venerdì 10 aprile 2020

Gregorio di Nissa, Il significato misterioso della croce


      La miniatura del Salterio di Kyiv 1397

      Il significato misterioso della croce
 Gregorio di Nissa


    Che la croce nasconda un significato assai profondo, se ne sono accorti coloro che hanno conosciuto gli arcani misteri. La tradizione ci insegna questo: nel Vangelo ogni cosa è detta o fatta in funzione di una vita più elevata e divina, mentre in ogni occasione si manifesta chiaramente una mescolanza di umanità e divinità, giacché, la voce e l'azione pratica appartengono alla sfera umana, mentre il significato recondito inerisce alla dimensione divina; ora, stando così le cose, non sarebbe giusto soffermarsi unicamente su di un aspetto, trascurando l'altro, ma occorre, invece, considerare l'elemento mortale in quello immortale, esaminando accuratamente, peraltro,, anche la componente più propriamente divina presente nell'uomo. E proprio della sostanza divina, infatti, permeare di sé, ogni cosa, raggiungendo, in ogni direzione, tutto ciò che esiste... Del che siam resi edotti proprio in virtù della croce: questa, infatti, è divisa in quattro parti, in maniera che, a partire dal suo punto centrale, si contano quattro bracci ad esso congiunti; ora, colui che fu disteso sulla croce perché, ci facesse dono della sua morte, nell'attirare a sé e nel plasmare tutte le cose, le unifica, nonostante le loro diverse nature, nel segno di un accordo e di un'armonia universali. Ogni cosa, infatti, può esser considerata nella sua parte superiore come in quella inferiore come anche da un punto di vista trasversale. Se, dunque, ti soffermi a riflettere sulla struttura del cielo o su quella della terra ovvero su ciò che entrambe le trascende il tuo pensiero s'incontrerà ogni volta con la divinità, l'unica ad esser contemplata in tutto ciò che esiste ed a contenere, nella sua essenza, ogni cosa. Se, poi, questa divinità debba esser chiamata natura o ragione o virtù e potenza o sapienza o con qualcun'altra di queste sublimi definizioni che possa mostrare con maggior eloquenza le qualità di colui che è sommo ed eminentissimo, la nostra fede non suscita alcun problema a, questo riguardo, né per l'espressione né per il nome né per il significato dei termini. Giacché, allora, l'intera creazione guarda a lui, dispiegandoglisi intorno, e, in virtù del suo tramite, perviene alla propria intrinseca unità, mentre ciò che si trova al di sopra si salda con ciò che sta al di sotto e le cose che si trovano di traverso si congiungono, grazie a lui, le une con le altre; stando così le cose, dicevo, occorreva che noi non fossimo indotti soltanto per sentito dire alla considerazione della divinità, ma che la nostra stessa vista divenisse maestra di più sublimi pensieri. In seguito ad un'esperienza del genere, il grande Paolo si senti spinto ad istruire nei misteri la comunità di Efeso, conferendo ad essa, attraverso la propria dottrina, la capacità di conoscere che cosa siano la profondità, la larghezza, la lunghezza e l'altezza (cf. Ef. 3, 18). Ebbene, l'Apostolo, così facendo, chiama con il nome che lo compete ciascuno dei bracci della croce. L'altezza, infatti, è la parte che va al di sopra; la profondità, quella che si protende verso il basso, per larghezza e lunghezza, infine, son da intendersi i bracci trasversali. Altrove, rivolgendosi ai Filippesi, Paolo rende conto con maggior chiarezza, credo, di questo significato, allorché dice: Nel nome di Gesù Cristo ogni ginocchio si pieghi, nel cielo, sulla terra e negli inferi (Fil. 2, 10). Qui egli comprende sotto un'unica denominazione il braccio trasversale, dal momento che considera terrestre tutto ciò che si trova fra il cielo e gl'inferi.

Gregorio di Nissa, Grande Catechesi. 32, 2

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