San Dionisio il Grande d'Alessandria,
il vescovo e martire, 5 ottobre
di Yaryna Moroz Sarno
San Dionisio il Grande (in gr. Διονύσιος Ἀλεξανδρείας, o Διονύσιος ὁ Μέγας) nacque nel 195 ca, il luogo della sua nascita è sconosciuto. Nella Cronaca Orientale era indicata come la sua patria l'Arabia Felice (Yemen). Secondo la stessa Cronica, fu "l'antenato della più nobile famiglia" (Petrus in Rahib, Chronicon orientale, Louvain 1955, fol. 108), proveniva da una ricca famiglia pagana. La conoscenza dei sistemi filosofici, delle scienze naturali e della letteratura pagana che testimoniano le sue opere ci svela un'eccellente educazione.
Del vescovo Dionisio d'Alessandria, patriarca d'Alessandria d'Egitto, della più importante sede della Chiesa Orientale di allora, (247 fino al anno della sua morto 265), non si sa tanto. La fonte principale della biografia di San Dionisio il Grande erano le opere di Eusebio di Cesarea "Storia della Chiesa" (Eusebius Caesariensis, Historiae Ecclesiasticae, VI - VII) e "Preparazione al Vangelo" (Praeparatio Evangelica, VII 19; XIV 23-27).
San Dionisio fu convertito al cristianesimo in età adulta. Divenne alunno di Origine (III secolo) e si distinse per la sua alta educazione e per breve tempo conobbe sia i soggetti della fede che i soggetti dell'erudizione generale. In seguito (232 ca) divenne il capo dell'illustre scuola alessandrina. Nel 231/32, succedendo ad Eraclas, divenuto vescovo, assunse anche la direzione del Didascalèion. Nel 247, dopo la morte di Eraclas, fu ordinato vescovo d'Alessandria.
Il suo ministero episcopale accadde durante tre persecuzioni: la prima, del 248, scoppiata ad Alessandria alla fine del regno di Filippo l’Arabo, che degenerò in guerra civile; la seconda che fu una delle più gravi nella storia della Chiesa - nel regno dell'imperatore Decio (249-251), che imperversò in tutto l’Impero; la terza, che scoppiò nel 257, sotto Valeriano (253-259).
San Dionisio fu costretto alla fuga nel deserto libico, tornando ad Alessandria soltanto dopo la morte di Decio nel 251. Nelle sue lettere a Germano e a Fabio descrisse la persecuzione dei cristiani dell'imperatore romano Decio negli anni 250–251. Durante la persecuzione di Valeriano (257–260) fu esiliato, ma non smesse di annunciare il Vangelo.
San Dionigi sviluppò una grande attività nella sua lotta contro gli eretici, diviene uno dei principali oppositori del sabellianismo, dei millennialisti e di Paolo di Samosata e fece tanto per difendere la fede dalle eresie e rafforzò il suo gregge nella ferma confessione della vera fede durante le persecuzioni. Nelle sue epistole Dionisio il Grande descrisse su questa persecuzione, raccontando dei martiri che rifiutarono d'obbedire all'editto dell'imperatore. Il vescovo Dionisio manteneva il suo gregge intero, ma dopo è stato catturato anche lui. Il santo vescovo sopportò molte sofferenze. Quando ad Alessandria sorse una pestilenza, San Dionisio ordinò al suo gregge a prendersi cura sia dei malati cristiani che dei pagani e di seppellire tutti i morti.
Fu il più eminente vescovo della sua epoca, il grande teologo ed amministratore, chiamato il Grande già dai contemporanei e fu il primo nella storia della Chiesa a ricevere questo nome. Dal suo contemporaneo Sant'Atanasio d'Alessandria è stato
stato definito come "il maestro di tutta la Chiesa" (Athanasius Alex., De sententia Dionysii). Anche Eusebio di Cesarea lo descrisse come un uomo dotto ed eccellente (Historia eccl., VII, 7). San Basilio il Magno lo definì come il Grande (Basilius Magnus, Epistole, 9, 188; De Spiritus Sancti, 29). Di lui parlava San Girolamo (Sophronius Eusebius Hieronymus, De viris Illustribus, 69). Le informazioni su San Dionisio sono state integrate dalle fonti successive: Stefan Gobar (ap. Phot. Bibl. 232), "Chronicon Orientale" di Petrus ibn Rahib, Synaxarium alessandrino arabo-giacobita. Ebbe un'intensa corrispondenza con papa san Dionisio I.
Dionisio si distinse per la sua alta educazione e conobbe brevemente sia i temi della fede che i temi dell'erudizione generale. Dionisio si trovò coinvolto in tutte le discussioni teologiche del suo tempo. Scrisse un gran numero di lettere: a noi ne sono pervenute due intere e vari frammenti di altre. L'autore di numerose opere, è noto per le polemiche con gli eretici e per la sua vasta corrispondenza, da cui è stata preservata una sola lettera originale nel greco. Fu anche l'autore della prima Pasqualia, aveva una vasta corrispondenza.
Nelle sue lettere scrisse sull'esperienza prima del martirio dei cristiani di Alessandria scrisse nelle lettere, l'informazione poi inclusa nella "Storia della Chiesa" di Eusebio. I suoi scritti sono preservati solo in frammenti e non tutti, sono conosciuti principalmente attraverso le citazioni di Eusebio. Sono dedicati principalmente alla spiegazione dei dogmi e della Sacra Scrittura. Le opere di San Dionigi furono di fondamentale importanza nella storia dello sviluppo del pensiero cristiano per la loro influenza sulla teologia del IV secolo e determinarono il significato di Dionigi nella storia della chiesa.
Dagli scritti esegetici di Dionigi si è conservato un frammento delle sue interpretazioni sul libro dell'Ecclesiaste e passaggi con le interpretazioni sul libro di Giobbe, sui racconti evangelici sulla preghiera del Signore nell'orto del Getsemani, sul libro degli Atti degli Apostoli, sulla lettera di Giacomo e la lettera di San Paolo ai Romani. Nell'interpretare la Sacra Scrittura, senza abbandonare del tutto il metodo allegorico, Dionigi preferì scoprire il contenuto morale della parola di Dio.
Tra le opere dogmatico-polemiche di Dionigi c'è il libro "Sulla natura" (Περ φύσεως, De natura), cui frammenti furono conservati da Eusebio nella sua Praeparatio evangelica e da alcuni altri scrittori ecclesiastici. I passaggi sopravvissuti contengono una critica degli insegnamenti di Epicuro sull'origine del mondo per collisione cieca e coesione di atomi, che è in contrasto con la visione teleologica cristiana del soggetto.
Il vescovo d'Alessandria Dionisio scrisse le Epistole Pasquali, perché, secondo l'antica usanza, egli aveva il compito di determinare per tutta la Chiesa il tempo della celebrazione della Pasqua in ogni anno. Alle notizie di questa giornata San Dionisio aggiungeva sempre le riflessioni dogmatiche e moralistiche sul Salvatore risorto. Queste epistole venivano necessariamente lette prima dell'assemblea dei credenti nelle chiese. Fu il primo vescovo di Alessandria a scrivere le lettere festive alle chiese d'Egitto, in cui l'indicazione della data esatta della Pasqua di quegli anni era occasione di esortazione di tono pastorale.
San Dionisio morì nel dodicesimo anno del regno dell'imperatore Gallieno nel 264 o 265, durante il Sinodo d'Antiochia (264-265) dopo aver governato per diciassette anni. La sua memoria si conservava grazie ai suoi scritti e le sue virtù. Nella città d'Alessandria esisteva una chiesa a lui dedicata. La Chiesa gli adottò il nome del santo martire non per la morte di un martire, ma per tutta la sua vita combattente e il lavoro coraggioso e valoroso per Cristo e la Santa Chiesa, sopportarono per le condanne, critiche, i pericoli, le persecuzioni, le difficoltà ed ogni sorta di calamità e disavventure dei martiri. Egli è venerato dalla Chiesa cattolica e ortodossa. San Dionisio è molto venerato nelle Chiese maronita e siriana.
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