giovedì 16 aprile 2020

L'EUCARISTIA, di San Giustino




Il mosaico di Santa Sofia a Kyiv, XI secolo

L'EUCARISTIA
 
 San Giustino (m. 165)


  Originario di Palestina, Giustino fu una delle figure più note tra i cristiani del II secolo. 

A trent'anni, deluso dalle filosofie e soprattutto dallo stoicismo, aveva tuttavia scoperto con entusiasmo il pensiero di Platone e si era poi convertito al cristianesimo. Si mise con fervore alla scuola dei maestri-profeti e divenne un filosofo e un apologista di grande valore. Di mente molto aperta e di spirito leale, ammirava la verità ovunque si trovasse, anche in maniera solo parziale. Visse ad Efeso e per alcuni anni a Roma, dove tenne scuola per due volte e fu decapitato a Roma nel 165.




    Nessuno può prendere del cibo che noi chiamiamo Eucaristia, se non crede vero quel che noi insegniamo, se non è stato lavato col lavacro per la remissione dei peccati e la rigenerazione, e se non vive come Cristo ha insegnato. Perché noi non prendiamo questo cibo come pane o come bevanda comune. Ma, come per la parola di Dio, Gesù Cristo, il nostro Salvatore, si è incarnato prendendo carne e sangue perla nostra salvezza, così pure il cibo fatto Eucaristia mediante la preghiera della sua parola - cibo del quale si nutrono per assimilazione il nostro sangue e la nostra carne - è secondo la nostra dottrina la carne e il sangue di quel medesimo Gesù ,incarnato. Gli apostoli, nelle memorie da loro lasciate che si chiamano «Vangeli», ci hanno tramandato così l'ordine che Gesù aveva dato: preso del pane e rese grazie, disse: «Fate questo in memoria di me; questo è il mio corpo». E allo stesso modo, preso H calice e rese grazie, disse: «Questo è il mio sangue». E li diede ad essi soli (cfr. Mt. 26,26-28; 1 Cor. 11,23-25).
     Da allora non ci stanchiamo di rinnovare tra noi la memoria di queste cose. Quelli che ne hanno la possibilità vengono in aiuto agli indigenti, e siamo sempre uniti gli uni agli altri. Per tutto quel che mangiamo, benediciamo il Creatore dell'universo per mezzo del Figlio suo Gesù Cristo e dello Spirito Santo. Nel giorno detto del sole (cioè la domenica), tutti quelli che abitano nelle città o nella
campagna si radunano in uno stesso luogo, e si leggono le memorie degli apostoli a le raccolte dei profeti, finché rimane tempo. Poi, quando il lettore ha terminato, colui che presiede prende la parola per richiamare l'attenzione su quegli splendidi insegnamenti ed esortare a tradurli in pratica. Quindi ci alziamo tutti insieme, e preghiamo ad alta voce. E, come s'è già detto, terminato di pregare, si porta pane, vino e acqua. Il presidente innalza allora a gran voce preghiere e azioni di grazie con l'ardore di cui è capace, e il popolo acclama, dicendo «Amen!». Segue la distribuzione e la partecipazione di ciascuna agli alimenti che sono stati resi Eucaristia; a quelli che non sono presenti vengono inviati per mezzo dei diaconi. Quelli che possiedono beni e che hanno buona volontà, danno liberamente, ciascuno secondo quel che ha stabilito: quello che viene così raccolto è rimessa al presidente, e questi viene incontro  agli orfani e alle vedove, a quelli che per malattia a altra causa stanno male, ai prigionieri e ai forestieri che sono di passaggio. In una parola, egli si prende cura di tutti quelli che sono in difficoltà. E' nel giorno del sole che noi celebriamo tutti insieme la nostra assemblea, perché è il prima giorno, quello in cui Dio, traendo dalle tenebre la materia, ha fatto il mondo, e perché in quella stesso giorno Gesù Cristo, il nastro Salvatore, è risorto dai morti.



 Prima Apologia, 66-67: PG 6, 427-431.

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