà del XV secolo, villaggio Radruzh
Museo Nazionale a Leopoli
L'icona dell'inizio del XVI secolo, Zhuravyn, Museo Nazionale di Leopoli
L'icona ucraina del XV secolo
L'icona del XVI secolo, villaggio Stara Skvariava, scuola di Peremyshl
L'icona del XVI secolo, Kalush
L'icona del XVI secolo, scuola di Sambir, villaggio Lopushanka
L'icona del XVI secolo, Skole, Museo Nazionale a Leopoli
L'icona ucraina dell'inizio del XVII secolo, villaggio Okorsk, regione di Lokachyn
L'icona della chiesa dello Spirito Santo, Rogatyn
L'icona del XVII secolo, chiesa di Santa Paraskeva a Leopoli
Ivan Rutkovych, l'icona dell'iconostasi di Zovkva, XVII secolo
L'icona del XVII secolo
Jov Kodzylevych, l'icona dall'iconostasi del monastero di Bilostok, l'inizio del XVIII secolo
Jov Konzhylevych, l'icona dell'iconostasi di Skyt Maniavsky, 1698-1705
Michael Vrubel, gli affreschi della chiesa di San Cirillo di Alessandria a Kyiv, 1884
G. Passarelli, Icone delle dodici grandi feste bizantine, Milano 1998
Per consultare le immagini vedi: http://icon.org.ua/gallery/zishestya-svyatogo-duha/
Data della prima pubblicazione
07/06/20 10:32
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