mercoledì 20 novembre 2024

La Presentazione della Vergine Maria al Tempio (21 novembre)

 

La Presentazione della Vergine Maria al Tempio

 di Yaryna Moroz Sarno 

 

La miniatura del Menologio di Basilio II del X secolo (Vat gr. 1613, fol. 198), 
Biblioteca Apostolica Vaticana, Città del Vaticano.
  
 
Ti onoro come agnella immacolata;
ti annuncio come la piena di grazia,
ti mostro come la Sposa di Dio scelta fra tutte le generazioni.
Io esalto te, che tra poco accoglierai il Tempio del cielo,
ti conduco nel Tempio del Signore come un purissimo tesoro;
inneggio a te come la Nuova Alleanza 
nella quale Cristo, indicato come Messia

(San Tarasio, Omelia sulla Presentazione di Maria al Tempio).


   La Presentazione della Vergine al Tempio (in gr. Εἴσοδος τῆς ῾Υπεραγίας Θεοτόκου ἐν τῷ Ναῷ), una delle dodici grandi feste dell'anno liturgico del rito bizantino, è verosimilmente d'origine gerosolimitana. Questo evento non è stato menzionato nei Vangeli canonici, ma è noto dall'apocrifo greco della seconda metà del II secolo Protovangelo di Giacomo (cap. 7, 2-3)  e nel  vangelo apocrifo latino dello Pseudo-Matteo del IX secolo (cap. 4-7), che riflettono la tradizione orale. 
   La festa della Presentazione al Tempio della Beata Vergine Maria fu menzionata da San Gregorio di Nissa nel IV secolo. Le prime prove documentali della celebrazione risalgono all'ottavo secolo.
   La solennità sottolinea il significato del Templio, il luogo focale del culto, della preghiera, della memoria e della storia d'Israele. La sua ricorrenza corrisponde al giorno della consacrazione solenne della basilica di Santa Maria Nuova (Nea Theotokos) a Gerusalemme, che avvenne il 21 novembre del 543. Si ritiene che la prima chiesa in onore di questa festa sia stata costruita in Palestina nel IV secolo dall'imperatrice Elena. Ci sono le informazioni che la chiesa è stata edificata dal patriarca di Gerusalemme Elia (494-516) e portata a compimento con il sostegno dell'imperatore bizantino Giustiniano I (527-565). La festa si trasformò in memoria locale e si diffuse in tutta la Chiesa Orientale e si stabilì a Costantinopoli nei secoli VII e VIII. 
  La festa è stata ricordata nelle omelie di Andrea di Creta (ca 660 - 740), dei patriarchi di Costantinopoli Germano (715 - 733) e Tarasio (784-806). L' innografo Sergio di Gerusalemme (VIII-IX) scrisse inni liturgici e il metropolita Nicomedia Giorgio (IX secolo) compose anche il canone del Mattutino della festa. Al patriarca Germano di Costantinopoli sono attribuiti le due omelie (PG, vol. 98, coll. 292-309, 309-320) che potrebbero indicare la celebrazione della festa in questo tempo. Nel Vangelo del Sinai dell'VIII secolo, donato al monastero del Sinai dall'imperatore Teodosio III (715-717), la festa della Presentazione è stata menzionata tra le dodici grandi feste. Questa festa era inclusa nel calendario greco dell'IX secolo. Il canone del Sinai del IX secolo ricorda la festa intitolata: "La Beata Vergine, che fu condotta al tempio di Dio quando aveva tre anni". Gli Uffici per questa festa furono conclusi da Gregorio di Nicomedia (IX secolo), Basilio Pagariot e Sergio.
   Nella Minea (il libro liturgico con le letture composte secondo i mesi dell’anno liturgico) della festa troviamo le lodi alla Vergine di Leone Magistro, teologo bizantino del IX secolo: "Oggi viene condotta nel Tempio l'Immacolata Vergine per divenire la dimora del Dio dell'universo e nutrice di tutta la nostra vita. Oggi il purissimo santuario viene introdotto nel Santo dei Santi come una giovenca di tre anni. Gridiamole con l'angelo: "Ave, o sola benedetta tra le donne".
   Il patriarca di Costantinopoli Tarasio nella sua omelia esclamava: "Noi popolo di Dio, noi, che festeggiamo la Presentazione della Vergine al Tempio, con animo puro, labbra incontaminate e a più voci, eleviamo in questa sacra celebrazione melodici inni, venerando, come è naturale, questa splendida festa che è la prima di tutte le solennità, gloriosa per gli angeli e degna di essere annunziata dagli uomini" (Tarasio, Omelia sulla Presentazione, PG 98, 1491). Teofilatto di Ocrida (m. dopo 1092) nella sua omelie sulla Presentazione scrisse: "Che noi stessi possiamo così trasformarci in oggetto della festività affinché, come anime verginali e purificate da tutte le iniquità (in questo consiste la vera verginità indicata dalla divina Parola) e verso gli uomini, siamo resi degni di entrare nel più perfetto Santo dei santi, "nel quale Cristo è entrato come precursore per noi" (Eb 6, 20) (PG 126, 144).
     L'iconografia ed innografia della festa si basa sul racconto del Protovangelo di Giacomo (VII, 1 - VIII, 1) e del Vangelo dello Pseudo-Matteo. I Santi genitori Gioacchino ed Anna a lungo aspettando la prole fecero il voto di offrire la loro figlioletta Maria al Signore, e a tre anni la condussero nel Tempio del Signore, accompagnata da sette fanciulle salmeggianti con le lampade. Secondo la spiegazione del metropolita di Tessalonica e famoso teologo esicasta bizantino Gregorio Palama (m. 1359), "Il compimento della promessa fatta da Dio a Gioacchino e Anna, ambedue sterili, che avrebbero generato una bambina nella loro vecchiaia, come se fossero ancora in giovane età".


Il mosaico del monastero di Dafni dell'XI secolo

Frammento del mosaico 

Мозаика церкви монастыря Хора (Кахрие-джами). Ок.1315—1321 гг. Стамбул, Турция. Фрагмент

Il mosaico nella chiesa di San Salvatore del monastero di Chora a Costantinopoli, XIV sec. 

  Il sommo sacerdote Zaccaria introdusse la Vergine nel Santo dei Santi, esclamando: "O fanciulla immacolata, vergine incontaminata, bellissima bambina, ornamento delle donne, splendore delle figlie, santa Vergine. Madre, tu sei la benedetta fra le donne, osannata per la tua innocenza, contrassegnata dalla verginità". Come si canta nell'inno di Giuseppe l'Innografo (816-886): "Le fanciulle con le lampade accese camminano davanti a te, che sei destinata ad accogliere dentro di te la luce che procede da luce, e in coro ti conducono nel Tempio risplendente di Dio".
   Il patriarca di Costantinopoli Germano spiegò il simbolismo dei tre anni in quelli della Santa Vergine quando è stata condotta al tempio: "Il numero tre è eccelso assai onorato e causa per chiunque di ogni certezza e poiché uno della Trinità santissima e superiore ad ogni principio si adattava al contenuto nel seno di questa fanciulla vergine e madre, mediante la compiacenza del Padre, di propria volontà e attraverso l'adombramento del santissimo Spirito; era quindi conveniente che anche questa fosse consacrata nel modo più splendente, essendo stata glorificata dalla gloria di questo numero: in grazia del quale ella è condotta al tempio all'età di tre anni".
 
  
 La miniatura del Salterio di Kyiv del 1397

   Il patriarca di Costantinopoli Tarasio chiariva: "Ma che cosa faceva la Vergine trascorrendo la sua vita chiusa nel Santo dei santi? Essa riceveva dall'angelo il cibo degli angeli e osservava integra la sua verginità simile ad una colomba immacolata, rendendo grazie a Colui che aveva edificato il Tempio, il cielo e la terra" (Tarasio, Omelia sulla Presentazione, PG 98, 1491). 
  Pietro di Argo commentava: "Lo straordinario soggiorno nel santuario è simbolo dell'unione invisibile del Verbo col Tempio del corpo che assunse da lei, animata da anima intelligente e razionale: unione che assumendola divinizzò la nostra natura. Il suo incomprensibile soggiorno nel Tempio è simbolo dell'assai più incomprensibile soggiorno, misterioso e inenarrabile, del Signore su questa terra" (Pietro di Argo, Omelia per la Presentazione della Madre di Dio, 15).
   Leone Magistro (IX secolo) scrisse: "Il vegliardo Zaccaria, padre del Precursore Giovanni Battista, si rallegra ed esclama con giubilo: “L'attesa degli afflitti è venuta per essere offerta, come santa nel tempio santo, ad abitazione del Re dell'universo". Zaccaria era lieto che "è stato giudicato degno di accogliere la Madre di Dio". Secondo il commento del patriarca di Costantinopoli Tarasio, "Il sacerdote, come profeta di Dio e come colui che officiando nel Santo dei Santi era partecipe di Dio, vedendo la bellezza dello sguardo della Vergine, il decoro del volto, riservatezza nel parlare, la nobiltà dell'anima, l'irreprensibile condotta di vita, l'incedere della persona, la compostezza dei costumi, la dignità dell'aspetto esteriore, ispirato dallo Spirito Santo" (Tarasio, Omelia sulla Presentazione di Maria al Tempio, PG 98, 1491).
   Il patriarca Tarasio (784-806) nell'Omelia sulla Presentazione di Maria al Tempio scrisse: "è tutta santa colei che in modo ineffabile ha concepito Colui che solo è santo. Inoltre, se Dio comandò ad Abramo di offrire una giovenca di tre anni e una carpa di tre anni per la purificazione delle anime, perché la Vergine, predestinata dalla creazione del mondo e scelta fra tutte le generazioni quale immacolata dimora, offerta dall'Onnipotente nel tempio santo, non dovrebbe essere ritenuta degna di onore, pura, incontaminata e perfetta oblazione per la salvezza del genere umano?"     La Vergine Maria stessa rappresenta "il Santo dei Santi, l'immacolato talamo del Verbo, la fiorita verga verginale, l'arca della santificazione, monte santo, il tabernacolo capace di accogliere Dio, l'infuocato carro di Dio, la colomba incontaminata, la grandissima dimora del Verbo, la nube illuminata da Dio, la regina discendente dal seme di Davide" (Tarasio di Costantinopoli, Omelia sulla Presentazione di Maria al Tempio, PG 98, 1481).

L'affresco di Sofia di Kyiv, 1040 ca  
 
 Il frammento dell'icona ucraina del XIV - XV secolo, 
villaggio di Stanylia, Museo Nazionale a Leopoli
    
    L'iconografia della festa è stata formata nei cicli iconografici della vita della Vergine Maria. I primi esempi con trama della Presentazione della Vergine Maria apparsi nella pittura monumentale dei cicli della vita della Madonna sono conosciuti dal IX secolo. La scena dell'Introduzione nel Tempio giunta fino ai nostri giorni risale alla metà del IX secolo è un frammento del ciclo protoevangelico nella cappella di Gioacchino e Anna a Kyzylchukur (Cappadocia). Nei secoli successivi, questa trama è saldamente fissata nello scenario monumentale del tempio. La scena della Presentazione esiste negli affreschi della cattedrale di Santa Sofia di Kyiv (1037).  
    Nell'iconografia orientale della festa vengono presentati la Vergine Maria con i suoi santi genitori accompagnati dal corteo delle vergini (la particolarità dell'iconografia bizantina). Nell’arte del periodo della dinastia dei Comneni (1080-1185) la processione delle vergini segue i genitori, mentre durante il rinascimento dei Paleologhi (1260-1453) le vergini si rappresentavano di solito prima dei Santi Gioacchino ed Anna. 
    Lo schema iconografico è corrisponde alle parole di Giuseppe l'Innografo (816-886): "Le fanciulle con le lampade accese camminano davanti a te, che sei destinata ad accogliere dentro di te la luce che procede da luce, e in coro ti conducono nel Tempio risplendente di Dio". Come è scritto nell'omelia del patriarca Germano: "La saggia Anna, adeguandosi al passo, e con lei il dolcissimo marito insieme alle fanciulle portatrici di fiaccole accompagnano colei che è nata da loro, raggiungono il Tempio, e quindi si aprono le porte spirituali di Dio l'Emmanuele, e la soglia è santificata dalle orme di Maria". Il patriarca Germano diceva: "Il Tempio è illuminato dalle fiaccole, ma ancora di più esso risplende di luce abbagliante per l'arrivo di una sola fiaccola: il suo splendore è ancora più abbellito dall'ingresso di questa". 
  Leone Magistro (IX secolo) scrisse: "Oggi venne condotta nel Tempio l'Immacolata Vergine per divenire la dimora del Dio dell'universo e nutritore di tutta la nostra vita. Oggi il purissimo santuario viene benevolenza e l'annuncio della salvezza degli uomini, nel Tempio di Dio la Vergine si mostra apertamente e a tutti preannunzia il Cristo".  Vescovo d'Argo Pietro (850-922) proclamava: "Venite anche voi, sacre vergini, dietro la regina, come anche ancelle fedeli, portando una doppia luce, quella visibile delle fiaccole e quella spirituale della vostra verginità, e riprendendo elegantemente il salmo, fate vibrare come timpani i vostri attraverso le corde vocali". 
    La scena centrale che raffigura la piccola Maria sullo sfondo dell’architettura del tempio di Gerusalemme spesso presenta l’angelo che porta cibo alla Vergine Maria, in riferimento al testo del Vangelo Pseudo Matteo.

Il frammento dell'icona ucraina del XVI secolo 
   
L'icona del XVI secolo, villaggio Trushevyci, 
Museo  a Peremyshl

L'icona del XVI secolo, Museo Nazionale a Leopoli


L'icona ucraina del XVI secolo, viallaggio Malniv, 
Museo Nazionale a Leopoli  


Il Maestro Fedusko, l'icona 1570 ca, villaggio Nakonecne,
Museo Nazionale di Leopoli

L'icona ucraina del XVI secolo, Skole, Museo Nazionale di Leopoli 

 

Il frammento dell'icona ucraina della metà del XVI secolo, Stara Skvariava 

L'icona del XVII secolo, villaggio Bilyci, distretto Staryj Sambir

Ivan Rutkovych, l'icona del XVII secolo

L'icona ucraina del XVII secolo, villaggio Dobre vicino a Sianok  

L'icona ucraina del XVII secolo con la scena della Presentazione della Vergine Maria al Tempio 
con San Giovanni Evangelista e San Demetrio, Museo Nazionale a Leopoli 

 L'icona dell'iconostasi della chiesa di Santa Parasceva a Leopoli, la prima metà del XVII secolo 

Frammento dell'iconostasi del XVII secolo 


L'icona del XVII secolo, la collezione "Studion"

Yov Kondzelevych, L'icona dell'iconostasi di Bogorodchany, 1698-1705, 
Museo Nazionale a Leopoli  
  
 L'icona dall'iconostasi barocca della chiesa di Sant'Andrea a Kyiv

 L'icona dell'iconostasi della prima metà del XVIII secolo, 
Museo Nazionale dell'Arte Ucraina 

L'icona dell'iconostasi del XVIII secolo 
del villaggio Velyki Sorochynci

La scena della Presentazione della Vergine Maria al Tempio nella chiesa di San Cirillo di Alessandria a Kyiv, gli affreschi del XII secolo rinnovati nel XIX secolo con la pittura a olio 



Le immagini delle icone ucraine sono tratti da siti: 

martedì 19 novembre 2024

L'icona della Madre di Dio d'Okhtyrka

Madre di Dio di Okhtyrka, proteggi la Tua terra, 

terra dell'Ucraina!

L'icona della Madre di Dio di Okhtyrka


   L'icona della Madre di Dio Okhtyrska (di Okhtyrka) è una delle immagini miracolose più venerate nella regione di Sumy, che prende il suo nome dalla città di Okhtyrka (allora nella diocesi di Kharkiv, adesso la regione di Sumy dell'Est di Ucraina). La prima menzione di Okhtyrka risale al 1641. Gli storici ritengono che sia stata fondata dai cosacchi ucraini guidati dal governatore Kulchevskij, che costruì la fortezza di confine di Okhtyrka sul monte Okhtyr. Nel 1653 gli emigranti dalla riva destra dell'Ucraina trovarono un insediamento sulle rive del fiume e lo chiamarono con lo stesso nome della vicina fortezza. La cittadina Okhtyrka era centro dove si appoggiava reggimento dell'Ucraina Slobodianska.
   In questa città c'era un tempio in onore dell'Intercessione della Santa Madre di Dio, patrona dell'esercito cosacco. Al ritorno dalle campagne militari, i cosacchi facevano le donazioni ai monasteri, alle chiese e alla Santa Madre di Dio. I cosacchi costruirono tante chiese in particolare dedicati all'Intercessione della Madre di Dio ed in una di queste nella prima metà del XVIII secolo prestò servizio il pio sacerdote Danylo. 
   Nell'estate, il 2 luglio del 1739, l'immagine meravigliosa apparve improvvisamente a sacerdote Danylo (Daniel) Polanskyj del posto nell'erba durante la fienagione vicino casa sua scoprì la luce dall'icona che rappresentava la Madre di Dio davanti alla crocifissione del Suo Figlio in preghiera. Prete si inginocchiò e iniziò a pregare la Madre di Dio, quindi portò l'icona a casa sua, dove avvennero i primi miracoli di guarigione dalla febbre. Ma cominciò a notare che era impossibile trovarsi da solo nella stanza dove c'era l'icona; così lo prende pio timore e una misteriosa paura. Volendo restaurare il dipinto dell'icona, padre Danylo la diede al pittore di icone Ivan (Giovanni), ma egli sentì una voce che gli ordinava di riprendere l'icona e restituirla al sacerdote.   
   Tre anni dopo, padre Danylo vide di nuovo un meraviglioso bagliore dall'icona, che si ripeté più volte in seguito. In sogno, gli fu ordinato di lavare l'icona con acqua pulita e di coprirla con un velo. Egli seguì le istruzioni, ma quella notte fece un secondo sogno. Sognò che stava andando al fiume per versare l'acqua rimasta dopo averci lavato l'icona. Sacerdote udì la voce della Madre di Dio: “Dove porti l'acqua? Torna a casa con lei e tienila, guarirà chi soffre di febbre". Padre Danylo diede quest'acqua a sua figlia, che aveva la febbre, e lei guarì. Anche molti malati guarirono dopo aver bevuto l'acqua. Dopodiché, tutti coloro che soffrivano di febbre iniziarono a ricorrere alla Santissima Vergine Maria e, non appena bevvero acqua dalla sua icona, si ripresero immediatamente. Il prete iniziò a notare dei buchi sui colori dell'icona e poi, dopo aver chiamato il pittore di icone, gli ordinò di correggere l'icona.  
    La notizia della nuova icona miracolosa si diffuse rapidamente. Con la benedizione del metropolita Antoniy (Chernovsky), nel 1743 furono indagate guarigioni miracolose. Nel 1746, il vescovo di Chernighiv Amvrosii Dubnevych si recò a Okhtyrka per testimoniare i suoi miracoli. 
   Nel 1748 avvenne l'apparizione dell'immagine della Madre di Dio in sogno al servo della malata baronessa von Weidel, che visitò Okhtyrka e la fama dell'icona si diffuse a corte. La baronessa si affrettò a distribuire i suoi beni ed effettivamente morì dopo cinque giorni.  
   Nel 1751 il Sinodo la dichiarò miracolosa. Le autorità secolari e clero hanno reso popolare l'icona e le sue coppie che sono stati dipinti dai pittori locali delle regioni di Sumy (città di Okhtyrka, villaggio Borysivka) e Kharkiv (città di Chuguyiv). Sono diventati piuttosto diffusi, anche nella regione di Chernighiv. 
    Con la benedizione del vescovo Goasafat (Horlenko) di Bilgorod, nipote dell'etman Danyjil Apostol all'inizio degli anni 1750', con i fondi di Oleksiy Razumovskyj e altri benefattori, si iniziò la costruzione della maestosa cattedrale dell'Intercessione (1753-1768) dal famoso architetto italiano F. B. Rastrelli a luogo dove apparve l'icona, e fu completata con i fondi di altri benefattori nel 1768. Lì l'icona rimase fino al 1903, quando durante il restauro a San Pietroburgo scomparve senza fare più ritorno a Okhtyrka. Nel 1917, questa icona miracolosa andò perduta. Secondo altre fonti, l'icona è stata ritrovata negli Stati Uniti. Ci sono le diverse copie. La famosa coppia modificata dell'icona Okhtyrsha della Madre di Dio è l'icona di Novokaidak,  - uno dei santuari di Zaporizhzhya Sich nella metà e nella seconda metà del XVIII secolo. L'iconografia della Madre di Dio in preghiera con le mani sul suo petto ed alla sua destra Gesù Cristo crocifisso, è molto rara.    
     Nel 1766, con la benedizione del vescovo Porfirio (Krajsky) fu istituita una festa in onore dell'icona Okhtyrska. Secondo varie fonti, questa icona è stata anche portata all'esercito ucraino ed aveva un onore speciale tra i cosacchi ucraini del reggimento di Okhtyrka.  
  Un libro dei miracoli dell'icona della Madre di Dio nella cattedrale dell'Intercessione di Okhtyrka nella versione manoscritta di questo libro, intitolata "Breve resoconto storico dell'icona miracolosa della Madre di Dio di Akhtyrka, situata nella provincia di Kharkiv, nel distretto della città di Akhtyrke, nella chiesa cattedrale dell'Intercessione della Santa Madre di Dio", è ora conservato nel Museo di storia locale di Okhtyr (senza numero di inventario), è stato scritto in grafia regolare da qualche parte nel mezzo - seconda metà degli anni '20 dell'Ottocento (c'è una nota del 1824), un buon quarto del testo è sbiadito, molti nomi e toponimi purtroppo non sono leggibili. Il manoscritto contiene le seguenti sezioni (rimangono tracce della numerazione autentica delle pagine, ma è incoerente, quindi utilizziamo il numero d'archivio riportato di seguito). 
    Dal 1844, ogni anno, il sabato prima della festa della Santissima Trinità, l'icona miracolosa veniva trasferita con una solenne processione dalla cattedrale al monastero della Trinità di Okhtyrka. Davanti a questa icona pregavano per il matrimonio felice, per il dono degli figli. Era anche considerata la protettrice dei bambini. C'è anche un libro "Descrizione dei miracoli di guarigione dell'icona miracolosa della Madre di Dio di Okhtyrka", che è conservato nei fondi del Museo locale della città di Okhtyrka.
  La commemorazione dell'icona della Madre di Dio è fissata nel giorno della sua apparizione: 2 (15) luglio.


L'icona del 1838

L'incisione del 1778, bottega di Yakiv Serbyna

L'icona del XVIII secolo 






L'icona del XIX secolo 


La copia dell'icona, XIX secolo 

L'icona Okhtyrska, dalla chiesa di San Nicola, villaggio Pysarivka, regione di Sumy 
distrutta durante bombardamenti dell'esercito russo nel marzo del 2022



Филарет. Историко-статистическое описание Харьковской епархии. Отделение ІІІ. Уезды Ахтырский и Богодуховский, Сумский и Лебединский. Москва, 1857. С. 19-20.
Гумилевский Ф. Общий обзор епархии Черниговской. / Ф. Гумилевский. – Чернигов: Губ. Тип., 1861. – 363 с. 3. 
Святині Сумщини. Духовне світло Богородиці Охтирської: (до 265-річчя явлення чудотворного образу): [буклет] / Сумський обласний художній музей ім. Никанора Онацького; авт. тексту Н. С. Юрченко. – Суми, 2004. – 8 с.: іл; 
Богоматір Охтирська // Благословенний край Охтирщина. — Суми : Еллада, 2007. — С. 79—84.
Шулика, В. В. Ахтырская икона Пресвятой Богородицы и ее списки // Культурна спадщина Слобожанщині. Культура і мистецтво: зб. наук. – популярних ст. – Х.: Мачулін, 2007. – Число 6 – С. 54–63.
Паньок Т.В. Окремі нотатки до історії Охтирської Богородиці // Вісник Харківської державної академії дизайну і мистецтв: Зб. наук. праць. – 2009. – № 9. – С. 94–99. 2. 
Паньок Т. В. Своєрідність образу Охтирської Богородиці в контексті вивчення слобожанських богородичних ікон / Тетяна Володимирівна Паньок // Другі читання пам'яті М. Ф. Біляшівського : матеріали наукової конференції 24—25 жовтня 2007 року. — Київ, 2009. — С. 141—148.
Яковенко Н. Творення локальних «просторів віри»: топографія і соціальна стратиграфія паломництва в Україні XVIII століття (за книгами чуд Почаївської та Охтирської богородичних ікон) // Записки НТШ, т. 271. Львів 2018. С. 213.
Травкіна О. І. Списки чудотворної ікони "Охтирська Богородиця" із зібрання Національного архітектурно-історичного заповідника "Чернігів стародавній", Сіверщина в історії України, випуск 12, 2019, 419-427. 
Романова О. Чудеса Охтирської ікони Богородиці і народна побожність: межі та шляхи поширення культу // Людина, суспільство, влада в давній та ранньомодерній Україні: контексти історичної презентації. Колективна монографія. Київ, 2020. С. 420– 421. 37
Яковенко Н. Охтирська чудотворна ікона: простір і семіотика релігійного досвіду // В орбіті християнської культури / Матеріали наукової конференції до 1030-річчя хрещення Русі. Київ, 25–26 жовтня: Наук. зб. за ред. Ігоря Скочиляса та Максима Яременка. Львів, 2020. (Серія: «Київське християнство», т. 21). С. 47–48).



domenica 17 novembre 2024

Cenni storici sulla diffusione del cristianesimo nelle terre ucraine nei primi secoli del I millennio

 

Cenni storici sulla diffusione del cristianesimo 
nelle terre ucraine 
nei primi secoli d. C. 
di Yaryna Moroz Sarno


La chiesa di Sant'Andrea costruita sul posto dove è stata messa 
la croce da parte di Sant'Andrea 
   
    Il cristianesimo si diffuse sulle terre ucraine molto prima del battesimo ufficiale di San Volodymyr (988) e ancor prima del battesimo di Ascold e Dyr negli anni 860'.        Gli Sciti sono stati già menzionati nella Sacra Scrittura, in particolare nella Lettera di San Paolo ai Colossesi (3, 11). Da Plinio (libro 4, cap. 2) nel I secolo è stata menzionata la diocesi scitica cristiana con sede nella città Tom, che esisteva fino al IX secolo compreso; nel IV secolo la menzionava Ammiano Marcellino, libro 17, cap. 3; nel V secolo - Ermia Sozomeno, Storia Ecclesiastica, libro 6, cap. 21; nel VI secolo - Procopio di Cesarea, Storia bizantina, 2, p. 457; nel X secolo - Costantino Porfirogenito, De cerimoniis, XXII, 17 e 26, ecc.  
     I documenti affermano che il cristianesimo apparve sul territorio della moderna Ucraina già nel I secolo: inizialmente negli antichi stati del Mar Nero settentrionale (Chersones, Bosforo, Olbia, Tiras). Lì l'apostolo Andrea il Primo Chiamato iniziò a diffondere il cristianesimo dalla città di Sinope, dove si trovava il suo pulpito. Scizia, l'attuale Ucraina, che si trovava più vicino a Sinope, l'apostolo accolto come territorio di missione. Nel sud dell'Ucraina, i sacerdoti da lui ordinati, Inna, Pinna e Rimma, furono martirizzati per la loro fede. Papa Clemente I (88–97) divenne un altro missionario nelle terre dell'Ucraina, discepolo dell'apostolo Pietro. Come oppositore della religione romana ufficiale, fu esiliato nelle cave di Chersonese, dove all'inizio del II secolo fu martirizzato per aver propagato la fede cristiana. Nel III secolo dal nord arrivarono in Ucraina i Goti, per i quali il vescovo Ulfila tradusse le Sacre Scritture nella loro lingua madre. 
   L'invasione degli Unni (375) fermò per un certo periodo la diffusione del cristianesimo nelle terre ucraine, sebbene i Goti rimasero nella Crimea meridionale. Le tradizioni raccontano dei 7 vescovi di Chersonese, che affermarono la nuova fede e soffrirono per essa. Nel VII secolo Papa Martino, che qui contribuì alla diffusione del cristianesimo, era in esilio in Crimea. Nell'VIII secolo la fede cristiana in Crimea fu affermata da Giovanni di Gothia. A poco a poco penetra anche in Khozaria. A quel tempo in Ucraina erano attive fino a 7 diocesi. Al VII Concilio Ecumenico di Nicea (787), sotto i quali lasciarono firme numerosi gerarchi affidabili della Crimea: il diacono del vescovo del Bosforo Davide e il vescovo di Sugdea Stefan. I vescovi di Chersonese e del Bosforo parteciparono ai consigli locali Patriarcato di Costantinopoli: pertanto al Concilio Quinisesto di Trullo 691-92 e Costantinopoli 879-880. 
   Il cristianesimo si diffuse in Ucraina anche dall'Occidente, dalla Moravia, dove negli anni '60 dell'800 i santi Cirillo e Metodio e i loro discepoli svolgevano opera missionaria con l'aiuto del Papa di Roma e del Patriarca di Costantinopoli. Entrambi gli apostoli slavi in ​​viaggio verso i Cazari visitarono la Crimea e lì trovarono le reliquie di papa Clemente I. La tradizione collega la penetrazione del cristianesimo attraverso la Galizia fino alla Volinia con l'attività dei fratelli illuministi, dove anche esisteva la diocesi di Peremyśl prima del battesimo di Volodymyr. Anche prima della campagna di Askold dell'860, Rus' aveva familiarità con il cristianesimo, la presenza di cristiani tra loro (in particolare tra i mercanti) è confermata da fonti arabe e bizantine.
    Gli scrittori ecclesiastici dei secoli III - V come Tertulliano († 240), Atanasio di Alessandria († 373), Giovanni Crisostomo († 407) e San Girolamo († 420), parlando della diffusione del cristianesimo, menzionavano gli Sciti e i Sarmati. Le fonti greche menzionarono la predicazione del Vangelo tra i popoli sciti, il che è spiegato dal fatto che gli scrittori orientali iniziarono a distinguere tra "sciti" e "slavi" solo dopo il viaggio del Sant'apostolo Andrea. Nella sua "Geografia" Tolomeo d'Alessandria (89-167) poteva già avvalersi delle testimonianze sui viaggi di Sant'Andrea o i suoi discepoli. 
       San Girolamo nella sua lettera al Lete (ad Laetam) che Cristianesimo si diffonde nel mondo, tanto che anche gli Unni studiano il salterio, e il freddo della Scizia arde del calore della fede "Scythiae frigora fervent calore fidei" (Hieronymus, Epist. ad LeatamPLvol. XXII, col. 870) e si ritiene che l'immagine della sua espressione indichi abbastanza chiaramente quelle parti della Scizia. Giovanni Crisostomo nella sua omelia del giorno di Pentecoste dice che gli apostoli ricevettero lo Spirito Santo dopo la discesa dello Spirito Santo su di loro e che chiunque a suo tempo si rivolse a Cristo ricevette il dono delle lingue dopo il battesimo, e tra le altre lingue ​​nomina Scita (PL, vol. L, col. 459).


Sant'Andrea, mosaico della chiesa di San Michele a Kyiv, XII secolo 
  
   Secondo le testimonianze di Origene, Sant'Ippolito (ca 222), di Ippolito Romano (III secolo), Eusebio Panfilo, vescovo di Cesarea di Palestina, (+340) (PG, Historia  ecclesiasticae, libro III, cap. I, vol. 20, coll. 214-215), San Doroteo di Tiro (307-322), Sofronio (+ 390), Epifanio di Cipro (+403), Eucherio di Lione (+449), Isidoro di Siviglia (570–636),  il monaco Epifanio (fine dell'VIII - all'inizio del IX secolo), Metafrasta del X secolo, ecc. e molti altri gli storici bizantini dei secoli IV- VIII, il primo che predicò il Vangelo nella Scizia fu l'apostolo Sant'Andrea
    Eusebio  scrisse nella "Storia della Chiesa" (libro III, capitolo 1) che  "i santi apostoli e discepoli del nostro Salvatore furono dispersi in tutto il mondo (per la scienza di Cristo). Tommaso, secondo la tradizione, era destinato ad andare in Partia, Andrea in Scizia, Giovanni in Asia, dove visse e morì a Efeso." 
   L'apostolo Andrea probabilmente visitò le principali città scite: Olbia, Chersonese, Teodosio, Panticapae, Fanagoria e poi salì verso sul fiume Dnipro a Kyiv. 
    Il cristianesimo vi penetrò anche attraverso la deportazione dei condannati cristiani ai lavori forzati. A Crimea viene esiliato il Papa San Clemente (90-100), che, secondo la descrizione nella sua vita convertì numerosissimi abitanti del penisola Papa Clemente morì come martire a Chersonese. Esisteva la missione di San Basilio e dei suoi discepoli  ("Vita dei Santi Vescovi di Chersonese", versione di Gerusalemme). Secondo la testimonianza  della vita del santo San Clemente, grazie alle sue prediche e ai suoi miracoli, convertì al cristianesimo quasi la maggioranza della popolazione della Crimea. Non era l'unico cristiano nelle miniere di Crimea, secondo le stime c'erano circa 2.000 cristiani in esilio, tra i quali Сlemente continuò a guidare il ministero cristiano. La sua predicazione convertì anche i pagani locali, per i quali il santo venne infine messo a morte. Fu gettato in mare per ordine dell'imperatore, legandogli un'ancora al collo. San Clemente I morì all'inizio del I secolo, nel 97 o 101 dove fu martirizzato per aver propagato la fede cristiana. 
    Secondo la leggenda, lo stesso San Clemente fece abbattere il primo tempio vicino alla cava. Le voci sul successo dell'attività missionaria del santo a Chersonese raggiunsero l'imperatore e diede un ordine segreto di annegarlo in mare. Nel 101 seguì il martirio del sommo sacerdote.
    La tradizione di venerare le sue reliquie si sviluppò a Chersonese nel IV secolo. Ecco cosa riferisce al riguardo il monaco scrittore bizantino Teodosio: "... la sua tomba è nel mare, dove fu gettato il suo corpo; questo San Clemente aveva un'ancora legata al collo, e ora nel giorno della sua memoria tutto il popolo e i sacerdoti si siedono sulle barche e quando salpano lì, il mare si asciuga per sei miglia, e nel luogo dove si trova la tomba , si piantano le tende, si costruisce un altare e lì dentro si celebrano le liturgie per otto giorni, e lì il Signore compie molti miracoli, guarendo i malati e gli indemoniati".


San Clemente, mosaico nella cattedrale di Santa Sofia a Kyiv, l'XI secolo

San Clemente, affresco nella cattedrale di Santa Sofia a Kyiv, l'XI secolo 

    Tertulliano testimoniava anche che gli Sciti e i Goti furono i cristiani, antichi atti di martirio spesso dicono che a Tomi, così come in altre città vicine della Tracia, Marcianopoli ed Eraclea, la persecuzione dei cristiani ebbe luogo non solo a il terzo, ma sia nel secondo che anche nel primo secolo. Sui territori meridionali dell'Ucraina attuale inizialmente si formarono 6 diocesi: Scizia, Chersoneso, Goth, Suroz, Fulka e Bosforo in Crimea soggetti al Patriarcato di Costantinopoli. 
  L'eparchia scitica occupò la parte orientale nei secoli III - VIII quasi tutta odierna regione di Odessa, parti adiacenti delle regioni di Kherson e Mykolaiv. 
     Alla fine del II o III secolo viene menzionato il vescovo scita Evangelik di Tomia che governò la diocesi scita durante le persecuzioni di Diocleziano (284-292) e diviene martire. Dal III alla metà del VI secolo si conoscono i nomi dei dodici vescovi della diocesi scita, tra cui perlomeno Teotimo era di origine scita o slava. San Teotimo (menzionato nel 392 - ca 412) era contemporaneo a San Giovanni Crisostomo, era noto a San Girolamo ("Sugli uomini famosi"), partecipò al Concilio del 399. Viaggiò molto in tutta la diocesi, scrisse le opere "Sull'insegnamento del Salvatore", "Contro gli idoli", interpretazioni sul libro di Genesi e le opere di Giovanni Damasceno. Dagli storici cristiani era chiamato "filosofo" e "scita". 
  San Vetrano (Bretanian) di Tomia (menzionato 367/69 - + 378 ca) menzionato dallo storico della chiesa Soramen. Geronzio Terenzio (+ non prima del 381, non oltre il 392), vescovo di Tomia, succedendo San Vetrano alla sedia Tomia. È stato ricordato come partecipante al II Concilio ecumenico, che si unì alla condanna conciliare della dottrina macedone. Dopo il Concilio, il 31 luglio 381, l'imperatore Teodosio il Grande gli ordinò di "mantenere pura l'Ortodossia nelle città della Scizia Minore". Nel 392 viene già menzionato il suo successore sulla cattedra, San Feotimo I. Il vescovo Timoteo partecipò al Concilio Ecumenico del 431. Vescovo Giovanni di Tomia (+ prima del 449), probabilmente è succeduto al vescovo Timoteo sulla cattedra di Tomia. Partecipò costantemente alle accese controversie teologiche del suo tempo, visitando spesso Costantinopoli. Possessore di un'ampia educazione latina e greca, tradusse molti libri religiosi dal greco al latino. Il suo contemporaneo, lo scrittore latino Marius Mercator, scrisse che il vescovo Giovanni era: "uno dei migliori teologi del suo tempo... uno dei più ardenti oppositori delle eresie di  Nestorianesimo e dell'Eutichianesimo". Diversi frammenti delle sue opere sono sopravvissuti fino ad oggi. Il vescovo Giovanni morì prima del 449.
    Vescovo Alessandro di Tomia (menzionato negli anni 449 e 451 - + non prima del 451), fu difensore zelante della purezza della fede e della fede, partecipò nel 449 al Concilio di Costantinopoli, che condannò il monofisismo. La firma di questo gerarca rimase sul settimo Atto del Consiglio. A causa dell'attacco degli Unni alla sua diocesi, non poté prendere parte al IV Concilio Ecumenico del 451, sebbene firmò gli atti finali del IV Concilio. Si conosce nome di Teotimo II della seconda metà del V secolo, Paterno menzionata tra il 519 e il 530, Valentino, menzionato nel 549, tra il 550 e il 553. 
   I gerarchi sciti erano indipendenti prima del Concilio di Calcedonia (451), ma secondo la regola 28 di questo concilio, l'eparchia scitica passò sotto l'autorità diretta del patriarca di Costantinopoli. Secondo lo storico bizantino Sozomeno (400 - 450 ca), la particolarità della diocesi scitica era che conservava costantemente l'antica usanza, secondo la quale un solo vescovo governava sempre le Chiese dell'intera provincia. 
   Nel III secolo erano già conosciute le diocesi di Scizia, Chersonese (Korsun), Bosforo, dopo di Fula e Sudak (in gr. Σουγδαία, slavo ecc. Cурож, Surozh). L'invasione gota interruppe lo sviluppo del cristianesimo in Crimea. Ma poi alla fine del III secolo in Crimea sorse un'eparchia indipendente gota. Nell'VIII secolo Bisanzio fondò in Crimea la metropolia gota, subordinata al patriarca di Costantinopoli. Lo stesso Giovanni Crisostomo consacrò vescovo Unil per la metropolia. 
    Secondo le testimonianze degli storici bizantini degli storici della Chiesa dei secoli III - VII, il cristianesimo si diffonde tra gli sciti. Tertulliano, Atanasio d'Alessandria Girolamo, Giovanni Crisostomo, parlando della diffusione del cristianesimo tra le nazioni menzionavano gli sciti e sarmati. Giovanni Crisostomo nella sua omelia del giorno di Pentecoste dice che gli apostoli ricevettero lo Spirito Santo dopo la discesa su di loro e che tutti coloro che ai loro tempi si volsero a Cristo ricevettero il dono delle lingue dopo il battesimo, e tra le altre lingue nomina lo scita (PG, v. L, col. 459). Beato Teodorico narrò che Giovanni Crisostomo inviò i missionari a predicare il Vangelo tra gli sciti e fondare le chiese. Le informazioni sul battesimo degli sciti si può attribuire alla Grande Scizia, che comprende il territorio dell'odierna Ucraina. Nei secoli III - IV  i residenti dell'attuale Ucraina si convertirono al cristianesimo. Gli insediamenti degli slavi dell'inizio del IV secolo comprendeva la diocesi scitica. All'inizio del IV secolo il cristianesimo si affermava in Crimea. 
    Dopo l'editto del 313 dell'imperatore Costantino il Grande esisteva già una significativa comunità cristiana. Prima del 312 già esistevano e furono conservate diverse catacombe in Crimea. Al Concilio di Nicea del 325 parteciparono i vescovi Filippo dal Chersonese e Cadmio dal Bosforo. Anche ai Concili III di Efeso del 438 e IV di Costantinopoli del 451 parteciparono vescovi di Cherosene e Bosforo. Nell'VIII - IX secolo il cristianesimo iniziò a diffondersi attivamente nell' antica Rus' -Ucraina. Quando negli anni 860 Santi Cirillo e Metodio vennero a Chersonese trovarono già molti cristiani e tradotto il Vangelo e Salterio. 
   Nel ІІІ secolo і Goti si stabilirono nelle terre ucraine. I Goti di Crimea e di Azov furono i primi a convertirsi dai greci prigionieri del Caucaso e di Trebisonda negli anni 256-57. I missionari cristiani provenienti dall'Asia Minore, da Gerusalemme e da Costantinopoli diffusero il cristianesimo tra i Visigoti alla fine del III e all'inizio del IV secolo. Il vescovo ostrogoto Teofilo partecipò al I Concilio Ecumenico di Nicea nel 325. Il successivo vescovo visigoto Ulfila (311-386) tradusse il Nuovo Testamento in lingua gotica ("Codex Argenteus"), ma in seguito lui e i visigoti divennero ariani. Esiste opinione che tra i goti il cristianesimo si diffuse sotto forma di arianesimo. Nell'VIII secolo la metropolia gotica con 7 vescovi, copriva tutta Khozaria fino al Volga ed era sotto la giurisdizione del Patriarca di Costantinopoli. 
    La Chiesa della Scizia Minore fu addirittura indicata come una di quelle esemplari in termini di purezza della fede. Nella c. d. Scizia Minore sono stati scavati molti monumenti paleocristiani: templi di varie forme architettoniche, principalmente basiliche, iscrizioni, oggetti liturgici, tombe, ecc. In uno dei villaggi della Scizia Minore nacque lo  scrittore cristiano Giovanni Cassiano il Romano (360-430/435). All'inizio del VI secolo (505-514), gli abitanti della Scizia Minore, insieme ai Mizi e ai Traci, erano spinti dallo zelo per la fede. 

Rovine di Chersonese

     Secondo fonti epigrafiche, i cristiani furono perseguitati a Chersonese nella tarda antichità. Leggende tardo cristiane li associavano alle attività dell'apostolo Andrea il Primo Chiamato, del papa Clemente I di Roma (secondo la tradizione della chiesa, fu martirizzato qui nel 101), nonché dei primi sette vescovi del Chersonese, che agirono nel IV secolo, quando fu creata la diocesi (dal IX secolo ebbe lo status di arcivescovado, dal XIII secolo - metropolitane). 
   Nel IV secolo l'eparchia di Chersones (Χερσόνησος — ἡ χερσόνησος, in ucr. Корсунь, Korsun) con sede a Chersonese (vicino all'odierna Sebastopoli) era già ben nota. Secondo le "Vite di S. dei vescovi di Cherson" nel 299, vescovo Ermone di Gerusalemme inviò il vescovo Basilio a Chersonese per predicarvi il cristianesimo.
Esiste versione che la diocesi scita di Crimea (esisteva fino al XV secolo compreso) fondò nel 301 patriarca di Gerusalemme Eramone (Hermas) († 314) che inviò nella città di Chersones i vescovi Basilio ed Efraimo. Dopo il martirio dei santi Efrem e Basilio nel 310, il patriarca inviò tre vescovi in Crimea: Eugenio, Elpidio e Agatodoro. Successivamente patriarca inviò il vescovo Etereo. La prima conferma attendibile si trova negli Atti del II Concilio Ecumenico con la firma del vescovo Eferio.
    I dati delle notifiche episcopali (Corpus notitiarum Episcopatuum), contenenti gli elenchi dei vescovi presenti ai Concili ecumenico e locale, e gli elenchi dei centri amministrativi della Chiesa, permettono di stabilire i nomi dei vescovi di Chersonese che hanno partecipato incontri ecclesiali. 
   Si conoscono alcuni nomi dei vescovi della diocesi di Chersonese: negli atti del II Concilio Ecumenico (381) è stata ritrovata la firma del vescovo Eferio, che di solito viene identificato con il vescovo Eferio, noto dalle “Vite dei santi vescovi di Chersonese”. Dal testo delle Vite dei vescovi di Chersonese conosciamo anche i nomi dei vescovi Basilio, Eugenio, Eupidio, Agafodor. 
   Il nome de vescovo Longino compare due volte negli Atti del Concilio locale di Costantinopoli del 448, nei documenti del 438, 451 e 459. Stefano partecipò al V Consiglio Ecumenico di Costantinopoli del 535. Sotto gli atti del Concilio del Trullo del 692, c'era firma di Gregorio I “Gregorio, indegno vescovo di Chersonese di Doran”. Vescovo Titus Phillius è stato menzionato nel 314. Sono stati ritrovati i timbri dei vescovi Giovanni e Zaccaria della prima metà dell'VIII secolo.  
   Il vescovo Sisinio di Chersonese firmò gli atti del VII Concilio Ecumenico (787).  Gregorio II governò all'epoca dei Santi Cirillo e Metodio. Negli Atti del Concilio di Costantinopoli 879-80 esisteva firma arcivescovo di Chersonese Paolo.  

I resti della basilica degli Apostoli, Chersonese
  
    Nel IV — all'inizio del V secolo sepolture di cristiani sono registrate nelle necropoli della città di Chersonese. Nella necropoli della città sono state scoperte dieci cripte con pitture cristiane, databili alla seconda metà dei secoli V - VI. Allo stesso periodo appartengono i tipici complessi sepolcrali cristiani e le lapidi a forma di croce. Inizia la costruzione delle basiliche. Nella zona del porto esisteva un ptokhion (casa per i pellegrini) paleobizantino intitolato a San Foca. La principale basilica episcopale della città nel nome degli apostoli Pietro e Paolo e la residenza vescovile si trovavano sulla sponda nord-orientale dell'insediamento. All'estremità orientale della città, chiamata Partenone, sorgeva la Basilica dell'Apostolo Pietro. All'estremità nord-occidentale dell'insediamento si trovava il monastero di S. Leonzio con il martirio di S. Basilio (il primo vescovo della città) e il nosocomion (ospedale). Vicino al muro difensivo occidentale, non lontano dalla porta della città, che aveva il nome Santa o Bella, c'era una fortezza fondata alla fine dell'VIII secolo. la chiesa di San Sozonto con un piccolo monastero di campagna. I monasteri sono conosciuti anche vicino a Baia Quarantine, nel sud-est della città. Il più significativo di loro aveva la chiesa della Madre di Dio Blacherna, accanto al quale nel 655 fu sepolto papa Martino I, esiliato a Chersonese. C'erano almeno 5 chiese sull'agorà (la piazza centrale della città), il posto centrale tra i quali era occupato dalla basilica di San Basilio. La maggior parte di questi templi apparvero nella seconda metà del VI - prima metà del VII secolo e durò fino al X e XI secolo.
   Numerosi edifici religiosi scoperti a seguito degli scavi testimoniano l'importanza della chiesa nella vita della Chersonese medievale. I sigilli del clero di Chersonese ci hanno portato i nomi del vescovo Zaccaria (VIII secolo) e degli arcivescovi Stefano (metà del X secolo), Luca (X secolo) e Costantino (XI secolo). Bolla del Vescovo di Chersonese dell'VIII secolo è stato trovato in Sugdee medievale, e il sigillo dell'arcivescovo di Chersonese dell'XI secolo nell'antica Anchial, sulla costa della Bulgaria.    
   Nella prima metà del VI secolo, durante il dominio dell'imperatore bizantino Giustiniano I o poco prima, Chersonese fu incluso in Bisanzio, cioè la città divenne completamente sotto il controllo del potere imperiale di Costantinopoli, la religione cristiana divenne dominante, ma sebbene i suoi singoli seguaci apparvero qui nei primi secoli della nostra era. A Chersonese nel 655 morì papa San Martino I, qui esiliato dall'imperatore bizantino per aver condannato Monofelita. 
   Un altro centro ecclesiastico in Crimea durante questo periodo era l'eparchia di Surozh, o Sugdai. Non si sa quando sia stata fondata esattamente questa diocesi, ma si può presumere che già alla fine del I secolo. Gli abitanti di questa regione furono illuminati dal cristianesimo, perché è stata primaria la storia di queste terre legato alla storia delle diocesi del Chersonese e dei Goti. Il Sinaksyr di Surozh contiene informazioni sulla ristrutturazione della cattedrale della città, la Basilica di Santa Sofia, nel 6301 (793). 
  Il cristianesimo si sviluppò anche nel regno del Bosforo. C'erano scoperte sul Bosforo piccole necropoli cristiane. Il vescovo di Bosforo Teofilo (secondo altre fonti vescovo Cadmo) era presente al I Concilio Ecumenico a Nicea del 325. C'era una diocesi guidata dal vescovo Cadmamo, che firmò i documenti del Primo Concilio Ecumenico di Nicea nel 325. Un certo vescovo di Isgudia è menzionato in un'iscrizione onoraria sotto il re Duptun (483).
  L'unificazione delle comunità cristiane nella diocesi di Bosforo aprì un nuovo periodo di cristianizzazione della Crimea. Diocesi del Bosforo, probabilmente prima dell'inizio del VI secolo unificò il territorio dell'intero stato del Bosforo ed ebbe, secondo l'analogia bizantina, una struttura chiara. Fino al 451 fu autocefala, poi entrò nella diocesi del Ponto, subordinata al patriarcato di Costantinopoli. 
   Panticapeo (in gr. Παντικάπαιον, attuale Kerch), un'antica città, la cui storia risale al VI secolo a. C., , la capitale del potente regno del Bosforo, aveva la più antica chiesa conservata sul territorio ucraino, fondata del IV - VI secolo e dedicata a San Giovanni Battista.  
   Nonostante l'esistenza quasi millenaria della diocesi, le informazioni su di essa sono estremamente scarse. Non si sa quasi nulla dei suoi predecessori. Il suo primo vescovo fu membro del Concilio di Nicea nel 325: Teofilo Bosporitansky o Gotsky, (in lat. Theophilus Bosphoritanus), mantenne la presidenza fino al 341. Il suo successore, prima del 381 o prima del 383, Ulfila, il creatore dell'alfabeto gotico, tradusse le Scritture in lingua gotica (vedi "Bibbia gotica"). Ulfila più attivamente, con il sostegno degli imperatori bizantini, impegnata in attività missionarie, battezzò un numero enorme di Goti, diffuse il cristianesimo tra i Goti; tuttavia, Ulfila predicava il cristianesimo nella forma del tardo arianesimo (il suo Credo include anomianesimo, subordinazionismo, macedonismo). I discepoli di Ulfila presero in prestito il suo credo. Il successore di Ulfila, Selina, apparteneva al partito ariano-psafiro. Il goto Unila fu nominato dal patriarca di Costantinopoli Giovanni Crisostomo "per i Goti" dopo il 397. Nel 404, grazie agli intrighi dell'imperatrice Eudossia, Giovanni Crisostomo fu rimosso dal pulpito e mandato in esilio. A questo proposito, una lettera del santo apparve alla diaconessa delle Olimpiadi. Si sa da lui che Unila morì nello stesso anno 404, e il santo, preoccupato che una persona indegna sarebbe stata nominata alla cattedra del Bosforo dai suoi avversari, chiese di ritardare l'ambasciata del sovrano di Gothia, citando le difficoltà del mare viaggiare nel Bosforo nei mesi invernali. Ci sono le notizie del vescovo goto Nikita, al cui posto il monaco Cirillo firmò a suo nome gli atti del VII Concilio ecumenico (II Nicea) nel 787. 
    Nel 344, il vescovo del Bosforo partecipò al concilio locale di Nicomedia, Eudossio - nei concili di Costantinopoli nel 448 e 459 e nel concilio di Efeso nel 449. Il celebre vescovo Giovanni del Bosforo partecipò ai Concili di Costantinopoli del 518 e del 536. I documenti del VII Concilio Ecumenico del 787 furono firmati dal diacono della "Santa Chiesa del Bosforo" Davide per il vescovo Andrea. Nel VI secolo il vescovado del Bosforo fu incluso nelle cattedre del Patriarcato di Costantinopoli. Secondo la notizia dello Pseudo-Epifanio, dalla fine del VII secolo la cattedrale del Bosforo venne annoverata tra gli arcivescovadi autocefali. Questo documento informa che la diocesi del Bosforo, insieme alla diocesi di Kherson, appartiene alla diocesi di Zikhia.
   L'Eparchia di Fula, un'antica eparchia del patriarcato di Costantinopoli in Crimea con centro nella città di Fula (in gr. αἱ Φοῦλλοι) sorse non più tardi della metà del IV secolo, perché al I Concilio Ecumenico era presente il suo vescovo che firmò Dominus del Bosforo. L'eparchia di Fula era una delle cinque eparchie cristiane sul territorio della Crimea. Le prime notizie di diocesi risalgono sia al IV secolo che al 715. La diocesi cambiò ripetutamente confini e nomi. I vescovi successivi ad Eudossio furono presenti a tre Concili locali: nel 448 a Costantinopoli, Efeso nel 449 e Costantinopoli del 459. 
   Nel VII o VIII secolo la diocesi di Fulda fu elevata al rango di arcivescovado (greco: ἀρχιεπισκοπὴ Φούλλων). La città di Fula era menzionata in fonti agiografiche dedicate a Cirillo e Metodio, nonché a Giovanni di Gothia. La posizione esatta della città è sconosciuta. Secondo alcune fonti la città potrebbe essere situata sul territorio di un antico insediamento balneare scoperto nei pressi di Koktebel sulla collina di Tepsen. Altri esperti associano Fula alle città rupestri di Chufut-Kale e Keys-Kermen. In totale, sono note più di 15 versioni dell'ubicazione della città. 
   In seguito alla riorganizzazione della gerarchia ecclesiastica, nel 1156 entrò a far parte della diocesi di Sudak-Fula. In seguito alla riorganizzazione della gerarchia ecclesiastica, nel 1156 entrò a far parte della diocesi di Sugdei-Fula. Successivamente l'eparchia di Fula cambiò ripetutamente confini e nomi e fu abolita nella seconda metà del XVI secolo. Il territorio della diocesi era vasto e successivamente venne unito alla diocesi di Surozh. 
   La diocesi di Surozh  (la città esisteva sotto il nome Sugdea (in gr. Σουγδαία), i genovesi la chiamavano Soldaia, l'antico nome ucraino della città era Surozh) è una storica diocesi del Patriarcato di Costantinopoli in Crimea con centro nella città dell'attuale città Sudak. Sorse all'inizio dell'VIII secolo e stata annullata nella seconda metà del XVI secolo. Nelle fonti storiche il nome Sudak (nella forma di Sugdabon) compare per la prima volta nella "Cosmografia" dell'anonimo di Ravenna (700 ca). La data di fondazione della città nel 212 è nota da una fonte molto tarda (un'iscrizione dei secoli XII - XV al Sinaksario di Sugdei) e ha il carattere di una leggenda tarda sull'inizio della città.
   La diocesi fu fondata non più tardi dell'inizio - la metà dell'VIII secolo, sotto il patriarca Germano (715-730 anni). Per lo meno, dalla vita del venerabile Stefano Surozhsky, che divenne arcivescovo di Surozh a metà dell'VIII secolo e fu nominato, secondo la sua "Vita", dal patriarca Germano, che prima c'era stato un predecessore lui sulla sedia Surozh. Questa datazione è confermata anche dai ritrovamenti di sigilli episcopali. Quindi, nell'VIII secolo a Surozh esisteva già un arcivescovado autocefalo. Tuttavia, appare molto più tardi negli avvisi. È menzionato nella notizia dell'epoca del patriarca Nicola il Mistico e dell'imperatore Leone il Saggio all'inizio del X secolo al 47° posto dopo l'arcivescovado del Bosforo, nonché nella notizia di De Bor, la datazione di cui alla fine dell'VIII secolo viene messo in discussione. Eccola al 30 esimo posto. 
    Al VII Concilio Ecumenico di Nicea (787) partecipò il vescovo di Surozh: negli atti del VII Concilio ci sono le firme dell'arcivescovo di Surozh Stefano (Santo Stefano di Surozh). Il sinaksare di Surozh contiene informazioni sulla ristrutturazione della cattedrale della città, la Basilica di Santa Sofia, nel 6301 (793). Intorno al 1156 Fullska venne aggiunta alla diocesi di Surozh. L'eparchia unita divenne nota come Surozh e Fulla. Nel 1262 Sudak fu conquistata dai Tartari, ma molti degli invasori furono battezzati. Dopo il 715 - il primo vescovo di Surozh (nome sconosciuto) e il secondo Vescovo di Surozh (nome sconosciuto). Dopo il 715 - Stefano Surozky. Dopo il 787 - vescovo Filareto di Surozh. 
     
   Cronista orientale Ibn-Khordadbeg nella seconda metà del IX secolo raccontava di mercanti dalla Rus' che erano cristiani. All'inizio del X secolo, secondo lo Statuto della Chiesa in Crimea c'erano 5 diocesi: Gotha, Chersonese, Bosforo, Sugdeyeka e Fulka. A proposito, la diocesi con il nome "Rus" è indicata al numero 61. Lo stesso vale nell'elenco delle diocesi ortodosse compilato a metà del X secolo durante il regno di Basilio e Costantino VII, sotto il numero 60 è elencata anche la diocesi di "Rus". 




   

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