sabato 30 novembre 2024

Santo Profeta Naum (1 dicembre)

Santo Profeta  Naum 

 di Yaryna Moroz Sarno

Miniatura del Menologio di Basilio II

    Il santo profeta Naum fu settimo dei dodici profeti minori, a cui è stato attribuito l'omonimo libro profetico che è stato scritto nell'ebraico, è il 41° del Vecchio Testamento, seguendo il Libro di Michea, precede il Libro di Abacuc. La sua redazione è stata compiuta durante il Regno di Giuda (663 - 612 a. C.). Il nome "Naum" (in ebr. נָחוּם [Nājjūm]; in gr. Ναούμ; in lat. Nahum) che è stato dato nei tempi difficili per gli ebrei significa nella traduzione dall'ebraico "consolatore". 


Il mosaico della cattedrale a Monreale

   Si ritiene che il profeta nacque a Cafarnao ("la città di Naum"), la città che è stata menzionata anche nel Nuovo Testamento. Secondo San Girolamo (Prol. in Nahum), fu nativo nel piccolo villaggio Elqōsh (in gr.  Elkos) della Galilea, che si trovava a venti chilometri a sud-est di Tiro. Secondo Epifanio (De vitis prophet., 17) nacque presso Beit Gibrīn in Giudea. Altri interpreti lo identificano con Elkesyn, situato a sud-est di Yelevferopol. Una tradizione successiva colloca il luogo di nascita del profeta Nahum nel villaggio di Alkos, vicino alla città di Mosul nell'attuale Iraq, dove è ancora venerata la tomba del profeta. Secondo l'opinione di Eusebio e Girolamo, il profeta Naum viveva in Galilea. 
    Naum visse nella seconda metà del VII secolo a. C. in un periodo di difficili prove per il popolo d'Israele, apparteneva alla tribù di Simeone. Fu contemporaneo dei profeti Sofonia, Abacuc e Geremia. La sua missione profetica accade al regno del re ebraico Ezechia (745-714 a. C.) dopo la distruzione del regno di Israele. Tuttavia, poiché Naum menziona la distruzione di Tebe, avvenuta nel 663 a. C. come di un evento accaduto molto tempo fa e profetiza la caduta di Ninive, avvenuta nel 612 a. C., si presume che il libro di Naum sia stato scritto tra queste due date. 
    Secondo la leggenda, profeta morì e fu sepolto nel suo villaggio natale. La sua tomba si trovava, secondo alcune testimonianze, ad Ain-Shifta, secondo altre ad Alkusha, dove si celebra ogni anno la sua memoria dagli ebrei durante 14 giorni. 


Mosaico del Battistero di San Giovanni a Firenze, fine del XIII secolo  

  Il suo canto profetico, uno tra migliori esempi della poesia biblica, diviso in tre capitoli è dedicato alla rovina dell'avversaria d’Israele, l’Assiria, rivolto contro Ninive, la città situata sul fiume Tigri, che fu allora capitale assira, nota per la sua crudeltà, ingiustizia e bugie. Il libro rivolge le parole della consolazione ed evidenzia l'amore di Dio verso Israele e castigo di Ninive. Il libro contiene la profetizza la caduta di Ninive, parla apertamente dell'ira di Dio verso i peccatori, ma allo stesso tempo sottolinea la sua misericordia verso coloro che credono: "Buono è il Signore, un rifugio sicuro nel giorno della sventura, si prende cura di coloro che sperano in lui" (Na 1, 7).  
    Il profeta Naum predicò la distruzione della città di Ninive per la sua iniquità, per le bestemmie di Sennacherib e soprattutto per la distruzione del regno di Israele. Nelle parole di Naum si ripete la profezia di Giona che si recò a Ninive negli anni 824 - 783 ca e profetò la sua distruzione (Gn 2, 2). Si ritiene che la seconda parte della profezia poteva essere composta poco prima della caduta di Ninive del 612 a. C. La profezia è stata menzionata nel libro di Tobia (Tb 14, 6). Tobi, ormai anziano credendo nelle parole di Naum, vuole che il suo figlio Tobia esce dalla Ninive a Media. 
   Fin dall'antichità il profeta Naum era venerato in Rus'-Ucraina. Il giorno della commemorazione del profeta Naum del 1 dicembre era considerato propizio per l'inizio degli studi. Da questo giorno nei tempi antichi nei villaggi e nelle piccole città si aprivano le scuole di diaconia dove i bambini iniziavano ad imparare a leggere e scrivere. Secondo la credenza popolare, Naum era il santo patrono della scienza e per questa ragione aveva un altro nome tra la gente: "il letterato". 
   Il santo profeta si considerava come patrono ed aiutante delle persone che svolgevano lavoro mentale. Secondo la credenza popolare, Naum è il santo patrono dell'intelligenza, della conoscenza e della carità, ed è per questo che le persone erano convinte che se avessero iniziato a studiare nella festa del profeta, il bambino acquisirà e assimilerà con maggiore successo la conoscenza ed intelligenza. In questo giorno, si aprivano tutte le scuole parrocchiali. Nelle chiese si svolgeva la celebrazione, i genitori portavano i figli in chiesa la mattina presto per ascoltare le preghiere, chiedevano al sacerdote di benedire il bambino che era stato mandato a studiare. Con le parole: "Сhe la scienza ti venga facilmente", pregavano San Naum per la saggezza, la capacità per lo studio. Poi si inviava bambino a casa dell'insegnante, il cui ruolo svolgeva di solito un diacono. La posizione di insegnante era considerata onorevole. L'insegnante si trattava con rispetto e si salutava con inchini. Il padre diede la mano del bambino al mentore e gli chiese di insegnargli e di punirlo per la pigrizia. Il bambino si è inchinato tre volte all'insegnante. Dopo la prima lezione a casa dell'insegnante si organizzava una festa, gli facevano i regali. A sera, i genitori invitavano i padrini, che venivano con l'abbecedario e i bambini iniziavano a memorizzare le lettere. 

 
Il profeta Naum, particolare dell'iconostasi nella chiesa di Sant'Andrea a Kyiv, XVIII secolo 


Data di prima pubblicazione
01/12/21

venerdì 29 novembre 2024

Sant’Andrea Apostolo, il Primo Chiamato e il santo patrono dell’Ucraina

            

Sant'Andrea Apostolo, il Primo Chiamato
il primo evangelizzatore della Scizia,
il santo patrono dell’Ucraina

 di Yaryna Moroz Sarno

      

Il mosaico della cattedrale di Santa Sofia a Kyiv

 Sant’Andrea, il Protoclito (gr. Πρωτόκλητος, protòklitos, Prōtoklētos; lat. Primus Vocatus), il primo ad essere chiamato (Mt 4, 13-20; 8, 14 ss.; Mc 1, 10-18; 29-31; 3, 18 ss.; Gv 1, 35-42; 6, 8 ss.; 12, 20-22)  è considerato il primo evangelizzatore della Scitia (principalmente attuale Ucraina) e di Kyiv, perciò divenne santo patrono dell'Ucraina. Usato nella liturgia bizantina epiteto protoklitos apparve probabilmente per la prima volta nell' apocrifo "Atti di Andrea" della fine del II secolo) e dopo entrò nei testi liturgici della Grande Chiesa di Costantinopoli successivamente  al trasferimento delle sue reliquie a Costantinopoli alla metà del IV secolo (356/357 ca) da Patrasso (secondo gli apocrifi luogo del suo martirio). 
   Sant'Andrea nacque a Betsaida di Galilea, figlio di Giona e fratello di Pietro, fu pescatore a Cafarnao e pescò sul lago di Tiberiade ("il mare di Galilea") e per questo divenne il santo protettore di pescatori e marinai. I Vangeli secondo Matteo e Marco raccontano che Andrea e Pietro insieme a Giacomo e Giovanni, pescavano sulle rive del lago, quando sono stati chiamati dal Salvatore (Mt 4, 18; Mc 1, 16). Il suo nome (dal gr. Ἀνδρέας) si traduce come "coraggioso". Secondo il Vangelo di San Giovanni, fu discepolo di San Giovanni Battista (Gv 1, 35-41) e tra i quattro discepoli più vicini al Signore Gesù Cristo.
   L'apostolo è stato martorizzato sulla croce, legato e non inchiodato per allungare la sofferenza dell'agonia. Rimanendo vivo così per tre giorni, non cessava di predicare la fede cristiana. Dal IX secolo la data della sua morte è stata solitamente considerata durante il regno dell'imperatore Nerone il 30 novembre 64.

Apostolo Andrea: Sant'Apollinare Nuovo, Ravenna, Mosaico della Vocazione di  San Pietro e Sant'Andrea, V secolo
   Il mosaico di Sant'Apollinare Nuovo, Ravenna 
   
   La vita del santo è stata descritta nell’apocrifo della metà del II secolo "Gli Atti di Sant’Andrea", principalmente ricostruito sulla base del "Libro dei miracoli" di Gregorio di Tours (Liber de virtutibus beati Andreae Apostoli, 591-592 ca). Secondo la tradizione locale, predicò per la prima volta in Giudea ai Samaritani ed anche a Gaza. Dopo aver lasciato Gaza, Andrea si recò nella città palestinese di Lidia, dove San Giorgio avrebbe poi ricevuto la corona del martire, poi ad Antiochia, e da lì ad Edessa (l'attuale città di Urfa in Turchia) che fu uno dei centri della vita cristiana nei tempi apostolici. Gli Atti di Andrea menzionati da Eusebio di Cesarea, Epifanio Slamina ed altri autori insieme all'apocrifo Vangelo di Andrea sono stati iscritti da papa Gelasio I nel Decretum Gelasianum
   Gli Atti di Sant'Andrea ed altre fonti raccontano che per la sua missione apostolica Sant'Andrea ricevette la Scitia (attuale Ucraina), dove iniziò a predicare il Vangelo sulla costa del Mar Nero, spostandosi verso l'ovest, predicò il cristianesimo ai popoli dei Balcani e del Mar Nero. Eusebio di Cesarea nella Storia della Chiesa (ancor prima, verso il 130, ache Papia di Gerapoli) menziona Acta Andreae, raccontando sulla predica del Vangelo agli sciti. 
   Le testimonianze più antiche sulla predicazione dell'apostolo Andrea nella nostra terra risalgono ai primi secoli del cristianesimo. Il vescovo di Portuene Ippolito diceva: "Andrea, dopo aver predicato agli Sciti e ai Traci, subì la morte sulla croce a Patrasso Acaia, essendo crocifisso su un albero dell'ulivo, dove fu sepolto". Il santo vescovo Ippolito di Roma (170 ca - 235) lasciò la testimonianza sulla predicazione dell'apostolo Andrea nelle terra di Rus'-Ucraina. Origene (185 ca - 253) riferisce che Andrea predicò il Vangelo nella Scitia. Nella sua opera dedicata alla memoria degli Apostoli scrisse: "Gli apostoli e i discepoli di nostro Signore e Salvatore, sparsi per l'universo, predicarono il Vangelo, cioè: Tommaso, come da tradizione è sopravvissuto a noi, ha ricevuto la Partia in eredità, Andrea - la Scizia, Giovanni ha ottenuto l'Asia..." Sulla missione di Sant' Andrea agli sciti scrisse Doroteo di Tiro (255 ca -362).  




    Anche lo storico Eusebio di Cesarea (ca 263 - ca 340) nella sua Storia della Chiesa (Eusebius, Historia Ecclesiasticae, PG, vol. 20, coll. 214-215) citando Origene, narrò sul viaggio di Sant’Andrea lungo le coste del Mar Nero, che, salendo sulle rive del fiume Dnipro, predicava il Vangelo agli Sciti. Negli scritti di Eusebio di Cesarea si riflette un'antica tradizione risalente almeno alla prima metà del III secolo. 
  Doroteo (circa 307–322), vescovo di Tiro, scrisse: "Andrea, fratello di Pietro, percorse tutta la Bitinia, tutta la Tracia e gli Sciti…". Anche san Sofronio (+390) e sant'Epifanio di Cipro (+403) testimoniano nei loro scritti della predicazione dell'apostolo Andrea nella Scitia. Secondo Epifanio di Salamina (315 ca - 403), Sant'Andrea fece tre viaggi da Gerusalemme lungo le rive del Mar Nero. 
  San Giovanni Crisostomo (344-407), patriarca di Costantinopoli e dottore della Chiesa, raccontava sugli sciti che lodavano il Cristo (S. Joannes Chrysostomus, Adeversus Judacos et gentiles quod Christus sit Due, Opera Omnia, Parissis 1718, vol. 1, col. 566). San Girolamo (345-419) scrisse che la fredda Scizia è stata riscaldata dal fuoco della fede vera (Hieronymus, Epistulae ad Laetam, vol. XXII, 870). Eucherio di Lione (+449) e Isidoro di Spagna (570-636) scrivono nei loro scritti sulla predicazione e l'insegnamento del sant'apostolo Andrea: "Egli ricevette in eredità la Scizia e insieme l'Acaia". 
  Successivamente, nelle narrazioni di Pseudo Epifanio (VI - VII secolo) si conferma la predicazione di Sant'Andrea nella Scizia. Lo Pseudo Doroteo (l'VIII - IX secolo) aggiunse agli Atti di Andrea il racconto sulla predica dell'Apostolo a Ponti (Bitinia, adesso in Turchia). 
  Gli scrittori ecclesiastici Dositeo di Tiro, Niсeta il Paflagone (IX - X) ed altri completano queste notizie. Così, l'ultimo degli storici della chiesa che descrive la missione apostolica di Sant'Andrea nella terra degli Sciti Niceta il Paflagone (Νικήτας Δαβὶδ Παφλαγών, (+873)), notò che l'apostolo "avendo abbracciato tutti i paesi del settentrione e tutta la parte costiera del Ponto con il vangelo nella forza delle parole, della sapienza e della ragione, nella forza dei segni e dei prodigi, ponendo ovunque altari (chiese), sacerdoti e gerarchi (vescovi) per i credenti". La missione del Santo Apostolo compita nella Scizia con la nomina dei primi vescovi, in particolare nel Chersoneso e nel Bosforo, ebbe luogo molto prima che fondasse la Chiesa a Costantinopoli e ne nominasse il primo vescovo. Nella sua opera retorica, l'autore descrive l'apostolo Andrea come primo maestro dei popoli dell'Europa orientale, che face il giro dell'intera "regione settentrionale", illuminando i pagani, "insegnando nel Vangelo tutte le regioni del nord e l'intera costa del Ponto". L'autore scrisse anche: "Il primo chiamato e l'originale degli apostoli, secondo dignità segue direttamente il fratello, secondo la sua vocazione anche maggiore di lui, nella fede nel Salvatore e nell'insegnamento, l'iniziale non solo per Pietro , ma anche per tutti i discepoli".
   Nella vita di Sant'Andrea scritta tra l'815 e l'843 da Epifanio il Monaco, è stato riferito che durante il suo terzo viaggio lungo la costa meridionale e orientale del Mar Nero, l'apostolo raggiunse la Crimea e trascorse un periodo considerevole a Chersoneso (PG, 120, coll. 215-260). Elaborando ltestimonianze delle fonti antiche letterarie ("Lista degli Apostoli" di Pseudo-Epifanio, Pseudo Clementine, "Vita" di Pancrazio di Toro ed altri) e unendo con leggende locali raccolte durante i suoi viaggi sull'itinerario di Sant'Andrea, Epifanio il Monaco presenta Sant'Andrea come l'Apostolo dell'Asia Minore e della costa del Mar Nero. Simeone Metafraste usò la prima edizione della "Vita" di Epifanio ed estese la predicazione di Andrea il Primo Chiamato al Danubio, aggiungendo la storia del trasferimento delle reliquie dell'apostolo a Costantinopoli. Niketa Davide Paflagone scrisse sulla base della seconda edizione della "Vita" di Epifanio il suo elogio (encomio) ad Andrea apostolo e una vita di tipo encomiastico: "Laudatio", aggiungendo al racconto di Epifanio la menzione del sermone Sant'Andrea nel villaggio di Charax in Paflagonia, una narrazione sulla storia di Lesbio a Patrasso e sulla nomina del vescovo di Palma ad Amastris.
   Tutti gli autori successivi ad Epifanio si basavano sulla sua "Vita" di Sant'Andrea, che aveva grande popolarità nelle chiese orientale ed influsso sull'agiografia bizantina, alla fine dell'XI secolo apparve nella traduzione slava. Sull'apostolato di Sant'Andrea in Scitia racconta anche la Leggenda aurea
    Secondo una leggenda delle cronache medievali ucraine (tra cui la Cronaca di Kyiv "Il Racconto dei Tempi Passati"), Sant’Andrea piantò una croce sul fiume Dnipro dove adesso si trova Kyiv, dicendo che lì sorgerà la città santa benedetta da Dio con le numerose chiese. Al mattino, Andrea predisse ai suoi discepoli che la grazia avrebbe brillato sui monti, sarebbe stata edificata una grande città con molte chiese: "E, salito su questo monte, l'ho benedetto e ho eretto una croce".

La profezia di Sant'Andrea su Kyiv. Sant'Andrea che erige la croce sulle colline del fiume Dnipro,
raffigurato nella cronaca di Radzivill

     E proprio su questo posto, secondo la pia tradizione, è stata eretta la chiesa in suo onore e per questo l’apostolo Andrea divenne santo patrono dell’Ucraina come il primo evangelizzatore. Sant'Andrea il Primo Chiamato è stato considerato come il santo patrono dello stato dai tempi della Rus'-Ucraina. 
  La devozione verso l'Apostolo cresceva rapidamente dall'XI secolo. Nel 1086 il principe Vsevolod (che ricevette il nome di battesimo Andrea nel 1030), figlio di Yaroslav il Saggio, fondò il monastero al nome del suo santo patrono. Il ricordo della predicazione del santo apostolo Andrea era sacro nella Rus'-Ucraina. Su questo luogo nel 1215 fu eretta la chiesa dedicata all'Esaltazione della Croce dell’apostolo Andrea (poi, nel 1744-67 dall'architetto italiano Bartolomeo Rastrelli fu edificata la chiesa di Sant'Andrea Apostolo). 
    Nel 1089 il metropolita di Pereyaslav Efremo costruì e consacrò la cattedrale al nome di Sant'Andrea a Pereyaslav. Nella letteratura antica di Rus'-Ucraina erano diffusi gli apocrifi sull'apostolo Andrea: "Gli Atti di Andrea e Matteo" e "Gli Atti degli apostoli Andrea e Pietro". Per queste chiese non conservate dovevano essere create grandi icone con la rappresentazioni dell'apostolo e gli affreschi che adornavano le pareti. 
    La solennità di Sant'Andrea Apostolo si menzionava nel calendario dei Vangeli di Reim della prima metà dell'XI secolo) (fol. 1) ed Ostromyrove 1056–1057 (fol. 243). I racconti sull'apostolo Andrea nel Prologo si sono sviluppati dal XII secolo. I Prologhi della prima edizione includono una breve vita di Sant'Andrea "La Passione del Santo e Lodevole, e il Primo Chiamato Andrea, fratello del grande Pietro", nei Prologhi della seconda edizione - anche "Il sermone sulla manifestazione del Battesimo nella terra di Rus' ". Nella prima metà del XIV secolo la vita di Andrea è stata nuovamente tradotta in slavo (probabilmente dai serbi nel monastero sul monte l'Athos) come parte del prologo in versi. Si sono conservati numerosi versioni slavi meridionali ed ucraini della Vita di Sant'Andrea scritti nei secoli XIV-XVII. 




 La chiesa di Sant'Andrea a Kyiv
edificata sul luogo dove Sant'Andrea infisse la croce
(l'edificio attuale eretto tra il 1747 e il 1753, architetto italiano Bartolomeo Rastrelli)

         
   Oltre la Scitia, Sant’Andrea svolse il suo apostolato nelle varie regioni fino nelle terre dell’Asia Minore, la Tracia, la Cappadocia, (anche Ponto Eusino, Macedonia, Armenia, Georgia, Bitinia) per stabilirsi poi in Grecia. A lui è stato attribuito d’essere fondatore del vescovato bizantino a Costantinopoli, dove divenuto il patriarca, è tuttora il suo santo patrono. Secondo altra tradizione fu eletto vescovo di Patrasso (Grecia). 
  Sempre secondo il racconto di Eusebio, era martirizzato a Patrasso (Grecia) sulla croce verso l’anno 60. Secondo le testimonianze dello Pseudo Ippolita nel IV secolo, non fu inchiodato ma legato perché soffrisse di più. Andrea morì dopo due giorni di agonia. Dal suo sepolcro a Patrasso, come narrava Gregorio di Tour, scaturiva la manna con un profumo.   

Martirio di Sant'Andrea, Menologio di Basilio II, Costantinopoli, 985, 
Biblioteca Vaticana Vat. gr.1613, fol. 215

  Sulla crocifissione di Sant’Andrea per la prima volta parlano gli apocrifi (vedi: Acta et Martyrium Sancti Andreae Apostoli, PG, vol. II, col. 1217 ss.). La Croce (insieme al pesce o la rete) è un attributo di Andrea. La croce del suo martirio decussata con braci uguali a forma di X, la lettera iniziale del nome di Cristo in greco (detta la croce di Sant’Andrea) è stata affermata dalla tradizione più tarda, diventando poi una parte integrale dell’iconografia del Santo (apparsa nell’arte per la prima volta nel X secolo). Il martirio di Sant'Andrea, crocifisso sulla croce è presentato nella miniatura del Menologio di Basilio II (Roma, BAV, Vat. gr. 1613. fol. 215, ca 976-1025). 
  Le prime immagini di Andrea nell'iconografia paleocristiana negli affreschi delle catacombe e sui sarcofagi dei secoli IV - V, ma sempre insieme all'apostolo Pietro, nonché nelle illustrazioni di testi evangelici (ad esempio il Codice di Rossano), nel mosaico dell'abside non esistente della basilica di Sant' Andrea in Catabarbara a Roma (dedicata al santo da papà Simplicio, 468-483), nei clipei della cappella arcivescovile e basilica di San Vitale, nella scena della Vocazione degli Apostoli (mosaico di Sant' Apollinaire Nuovo) a Ravenna della prima metà del VI secolo.
  L'iconografia orientale dell'apostolo Andrea era legata alla diffusione del suo culto e si formò dai tempi antichi, come testimoniano gli affreschi delle catacombe di Karmuz (Egitto), risalenti al IV - VI secolo o il dittico avorio del 450-460 (Londra, Victoria and Albert Museum). L'impulso allo sviluppo iconografico delle nuove rappresentazioni del santo fu dovuto alla traslazione delle sue reliquie dal luogo del suo martirio a Patrasso (Grecia) a Costantinopoli nel 356.  
   Nell'arte le raffigurazioni singolari di Sant'Andrea sono conosciute dal V secolo. Ma già nell’iconografia più antica sono riconoscibili i suoi tratti individuali con le caratteristiche ben definite (unico fra gli apostoli insieme a Santi Pietro e Paolo). Era rappresentato con la barba cespugliosa e i capelli arruffati incolti, grigi/ bianchi (per esempio, nel mosaico della cappella arcivescovile, delle chiese di San Vitale e Sant’Apollinare Nuovo a Ravenna della prima metà del VI secolo). Come apostolo era spesso raffigurato con il mantello, come pescatore con la tunica. 
  Sant'Andrea è rappresentato nel mosaico a cupola del Battistero degli Ortodossi a Ravenna (metà del V secolo) con una corona tra le mani. Nell'oratorio della cappella Arcivescovile a Ravenna (494-519), si rappresenta il busto del santo, in un medaglione nella chiesa di San Vitale a Ravenna, 547 ca. Nell'abside del catholicon del monastero di Santa Caterina al Sinai, 550-565; nell'affresco dell'abside della VI cappella a Bauit (Egitto) del VI secolo il santo è stato raffigurato con il Vangelo, come nell'abside della chiesa di Santa Maria Antiqua a Roma, 705-707, nell'abside di San Giovanni in Laterano, ed altri. L'immagine separata di Andrea come "apostolo d'Oriente" appare solo alla fine del VII secolo nelle regioni periferiche dell’Impero d’Oriente. 
 Nell'epoca post-iconoclasta, Sant'Andrea era di solito raffigurato con un rotolo nella mano: nei mosaici del nartece di Osios Loukas (Grecia) degli anni '30 del XII secolo, o con croce sull'asta lunga (per esempio, mosaico dell'abside della chiesa di Santa Maria Assunta a Torcello, 1130 circa; cappella della cattedrale del Sacramento a Trieste della prima metà del XII secolo; cattedrale di Cefalù in Sicilia, 1148 ca. 
  Dall' XI secolo come gli attributi caratteristici dell'apostolo compaiono nei codici greci a poi anche latini il libro e la croce. Nell’arte rinascimentale e barocca le scene più ricorrenti sono quelle del suo martirio e della predicazione. 

Frammento di mosaico del VI secolo (525-530) raffigurante l'apostolo Andrea 
dalla chiesa della Vergine Kanakaria a Lythrangomi, Cipro

 
Il mosaico del VI secolo del monastero di Santa Caterina, Sinai, 550–565 ca
  
 Il mosaico della cappella Arcivescovile a Ravenna, 494-519

 Il mosaico della chiesa di San Vitale, Ravenna, 547




L'affresco della chiesa Santa Maria Antiqua al Foro Romano, 705-708 
 
  Inizialmente le reliquie di Sant'Andrea si trovavano nel luogo del suo martirio a Patrasso a Grecia. Secondo il racconto di Sofronio Eusebio Girolamo, le reliquie vennero traslate nel 357 ca nella basilica dei Santi Apostoli a Costantinopoli per volontà dell’imperatore Costanzo II. Nel VI secolo le reliquie degli apostoli Andrea, Luca e Timoteo, ritrovate durante la ristrutturazione dell'edificio fatiscente della chiesa, furono solennemente trasferite nella nuova chiesa dei Santi Apostoli e sepolte sotto la cattedra. "La trasposizione delle reliquie degli apostoli" è stata inserita in synaxarium greco sotto il 20 giugno. I pellegrini medievali notavano nel XII secolo l'esistenza della mano di Sant'Andrea conservata nella chiesa della Vergine di Pharos (in gr. Θεοτόκος τοῦ Φάρου) presso il Gran Palazzo a Costantinopoli, della testa di Andrea Apostolo nel monastero di San Giorgio in Mangani prima della caduta di Costantinopoli nel 1453. Alcune parte delle reliquie furono trasferite in Scozia nell'VIII secolo e da allora, la croce di Sant'Andrea è diventata un simbolo della Scozia.
   Le sue reliquie in seguito alla IV Crociata sono state trasportate ad Amalfi e l’8 maggio del 1208 sono state raccolte nella cripta del Duomo d’Amalfi che porta il suo nome, mentre il cranio dell'apostolo fu portato nella basilica di San Pietro a Roma. Nel 1964 papa Paolo VI restituì parte del cranio (secondo come è stato narrato dal papa Pio II nei suoi Commentari, donato da Tommaso Paleologo nel 1461, ) alla chiesa di Sant’Andrea a Patrasso.

La cattedrale di Sant'Andrea Apostolo ad Amalfi

La figura di Sant'Andrea sulla porta bronzea, 
cattedrale di Sant'Andrea ad Amalfi



   Altre sue reliquie sono nella cattedrale di Santa Maria ad Edimburgo (Scozia), Sant’Alberto a Varsavia (Polonia), il Casino Di Cicco a Sant’Apollinare (Frosinone del Lazio). Alcune parti della croce di Sant’Andrea si conservano nella cappella del Palazzo a Bruxelles. La sua croce divenne lo stemma della Burgundia, ed è anche disegnata sulle bandiere della Scozia, di Tenerife e dei confederati degli Stati Uniti d’America. 



Il mosaico dalla cattedrale di San Michele dalle Cupole d'Oro a Kyiv, XII secolo 

L'apostolo Andrea e Matteo, miniatura del Salterio di Kyiv, 1397 

Gli Apostolo Andrea e Marco, il frammento dell'iconostasi, villaggio Stara Skvariava, 
la metà del XVI secolo, Museo Nazionale a Leopoli 

Maestro Fedusko, il frammento dell'iconostasi  con gli apostoli Bartolomeo ed Andrea,  
dalla chiesa della Dormizione della Vergine Maria, villaggio Nakonecne, 
la seconda metà del XVI secolo, Museo Nazionale a Leopoli 

Frammento dell'iconostasi, Krekhiv, la fine del XVI secolo 

Gli apostoli Andrea e Tommaso, il frammento dell'iconostasi di Yastrebnyk, l'inizio del XVII secolo 

Particolare dell'iconostasi della prima metà del XVII secolo, 
nella chiesa del villaggio Velyki Grybovyci, vicino a Leopoli 

Il frammento dell'iconostasi nella chiesa Santa Parasceva a Leopoli, XVII secolo 

Ivan Rutkovyc, L'apostolo Andrea, il frammento dell'iconostasi di Vola Derevlianska, 1680

Ivan Rutkovyc,  gli apostoli Andrea e Marco, 
 il frammento dell'iconostasi, 1688-89, Volia Vysocka

Ivan Rutkovyc, frammento dell'iconostasi di Zhovkva, 1687-99, Museo Nazionale a Leopoli 

L'icona della chiesa della Vergine Maria, villaggio Lybokhory, 
regione di Leopoli, Museo Nazionale a Leopoli 

Yov Kondzelevych, L'icona della fine del XVII secolo dell'iconostasi della chiesa San Michele del monastero di Bilostok, regione di Volyn', Museo Nazionale a Leopoli 


L'icona ucraina del XVII secolo 




Le icone del XVIII secolo (1777)

Ivan Medyckyj, La chiamata di Sant'Andrea, gli affreschi della chiesa di San Giorgio, 
Drogobych, 1711

Sant'Andrea e San Matteo, particolare dell'iconostasi 
nella chiesa della Santissima Trinità a Zhovkva, XVIII secolo 

Il frammento dell'iconostasi nella chiesa di Sant'Andrea a Kyiv, XVIII secolo

La parte della decorazione del XVIII secolo nella chiesa di Sant'Andrea il Primochiamoto a Kyiv 
  
 
  Modest Sosenko, L'Apostolo Andrea nell'iconostasi della chiesa a Zolochiv, 1913 
(Museo Nazionale a Leopoli)

Ivan Izhakevych, l'affresco nella chiesa di Tutti Santi presso il monastero delle Grotte a Kyiv 



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  Data di prima pubblicazione:
  12/12/20

giovedì 28 novembre 2024

ALA GORSKA, l'artista monumentalista, pittrice ucraina (18 settembre 1929 - 28 novembre 1970)


ALA GORSKA 
(Алла Госька) 
l'artista monumentalista, pittrice ucraina  
(18 settembre 1929 -  28 novembre 1970)

a cura di Yaryna Moroz Sarno



    Ala Gorska (Алла Горська) nacque il 18 settembre del 1929 a Yalta nella famiglia del famoso regista Oleksandr Gorskyj, uno degli organizzatori del cinema sovietico, che collaborava con Oleksandr Dovzhenko, uno dei fondatori  della produzione cinematografica sovietica e nazionale, apparteneva alla nomenclatura sovietica. O. Gorskyj era direttore di tutti i principali studi cinematografici dell'URSS: prima in Yalta, poi a Mosca ("Vostokfilm"), a Leningrado, dopo in Alma-Ata, dieci anni dello studio cinematografico intitolato a nome di Oleksandr Dovzhenko a Kyiv ed otto anni  in Odessa. Sua madre, Olena, che prima lavorava come maestra d'asilo, da quando la coppia si trasferì a Leningrado, iniziò a lavorare come costumista e continuò a svolgere questa professione.





    Dopo la revoca del blocco, la famiglia si riunì ad Alma-Ata e nel 1943 i Gorsky si trasferirono a Kyiv, dove padre divenne direttore degli studi cinematografici di Kyiv. In linea con il suo incarico, gli fu assegnato un appartamento di tre stanze vicino al Parco Shevchenko, in via Tereshchenkovska 25 (allora via di Repin).


  Nel 1932 visse a Mosca con la famiglia dove il padre era il capo dello studio cinematografico "Vostok" e poi si trasferì a Leningrado, dove Ala Gorska insieme alla sua madre restarono due inverni bloccati nel 1941-1943 durante la guerra. Nel 1943 la famiglia si trasferì a Kyiv. Avendo scoperto il talento di Ala per il disegno in tenera età, i suoi genitori la mandarono alla Scuola dell'Arte di Kyiv intitolata a tara Shevchenko, dove studiò dal 1946 al 1948 che finì con la medaglia d'oro. Cresciuta nella famiglia russificata, consapevolmente iniziò a parlare in lingua ucraina. 
   Si è laureata in pittura all'Istituto d'arte di Kyiv nel 1954. Nell'estate del 1952 si sposò con lo studente dell'Accademia dell'Arte (Istituto) Viktor Zarecky. Alla loro casa spesso venivano i critici letterari Yevhen Sverstyuk, Ivan Dzyuba, Ivan Svitlychny, i poeti Vasyl Stus, Mykola Vingranovsky, Ivan Drach, gli artisti Opanas Zalyvakha, Lyudmila Semikina, Veniamin Kushnir e molti altri. In effetti, molti visitatori di questo appartamento in seguito affrontarono arresti e anni di prigionia e privazioni. Ma, a quanto pare, i "costruttori di caserme" (come li definì Yevhen Sverstyuk) odiavano Gorska in modo particolare, perché osava sfidare non solo il loro sistema cannibalesco, ma anche l'ambiente da cui proveniva. Per questo motivo, divenne una delle prime, tra gli anni Sessanta, nella triste lista delle vittime della lotta per la volontà e la dignità umana.





     
    Ala iniziò a disegnare presto. Le sue ricerche creative si sviluppano agli inizi degli anni 60'. Lei creò una serie di ritratti (di Taras Shevchenko, Olexandr Dovzhenko, Borys Antonenko-Davydovych, Vasyl Symonenko, di Ivan Drach, Ivan Svitlycnyj, Eugen Sverstiuk). Nel 1964, in collaborazione con Opanas Zalyvakha, Liuda Semykina, Galia Sevruk e Galia Zubchenko, Gorska ha creato una vetrata dedicata a Shevchenko "Madre", dove il  Kobzar abbracciava con una mano una donna offesa, che rappresentava l'Ucraina, con l'altra mano sollevava un libro in alto con l'iscrizione che proclamava: "Esalterò/ questi piccoli schiavi muti,/ in guardia intorno a loro / metterò la Parola". Questa vetrata è stata progettata in concomitanza con il 150° anniversario di Taras Shevchenko.
  Alla brutale distruzione della grande vetrata nell'atrio del Palazzo Rosso dell'Università di Kyiv dalla parte dell'amministrazione universitaria, seguiva la  sua espulsione dall'Unione degli Artisti. Una commissione convocata in seguito la ha descritta come ideologicamente ostile. 
  Ala Gorska e Liudmyla Semykina che furono espulsi dall'Associazione degli artisti,  un anno dopo furono reintegrati, ma A. Gorska presto iniziò a fornire supporto morale ai partecipanti repressi del movimento di resistenza. Firmò lettere di protesta, andò in tribunale, sostenendo gli accusati – e fu espulsa per la seconda volta.
   Dal 1965 al 1970 è stata coautrice di numerosi mosaici monumentali nelle città di Kyiv, Donetsk, Mariupol' e Krasnodon. Le opere sono segnate dalle influenze di Anna Sobachko-Shostak, dal barocco ucraino e dal monumentalismo messicano.




   Ala Gorska è stata tra gli organizzatori del Club della Gioventù Creativa a Kyiv "Contemporaneo" (1959-1964), (i suoi membri erano Ivan Drach, Ivan Svitlycnyj, Yevhen Sverstiuk, Iryna Zhylenko, Mykhailyna Kociubynska, Mykola Vingranovsky, Les Tanyuk, Ivan Dziuba e molti altri), dove avevano tenuto incontri creativi, serate d'arte, mostre, si sono impegnati nell'autopubblicazione, si sono sostenuti a vicenda.
Fu partecipante molto attiva nel movimento culturale nazionale dell'intellighenzia ucraina degli anni 60'. Infatti, negli anni '60 questa donna energica era conosciuta da tutte le persone dell'intellighenzia e tutti la ammiravano, era tra i promotori del dissenso ucraino. 
   Come membro dello studio teatrale sperimentale fondato da Les Tanyuk presso Club della Gioventù Creativa, progetta scene e schizzi dei costumi per gli spettacoli "Madre Coraggio e i suoi figli" tratto dall'opera di Bertolt Brecht, "Un coltello al sole" tratto dalla poesia di Ivan Drach e "Sonata patetica" tratto dall'opera di Mykola Kulish. Lavora anche alla scenografia degli spettacoli "Verità e bugie" tratto dal romanzo di Mykhailo Stelmakh e "Così è morta un'oca" tratto dall'opera di Mykola Kulish, che erano in preparazione per produzioni nei teatri statali. Entrambi gli spettacoli furono vietati e quest'ultimo fu rimosso dallo spettacolo alla vigilia della prima.
   Insieme a Vasyl' Symonenko e Les' Taniuk scoprono luoghi di sepoltura dei fucilati dal NKVD nei cimiteri Lukyanivsky e Vasylkivsky, a Bykivna (1962 - 1963), che hanno dichiarato al Consiglio comunale di Kyiv ("Memorandum G2").

Lettera di Ala Gorska a Opanas Zalyvakha, 1964.
   

   Nel 1965, il KGB prese sotto la supervisione dei membri del Club della Gioventù Creative. L'appartamento di Gorska è stato preso sotto controllo. Tuttavia, Ala non aveva paura. 
  Iniziarono gli arresti. Quando molti amici di Gorska sono stati arrestati, lei iniziò a partecipare attivamente al Movimento Dissidente. Infatti, dal 1965 l'artista si è impegnata nella tutela dei diritti umani dei suoi amici e colleghi, corrispondeva con i prigionieri politici, sosteneva moralmente e finanziariamente i prigionieri e le loro famiglie, fornendo assistenza. 
     Il 16 dicembre 1965, Gorska ha inviato una dichiarazione al procuratore contro gli arresti di M. e B. Goryn', V. Moroz, O. Zalyvakha, S. Karavanskyj, M. Zvarychevska. Per aver partecipato ad azioni di protesta (1965-1968) contro i massacri dei difensori dei diritti umani ucraini è stata nuovamente espulsa dall'associazione degli Artisti  ed è stata perseguitata dalle agenzie di sicurezza sovietiche. Nel 1968, Gorska firmò la "Lettera dei 139", in cui i rappresentanti dell'intellighenzia ucraina si opponevano alle autorità contro la repressione e chiudevano i processi dei dissidenti. Il risultato fu la persecuzione dei firmatari e... voci secondo cui a Kyiv è apparsa un'organizzazione terroristica nazionalista, che include Ala Gorska.
  Ha scritto proteste contro l'arresto e l'ingiusto processo di Vyacheslav Chornovil nel 1967 a Leopoli. Insieme a Lina Kostenko ed altri dissidenti, ha firmato le lettere aperte al quotidiano "L'Ucraina letteraria", protestando contro gli articoli diffamatori contro gli scrittori. 
   Tutto questo tempo Ala Gorska è stata costantemente convocata dal KGB per gli avvertimenti ed anche minacciata. Nel 1970 la sua vita termina tragicamente come la conseguenza della sua posizione politica. Il suo nome è diventato un simbolo della lotta contro la repressione politica e la sua morte è un mistero non ancora risolto.
  Durante funerale Vasyl Stus portava ritratto di Ala Gorska, ascoltava a malapena chi parlava, e quando ci fu l'opportunità di dire una parola a se stesso, iniziò: 

Oggi – tu. E domani – io, 
e il Signore ci farà entrare nel tormento, 
dove noi al dolore eterno – è fuggita, 
la terra spaventata dalla morte. 
E solo una manciata di noi.
Un po' per preghiere e speranze, 
per tutti noi la morte è stata destinata presto, 
perché la meta è stata predestinata tardiva. 


Nel silenzio che regnava sulla tomba, Vasyl si sentì soffocare e parlò di come questo fosse un omicidio, un omicidio deliberato, in cui i migliori venivano vilmente eliminati dai nostri ranghi...

    Vasyl Stus dedicò a lei una sua poesia:   

    Fiori, anima. Fiori, e non piangi. 
    Nel ghiaccio bianco il sole dell'Ucraina. 
    Ma tu cerchi – l'ombra rossa del viburno 
    sulle acque nere – cerca la sua ombra, 
    dove una manciata di noi. Un piccolo sussurro 
    solo per le preghiere e le speranze.
    La morte prematura è stata destinata a tutti noi
    perché il sangue del viburno è altrettanto fresco, 
    è altrettanto aspro come nelle nostre vene, 
    nel grigio turbine di grida 
    questi grappoli di dolore che cadono nelle profondità, 
    sono diventati un'afflizione immortale. 


La foto del 1945








La foto con il marito pittore ucraino Victor Zaretsky



Ala Gorska con il figlio Oles, 1958

L'autoritratto con il figlio, 1960











Cosacco Mamay, 1960

"Il girasole" (ritratto di Ivan Drach) 

La composizione, Profilo, 1964

La mappa dell'Ucraina 

"La danza", 1963

"Cosmo", monotipo, 1963


Schizzo di scena per opera di Mykhailo Stelmakh "Verità e Trasgressione", 1963, 
carta, guazzo, inchiostro, matita

Schizzo per mosaico















Mosaici di A. Gorska distrutti dall'esercito russo, Mariupol' 2022

Mosaico distrutto dagli occupanti russi nel 2022

Il mosaico "L'Albero della vita", Mariupol'

Frammento del mosaico 



I mosaici a Mariupol' 


Bozzetto per mosaico

Schizzo per il mosaico "L'Ucraina fiorisce", carta ed acquarello

Mosaico a Mariupol'


Ala Gorska, Viktor Zareckyj, Il pannello a mosaico "Uccello" sulla facciata del ristorante, 1970  




A Gorska-V. Zareckyj - H. Synytsia, Il mosaico "Donna-uccello", Donetsk 1966



Il lago dei cigni, gli anni 1960-i 

Il progetto per il mosaico, 1960



Ala Goska con altri artisti monumentalismi nel 1965 a Donetsk







Taras Shevchenko, 1963




Il progetto della vetrata per l'Università di Kyiv "Shevchenko. La madre" (1964)


Il ritratto del padre (1961)

"Il girasole" (Il ritratto di Yevgen Sverstiuk), 1963 

Il ritratto di Ivan Svitlychnyi, 1963

Il ritratto di Ivan Svitlycnyi, carta, guazzo,1965 

Il ritratto di Ivan Svitlycnyj, carta e guazzo, 1965

Il ritratto di Vasyl Symonenko, lineografia, 1964 

Il ritratto di Vasyl Symonenko, 1963 




Taras Shevshenko, I pensieri, Linoreografia, 1962



Taras Shevchenko, 1960




L'Astrazione, 1960

L'edificio dove abitava Ala Gorska con la sua famiglia (Kyiv, via Tereshkivska 25) 


Il monumento funebre a Kyiv


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Танюк Л. Парастас: Іван Світличний, Алла Горська, Володимир Глухий, Мар’ян Крушельницький. Київ: Сфера, 1998. 146 с.
Три художні генерації в колекції Тетяни та Бориса Гриньових / упоряд. О. Балашова, Г. Глеба. Київ: Видавництво «Основи», 2016. С. 25–26, 229.
У моєму житті було так багато добра… Розмова з Михайлиною Коцюбинською // Бунт покоління. Розмови з українськими інтелектуалами / Богуміла Бердиховська, Оля Гнатюк. – К.: Дух і літера, 2004. – 332 с. – С. 153 – 184. 
Український живопис ХХ — початку ХХІ ст. з колекції Національного художнього музею України: альбом. Хмельницький: Галерея, 2004. 302 с.
Хомяк Р. Американська преса про Аллу Горську і Валентина Мороза // Сучасність. 1971. Ч. 11 (131). С. 125–127.
Художник Віктор Зарецький. Пошуки коріння. Листи, нариси, спогади, статті / ред., упоряд. та підгот. тексту О. Зарецький. Київ: 2009. 268 с.
Через терни — до істини: пам’яті Алли Горської: [спогади] / [Надія Світлична, Людмила Семикіна, Лесь Танюк] // Образотворче мистецтво. 1990. № 5. С. 1–8.
Чорновіл В. Твори в десяти томах / Вячеслав Чорновіл. – Т. 3. – К.: Смолоскип, 2006. – 976 с., 
Шістдесят з 60-х: каталог виставки / упоряд. О. Мітякіна; Комітет мистецтв КМДА, Спілка художників України, ККЦ «Київ». Київ, 1993. 6 с.

  

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